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Autore: GingeRed    30/01/2014    6 recensioni
Harry Styles era il ragazzo perfetto. Era quel genere di ragazzo che tutti i padri vorrebbero per le proprie figlie, quel genere di ragazzo per cui ogni singola ragazza sulla faccia della terra avrebbe sbavato dietro, quel genere di ragazzo che esiste solo nei libri solitamente. Harry Styles era l’uomo perfetto. Ed anche io avrei potuto innamorarmi di lui, se solo il mio cuore non fosse già appartenuto a qualcun altro.
Genere: Erotico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 VI.
 

 
La mattina seguente a quell’episodio che aveva scatenato in me la tempesta l’avevo passata a letto, a rigirarmi su me stessa e senza essere riuscita a chiudere occhio per tutta la notte precedente.
Harry, gentile e buono come sempre, era venuto a controllarmi più volte, credendo che fossi malata, e, offrendomi un thè bollente che non avevo rifiutato solo per vedere un raggio di sole sul suo viso.
Quella mattina era entrato di soppiatto nella ormai - mia - camera, credendo che dormissi, e si era seduto ai piedi del letto, con la tazza di thè fumante tra le mani a fissarmi.
Riuscivo a vederlo con la coda dell’occhio: mi guardava come se fossi un cucciolo abbandonato, mi guardava come se fossi un caso senza speranza, una debole, come se fossi piccola ed indifesa.
Poi, aveva capito che ero sveglia, e si era avvicinato, sdraiandosi insieme a me su quel letto enorme, poggiando la tazza di thè sul comò posto al lato sinistro del letto.
« Stai male Charlie?»
Mi aveva chiesto lui, ingenuamente.
Vorrei”, avrei risposto io.
« Non lo so Harry, di sicuro non sono un fiore
Harry aveva sorriso e poi mi aveva stretta fra le sue braccia. Ero appoggiata con la testa contro la sua spalla, e col braccio lo avevo stretto ancora un pò di più a me.
Era vero, io non amavo affatto Harry, e lui non amava me, ma c’era qualcosa tra noi, c’era un legame strano ed inspiegabile, che ci teneva uniti più di qualsiasi altra cosa.
 
Avrei voluto davvero innamorarmi di lui, l’avrei voluto con tutta me stessa.
Sarebbe stato tutto così semplice, se solo l’avessi voluto.
 
« E’ per via del ragazzo misterioso?»
Ovviamente Harry non era stupido, e mi conosceva bene. Sapeva che era difficile vedermi così, e sapeva che se succedeva, significava che era successo qualcosa.
 
« Poniamo che tu ami qualcuno, ma non puoi e non vuoi che questo qualcuno lo sappia. Ma questo qualcuno, non si sa come, capisce che tu provi qualcosa. Tu che faresti Harry?»
« Beh, poniamo che questo misterioso qualcuno abbia capito qualcosa di quello che provo, rischierei. Si, me ne fregherei se potessi o non potessi starci insieme, io me la rischierei in ogni caso.»
« Non è così semplice Harry.»

E quanto vorrei che lo fosse  stato. Quanto vorrei che le cose fossero state più semplici.

« C’è sempre un modo per rendere le cose più semplici, devi solo essere in grado di capire quale.»

Aveva detto sussurrando, quasi a non volersi far sentire, ed io mi ero stretta ancora un po’ di più a lui.
 
Il fatto è che avrei voluto veramente amare Harry, non solo perché sarebbe stato molto più facile, ma perché se lo meritava. Lui era una di quelle persone che vanno amate incondizionatamente e ringraziate ogni giorno, solo per il fatto di esistere, avrei dovuto amarlo anche solo per il fatto di essere entrato a far parte della mia vita, che prima non aveva colori, ne sapori, ne odori.
Ecco, lui aveva reso le mie giornate migliori in un certo senso; sapeva sempre come farmi stare bene, sapeva regalarmi un sorriso anche quando a lui le cose non andavano un granchè, e, più di tutto, era l’unica che persona che potevo chiamare amico, ed io non potevo tradirlo, ne tantomeno mentirgli, al solo pensiero di ciò stavo male, al solo pensiero di togliere il sorriso da quel viso così bello stavo male, male come quando sai che una brutta notizia sta arrivando, ma tu cerchi sempre di scappare.
Io non volevo ferirlo, lui non se lo meritava.
Ma io meritavo un amico come lui?

« Adesso esci dalla tana e mettiti un vestito carino, abbiamo un paio di cose da fare

Lo avevo guardato con lo sguardo di un cucciolo di panda, o meglio, l’avevo guardato come si guarda la mamma implorandola di non farti andare a scuola quel giorno che proprio non hai aperto libro e non sai nemmeno su cosa sia l’interrogazione, ma non avevo ricevuto l’effetto sperato.

« No Charlie, niente faccine tenere. Adesso ti alzi e ti vai a preparare, oppure preferisci che lo faccia io con la forza?»

Mi ero alzata scappando e correndo come una pazza per tutta la casa, facendolo ridere e rendendo così il mio cuore un po’ meno pesante.
Perché questo era, quando Harry rideva, il mio cuore diventava un po’ più leggero per qualche istante, facendomi dimenticare di quel problema con i capelli biondi e gli occhi azzurri che tormentava la mia mente.
 
 
 
Poco più di un’ora dopo, mi ero ritrovata nell’ennesimo studio di registrazione, dove quel giorno Harry avrebbe avuto una riunione con i manager per cose a me del tutto sconosciute. « Aspetta qui, non ci vorrà molto.» Aveva detto, e poi era sparito dietro alla porta di quello che doveva essere l’ufficio di uno dei capi.
Non avevo visto nessun altro dei ragazzi, per fortuna, quindi per un po’ mi ero sentita salva e al sicuro. Ma, ovviamente, mi sbagliavo.
Me ne stavo seduta su quella scomodissima sedia di pelle e plastica nera ben lavorata da troppo, quindi mi ero semplicemente alzata, ed ero andata a fare un giro per quell’immensa struttura, senza una meta precisa.
Mi ero ritrovata credo all’ultimo piano, e su una porta c’era una scritta che aveva attirato la mia attenzione: “smoking area”, bene, avevo pensato, avrei proprio voglia di una bella sigaretta, avevo concluso il mio pensiero.
Ero entrata aprendo silenziosamente la porta, con la paura di trovarmi davanti qualcosa/qualcuno che non avevo assolutamente voglia di vedere; ma per fortuna, mi ero ritrovata davanti ad una stanza vuota, con un enorme divano posto lungo tutta la parete quadrangolare, e una vista della città da mozzare il fiato.
Mi ero accesa la mia sigaretta, poggiandomi sulla gamba il posacenere che era posto di fianco a me, avevo chiuso gli occhi cercando di rilassarmi per un momento, e mi ero lasciata andare.
All’improvviso, la porta si era aperta di scatto, e, con la mia solita fortuna, era stato proprio Azzurro a fare il suo ingresso all’interno di quella stanza che a quel punto, era diventata troppo piccola per contenere la pesantezza del mio cuore.
Ci aveva messo venti secondi buoni per mettere a fuoco che quella che si trovava di fronte ero proprio io, e poi aveva chiuso la porta a chiave, avvicinandosi e sedendosi vicino a me, per poi accendersi una sigaretta.
 
« Da quando fumi?»
 
Avevo azzardato io, con lo sguardo puntato verso il basso e lo stomaco che andava a fuoco, mentre lui accennava un sorriso compiaciuto portando la sigaretta appena accesa alle labbra.
 
« Solo quando sono teso, agitato o frustrato. E tu, come hai trovato questa stanza?»
« Mi annoiavo, ho camminato per l’edificio, ed eccomi qui.»
 
Poi c’erano stati vari secondi, se non addirittura minuti interi, di assoluto silenzio.
C’era così silenzio che riuscivo a sentire il rumore che faceva la sigaretta quando aspiravo il fumo ed il rumore del mio cuore che ad ogni battito diventava sempre più grande e pesante.
E poi c’era lui, c’era Azzurro, seduto proprio di fianco a me, vestito di quel suo aspetto angelico, che giocherellava distrattamente con la sigaretta ancora accesa tra le dita.
Per un istante aveva alzato lo sguardo verso di me ed io m’ero sentita scoppiare.
Avrei voluto toccare quelle labbra ancora e ancora, fino allo sfinimento, ma poi, nella mia testa appariva lo sguardo deluso di Harry, del mio amico, e il fuoco si spegneva.
Poi lui rialzava lo sguardo sorridendo silenziosamente, ed in me era di nuovo la tempesta.
 
Era bello da far paura, ed io probabilmente lo amavo, da far paura.
 
D’un tratto, s’era messo col braccio appoggiato al divano su cui eravamo seduti, col busto e lo sguardo rivolti proprio nella mia direzione. Mi aveva fissata per un periodo di tempo indeterminato continuando a sorridere, facendomi andare ancora più a fuoco di quanto già non fossi stata, e facendomi sentire piccola e insicura più che mai.
 
Era bello da far paura, ed io probabilmente lo amavo, da far paura.
 
« Ahh, Charlie Charlie Charlie, mi piacciono i tuoi capelli rossi, sai?»
 
Aveva detto, arricciandosi tra le dita qualche ciocca dei miei capelli.
 
Il mio nome pronunciato da lui, comunque, suonava centomila volte meglio.
 
« ..E anche le tue lentiggini, e sai che mi piacciono anche i tuoi occhi verdi, Charlie?»
 
Io, imbranata com’ero, ero riuscita a sbiascicare un “ehm grazie”, che non ero riuscita a sentire neppure io.
Quando azzurro m’aveva toccata, quando aveva preso ad arricciare i miei capelli il mio cuore s’era appesantito un po’ di più. Era come se c’avesse buttato sopra una roccia. E lui lo sapeva. Azzurro sapeva di rendermi tutto più di difficile, e sembrava piacergli.
 
« Andiamo dolce Charlie. Perché non ti rilassi e ti lasci andare un po’? Non c’è nessuno che può vederci qui, e la porta è chiusa a chiave.»
 
E poi, senza che nemmeno me ne accorgessi, le sue labbra erano sulle mie. Ci stavamo baciando. Io stavo baciando il mio problema, la radice di tutti i miei guai.
Stavo baciando il fuoco, e, pur essendo cosciente dell’enorme errore che stavo facendo, avrei voluto che quel bacio non finisse mai. Avrei voluto che quel fuoco non si spegnesse mai.
Era stato un bacio per nulla romantico, eppure io avevo sentito un uragano approdare nel mio stomaco non appena le nostre labbra si erano toccate.
Era stato strano.
 
Azzurro mi aveva guardata sorridendo, quasi come a voler dire “hai visto? Avevo ragione!”, e ce ne aveva, da vendere. Mi aveva guardata negli occhi per secoli, e con una mano aveva accarezzato tutta la superficie del mio viso, che ormai era andato in fiamme.
Io, nel frattempo, mi ero decisamente persa nel blu dei suoi occhi, mi ero persa e non avevo elaborato per non so quanto alcun tipo di pensiero. Mi ero semplicemente soffermata a guardarlo, lì, bello e tentatore.
 
« Mi piaci, piccola Charlie.»
 
E accarezzandomi ancora una volta, quasi guardandomi con compassione, mi aveva lasciato un bigliettino tra le mani, mi aveva dato un bacio sulla fronte e poi se n’era andato portandosi via con se il mio cuore.
 
Io ero rimasta in quella stanza per credo un’ora a pensare e ripensare all’accaduto.
M’aveva baciata.
Azzurro m’aveva baciata.
Ed aveva detto che gli piacevo, Azzurro aveva davvero detto che gli piacevo.
Ma cosa poteva piacergli di me?
Eravamo un l’opposto dell’altro: lui così sicuro di se, fiero di quel che era e di quel che faceva, mentre io vivevo nella menzogna, e mi vergognavo persino d’esistere.
Azzurro m’aveva baciata, e lo so, era stato un bacio che probabilmente non aveva significato nulla per lui, ma io c’avevo visto il mondo intero dentro; io c’avevo visto tutto quello che avevo sempre cercato e non avevo mai trovato.
Azzurro m’aveva baciata, e m’aveva guardata, e, forse, m’aveva anche vista.
 
Era bello da far paura, e io probabilmente lo amavo, da far paura.
 
 Poco più tardi ero tornata dove Harry mi aveva detto di aspettarlo, giusto in tempo per vederlo uscire dalla stanza dove si trovava, sorridente come sempre e seguito dagli altri membri del gruppo.
Azzurro aveva fatto finta di non vedermi e, mentre io ed Harry andavamo via, lui aveva poggiato una mano sul mio fianco.
Potrei giurare che no, quella mano non era finita lì per sbaglio.
Harry non si era resoconto che ero alquanto scossa, era stato troppo preso dal raccontarmi di qualcosa che proprio non ero riuscita ad ascoltare.
Ero rimasta con la testa e col cuore su quel divano all’ultimo piano di quel palazzo.
 
 « Harry vado a riposarmi qualche ora Okay?»

Avevo detto tranquillamente al mio finto fidanzato, e poi mi ero chiusa a chiave in quella stanza dalle pareti chiare.
Mi ero seduta sul letto ed improvvisamente nella mia mente era riaffiorato il ricordo di Azzurro che mi dava un bigliettino tutto spiegazzato. Avevo frugato tra le varie tasche e una volta trovato, avevo letto “Chiamami” e poi sotto il suo numero.
Inizialmente avevo fatto un gridolino di felicità, poi, presa dal fatto che pensavo di conoscere davvero Azzurro, avevo pensato che chissà quanti ne avrà avuti di bigliettini per occasioni come quella.
Chissà quanti bigliettini con scritto chiamami aveva dato a ragazze più belle e più sicure di me.
 
Ovviamente il mio cuore però non aveva voluto sentirne di dar retta al corretto ragionamento del mio cervello, e, dopo un’attenta, ma futile analisi della situazione, senza pensare a ciò a cui stavo andando incontro, avevo preso il telefono ed avevo scritto un messaggio:
 
Non dovrei scriverti un messaggio, però lo sto facendo comunque. X
 
Ed avevo premuto invio, senza pensare alle conseguenze, senza pensare che, prima o poi, qualcuno l’avrebbe scoperto, che stavo deliberatamente tradendo l’unica persona che mi voleva bene, che il mio problema con i capelli biondi e gli occhi azzurri stava spudoratamente giocando con i miei sentimenti, che era tutto uno sbaglio, e che io ero tutta uno sbaglio, uno sbaglio con le gambe.
 
Era bello da far paura, ed io probabilmente lo amavo, da far paura.
 


 
*
Eilà!
sono di nuovo qua, eeeeh già.
Allora, da qui probabilmente inizieranno i veri e seri guai per la povera Charlie che, detto francamente, vorrei essere io. Insomma, da qui le cose non saranno affatto facili per nessuno dei protagonisti, poveracci loro. LOL.
Quindi, come sempre se qualcuno vuol dirmi cosa ne penso io sono qui, che vi attendo c:

Ah. il 25 era un anno di Londra. Yuppi ya ye.
Ah 2. Dedico la mia vita intera ad una persona a me cara scomparsa quasi un anno fa, ma che non andrà mai via dal mio cuore.

STAI SEMPRE QUA' FRA'.

On twittah: @AlexB892



 
Alex.
  
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