Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-Gi-Oh! 5D's
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Autore: Aki_chan_97    30/01/2014    8 recensioni
Millenni fa un'antica, mostruosa creatura venne imprigionata nelle profondità della terra dal Drago Rosso Cremisi. Egli chiuse la tomba dello sconfitto con cinque sigilli, che vennero in seguito affidati a cinque diversi esseri umani. Essi divennero i custodi dei cinque frammenti di potere del drago, e grazie alla loro presenza la pace poté regnare sovrana sul mondo. Ma mai nessuno, finora, aveva tentato di ricongiungere i segni insieme. Quale minaccia è appena comparsa all'orizzonte? Il Satellite, Neo Domino e il mondo intero rischiano davvero la loro pace? Riusciranno i possessori dei cinque sigilli a scoprire cosa sta accadendo per impedire in tempo il ritorno del demone vendicatore?
(YuseixAki) !!!! DISEGNI 12, 13, 14, E 15 AGGIORNATI !!!!
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aki/Akiza, Yusei Fudo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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*nello studio buio e incasinato della scrittrice*
 
Puntata speciale: ospiti speciali

 
 
Aki: dov’è Aki-chan?
 
Yusei: non lo so, è da un po’ che non si fa vedere.
 
Crow: meglio, no?
 
Aki: già e.e
 
Yusei: c’è qualcosa che non mi convince…
 
Aki: Cosa?
 
Yusei: nulla di preciso, ho solo una pessima sensazione.
 
Crow: naaah, stai zitto e non gufar-
 
Io: *irrompe nella stanza* HI GUYS!
 
Yusei: …
 
Crow: che ti avevo detto? …
 
Io: signori e signori, scusate il ritardo, vi ho portato un onorevolissimo ospite U.U
 
Aki: ospite?
 
Io: Yep! Oggi è qui con noi *rullo di tamburi* Vector, imperatore del Barian World! (uno dei sette, dritto dritto da Zexal XD)
 
Yusei: Barian World?
 
Jack: imperatore?
 
 Vector: *si fionda trionfalmente nella stanza* TA-DA-DAAAAAAAAAAA! Finalmente nello studio di Aki-chaaaaan! HAAAAAAAHAHAHHAHAHAHAH!  (si, è questo qui x'D)
 
Tutti: *rabbrividiscono alla risata malefica*
 
Aki: e questo dove l’hai preso?! o_o
 
Io: insisteva per fare un salto qui da noi, perché non accontentarlo? :’3 è un grande, dai!
 
Yusei: io non mi fiderei di lui o_o”
 
Crow: Perché non ha la bocca e sa parlare?! o_o
 
Jack: questo sarebbe un imperatore?! o_o
 
Vector: Poveri esseri umani, non potrete mai capire in cosa consiste la grandezza di un Bariano come me! HAHAHAHAHAHAHAHAH!
 
Io: volete sapere perché lui è qui e perché lo stimo tanto? Semplice, avrà la mia riconoscenza a vita per aver preso Yuma per i fondelli in una maniera assurda XD ben ti sta, nanetto! èwé
 
Crow: sembra Kalin versione Dark Signer <.<
 
Yusei: … *brividi*
 
Vector: modestamente U______U
 
Io: Beh, fintanto che i ragazzi fanno conoscenza (eh, Yusei? =w= Yusei: <_________<), faccio i miei più sinceri ringraziamenti a Keily_Neko, iridium_senet, CyberFinalAvatar e playstation per le recensioni e il sostegno! A questi ultimi tre in particolare per il fiuuuuuuume di consigli e incoraggiamenti! :’333
Inoltre, ringrazio anche coloro che seguono la mia storia come Valix97 (carissima :3), lady_eclisse, Darkan Kuso Dragneel, karter e Anna100, che restate dietro le quinte :’3 e poi, il solito…
 
Disclaimer: la qui presente Aki_chan_97 non possiede Yu-Gi-Oh 5D’s. Ovviamente, direi -_-
 
Ooook, basta parlare! c’è un nuovo capitolo da leggere (Deo gratias)! Ora che il flashback è finito, la parola passa alla nostra donzella XD finalmente qualcosa in più sulla YuAki! <3 Buona lettura  ^__^
 
 
POV: Aki
 

Non avrei dovuto lasciarglielo vedere. Avrei dovuto rimettermi i guanti in fretta e nascondere quel marchio, invece lui l’aveva visto. Non avrei mai scordato la faccia che fece in quel momento; all’inizio avevo pensato che non stesse bene, però poi mi accorsi che i suoi occhi stavano guardando quello. Infatti la prima cosa che fece fu prendere il mio braccio tra le mani, rimirandoselo come gli pareva! E per cosa? Per vedere meglio quel maledetto marchio, ecco per cosa! D’istinto ritirassi il braccio dalla mia parte. Come si permetteva?! Avvicinarsi tanto –senza spiccicare parola…-, per via di quel segno! E che cavolo!
 
Lui mi chiese semplicemente cosa fosse. Perché me lo stava chiedendo? In fondo poteva essere un semplice tatuaggio dal pessimo gusto agli occhi di un estraneo… Tentai di farglielo credere, però lui sembrò aver capito che stessi mentendo. Perché ne dubitava? Era una scusa credibile, no? Di nuovo, la curiosità ebbe la meglio su di me, e gli chiesi perché mai, come aveva detto lui, quello non poteva essere un comune tatuaggio. Ma mai, mai in vita mia mi sarei aspettata una risposta come quella che mi diede.
 
“...Un comune tatuaggio non può illuminarsi”.
 
Rimasi di pietra. Ok, adesso volevo sapere come faceva a saperlo. ‘Frena, frena Aki…’ Era possibile che gliel’avesse raccontato qualcuno che mi aveva vista duellare, oppure che mi avesse visto lui in un altro contesto, e che io magari non mi fossi accorta di lui… eppure, questo non avrebbe spiegato la sua tranquillità in questi giorni dentro casa mia. Insomma, anche le voci dicevano che la strega aveva i capelli rossi e che girava con un mantello, almeno si sarebbe dovuto insospettire… anche da come avevo parlato io, se ne sarebbe potuto accorgere…se l’avesse saputo. Invece la prima impressione che mi diede fu di essere completamente ignaro della mia esistenza -e fama. Se il ragionamento era corretto, lui non aveva modo di sapere della luce del mio segno, eppure… l’aveva detto! Come poteva…?
 
““Conosco quel segno. E ti dico che non sei l’unica ad averlo”.
 
‘Ok. COSA?!‘ Impossibile. Non ero l’unica? Esistevano altri con quel segno? A chi si riferiva? A se stesso? No, lui non ce l’aveva. Rivolsi lo sguardo di nuovo al suo braccio: infatti, non c’era niente! Di chi stava parlando?
 
“Adesso non si vede più, ma io ne possedevo uno simile... fino a qualche sera fa.”
 
Ah, adesso si spie-… no che non si spiegava! Ce l’aveva? Lui?! Come aveva fatto a sparire? Adesso quel coso poteva anche volatilizzarsi?! Magari! Ammesso che non stesse mentendo, certo… No, un momento, perché mai avrebbe dovuto inventarsi una cosa del genere?
 
“Non ti ho ancora raccontato nel dettaglio cos’era successo prima che tu mi trovassi, e penso che questo sia il momento giusto. Vieni, siediti qui.”
 
Finalmente si degnava di parlare! Eh sì che volevo saperlo adesso. Non ci stavo capendo più niente. Alla fine mi sedetti vicino a lui senza aprir bocca e ascoltai tutto attentamente, intanto che mi rimisi i guanti –non mi andava di lasciare quel segno rosso in bella vista. Mi ero sforzata di lasciarlo parlare fino alla fine e senza interromperlo, cosicché avrei potuto capire meglio quanto mi stava dicendo. Eppure era assurdo... all’improvviso spuntavano fuori altre tre persone che possedevano questo stupido segno? Che una di queste era qui di fronte a me, e che per qualche strana ragione non aveva più quel marchio addosso? Che storia era mai questa?!
 
“Tutto questo non ha senso...” mormorai.
 
“Non so cosa sia accaduto a Jack e Crow, per questo vorrei andarli a cercare... inoltre, adesso temo che ti possa trovare anche tu nei guai per quel segno.” Già. Ecco, eccone un altro. Era tutta colpa di questo segno, attirava solo guai. Così era stato e così sarebbe rimasto, sempre, vero? Anche gli altri dicevano di preoccuparsi per me, ma fingevano soltanto di tenerci a me… Erano tutti uguali. Era solo quel marchio l’importante, non io. Sapevo già come sarebbe finita, non c'era bisogno di perdersi tanto in chiacchiere. Il marchio capace di far allontanare tutti da me… Segno maledetto. Stava succedendo di nuovo. Anche lui era di quella razza? Anche lui voleva farmi credere di essere dalla mia parte? Proprio quando avevo cominciato a fidarmi… A quanto pareva, benché la cosa mi facesse male, era proprio così.
 
“Ah ah… già… è vero…” borbottai a testa china, una mano sui capelli, dal tono sembrava che stessi per scoppiare in una risata isterica. Il che sarebbe significato “guai per tutti qui dentro”, chiaramente. Ma che importava ormai? Ne stavano per arrivare di guai ben più grossi! La mia vita non poteva andare meglio! Non avrei mai potuto avere pace su questa Terra?! Evidentemente qualche entità superiore doveva avermi in astio fin dalla nascita, perché altrimenti non avrei idea di come spiegare il mio triste destino.
 
“Lo sapevo, lo sapevo… avrei fatto meglio a lasciarti lì dov’eri...” borbottai cupamente, tenendomi la testa con entrambe le mani. La cosa che mi faceva ribollire il sangue era che ero stata proprio io, in un certo senso, a combinare tutto questo. Non appena mostravo un atto di bontà, ecco che mi si ritorceva contro. E a tutta forza. Se questa maledizione mi impediva anche questo, che cosa mi restava da fare?!
 
“Ma... Aki- “
 
“Zitto! - proprio lui parlava adesso? Che tacesse! – “Questo... questo è semplicemente troppo. Era tutto tranquillo fino a qualche giorno fa, e adesso vengo a sapere che un tizio senza volto e da riprovevoli intenzioni potrebbe essere sulle mie tracce! No, anzi... sulle tue! E ovviamente la sottoscritta doveva portare te sotto il suo stesso tetto! È troppo, è semplicemente troppo”. Era stato tutto un solo, grande errore. Prima mio e poi suo. No, aspetta, io non avevo fatto niente di male. Anzi, si era comportato lui come un ingrato. Non mi sarei dovuta fidare fin dall’inizio. Non solo aveva taciuto i rischi, ma si era deciso di parlare proprio perché aveva visto il mio marchio! Avrebbe mai detto qualcosa se non l’avesse notato?
 
“...Se c’è qualcosa che posso fare- “
 
“-E che cosa vorresti fare?! È già fortuna se stai in piedi senza cascarmi addosso!” Ridicolo. A giudicare dalla faccia, pareva proprio che gli bruciasse. Hah. Così imparava. Teneva la testa bassa, una mano dietro al collo, sospirando. Chiuse gli occhi.
 
“Mi dispiace...” oh, ma poverino. Adesso faceva il musetto dolce da vittima. LUI, capito?
 
“E ci mancherebbe! Adesso che faccio? Cosa faccio...” Guai in arrivo. Sicuro. E non solo dall’esterno. Stavo iniziando a perdere le staffe, e il controllo… quando cominciava così non era facile tornare indietro… No, no, no, aspetta… quelli non dovevano fuoriuscire. Quei poteri avevano il pessimo difetto di manifestarsi ogni volta che si accendeva anche la più piccola scintilla di emozione negativa; inoltre, con la mia tempra, una cosa del genere diventava davvero un bel problema. Proprio per questo ero qui, per trovare un po’ di “pace” in tutto il caos che mi circondava e che io stessa incrementavo, ma sembrava che non si stesse risolvendo niente nemmeno con questa specie di isolamento, anzi, erano i guai ad avermi inseguita… Poi mi accorsi che lui stava allungando delicatamente una mano verso di me, forse per metterla sulla mia spalla. Ma che diamine, non aveva afferrato il messaggio? Che non mi toccasse! Voleva provarci di nuovo? Voleva ancora cercare di accalappiarsi la mia fiducia? No, non mi facevo ingannare due volte di fila!
 
“E stammi lontano! Non vuoi capire che sono furiosa? Perché non mi hai detto niente prima?! Perché l’hai detto solo quando hai visto il mio segno?!”
 
“Come potevo sapere che mi avresti creduto?”
 
“Beh, almeno provarci a dire “Ehi, scusa, un tizio mi sta inseguendo e con grande probabilità vuole la mia testa –o braccio, qualunque cosa-, ti avverto!” E invece sei stato zitto! Se fosse arrivato in questi due giorni, che cosa pensi sarebbe successo?” Aveva sbagliato lui, ecco tutto! Se io non avessi avuto le mie abilità, avrei rischiato sul serio la vita! E lui non se n’era importato niente… Non poteva nemmeno pensare di difendere se stesso e me contemporaneamente, in quelle condizioni sarebbe bastato un niente per metterlo fuorigioco. Dovrei fidarmi io di lui quand’era lui a non essersi affatto fidato di me?! Finirebbe come andava avanti da una vita!  Sono sempre rimasta un mostro ai loro occhi! E se lo vedesse anche lui, sono sicura che penserebbe lo stesso… Se sapesse cosa gli ho nascosto –per il suo bene in questo caso-, anche lui mi darebbe del mostro. Sentivo la rabbia continuare a crescere, prepotente. I miei poteri avevano tutte le intenzioni di cogliere l’occasione al volo e sfogarsi una volta per tutte… mi accorsi che non potevo contrastarli: avevo involontariamente – o volontariamente? - spezzato ogni barriera di sicurezza. L’unico muro rimasto da sfondare era lo stabilizzatore sui capelli… stava per succedere un disastro, e io stavo lentamente perdendo la capacità di fermarlo.
 
“Mi dispiace, lo so... ma non pensavo che-“
 
“Che cosa? Che non avremmo corso alcun pericolo?! Ti rendi conto della situazione o no?!” Le mie parole continuavano a fiumi, quasi da sole. Non gli stavo dando nemmeno la possibilità di difendersi a voce. Era come se qualcosa dentro di me si ostinasse a non voler cedere, ragione o no… non era orgoglio, era qualcos’altro, qualcosa di più forte ancora, e a suo modo, spaventoso. Non riuscivo a raggiungerlo… Per un momento pensai che si trattasse di un qualcuno. Un qualcuno che non ero io.
 
“Certo che me ne rendo conto!”
 
“No invece, a quanto pare!” Lo guardai in faccia, e notai che aveva un’espressione un po’ scocciata. Aveva intenzione di ribattermi per le rime? Beh, forse era logico dopo tutte quelle interruzioni, e infatti-
 
“Certo, perché accogliere uno sconosciuto in casa tua era meno pericoloso, ovviamente! Perché te la stai prendendo così tanto?”
 
“…a te interessa solo questo segno, non è vero?”
 
“Eh?” disse lui piano, inarcando leggermente un sopracciglio. Come poteva non capire?!
 
“Ti preoccupi solo di questo, perché potrà servirti. A te non importa niente di me, ammettilo!” Le immagini tra il presente ed i miei ricordi si stavano sovrapponendo...
 
“Aki, ma che stai dicendo?” La sua espressione era di totale confusione, quasi shock. Tuttavia, per un istante mi sembrò che i suoi occhi, profondi e blu come il ghiaccio, avessero colto qualcosa in me. Era come se avessero realizzato una verità che non si aspettavano di trovare. Perché avevo avuto quest’impressione? Aveva visto qualcosa?
 
“Se non fosse per questo segno, saresti pronto ad abbandonarmi senza pensarci due volte, non è vero?!”
 
“No, affatto! Non farei mai una cosa del genere!” Un sonoro crack risuonò in un punto lontano e remoto della mia mente, come una catena spezzata, troppo lontano per poterla raggiungere. Queste parole erano identiche alle sue... quei capelli rossicci, quegli occhi verdi, quella voce, quel viso non avrebbero mai abbandonato il terreno arido della mia memoria. Quelle parole erano le stesse che lui mi ripeteva fin dall’inizio, quando ancora avevo l’illusione che lui mi avesse accolta tra le sue braccia perché davvero mi voleva bene…
 
Il ricordo brutalmente risvegliato fu la goccia che fece traboccare il vaso. Improvvisamente, percepii nell’aria come una nebbia sottilissima… non sapevo se fosse reale o avvertita solo da me, stava di fatto che da quel momento qualcos’altro ebbe controllo su di me, e quella cosa non ero io. Avevo fallito… adesso non potevo fare nient’altro… solo aspettare, e sperare di non accrescere ancora il carico di colpe che gravava sulle mie spalle…
 
“Bugiardo, bugiardo, BUGIARDO!” Non c’era dubbio. Le parole che avevo sentito –o gridato- erano uscite dalla mia bocca. Ma non avevo sentito la mia volontà regnare su di esse. Non ero io a parlare, poco ma sicuro. Era tutto così confuso… il mio braccio si mosse da solo, e le mie dita giunsero fino allo stabilizzatore, finché anche l’ultima resistenza non venne abbattuta.
 
Avvertii un brivido freddo. I miei capelli sciolti iniziarono a frustarmi il viso freneticamente. Sentivo la mia schiena curvarsi all’indietro, e ancora, tutto si muoveva contro la mia volontà. Era come viaggiare nel vuoto, senza fare contatto con nulla, tutto era più distante… poi realizzai cosa c’era: vento. Tanto, tantissimo vento.
Aprii gli occhi, e in qualche modo potei vedere attraverso di loro: Yusei teneva le braccia incrociate davanti a sé, facendo del suo meglio per restare inchiodato a terra. Stava cercando di fare resistenza al vento, e forse anche a qualcos’altro… sembravano tanti puntini fastidiosi che svolazzavano per la stanza, però poi mi accorsi che erano petali. Petali di rosa, e foglie. Che strani… però mi ricordavano qualcosa, di nuovo. Sì, non era la prima volta che li vedevo. Tutte le volte che l’incidente si ripeteva, si manifestavano sempre. Me li ricordavo. Ora ogni tipo di barriera nella mia mente era crollata, e i ricordi rifluivano, dolorosi. Mi rimisi in posizione eretta, leggermente curva in avanti, le braccia abbandonate ai miei fianchi, prima di stringere le mie mani a pugno, e contrarre tutte le mie corde vocali.
 
“Io volevo fidarmi di te! Invece sei un bugiardo come tutti gli altri!!!” ‘No, no, no… questa non sono io… non ci credere, per favore… Non è vero…’ adesso avevo cambiato idea? …Sì. Lo avevo capito… aveva paura per me semplicemente perché ero legata a quel segno… e forse una parte di me lo sapeva già… ma era troppo tardi per tornare indietro. Tutta colpa della mia testardaggine e diffidenza, nonostante sapessi quanto fosse sottile il limite che avrebbe bloccato queste disastrose conseguenze. ‘Quanto mi detesto… sono una stupida… sono la solita, sciocca egoista…’ sentivo la testa pulsare come non mai, e faceva male. Premetti le mie mani sulle tempie cercando di alleviare quel dolore, ma non funzionava. Un’altra scossa sotto i miei piedi, e dalle travi del pavimento si fecero strada a mezz’aria due lunghe radici, spesse ed intrecciate, verdi, piene di foglie, ma soprattutto munite di numerose spine, triangolari e affilate. Si dirigevano a gran velocità verso di lui… no… ferme, non fategli del male!
 
Ma quelle non mi ascoltavano. Nessuno mi ascoltava. Esse si avvinghiarono con rapidità attorno alle sue braccia sui bicipiti, serrandoli in una presa salda e stretta. Vidi il suo volto prima sorpreso, successivamente irrigidito dal dolore: tentava di soffocare quei lamenti –a volte senza successo-, ma era evidente che quelle cose facevano male. Ti prego, resisti… Yusei cercava di divincolarsi dalle corde che lo tiravano verso il basso, ma riusciva solo a peggiorare la situazione, facendo affondare ancora di più nella carne quegli aghi. All’improvviso si fermò, prese un respiro profondo e chiuse gli occhi. Cos’aveva intenzione di fare? Si sforzò di riportare le braccia davanti a sé, posando le mani sui punti in cui si trovavano le fruste, e l’azione gli costò altro dolore: non potei distinguere i dettagli, ma mi parve di intravedere una nebbiolina bianca… lui aggrottò ancora di più le sopracciglia sottili, finché non vidi qualcosa brillare tra le sue dita. Tante, lunghe schegge di vetro si stavano formando proprio nei punti su cui aveva posato le mani, spandendosi sui viticci. Quei cristalli trasparenti continuavano a crescere e a viaggiare per tutta la lunghezza delle radici. In un attimo, quello che avevo realizzato fosse del ghiaccio si frantumò saltando in aria, e quanto rimaneva delle fruste verdi congelate ricadde a terra a pezzi, liberandolo da quella morsa. Altre di esse che avevano iniziato a crescere intorno a lui si erano ritirate, come serpenti spaventati dal fuoco. Allora non aveva mentito… no, non l’aveva fatto nemmeno per un istante.
 
Il freddo attorno a me era aumentato. Lui era crollato in avanti su un ginocchio, respirando a fatica. Con mia grande tristezza e sensi di colpa vidi i nuovi tagli sulle sue braccia, abbastanza profondi da far scendere vivide, lunghe gocce di sangue sulla sua pelle. Non solo era stato ferito in precedenza, adesso avevo anche peggiorato la sua situazione… gli avevo fatto male, ed era tutta colpa mia… non sapevo far altro che portare dolore a tutti quelli che mi si avvicinavano. Ero davvero una strega... non c’era speranza per me di essere salvata. Ti prego, vattene… stai lontano da me, o ti farò ancora del male…
Prima che potessi formulare altri pensieri, il marchio iniziò a bruciare come non mai. Mi scappò un grido. Non lo ricordavo così doloroso. Lo tenevo stretto con l’altra mano, fissandolo con confusione: tutte le linee spesse che componevano quella specie di artiglio brillavano come fuoco accecante. Distogliendo lo sguardo, davanti a me vidi che anche lui stava facendo la stessa cosa… ancora piantato su quel ginocchio, si teneva stretto in grembo l’avambraccio destro… no, aspetta, l’aveva detto prima: sentiva dolore, ma non c’era luce… aveva detto la verità. Di nuovo. Non c’era motivo di dargli del bugiardo, fin dall’inizio, e sotto sotto lo sapevo. Solo che quella parte di me che adesso agiva al posto mio non era d’accordo.
 
“AKI!”
 
Di nuovo, altro mi trascinò indietro, stavolta riuscendo a riportarmi definitivamente nel mio corpo. Una voce, la sua, in qualche modo era stata capace di raggiungermi. Lo vidi mentre cercava di rimettersi in piedi, un po’ traballante, tenendosi il braccio destro. Nei suoi occhi c’era preoccupazione… Avendo riacquistato sensibilità, mi accorsi che parti delle mie braccia pizzicavano. Forse quei petali avevano graffiato anche me. Ahia, facevano male…
 
“Aki, ferma questo vento! È pericoloso!” La mia attenzione si spostò su ciò che avevo sentito. ‘Fermare il vento? E… come si fa? ’
 
“Non lo so fare, Yusei!” Lui mi guardò un po’ stupito, poi preoccupato, ma deciso. Forse aveva capito cosa mi stava succedendo, o almeno, così mi suggeriva il suo sguardo.
 
“Concentrati! Usa la tua forza di volontà!” …Volontà? Sì, forse era questo… magari la differenza era proprio questa! Lo volevo a sufficienza da fermarlo? ‘Concentrati, Aki, devi volerlo con tutte le forze. Coraggio…’ No, non bastava. Sentivo la mia testa sempre più pesante, percepivo quel dolore con chiarezza. Il vento continuava a soffiare, forte, e l’immagine di Yusei diventava sempre più confusa… e vicina. Era sfocata, distante, dispersa in una dimensione buia. Le luci si stavano abbassando… Era tutto così lontano… Le mie ginocchia si stavano indebolendo… Da quel momento, la mia mente cadde nell’oscurità più totale. Divagai nel vuoto per non so quanto, avevo perso ogni cognizione dello spazio e del tempo. Intorno a me c’era solo nero. Era come essere finiti in un mare d’inchiostro denso. Non un filo di luce. Ci stavo letteralmente nuotando dentro, ma non serviva respirare; ero come distesa, fluttuante, immobile, e non c’erano rumori. Solo il nulla. Percepivo quasi tranquillità in quello spazio silenzioso. Rimasi a godere di quella pace temporanea il più a lungo possibile.
 
 
 
Poi riaprii gli occhi. Il mondo continuava a girare e avevo un mal di testa crescente, ma non fu necessario preoccuparsene subito: mi sentivo come in una stretta, anche i miei respiri erano leggermente bloccati. Qualunque cosa mi stesse avvolgendo così saldamente, era calda… ero seduta a terra, gambe piegate accanto ai miei fianchi, e il mio mento era appoggiato a qualcosa… no, al contrario, quello sembrava appoggiato a me. Che cosa mai poteva esser-
 
No, chi poteva essere. Capelli neri e appuntiti mi solleticavano una guancia, abbastanza lunghi da riuscire trovarli con gli occhi. Ero appoggiata su …una spalla, la sua. La mia testa era sostenuta da dietro, sentivo una mano tra i miei capelli. Avvertivo anche un braccio avvolto sulla mia schiena, circa a metà di essa, che mi teneva forte, come se volesse impedirmi di cadere… Tutto il resto era assolutamente immobile e silenzioso. Il vento era sparito.
 
Yusei mi stava abbracciando.
 
Oddio-oddio-oddio.
 
P-P-Perché mi stava abbracciando?!!
 
Cercai di superare lo shock momentaneo. Ma quando… Che mi ero persa? Per quanto tempo ero finita in quella dimensione nera? P-perché ero tra le sue braccia?!!! E perché così?!
 
Non passava un filo d’aria tra i nostri corpi, e il contatto mi permise di sentire i suoi battiti del cuore. Erano forti, audaci, e rapidi… Erano il simbolo stesso della sua vita, della sua forza. Contemporaneamente, mi resi conto che potevo percepire anche i miei. Entrambi i ritmi battevano all’unisono, l’uno contro l’altro, accelerati dalle forti sensazioni che avevano provato in precedenza.
Il suo respiro vicino al mio collo era un po’ affaticato. Avvertivo il suo torace alzarsi e abbassarsi ritmicamente. Mi teneva così saldamente che sembrava non essere minimamente intenzionato a lasciarmi. Quel calore mandava brividi alla mia schiena senza sosta. A questo punto la mia faccia doveva essere diventata bollente… Anche perché mi resi conto che il mio petto era abbastanza compresso dal suo peso. Non sapevo a che pensare prima… Aiuto… stavo andando a fuoco…
 
“Aki! Stai bene?”
 
‘No che non sto bene’ sarebbe stata la prima risposta a venirmi in mente dopo che lui si era accorto del mio ritorno al mondo terreno, ma poi capii che l’avrebbe potuta intendere male. La risposta giusta assomigliava più a un ‘Fin troppo bene’… no, decisamente no, l’avrebbe presa peggio. Meglio optare per la semplicità.
 
“S-si…” ...più o meno. Lui sospirò profondamente, come di sollievo. Mi teneva ancora tra le braccia. Ma se n’era accorto oppure no?! Non che volessi che mi lasciasse, ok, ma…
 
“Meno male. Mi dispiace… avevi ragione, avrei fatto meglio a dirtelo, a provarci almeno. Ti chiedo scusa.” Mentre udii le sue parole, mossi un po’ la testa, e il mio sguardo cadde su quanto potevo vedere del suo braccio destro, lo stesso che terminava nei miei capelli. Essendo dentro casa, non indossava la giacca, e questo mi permise di vedere con orrore le gocce di sangue che rigavano i suoi muscoli, cadenti da lunghi segnacci rosso bordò sparse sulla sua pelle. Erano davvero dei brutti tagli… Oh no… Era tutta colpa mia…
 
“No, sono io che mi devo scusare… guarda che ti ho fatto…”
 
“Tranquilla, non è niente. L’importante è che tu stia bene.” Meno male che non era ‘niente’. Ma come faceva a preoccuparsi di me sapendo di essere coperto di sangue? Quelle ferite dovevano fare un male terribile; eppure, non percepivo dolore nella sua voce...
 
“Perché? Perché l’hai fatto? Saresti potuto morire…”
 
“Avevi bisogno di tornare in te, ti saresti fatta solo altro male.” Per un attimo mi tornarono in mente i graffi che mi ero procurata in quella specie di tempesta. Parlava di quelli? No, non solo, almeno…
 
“Che te ne importava se ci rimettevo io? P-Perché… non hai pensato a salvarti?”
 
La mia voce falliva nel nascondere quel nodo stretto in gola che minacciava singhiozzi. Se avessi riaperto bocca se ne sarebbe accorto tale e quale. I miei occhi stavano diventando umidi e caldi… ‘No, non azzardatevi ad uscire, stupide lacrime. Non davanti a lui.’ Sentii l’urgenza di prendere respiri più ampi e profondi per calmare l’istinto del pianto. No, dovevo cercare di non far notare neanche quelli, sennò l’avrebbe capito lo stesso. Ad un certo punto lui allentò la presa fino a lasciarmi e si rimise seduto sui talloni davanti a me, tenendomi le spalle con le mani, i suoi occhi fissi nei miei. In quel momento riuscii a vedere tutti i graffi che si era procurato nel frattempo, anche i vestiti erano strappati qua e là. Potevo intravedere addirittura i bendaggi che ancora teneva dalla vecchia ferita, attraverso una striscia aperta della maglia… Dovevano fargli tanto male... Restando immobile, potevo percepire persino un tremore lievissimo dalle sue mani, colpa delle ferite.  Ma, nonostante il sangue, dalla sua espressione continuava a trasparire… sicurezza, e forza. Sarebbe bastato guardarlo negli occhi per capirlo. Erano così belli… Avevano un colore unico e meraviglioso: erano profondi, almeno quanto il mare, uno specchio diretto verso la sua anima. Se la sua anima era bella quanto quegli occhi…
 
“Ascoltami, Aki. Non vedere il fatto di possedere i tuoi poteri come un male. L’ho capito, sai, quanto hai sofferto. L’ho visto, nei tuoi occhi. –Sospirò profondamente-. A volte mi sono chiesto, in passato, perché io avessi quegli strani poteri. Spesso non riuscivo a non provarne un certo disprezzo, perché tutti gli altri miei coetanei avevano paura di me. Pensavo che sarei rimasto solo per sempre, ma poi incontrai Jack e Crow. Furono gli unici a restare al mio fianco, gli unici a potermi capire davvero. A discapito di ogni previsione, quel marchio era riuscito a portarmi degli amici. Inoltre, vidi in quei poteri la possibilità di proteggere le persone a me più care al massimo delle mie forze. Fu quando lo realizzai, finalmente, che mi ripromisi di proteggerli tutti. Non è un caso che anche tu abbia questo segno, Aki. Nemmeno tu sei sola.”
 
Non seppi più cosa dire. Un groppo immenso nella mia gola mi impediva di esprimermi. Sentivo il mio labbro inferiore tremare, mentre quello stesso groppo minacciava di esplodere. Con quelle parole Yusei era riuscito a sciogliere tutti i nodi che mi tenevano legata alla disperazione e solitudine. Tutta la mia vita, i miei ricordi, i pesi che gravavano sulla mia anima… li aveva annientati tutti in un colpo solo. Quella che pensavo fosse una maledizione, all’improvviso… Mi aveva fatto trovare la luce. La luce che pensavo non avrei mai visto, quella in fondo al tunnel, era così vicina…calda, luminosa… era viva. Ero salva. E, finalmente, scoppiai a piangere. Piansi, piansi come una fontana. Calde lacrime mi rigavano il volto, singhiozzi mi scuotevano. Ora non mi importava più di farmi vedere in un momento debole, ero troppo felice. Yusei non era scappato, non mi aveva dato né del mostro, né della strega… Avrei potuto ucciderlo, e lui lo sapeva… invece aveva preferito rischiare, per me… mai l’avrebbe fatto se avesse voluto solo i miei poteri. Non aveva pensato a mettere in salvo se stesso, ma me. Non mi aveva abbandonata. Mai l’avrebbe fatto se il suo animo non fosse stato così nobile e puro. Chi era questo ragazzo? Come faceva ad esistere una persona così? Come poteva essere solo concepibile un animo come il suo? Era impossibile che un cuore così potesse coesistere con questo mondo... D’istinto, gli gettai le braccia attorno al collo –stando sempre attenta a non fargli male-, come per paura che mi scappasse via. Non volevo mi lasciasse, ora che lo avevo finalmente trovato. Continuai a lacrimare terribilmente con la faccia affondata sulla sua spalla, e tra i miei singhiozzi lui mise una mano sui miei capelli, accarezzandoli lievemente. Avrei voluto che non smettesse più. Era così dolce, e bello… i suoi palmi forti erano così caldi… forse lo avevo un po’ sorpreso appendendomi a lui in quel modo di mia spontanea volontà, però volevo farlo… Era un conforto che probabilmente in vita mia avevo solo sognato, magari proprio durante una di quelle notti in cui la disperazione mi assaliva. Avevo innalzato tutti quei muri aridi e freddi per proteggermi da me stessa, mi ero illusa di aver accettato il mio fato… Conscia del fatto che non potevo fuggirlo. Tante, troppe volte queste mani non c’erano state, proprio quando ne sentivo il più disperato bisogno… Ora che erano miracolosamente giunte da me, non volevo che mi lasciassero. Volevo che restassero vicino a me per sempre, portandosi via la mia tristezza fino a farla sparire. E se loro non potevano restare qui, allora io le avrei seguite. Nulla mi vincolava a questo posto. Restammo così fermi forse per qualche minuto, mentre lui attese pazientemente che mi calmassi.
 
“Meglio adesso?” disse lui, in un sussurro.
 
“M-h”. Annuii debolmente. Asciugando le mie ultime lacrime, scossi un po’ le ginocchia e cercai di rimettermi in piedi, un po’ alla volta, dando una mano a Yusei, ancora ferito. Lui si rialzò evitando di fare movimenti bruschi, le gambe sembravano illese –aveva dei pantaloni abbastanza spessi che lo avevano protetto almeno dai petali e dalle foglie, erano semplicemente tagliuzzati qua e là. Avevo combinato un vero disastro, nella stanza sembrava fosse passato un tornado –no, anzi, era passato un tornado… Si preannunciava un duro lavoro di rimessa a posto. Prima però dovevo medicare Yusei, si era ferito per colpa mia, e volevo rimediare. Quando finalmente fummo entrambi stabilmente in piedi, alzai lo sguardo verso di lui, e feci per parlare:
 
“Yuse-“
 
Ma mi paralizzai. Tutto si congelò in un istante. Una folata di vento, e non eravamo più soli. Un’ombra, nera come la pece era apparsa dal nulla affianco a noi, improvvisa come la luce di un lampo, senza emettere un fiato. Yusei si voltò di scatto. Tutto sembrava muoversi a rallentatore. Lui spalancò gli occhi: la figura aveva un lungo mantello, ed era incappucciata. Sollevò la testa appena a sufficienza per intravederne la bocca e parte degli occhi, in penombra.
 
“Alla fine ti ho trovato”.
 
Capii all’istante di chi si trattava. I guai erano arrivati. Vedendo tale figura immobile, in un primo momento non reagii; subito dopo però sentii una mano chiusa attorno al mio polso strattonarmi bruscamente verso l’ingresso. Lo sconosciuto era rimasto lì, avanzando solo di qualche passo, ma la mano che mi trainava mi costrinse a dargli le spalle. Yusei spalancò il portone e si precipitò fuori trascinandomi con sé. Questa volta aveva deciso in fretta cosa fare… Però, di nuovo, non poteva difendersi, dunque si ritrovò costretto a volgere in ritirata. Io avevo ancora i miei poteri a disposizione, se necessario, ma avrei dovuto ricorrere ad essi con cautela. Non ero ancora in grado di controllarli a sufficienza, e questo tizio sembrava saper dare del filo da torcere ai suoi avversari. Non facemmo tanta strada, ma un muro trasparente, luminoso e verdognolo si materializzò davanti a noi, troppo veloce perché le nostre gambe potessero raggiungerlo. Arrestammo entrambi la nostra corsa a pochi metri da esso; sentivo la mano di Yusei stringere il mio polso con un po’ troppa forza. Sembrava che stesse… tremando. -Era a causa delle ferite, oppure…? Lui si voltò immediatamente, notando che quell’uomo ci aveva praticamente raggiunti –come aveva fatto ad arrivare così vicino? Avevo una pessima sensazione. Guardai Yusei: nei suoi occhi vedevo paura, ma anche tanta rabbia.
 
“Di nuovo tu…” disse con voce bassa. Non l’avevo mai sentito parlare con un tono del genere, mi faceva un po’ paura. Sapeva apparire minaccioso volendo, però le braccia insanguinate in bella mostra lo contraddicevano. L’altro non rispose, sembrava intendesse prendersela comoda. Poi sorrise in maniera sinistra, sollevò una mano all’altezza della testa, unì insieme le dita e, molto semplicemente, le schioccò.
 
Il mio cuore perse un battito. Sentii improvvisamente il terreno mancarmi sotto i piedi, letteralmente. Guardai in basso, e vidi soltanto nero. Riportai lo sguardo verso l’alto, solo per accorgermi che anche il mondo esterno si stava allontanando verso il cielo azzurro: ero in piena caduta libera, scendendo sempre più velocemente in un cratere senza fondo. Gridai con tutte le forze verso la luce che si stava rinchiudendo sopra di noi, nell’inconscia speranza di tornare indietro, mentre l’oscurità si infittiva, accompagnata solo dal lungo suono della voce forte di Yusei che copriva la mia… Era come se anche il mio cuore stesse precipitando, benché chiuso nel mio corpo, nel vuoto di quell’oblio… Mi sentivo… fragile. Tutto stava accadendo troppo in fretta, e io non potevo percepire altro che il vento fischiarmi nelle orecchie e gelare tutto il mio corpo. Ad un tratto ebbi l’impressione di tuffarmi di schiena in acqua, solo che quest’acqua era fatta di oscurità palpabile. Tutto stava svanendo, ed io, persa in quel mare, mi abissai nelle tenebre più profonde.
 
 
*nello studio buio e incasinato della scrittrice*
 
*parola all’autrice rompiscatole e precisazioni* [lettura facoltativa se vi siete scocciati di leggere XD]
 
1) Motivazioni sulla “direzione” del capitolo
 
Questo volo mi ricorda terribilmente quello di Yusei poco prima di incontrare il padre… ok, è un caso XP Dunque, il povero Yusei ignaro delle capacità di Aki ha fatto la mossa sbagliata nel farla arrabbiare… mettici la naturale propensione di lei a pensar subito male e incacchiarsi, LOL era inevitabile il casino XD specialmente con un particolare ricordo risvegliato accidentalmente… è stato il colpo di grazia :/ ma non apro bocca su questo u.u infine Yus, vedendola indebolirsi e cadere –sì, stava praticamente svenendo- si è fiondato a prenderla, un po’ per impedire che si facesse male (non sapeva stesse perdendo i sensi), un po’ per cercare di calmarla, tentando un contatto fisico... sai com’è, quando queste cose accadono rapidamente uno non sta manco lì a riflettere u.u comunque, il “tilt” di Aki è durato poco, roba di una manciata di secondi. Visto che ci sono, vi faccio presente un dettaglio sottinteso: essendo raccontato tutto dai loro punti di vista, i personaggi possono facilmente essere tratti in inganno U.U
 
2) Parere personale:
 
Quando vidi la serie la prima volta in TV non riuscii subito a capire né la storia di Aki, né il perché al termine dei duelli con Yusei piangeva sempre, tantomeno perché sosteneva di essere stata “salvata” da lui :T poi però riflettendoci (e leggendo fanfiction), finalmente la compresi e la trovai davvero commovente e profonda (sono l’unica che pensa che Aki si comporti esattamente come un fiore spinato? <3). Forse hanno presentato storie troppo mature per i numerosi ragazzini/bambini che seguono Yu Gi Oh (ci costa dirlo, ma sappiamo in fondo che la maggioranza è di ragazzini TwT) :/ … spezzare con la serie Zexal, secondo me, è stato positivo, tuttavia continuo a ritenere che abbiano esagerato T_T Yuma ha sfondato tutti i canoni della figaggine dei protagonisti di Yu Gi Oh… di piena faccia T__________T
 
3) Piccoli avvisi:
 
Vorrei fare una specie di sondaggio per mia curiosità: non molto tempo fa ho scritto una One-Shot sempre su Yu Gi Oh 5d’s (nel caso, date un’occhiata al mio profilo ;D ), ma…. Era già fortuna se riceveva una visitina ogni 5 giorni D: i capitoli di questa storia a confronto vanno a picco…. *sempre relativamente xD* ok che magari non era nulla di straordinario, ma la cosa mi ha fatto chiedere “Forse la maggioranza preferisce le fanfiction a capitoli piuttosto che le one shot?” Se il motivo è la lunghezza, non oso immaginare per le flash fic come vadano le cose… Mah, io le considero alla pari, sarò un singolo caso? (Come spesso succede?) xD
 
Per chi non ha visto, tutti i capitoli precedenti sono stati aggiornati con dei miei disegni :3 non saranno perfetti, ma un giorno li saprò fare meglio di così XD se non li avete ancora visti, fateci un salto! :3 ooora  torniamo alle cose importanti ^_^
 
*parola ai ragazzi*
 
Io: chiedo perdono per la cliff anger, serviva purtroppo XD
 
Aki: che bel finale… *sarcastica*
 
Yusei: …dove dovremmo essere finiti adesso?
 
Io: Niente spoiler ^x^ sappiate solo che i veri guai cominciano adesso uwu
 
Aki + Yusei: *sigh*
 
Jack: *si intromette* io che fine ho fatto, si può sapere?!
 
Crow: vorrei saperlo anch’io e.e
 
Io: siete morti fra atroci sofferenze :3
 
Jack + Crow: O__________________O COSA?!!!
 
Aki + Yusei: LI HAI UCCISI?!!!
 
Io: naaah, scherzavo ^O^ relax ragazzi XD sarò tante cose, ma non così bevuta di cervello ùWù in questo esatto momento avete delle facce stupende :’3 a me una fotocamera!
 
Jack: ma brutta… *scrocchia i pugni*
 
Crow: se le sta cercando…*gli sta venendo un tic nervoso ad un occhio*
 
Io: essù, buoni giovani u.u
 
Aki: …esiste qualcuno che la sopporta qui dentro?
 
*la porta si spalanca di botto*
 
Vector: SÌ, IO!
 
Aki: KYA!-- *ha fatto un zompo dallo spavento, come tutti* ancora tu?!
 
Vector: HAHAHHAHAH Certamente! Nessuno può sbarazzarsi di Vector-sama! HAHAHAHAHAHHA Splendido finale, Aki-chan!
 
Io: grazie, che onore :’D ecco, imparate u.u
 
Crow: fermi tutti… ora che ci faccio caso, sono l’unico che pensa di vedere un paio di ali sulla sua schiena?? D8
 
Vector: Ah, ti riferisci a queste? HAHAHAHAH che c’è, sei invidioso? Hai un deck pieno di pennuti (e persino la duel runner con le ali!) ma sei l’unico che non sa volare! HAHAHAHAHAH
 
Crow: COME OSI RAZZA DI *censored censored  censored  censored  censored  censored*
 
Io: Ehi Vector, così scateni una rissa XD guarda che questi qua non scherzano a pugni u.u
 
Vector: ma è troppo divertente! HAHAHAHA! Vincerei io lo stesso!
 
Crow: grrr, ma se t’investo con la Black Bird vinco io, giusto? e_O *il tick peggiora*
 
Io: O_O Crow, calmati D:
 
Vector: perché non ci proooooooovi? HAHAAHAH! *faccia folle*
 
Io: *si mette in mezzo* bene, abbiamo capito che non hai una buona influenza sul team, Vector XD meglio chiudere, o qua finisce male malissimo se ci si mettono anche gli altri u.u un sentito grazie alle anime che hanno avuto la forza di leggere questo papiro, spero di pubblicare il prossimo quanto prima <3 (sono sommersa di disegni da terminare su commissione XD) notte gente! ^_____^
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Evvai, nuovo disegno! :D chiedo perdono per la qualità, ma essendo rimasto chiuso per settimane nell'album sfregandosi contro gli altri fogli si è un po' rovinato.. comunque ho rimediato per quanto possibile xD spero vi piaccia :D (non avete idea di quanto c'abbia messo per finirlo ._.") nulla da precisare sulla scena, vero? :'3 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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