Capitolo 1
-El! Muoviti il volo è alle dieci!- esclama mio padre dal piano inferiore, con fare seccato, è la quarta volta che mi chiama questa mattina, ma la voglia di alzarmi è pari a zero.
-Arrivo!- strillo sperando che mi senta. Sbottono ancora un bottone del vestitino azzurro che indosso e afferro le ultime due borse.
-Hai preso i biglietti?- Domanda.
Io annuisco ed emetto una sorta di lamento affermativo. Josh scende correndo le scale, e dopo avermi lasciato un bacio sulla guancia esce di casa saltando in macchina con degli amici.
-Sei pronta? Le valigie sono già in auto?- Chiede di nuovo, ricevendo in mia risposta un seccato si.
Esco nel giardino frontale e saluto mia madre, intenta a piantare alcuni bulbi. Dopo dieci minuti di raccomandazioni, finalmente si rende conto che sono in ritardo e mi lascia andare.
Arrivo in aeroporto giusto in tempo, la professoressa Lecrerc segna il mio nome con una spunta, e mi manda al check-in. Un’ora dopo sono sull’aereo, infilo le cuffie e ammiro il panorama e dopo circa due ore atterriamo. L’aeroporto è davvero enorme, e ci metto un po’ a trovare il ritiro bagagli, la professoressa ci dice di uscire e trovare il cartello con il nostro nome. Scorgo una signora castana, mi avvicino.
-Salve!- dico sorridendo
-Oh… Tu devi essere Eleonoire! Piacere, io sono Shana!- Mi abbraccia, non posso fare a meno di sentirmi a disagio.
-Abigail è in macchina, non sono riuscita a trovare parcheggio!- Afferma aiutandomi a trasportare le valigie.
-Come è stato il viaggio?- Inizia a domandarmi mentre ci allontaniamo dall’aeroporto.
-Molto noioso.- rispondo cercando di terminare la conversazione.
CI fermiamo davanti ad un’auto bianca e carichiamo le valigie nel portabagagli. Dal seggiolino del passeggero scende una ragazza poco più bassa di me. Mi porge la mano sorridendo
-Piacere, Abigail, ma chiamami pure Abby.- sorride e le stringo la mano presentandomi.
Durante il tragitto verso casa chiacchieriamo del più e del meno, Abby mi parla della scuola e delle abitudini familiari. Dopo circa mezz’ora d’auto parcheggiamo in un vialetto di una villetta disposta su dei piani. Benché siamo a fine inverno, il prato è già verde e i cespugli aspettano impazientemente il tepore primaverile per permettere ai fiori di sbocciare.
Passiamo per il garage e portiamo dentro le valigie.
-Seguimi!- Mi dice Abby – Ti mostro la casa.-
Le dice ed io eseguo, mi accompagna dapprima nel piano inferiore, mostra la cucina il salone da pranzo, il salotto, lo studio e il bagno. Raggiungiamo poi il piano superiore, dove mi mostra la nostra camera. È una stanza spaziosa, con le pareti azzurro chiaro, due letti singoli, una grossa cabina armadio e una scrivania. Mi mostra il nostro bagno e poi mi consente di fare una doccia prima di pranzo.
Non appena rimango sola nell’ampio bagno, mi tolgo il vestito e lo appoggio sul piano del lavandino. L’acqua nella doccia scorre e, piano piano, i vetri si appannano.
Non ci metto molto.
Quando finisco raccolgo i capelli bagnati con un mollettone, avvolgo intorno al corpo un asciugamano ed esco attraversando il corridoio fino alla camera. Indosso dei leggins neri e un maglione grigio, poi scendo in cucina richiamata da un profumo allettante.
Shana è ai fornelli, mentre Abby è seduta su uno degli sgabelli al bancone.
-Hai già finito? Ci hai messo poco.- Dice sorridendo. Di solito per una doccia impiego parecchio tempo, ma siccome sono ospite non volevo sembrare scortese, sorrido al pensiero, e poi lo rivolgo ad Abby.
La stanza si riempie di un silenzio imbarazzante.
-Abigail, perché non fai provare a Eleonoire la sua divisa? Se non le va bene, almeno siamo in tempo a cambiarla!- suggerisce Shana. Il mio sorriso sparisce. Se c’è una cosa che proprio odio sono le divise scolastiche.
Saliamo in camera e mi passa un completo ripiegato accuratamente.
Entro nella cabina armadio e lo provo. Il completo consiste in una gonna bordeaux una camicia bianca ed una cravatta, abbinate a delle calze fino al ginocchio e a delle scarpe da tennis.
Esco, non del tutto soddisfatta nel complesso, penso che Abby lo noti.
-Non è poi così male!- dice incoraggiandomi, mentre mi avvicino allo specchio.
-No, hai ragione…- dico non ancora del tutto convinta, mente tiro un po’ più insù la gonna e sbottono qualche bottone sul decoltè.
Dopo di che mi cambio e torniamo di sotto.