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Autore: buddyx    10/06/2008    0 recensioni
Tom Riddle, ragazzo dalle mille abilità magiche e grande mago dotato. In questa FF si racconterà della sua vita fin da quando fu ammesso alla gloriosa scuola di Hogwarts
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tom O. Riddle
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Era una calda giornata d'estate nella città di  Londra. Il sole picchiava forte sulle teste dei cittadini intenti a ritornare a casa dalle loro famiglie dopo una faticosa giornata di lavoro. Il clima era troppo afoso anche per i ragazzini dell'orfanotrofio posto a nord-est  nei dimenticati sobborghi della città. Essi nonostante fossero sudati si dilettavano sulle altalene o aspettavano il proprio turno per poter scivolare gio da alcuni vecchi scivoli arruginiti. Altri invece, nascosti sotto l'ombra di un grosso salice, piantato in quel parco da forse piu di mille anni, leggevano minuscoli libricini bianchi e rossi.
Tutti sembravano divertirsi in quello che sembrava un magnifico pomeriggio, tutti tranne uno: "Tom, vieni un momento. Ti dobbiamo parlare!", gli gridarono alcuni ragazzi vedendo che il loro amico Tom Riddle era disteso su una panchina poco distante da loro e stava scrutando le nuvole violacee del tramonto in maniera pensierosa e forse un pò ansiosa. Egli nel sentire il suo nome distolse lo sguardo dalle nuvole, che per un momento gli erano sembrate le sue uniche vere amiche, e si alzò dalla panchina. Si sistemò con un veloce gesto di mano il suo caschetto castano che ancora luccicava alla flebile luce di quel poco sole che ancora sovrastava l'intero parco, guardò i suoi amici con i suoi verdi e innocenti occhi vitrei e si incamminò verso di loro con un aria stanca mostrando un piccolo sorriso finto."Che cosa c'è ragazzi?" gli chiese Tom con un'aria annoiata e distogliendo lo sguardo da loro e guardando i neri cancelli dell'orfanotrofio che  lo separavano dal resto del mondo.
Tom era un ragazzo apparentemente educato e per questo la vecchia proprietaria dell'orfanotrofio, la signora Elisabeth Finch, lo stimava molto, ma aveva la brutta abitudine di frequentare pessime compagnie e quindi di mettersi sempre in guai seri.
"Beh, ecco, noi abbiamo sentito che quelllo stupido di Edward Dawson ti prendeva in giro insieme ad alcuni dei suoi stupidi amici".Continuò uno dei ragazzi amici di Tom chiamato Antony Brown. "Quindi abbiamo pensato che sarebbe stata buona cosa andare da loro e fargli capire che con noi non si scherza.". Si scrocchiò le nocche e aspettò una risposta.
Tom, che stava ancora guardando i cancelli dell'orfanotrofio "Cosa? Oh no, no ragazzi oggi proprio non ne ho voglia>> rispose velocemente in maniera agitata.
Egli infatti voleva evitare, dal primo giorno che era giunto nell'orfanotrofio, liti con chicchessia poichè ogni volta che si arrabbiava con qualcuno, succedevano cose alquanto strane e bizzarre: due settimane prima, per fare un esempio, un ragazzino con cui Tom aveva avuto un banalissimo litigio,  si era accorto una mattina che aveva passato la notte dormendo nel parco dell'orfanotrofio sospeso a tre metri da terra (dopo che si era svegliato era precipitato schiantandosi bruscamente al suolo).
"Oh, vabbè fa niente, ce la vedremo noi", risposero in coro Antony Brown e Justin Scott (l'altro amico di Tom), mostrando in volto un chiaro segno di disapprovazione e delusione e, insieme si allontanarono borbottando tra loro.
Ormai il sole era completamente scomparso e, la poca luce presente era emanata da alcuni lampioni posti al di fuori dell'orfanotrofio, su una strada vicina.
Nel parco ora non c'era più nessuno a parte Tom, che era rimasto li come immobile ad ammirare la fine del brevissimo tramonto.
Tutto era silenzioso; si potevano solo udire le voci lontane di alcuni ragazzi che per la strada, al di fuori dei cancelli giocavano a pallone e, i cinguettii degli uccelli  annidati tra le fronde del grosso salice di cui ora si poteva notare solo l'ombra, a causa della scarsa illuminazione.
Ad un certo punto però, in tutto quel silenzio, Tom sentì alle sue spalle, ad una cinquantina di metri di distanza, un fragoroso "crac".  Rapidamente si voltò nella direzione in cui aveva udito quel suono e con suo grande spevento vide che dove fino a pochi secondo prima non c'era stato nessuno, ora era comparso un uomo. Era un uomo però molto diverso da come Tom li aveva visti: aveva una folta barba argentea che gli scivolava fino ai piedi, dei lucenti capelli lunghi che gli arrivavano fino alla vita, sul volto degli occhiali a mezzaluna  che andavano a coprire la sua espressione apparentemente amichevole. "Ma com'è vestito?" pensò Tom tra un misto d'agitazione e di paura (certo non tutti vedono un uomo comparirgli di soppiatto a 50 metri di distanza).  L'uomo infatti era vestito con uno strano abito verde smeraldo che  Tom aveva scambiato per uno straccio indossato dai vecchi uomini di 400 anni prima.
Lo strano individuo poi si mosse e si diresse in direzione di Tom. Il ragazzo spaventato rimase immobile, come paralizzato.  "Che cosa vuole quest'uomo?" pensò impaurito.
Appena lo strano uomo gli fu vicino a 2-3 metri di distanza tese una mano e appena fu a portata del ragazzo gliela battè amichevolmente sulla spalla. "Salve" disse l'uomo in tono cordiale. "Sto cercando Tom Orvoloson Riddle>>.< "S-Sono io s-signore" rispose balbettando Tom.      
"Ah bene, ho avuto proprio fortuna a trovarti subito"disse l'uomo battendo ancora una volta la mano sulla spalla del ragazzo. "Mi presento" continuò l'uomo "Io sono Albus Percival Wulfric Brian Silente e sono un insegnante della celebre Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts."


  
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