Crossover
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Autore: Red_Hot_Holly_Berries    10/06/2008    1 recensioni
[Vampire Knight + Monochrome Factor]
Akira Nikaido non ricorda nulla della propria vita antecedente al suo risveglio vicino al misterioso Shirogane.
L’unica cosa che sa, l’unica, è che lui non è umano.
O meglio, che lo era stato un tempo. Come anche un tempo era stato vivo.
Ma ora non più.
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Anche se lei ancora non lo sa, la vita di Yuuki Cross sta per complicarsi ulteriormente.
Non solo il suo rapporto con l’introverso Zero si fa sempre più sanguinoso, ma anche suoi sentimenti verso il nobile vampiro Kaname si fanno sempre più frustranti.
Ma i veri problemi arriveranno quando faranno la loro comparsa alla Cross Accademy due misteriosi ragazzi, privi di ombra e dall’aspetto così tenebroso, che nessuno tranne lei e i vampiri della Night Class sembra riuscire a vedere...
Genere: Romantico, Dark, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Anime/Manga
Note: Cross-over, OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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xmykyMA:cara mia, il chappy bollente è il prossimo... avverto ke se una di quelle ke credono nell'innata bontà ( -_-' ) di Zero, farai meglio a ricrederti: scoprirai che non è per nulla un cavaliere, ma solo un biiiiiiiip. (defnizione censurata per decenza) credo cke il possibile risvolto AkiraxZero dovrà aspettare un poco...

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Capitolo 5°: Dorme il lupo e svegli il drago

-Questo è il Dormitorio del Sole dove stiamo noi, mentre quello è l’edificio scolastico.- disse Yuki, indicando rispettivamente i due edifici mentre il gruppo attraversava il cortile del Collegio Cross, e poi disse: -Adesso sta facendo lezione la Night Class, credo.-
Akira aggrottò le sopracciglia, come cercando di ricordare qualcosa sepolto nella memoria:
-È la sezione composta da vampiri, giusto?- domandò, guardando Shirogane.
-Esatto. E sono quasi tutti esponenti della nobiltà della notte.- confermò lui, mentre il moro gli scoccava una rapida occhiata sospettosa, quasi intuisse un significato nascosto tra quella parole.
-E quello?- domandò Akira, indicando un altro palazzo, dietro un alto muro.
-È il Dormitorio della Luna, la tana di quei vampiri- rispose Zero, sprezzante.
Accorgendosene, Yuki allungò il passo, timorosa di uno scontro tra i due ragazzi.
-Di qua c’è l’ufficio del Direttore- disse, guidando poi gli ospiti lungo i corridoi del Dormitorio del Sole, mentre i loro passi echeggiavano cupamente nel silenzio della notte.
-Eccoci- fece Zero in tono rassegnato fermandosi davanti a una porta in legno con il cartello “Direzione” e tendendo la mano per bussare.
-Aspetta!- lo fermò però Shirogane, e i due Guardian lo guardarono confusi: ma se fino a un attimo prima aveva insistito per arrivare lì!
-Non vi preoccupate: ci metto un attimo- li tranquillizzò il giovane dagli occhi azzurri, estraendo da una tasca interna del soprabito uno strano pupazzo, dalla forma umana ma stranamente sproporzionato.
-Ma cosa…?- domandò Yuki stupita.
-Ecco…vi ho spiegato che noi Shin apparteniamo solo al Mondo delle Tenebre, giusto? Su questo mondo, invece, noi siamo solo ombre, e la gente di solito non si avvede in nessun modo della nostra presenza- spiegò Shirogane.
-È per questo che quando ci siamo incontrati la prima volta eri così stupito che riuscissimo a vederti!- esclamò la ragazza all’indirizzo di Akira, che annuì.
-Ma perché noi possiamo vedervi?- chiese Zero, con curiosità ben dissimulata.
-I vampiri ci riescono per natura: ricordi che ti ho detto che siete molto più sensibili alle ombre dei normali umani, no?- disse Shirogane.
-E io? Anche io vi vedo, ma non sono un vampiro- fece notare Yuki, e le due ombre si scambiarono uno sguardo significativo.
-Forse è perché hai vissuto a lungo a contatto con i vampiri- suggerì Shirogane.
-O forse è perché c’è un vampiro che beve il tuo sangue- propose Akira, con tono soave.
Al sentire ciò Yuki arrossì come un pomodoro e Zero ringhiò.
-C…come fai a saperlo?- balbettò lei, e il moro si sfiorò il naso con aria saccente.
-Ho un olfatto molto più sviluppato di qualsiasi vampiro- si vantò.
-Riesco a sentire il tuo profumo su di lui, misto all’odore del sangue…non ci vuole un genio per capire che…- Shirogane lo zittì tappandogli la bocca con una mano, per impedirgli di infierire.
-Tornando all’argomento principale, il Direttore non può vederci in questa forma. Ma per un breve periodo possiamo imitare l’aspetto umano- disse, lasciando finalmente andare un divincolante Akira e gettando a terra il pupazzo.
Sotto lo sguardo attento degli altri, Shirogane calpestò con forza il fantoccio e fu avvolto per un attimo da un alone di luce bianca, che tuttavia, al suo dissolversi, lo lasciò apparentemente immutato.
-Non è successo niente- grugnì Zero, notando solo che il pupazzo era sparito.
-Non esattamente: guarda!- ribatté il giovane, e si mise davanti a una finestra, inondata dalla luce della luna.
Con un sussulto, i due Guardian si accorsero che ai suoi piedi si stendeva un’ombra, reale quanto la loro.
-Il fantoccio sostituisce il doppione da questo lato dello Specchio, come uno stampo su cui un’ombra può aderire per interagire con gli umani- chiarì Shirogane davanti alle loro facce.
-Va bene…- si arrese Yuki, non capendo granché della spiegazione.
-E tu, Akira? Usi anche tu un sostituto?- chiese all’altro, curiosa.
-No…non posso usarlo. Io mi creo da solo il mio doppio- rispose, chiudendo gli occhi e unendo i palmi della mani, in viso un’espressione concentrata.
Un lievissimo alone azzurro si delineò attorno a lui, ma scomparve subito.
-Dannazione!- imprecò Akira, aprendo gli occhi, frustrato.
-Non hai abbastanza energie?- domandò Shirogane, preoccupato.
-Mi sa proprio di no- sospirò lui, e l’altro scosse la testa, sorridendo.
-Ma come! Prima non hai…non ti sei nutrito dell’ombra di Zero?- fece Yuki, ancora imbarazzata dalla scena a cui aveva assistito.
-Non era abbastanza per sostenere uno sforzo simile. E per di più la sua oscurità era…come dire? Annacquata, scialba.- spiegò il moro, scrollando le spalle davanti allo sbuffo offeso di Zero.
-Perciò adesso deve berne di più forte- disse Shirogane, slacciandosi il colletto del soprabito e mettendo a nudo la chiara pelle del collo.
-Da…da te?- balbettò la ragazza, forse temendo di assistere ad un’altra scena…ambigua.
-Oh, si…io sono fatto di pura ombra, quindi gliene basta solo un poco, dato che sono molto più potente…- mormorò il giovane dagli occhi azzurri mentre Akira, volgendo di proposito le spalle agli altri due ragazzi, gli si avvicinò fino a toccarlo.
Senza una parola, il moro posò le mani sulle spalle dell’altro e gli sfiorò l’incavo della gola con le labbra, lambendo la sua pelle pallida con la punta della lingua, gustando quel sapore salato che aveva ormai imparato ad amare.
Shirogane gli cinse la vita con le braccia e lo strinse a sé, nascondendo il viso tra i suoi fini capelli neri.
-Va tutto bene. Fa ciò che devi- gli disse con voce tenera e Akira obbedì: con un fremito gli passò le mani dietro il collo e con la bocca cercò la rapida pulsazione della giugulare.
Il fluire del sangue suscitò in lui un tale disperato bisogno che volle perdersi in quel battito, raccoglierlo in sé e sentire battere il proprio cuore, e così lo morse senza curarsi troppo di ferirlo con i suoi denti aguzzi, assaporando la rapida pulsazione con la lingua, a mala pena conscio dei brividi che scuotevano il suo corpo e dei rochi gemiti che gli facevano vibrare il petto.
Dentro di sé il moro era cosciente solo di quel velo d’oscurità che le sue dita avevano lacerato, quel buio che lo chiamava a sé, ardente e tentatore come un’amante, e di quel calore maledetto che gli scivolava giù per la gola riscaldandogli tutto il corpo come latte caldo, di cui era così assetato che non poteva fare a meno di berne fino ad annegarvici.
Ma tutte le cose piacevoli hanno un termine, e alla fine, dopo quelli che gli parvero secoli, una voce lo richiamò dalla suo stato di ebbrezza, rendendosi così conto solo allora di aver spinto Shirogane contro il muro, nella foga di nutrirsi.
-Basta così- disse Shirogane, svincolandosi dalla sua presa con l’abilità derivata dall’esperienza e allontanandolo gentilmente ma con fermezza dal suo collo, su cui spiccava un segno scuro simile a un livido, con l’impronta dei denti di Akira.
Il moro, seppur di malavoglia, si scostò di un passo dal compagno, intento a riallacciarsi i bottoni superiori della camicia e a tirarsi ben su il colletto del soprabito.
Akira non si voltò verso i due ragazzi ma fissò con sguardo vacuo il mondo tinto di nero che si stendeva fuori dalla finestra, passandosi una mano sulla bocca come a cercare di trattenere quelle sensazioni.
Guardandolo, Yuki si chiese se li stesse ignorando di proposito o si fosse solo dimenticato della loro esistenza… non l’avrebbe certo sorpresa, dopo la scena a cui aveva assistito!
Nel comprendere la portata del bisogno di Akira e nel vederlo stringere Shirogane in quel modo, la ragazza capì che a legarli c’era ben più di una semplice amicizia.
Il rito del nutrirsi non era una semplice necessità, ma per loro era un mezzo per esprimere il rapporto contraddittorio che li univa, in ogni caso.
E questo lo poteva dire perché, prima che Shirogane si alzasse di nuovo il colletto, Yuki gli aveva visto un altro paio di marchi, sotto la clavicola, più sbiaditi: era la semplice prova che Akira aveva già supplito alla sua fame in quel modo.
Tuttavia quel particolare, invece di accomunarli a lei e Zero, li dividevano: i due ragazzi erano chiaramente in un rapporto di parità di forza e volontà, senza essere uno schiavo dell’altro, mentre gli altri due non potevano evitare di assumere i ruoli di carnefice e vittima.
Ma la cosa per cui Yuki era più triste era che tra lei e Zero vigeva solo la necessità di estinguere la sete devastante di lui, di salvarlo da follia certa, e questo non aveva fatto altro che minare la loro amicizia.
Perché sebbene tra loro non vi fosse mai stato nulla di più di un sentimento fraterno, mentre guardava Shirogane continuare ad abbracciare Akira anche dopo che il rapporto indispensabile era terminato, in lei era sorto il desiderio che tra lei e il ragazzo ci fosse qualcosa di simile.
Qualcosa che andasse oltre a un morso, oltre al sangue e al dolore, qualcosa che la confortasse e la facesse sentire viva.
-Dai, Akira, tocca a te!- disse alla fine Shirogane, lasciando andare Akira.
-Non abbiamo tutta la notte, sai!- lo incitò, arruffandogli i capelli.
-Va bene, va bene…- brontolò il moro, riscuotendosi dalla sua trance e chiudendo gli occhi, congiungendo i palmi.
Di nuovo l’aura azzurra lo circondò, ma stavolta quando scomparve anche Akira aveva un’ombra propria che si stendeva sotto di lui.
In più, quando riaprì gli occhi, Yuki e Zero trattennero il respiro: le sue iridi avevano cambiato colore, mutando dal rosso scarlatto ad un grigio intermedio tra azzurro e verde, cupo e profondo come un mare in tempesta.
Prima che uno di loro potesse dire nulla, Shirogane (per prevenire le domande inopportune) fece: -Ora che siamo pronti, volete presentarci al Direttore?-
Zero non poté fare altro che annuire, quindi bussò alla porta.
-Avanti! Zero, Yuki, siete voi?- rispose una voce mentre varcavano la soglia.
Seduto dietro una grande scrivania c’era un uomo sulla trentina, dai lunghi capelli biondo slavato raccolti in una coda e piccoli occhiali posati sulla punta del naso, che li invitò ad entrare con ampi cenni della mano, sistemandosi sulla spalle un ampio scialle.
-Bene, bene! Chi mi hanno portato i miei adorati figliocci?- chiese gioviale.
-Non mi pareva di essere stato adottato- fece notare Zero, serrando pericolosamente i pugni, e Yuki di affrettò a interporsi tra i due.
-Dai sempre troppa importanza ai dettagli, Zero!- protestò il Direttore.
-Comunque, io sono Kairen Cross, direttore della Cross Accademy. Cosa posso fare per voi?- domandò, e Shirogane fece un piccolo inchino.
-Il mio nome è Shirogane, e lui è Akira.- si presentò lui. -Vorrei iscrivere Akira al suo Collegio- continuò lui, e sul viso del moro passò un’espressione sofferta, come se fino a quel momento avesse sperato di poterlo evitare.
Yuki lo notò e gli scoccò un’occhiata interrogativa, ma l’altro si limitò a scuotere la testa.
-Davvero? A che corso?- chiese il Direttore, frugando tra una pila di fogli.
-Alla Night Class- disse Shirogane, e tutti tranne il moro lo guardarono sorpresi: il Direttore non aveva riconosciuto subito Akira come vampiro, ma poi una lampo di comprensione gli era guizzato negli occhi.
I due Guardian invece, sapendo cos’era Akira, non si aspettavano che si iscrivesse, e non di certo tra i vampiri! Dopotutto lui non era come quei succhia-sangue, no?
-Molto bene- mormorò il Direttore, lasciando carte e penna e intrecciando le dita.
-Di solito non ammettiamo studenti a metà trimestre, ma dopotutto ci sono dei precedenti. Dimmi, quanti anni hai intenzione di fare, qui?-
Akira sollevò un sopracciglio, incuriosito dalla domanda.
-Solo un paio, giusto?- rispose, chiedendo conferma al compagno, che annuì.
-Ottimo! Conosci già il regolamento scolastico, vero?- chiese il Direttore.
-Si, me ne hanno già parlato. Potrebbe essere un problema…- disse Akira, incerto.
-Ne convengo. Le regole non sono state pensate per dei vampiri-ombre.- sospirò, stupendo una volta di più Yuki e Zero riguardo alla sua pressoché onnipotenza.
-Con te le pasticche ematiche non avrebbero molto effetto, vero? Non più di un sorso d’acqua per gli altri vampiri…cosa posso fare con te?- disse il Direttore, e sembrò che parlasse più a se stesso che al suo pubblico.
-Garantisco io per lui- fece una voce da dietro di loro, facendoli sobbalzare.
E il cuore di Yuki sobbalzò nuovamente quando scoprì che appoggiato indolente alla porta vi era Kaname, magnifico nella sua divisa bianca.
-Kaname! Cosa ci fai qui?- chiese il Direttore.
-Le nostre lezioni sono appena finite, e ho mandato tutti gli altri in dormitorio. Vendendo qui per parlarle, ho scoperto che avevamo degli ospiti.- disse calmo, scrutando i suddetti.
-È un piacere rivederti, Kaname Kuran, figlio dal puro sangue dei Signori della Notte e discendente dei Sovrani Immortali.- proclamò con somma meraviglia Shirogane, con una voce profonda che non era la sua, assumendo per un attimo un’aria regale.
-È un onore anche per me, Shirogane no Yami, Signore di Tutto Ciò Che Vi è al di Là Dello Specchio ed Erede della Famiglia Reale che regna nell’Oscurità.- salutò di rimando il nobile vampiro, con un profondo inchino uguale a quello eseguito da Shirogane.
Finiti quelle che avevano tutta l’aria di cortesie di corte, il giovane dagli occhi azzurri andò incontro all’altro, con un sorriso gioviale ed aperto.
-Kaname! È passato un sacco di tempo, vero?- disse, abbracciando con naturalezza il vampiro, che ricambiò la stretta prima di separarsi.
-Hai ragione, Shirogane. È da molti anni che non ci vediamo più!- confermò lui con un sorriso, mentre gli astanti li fissavano a bocca aperta: che quei due si conoscessero superava ogni loro previsione.
-Questo è il mio Sias, Akira no Kage. Vista la situazione, ho pensato fosse meglio portarlo qui invece che a casa tua, non trovi?- argomentò Shirogane con un alzata di spalle.
“Di cosa diavolo stanno parlando, quei due?” si chiese Yuki, facendo coro a Zero:
“Quello si è presentato come Shirogane dell’Oscurità, mentre ha chiamato l’altro Akira delle Ombre. Sembrano più dei titoli, come se fossero anche loro dei nobili…”
-Scusate…cos’è un “Sias”?- chiese alla fine la ragazza, approfittando di un attimo di silenzio tra le chiacchiere dei due aristocratici.
-Come? Un Sias è “il compagno più vicino”, ogni membro della famiglia Reale ne ha uno. È l’amico più fidato, una persona che ci accompagna per tutta la vita.- spiegò Shirogane, mettendo un braccio intorno al collo di Akira, che non ne sembrava granché contento.
-Se state per chiedere perché io debba venire qui, non sono affari vostri- li anticipò Akira con le guance leggermente arrossate, guardando male i due Guardian.
-Sei poco cortese, Akira- lo rimproverò Shirogane, poi sorrise ai due ragazzi.
-Da secoli vi è un alleanza tra i Figli della Notte- indicò Kaname con un cenno del capo -e i Signori delle Tenebre. Abbiamo combattuto molte guerre insieme, vero?- Il vampiro annuì.
-Così è tradizione che gli eredi delle Casate Reali passino un certo periodo di tempo nell’altro regno, in modo da familiarizzare con le loro abitudini. Io sono stato per un paio d’anni a casa dei Kuran, poi è toccato a lui andare dall’altro lato dello specchio. E anche se tutto questo è successo molti anni fa, ci siamo tenuti in contatto.- disse Shirogane.
-In effetti non sai quanto mi ha sorpreso ricevere la tua lettera in cui chiedevi ospitalità per il tuo Sias. Era ora che te ne trovassi uno e lo mandassi da me!- fece notare Kaname, con una sfumatura di rimprovero nella voce.
-Anche l’istruzione dei Sias si completa presso l’altra casata- spiegò Shirogane, in risposta alla muta domanda di Yuki.
-A proposito, Kaname, quand’è che conti di mandarmi il tuo Sias?-domandò lui indagatore.
Il vampiro lo fissò per un attimo in silenzio, nuovamente ammantato della sua nobiltà come di una fredda coperta impenetrabile.
-Non è ancora il momento. Ma presto…- scoccò un rapido sguardo a Yuki, che arrossì.
-Non so, Kaname…sei ancora convinto? Non sarebbe meglio…- cominciò Shirogane, ma l’altro lo interruppe con un gesto della mano.
-Questo non è né il momento né il luogo di discuterne.
Adesso stiamo parlando dell’iscrizione del tuo Sias- gli fece presente, facendo capire che il discorso era chiuso.
Shirogane sospirò, rassegnato davanti alla fermezza dell’amico.
-Come vuoi tu- si arrese. -Allora, dimmi, cosa possiamo fare con la…dieta di Akira?-
-Puoi nutrirti dei miei vampiri, se sono consenzienti.- offrì Kaname al ragazzo, che valutò attentamente la proposta, nascondendo rapidamente l’espressione avida che gli era passata sul viso: dopo Zero, immaginava che i nobili fossero anche meglio…
-Per me va bene. Quindi gli studenti della Day Class sono off limits?- chiese il moro, per sicurezza: voleva essere certo che non sarebbe rimasto a stomaco vuoto.
-Preferirei che non ti servissi di loro se non in casi di estrema urgenza, e comunque stando attento a non far loro del male- rispose il Direttore.
Akira annuì nuovamente, ma Kaname intervenne: -In ogni caso vorrei che tu, Shirogane, restassi qui, almeno per un po’. Sei tu il suo padrone, ed è tuo dovere tenere a bada i suoi istinti e impedirgli di…strafare.- Al sentirsi menzionare alla stregua di un cagnolino disubbidiente, il moro ringhiò infastidito.
Talmente veloce che nessuno lo vide muoversi, Kaname gli tirò uno schiaffo.
-Non mostrare mai i denti a un purosangue…non è salutare mostrarsi così arrogante.-
Conscio del suo errore, Akira distolse lo sguardo da e, nel silenzio attonito, chinò il capo e mugolò qualcosa che probabilmente era da intendersi come una scusa.
Shirogane li guardò sconsolato: sapeva che era destino che quei due si dessero sui nervi a vicenda, ed era meglio che Akira capisse subito chi era il più forte.
-Ora che è tutto sistemato vi porto al Dormitorio della Luna- disse Kaname, congedandosi con un cenno del capo dal Direttore ed aprendo la porta.
-Temo solo che dovrete condividere la stanza, non ci sono più molte camere libere- avvertì, e Akira alzò gli occhi al cielo.
-E ti pareva!- mormorò, seguendo Kaname e Shirogane fuori dalla stanza, salutando brevemente i due Guardian, che lo guardavano allibiti.

Quando il terzetto entrò nell’atrio del Dormitorio della Night Class, scoprirono alcuni vampiri si erano radunati alla base della scalinata per accoglierli.
-Kaname, chi sono questi?- domandò incuriosito Ichijo dalla prima fila.
-Lui è Akira, un nuovo studente- accennò al ragazzo moro, i cui occhi erano tornati rossi.
-Mentre lui è Shirogane, resterà con noi per un po’.- disse, poi fece un cenno al biondo.
-Ichijo, te li affido, ho delle cose da fare. Sistemali nella stanza vicino a quella di Aidoh e Karin e dopo fai fare loro il giro del Dormitorio.- ordinò Kaname, prima di eclissarsi in una stanza vicino all’atrio.
-Non è cambiato per nulla in questi anni. Va e viene sempre come un fantasma- ridacchiò Shirogane mentre lui e Akira seguivano Ichijo su per la scalinata.
-Non sta a noi giudicare le azioni di un sangue puro- commentò il biondo, girandosi verso di lui con un sorriso. -Ma devo dire che hai ragione.-
-Ichijo! Non è il modo di parlare del Nobile Kaname!- protestò Aidoh che, insieme Karin, li aveva seguiti al primo piano, curioso di conoscere i loro nuovi vicini di camera.
I due alzarono le spalle, come a dire che loro la sapevano lunga sul figlio dei Kuran.
-Ecco la vostra stanza- disse Ichijo, aprendo con un gesto teatrale una porta e facendo cenno a Shirogane e Akira di entrare.
I due varcarono la soglia ed osservarono colpiti la camera: molto ampia, era arredata con mobili di legno laccato, antichi e di ottimo gusto, quali un grande armadio, una scrivania, due piccole poltrone e due letti a baldacchino.
-Io prendo questo letto- annunciò Akira, sfilandosi il soprabito e sdraiandosi sul letto prescelto, quello a ridosso della porta, con le gambe a penzoloni.
-Allora a me tocca l’altro- concluse Shirogane, togliendosi anche lui il lungo cappotto nero e appoggiandolo alla testata di quello accanto alla grande finestra dotata di pesanti tendaggi, in grado di mantenere una piacevole penombra anche a mezzogiorno.
-Il bagno dov’è?- chiese il moro voltandosi verso Ichijo con espressione interrogativa.
-È quello lì- rispose il biondo accennando alla porta ben dissimulata da un panneggio.
-Temo solo che dovrete dividerlo con Aidoh e Karin- avvertì il biondo.
-Non è un problema- sorrise Shirogane, slacciandosi indolente la camicia bianca.
-Ma adesso, ho davvero voglia di un bella doccia- disse lui dirigendosi verso il bagno.
-Possiamo rimandare a dopo il giro?- chiese poi, con la mano già sulla maniglia, ricordandosi delle buone maniere. -Direi di sì…- cominciò Ichijo, ma fu interrotto da Akira, che si alzò di scatto e con un balzo felino raggiunse Shirogane mentre apriva la porta.
-Hei, non vale! Tocca a me prima!- protestò il moro, ma l’altro liquidò il problema con una risata vellutata.
-Troveremo un compromesso- disse il giovane dagli occhi azzurri, facendo entrare Akira e poi chiudendo la porta dietro di loro, lasciando i tre vampiri sulla soglia della stanza a guardarsi sbalorditi.

  
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