30/01/2014
2 recensioniIl momento giusto
Non gli era mai capitato di sgattaiolare fuori di nascosto.
Certo, forse il problema sta nel fatto che i trentacinque anni non sono certo l’età giusta per imparare a sgattaiolare, tanto meno se la stanza del tempio dell’Aria da cui esci di soppiatto ogni notte è quasi la succursale di casa tua. Il termine, però, rende bene l’idea, e Tenzin non è mai stato bravo a dissimulare le cose.
L’onestà è uno dei pilastri sui quali si è basata la sua intera educazione, nonché il motivo principale per il quale gli sembra che tutto quanto, in quel rapporto, sia partito con il piede sbagliato. Neppure l’onestà, però, riesce a impedirgli di uscire di nascosto.
Pema lo aspetta in giardino, davanti alle mangiatoie dei lemuri alati; stringe tra le mani un manico di scopa e rassetta il vialetto. Nemmeno lei, pensa Tenzin, è poi così brava a fingere.
Indossa la tunica degli accoliti dell’aria come prescritto dalle regole mute del tempio, ma ha i capelli sciolti. Riuscire a vederla così è ancora uno spettacolo raro. Tenzin temporeggia; vorrebbe far finta di non essere ancora arrivato, ma Pema si accorge subito di lui. Il loro sguardo si incrocia.
È Tenzin ad abbassare gli occhi per primo. Le sorride, però, e si sente come se avesse di nuovo tredici anni.
L’ha mai avuta, quell’età?
Le scuse che usano sono sempre le stesse. Non riuscivo a dormire, perciò ho deciso di uscire per fare due passi, e Questa mattina ho trascurato i miei compiti, così ho pensato di recuperare adesso. Cercano sempre una motivazione valida ma le variazioni sul tema sono minuscole, e perciò ogni sera Tenzin è un insonne e Pema una scansafatiche.
Potrei accompagnarti, se non ti do fastidio, le dice. Potresti accompagnarmi, se non ti dà fastidio, gli risponde.
Sorridono insieme.
La bacia ogni sera. Sceglie sempre un punto diverso – una guancia, la fronte, uno zigomo, una tempia. Gli dà l’illusione che tutto sia ancora innocente, quasi casuale, e che il rossore che gli sale al viso non sia un indicatore di ciò che sente davvero. Che il buio continuerà a mantenere il loro segreto.
Gli bacia le labbra ogni notte, appena prima di lasciarlo andare. Non è mai stata brava a dissimulare, soprattutto quando si tratta di lui. Restano insieme un altro po’, proprio davanti all’ingresso della sua stanza. Non mi era mai capitato di sgattaiolare fuori di nascosto, gli dice una sera.
È un’esperienza degna di essere vissuta, le risponde.
Le accarezza la testa e risponde al suo bacio, questa volta sul serio, un attimo prima di rientrare.
La porta con sé.
Certo, forse il problema sta nel fatto che i trentacinque anni non sono certo l’età giusta per imparare a sgattaiolare, tanto meno se la stanza del tempio dell’Aria da cui esci di soppiatto ogni notte è quasi la succursale di casa tua. Il termine, però, rende bene l’idea, e Tenzin non è mai stato bravo a dissimulare le cose.
L’onestà è uno dei pilastri sui quali si è basata la sua intera educazione, nonché il motivo principale per il quale gli sembra che tutto quanto, in quel rapporto, sia partito con il piede sbagliato. Neppure l’onestà, però, riesce a impedirgli di uscire di nascosto.
Pema lo aspetta in giardino, davanti alle mangiatoie dei lemuri alati; stringe tra le mani un manico di scopa e rassetta il vialetto. Nemmeno lei, pensa Tenzin, è poi così brava a fingere.
Indossa la tunica degli accoliti dell’aria come prescritto dalle regole mute del tempio, ma ha i capelli sciolti. Riuscire a vederla così è ancora uno spettacolo raro. Tenzin temporeggia; vorrebbe far finta di non essere ancora arrivato, ma Pema si accorge subito di lui. Il loro sguardo si incrocia.
È Tenzin ad abbassare gli occhi per primo. Le sorride, però, e si sente come se avesse di nuovo tredici anni.
L’ha mai avuta, quell’età?
Le scuse che usano sono sempre le stesse. Non riuscivo a dormire, perciò ho deciso di uscire per fare due passi, e Questa mattina ho trascurato i miei compiti, così ho pensato di recuperare adesso. Cercano sempre una motivazione valida ma le variazioni sul tema sono minuscole, e perciò ogni sera Tenzin è un insonne e Pema una scansafatiche.
Potrei accompagnarti, se non ti do fastidio, le dice. Potresti accompagnarmi, se non ti dà fastidio, gli risponde.
Sorridono insieme.
La bacia ogni sera. Sceglie sempre un punto diverso – una guancia, la fronte, uno zigomo, una tempia. Gli dà l’illusione che tutto sia ancora innocente, quasi casuale, e che il rossore che gli sale al viso non sia un indicatore di ciò che sente davvero. Che il buio continuerà a mantenere il loro segreto.
Gli bacia le labbra ogni notte, appena prima di lasciarlo andare. Non è mai stata brava a dissimulare, soprattutto quando si tratta di lui. Restano insieme un altro po’, proprio davanti all’ingresso della sua stanza. Non mi era mai capitato di sgattaiolare fuori di nascosto, gli dice una sera.
È un’esperienza degna di essere vissuta, le risponde.
Le accarezza la testa e risponde al suo bacio, questa volta sul serio, un attimo prima di rientrare.
La porta con sé.
30.01.2014
Storia scritta per il prompt Tenzin/Pema, Come un adolescente (anche se mi era stato proposto al femminile e io ho strategicamente tolto un apostrofo di troppo per poterlo coniugare con il punto di vista di Tenzin) e, già che ci sono, anche per il prompt The legend of Korra, Tenzin/Pema, innamorarsi della Piscina di Prompt perché calza a dir poco a pennello. Grazie a SunlitDays e a kuma_cla per il betaggio e tutti gli scleri. :D
Questo capitolo è tutto per la povera Marge convalescente, a cui avevo promesso del fluff (anche se, a onor del vero, lei avrebbe voluto del p0rn XD) con l'augurio di rimettersi presto in sesto. Non che le fanfiction possano aiutare molto, ma tant'è. XD Riprenditiii!
Non so se l'avete notato, ma dopo anni sono finalmente riuscita a cambiare titolo e introduzione di questa raccolta. Beh, ora ne sono soddisfatta. :D
Grazie mille per essere arrivati fin qui! :D A presto!
Kuruccha