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Autore: Embarrassingbravery    30/01/2014    0 recensioni
Due persone che si guardano negli occhi non vedono i loro occhi, ma i loro sguardi.
Robert Bresson.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stavo camminando per strada era freddo e buio, avevo i guanti.
Dovevo salire sull'autobus per tornare a casa, stavo cercando di prendere il biglietto ma mi scivolò di mano e cadde a terra, da li tutto ebbe inizio.
Un ragazzo me lo raccolse, mi guardò dritto negli occhi e io provai una sensazione strana, come se avessi già conosciuto quella persona anche se non riuscivo a collegarla a niente e a nessuno.
Lui se ne andò.
Quando cercai di riaccendere il mio cervello, il ragazzo era già sparito nella marea di persone.
Arrivato a casa non riuscivo a togliermelo dalla testa, la sua faccia mi appariva ogni volta che chiudevo gli occhi.
A cena ero solo, ma questo succedeva già da un po', il mio coinquilino era morto, e io non feci in tempo a dirgli quanto lo amassi.
Potevo fare a meno di tutto, persino di vivere, lui mi mancava troppo: da come mi svegliava la mattina a il modo in cui mi malediceva per tutte le volte che lasciavo una luce accesa in casa o per i miei vestiti in giro, insomma mi mancava averlo a fianco.

Andai a letto, dormivo nella sua camera, nel suo letto con il suo cuscino.
Ogni volta che mi sdraiavo, iniziavo a sentire il suo profumo e mi passava davanti agli occhi la stessa scena, un giorno stavamo simulando una partita di campionato:

Flashback
siamo in giardino, non c'è nessuno oltre a noi, decidiamo di usare come porta due pali e come portiere una pianta, siamo infantili, forse troppo.
La “partita” è iniziata, mi passa la palla eccomi eccomi tiro e segno, confusione generale, se così si può dire.
Aspetta che sta facendo mi salta addosso, cadiamo a terra, mi bacia.

Io pensai che fosse il momento giusto per dirgli tutto, ma imbarazzato dal gesto che fece se ne andò dritto in camera sua e basta non lo vidi più, perché uscì di casa e non tornò.

Mi addormentai.
La sveglia suonò per dare il via ad un nuovo patetico giorno, quel misterioso ragazzo era lontano dai miei pensieri e io sempre più lontano dall'avere una vita.
La strada della sera prima percorsa di mattino con la luce fioca del sole e poche persone, sembrava tutto un altro posto, ed era strano vedere come le cose cambiavano davanti a me così nell'arco della notte, quella maledetta notte, non volevo pensarci, ma era tutto quello che riuscivo a fare.
Arrivai a scuola e cercando di evitare più persone possibili mi avviai verso la mia aula.
Stavo per entrare ma, sentii il prof di musica parlare di me con qualcuno, si, aveva fatto il mio nome e cognome.
La curiosità mi spinse a raggiungerlo, era davanti all'auditorium...

 

-prof-
stava parlando al telefono e fece finta di non avermi sentito
-prof, lo so che mi ha sentito, perché stava parlando di me?-
attaccò il telefono e si schiarì la voce
-va in classe è tardi-
stava prendendo tempo
-la prof a quest'ora non mi fa entrare, quindi ho abbastanza tempo per ricevere delle spiegazioni-
abbassò la testa e sospirò
-seguimi-.

Entrammo nell'auditorium, andammo fino al centro della stanza e ci sedemmo, le luci si stavano accendendo e facevano rumori strani.
-devo presentarti una persona-
tra me e me pensai che non avevo voglia di conoscere nessuno ma anche qualche tempo fa mi sentivo così

Arrivo e mi trovo davanti a questa casa, sono un po' nervoso non ho mai condiviso i miei spazi con qualcun altro, con uno sconosciuto.
Mi avvicino lentamente, non faccio in tempo a bussare che un ragazzo, presumo il mio coinquilino apre la porta e si presenta, dice di chiamarsi James, tento di sorridergli, ma non ci riesco mi sembra un po' troppo invadente.
James è alto, biondo e i suoi occhi mi sono indifferenti, non andremmo mai d'accordo.

E invece mi sono innamorato di lui.
Tornai al presente, il prof stava ancora aspettando una mia risposta
-allora ne hai voglia?-
no, non ne avevo voglia, ma volevo arrivare in fondo a quella storia, perché proprio io'
-va bene, faccia lei-
cercò di sorridere e riprese il telefono, si allontanò di qualche metro e disse a qualcuno di venire a scuola.
Aspettavo...

Sto aspettando che James arrivi, devo parlargli a proposito di quello che è successo, tanto prima o poi a casa deve tornare.
Suona il cellulare, è lui
-pronto-
-salve la chiamiamo dal St. Mary's Hospital-
-cosa è successo!- mi accascio su una sedia della cucina
-è arrivato qua questo ragazzo, era in pessime condizioni e... per favore si sieda-
-l'ho già fatto mi dica cosa è successo!!- grido
-è deceduto circa un'ora fa, stava male quando è arrivato l'abbiamo portato con urgenza dal medico, ma un arresto cardiaco, non ci ha dato la possibilità di aiutarlo, mi dispiace-
-...- sono scioccato
-signore, siccome abbiamo trovato il suo numero tra i preferiti vorremmo sapere se era a conoscenza di qualche, malfunzionamento cardiaco del signor James?-
-no che io sappia no- riesco a rispondere, ma non ho le forze per piangere.

Il prof si riavvicinò
-allora, ha detto che ti aspetta fuori da scuola tra quindici minuti, vedrai, non sarà una faccia nuova, l'hai già conosciuto-
non capivo..
Non feci in tempo a dire nulla che il prof era già andato via.

Mi avviai verso l'uscita della scuola, i corridoi erano deserti e non mi ci volle nulla a uscire inosservato.
Quei quindici minuti non sarebbero mai passati, ero in uno stato confusionale tra curiosità e il nulla, vuoto.

Non realizzo che sono destinato a vivere senza di lui per sempre.
E tutte le sere mi fermo su quella sedia davanti alla porta, sperando che si apra e lui arrivi.
James Ross 15-04-90/17-06-13.

Sentii toccarmi una spalla, chiusi gli occhi e feci un respiro profondo, mi voltai e con mia grande sorpresa vidi il ragazzo che avevo incontrato il giorno prima.
Sorridevo, ma non parlavo.
-ciao, ci siamo incontrati ieri, ricordi?-
che bella voce
-ehm si, perché volevi incontrarmi?-
ero imbarazzato
-non lo so in realtà, ieri ho sentito il bisogno di conoscerti, ma non chiedermi perché-
era più confuso di me
-cosa centra il prof di musica con tutto questo?-
chiesi
-stavo andando a lezione di musica da lui e quel biglietto ci ha fatto incontrare, così visto che eri da queste parti ho pensato che frequentassi questa scuola e con mio immenso piacere ho scoperto che non solo frequenti questa scuola ma sei perfino suo alunno, mi ha parlato bene di te e visto che siamo in confidenza ho deciso di parlare con lui e mettermi in contatto con te-
era un po' complicato
-ti va di andare a bere qualcosa?-
proposi
-certo-.

Andammo in un locale vicino casa mia, nel tragitto non ci parlammo.
Solo quando ci ritrovammo seduti con due tazze di cioccolato caldo iniziammo di nuovo a conversare e subito notai un tatuaggio spuntare sul suo polso.
-posso vedere il tuo tatuaggio?-
sorrise e si tirò più su la maglia, che belle mani aveva
-ecco, questa è la data del giorno in cui ho iniziato a vivere -
quel tatuaggio era la data della morte di James 17-06-13, rimasi sconcertato
-sai, una volta io non ci vedevo bene, anzi non vedevo quasi nulla, i miei occhi percepivano solo le ombre, ma quel diciassette giugno un ragazzo di nome James morì e la sua cornea venne donata alla banca degli occhi, praticamente mi donò la vita-
sorrisi
-sai io lo conoscevo James, era una brava persona, gli volevo bene-
la sua faccia mi sembrava confusa
-che, strana la vita, che ne dici di prendere un po' d'aria?-
annuii e uscimmo dal locale.
-comunque io sono Louis-
-piacere, Harry-.

   
 
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