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Autore: Jomy Pace e Amore    31/01/2014    1 recensioni
Megan è una ragazza comune di quattordici anni amante del rischio. Si trasferisce con la sua famiglia in Transylvania. Arrabbiata per la separazione con i suoi amici. Un giorno incontrerà cinque ragazzi che cantano bene e che nascondono un piccolo grande segreto, Megan riuscirà a salvarli grazie alla loro fiducia e alla sua determinazione.
Genere: Avventura, Comico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1: Nuova vita in un mondo “morto”
 
 
 
 
 
 
 
 
Era venerdì 17 aprile quando mi trasferii in Transylvania. Una settimana dopo incominciò la mia più grande avventura. Mi svegliai con un grande mal di schiena, causato dai pesanti scatoloni trasportati i giorni precedenti. Ero arrabbiata. Mi mancavano i miei amici della Pennsylvania, e sapevo che mi sarebbero mancati. Sapevo però che me ne sarei fatta una ragione. Mi alzai dal letto, dal dolore che mi provocava la schiena ebbi l’impulso di poggiarmi sul comodino. Feci un bel respiro e mi alzai. Andai a prendere il mio beauty-case. Mi misi un po’ di cipria, poi il phard, una matita marrone attorno ai miei grandi occhi a gatta verde scuro e il mascara. Dopo presi l’olio per capelli, da mettere sui miei capelli ricci castano biondo. Voilà, ero pronta per uscire di casa ed esplorare Bran. Uscii da camera mia, scesi le scale borbottando e mi persi. “Oddio, dov’è la cucina? Ho fame!!!” Pensai. Mi girai di scatto istintivamente. Notai una porta marrone un po’ vecchia. “Sarà quella la porta che porta alla cucina?,… Le porte portano, ma la porta non può essere portata,… Aspetta, invece si può portare la porta, quindi le porte portano, e le porte possono essere portate, attraversando un’altra porta che anch’essa può essere portata,… Fooorte,… Ok Megan, ritorniamo a dove porta quella porta!,… Dove porta?,… Il mio cervello dice che devo aprirla,… Aspetta, ma c’è ho un cervello?,… Cavoli Megan! Apri quella maledetta porta!”. Posai la mano intorno al pomello e lo girai. Aprii la porta, tutta cigolante. Dentro c’era il bagno, e dentro il bagno seduta sul water c’era Jemma, mia sorella, che mi guardava, con quei suoi occhi marroni coperti leggermente dai suoi capelli castano scuri lisci, arrabbiatissima. Imbestialita mi urlò contro:- Megan! Esci immediatamente! Vuoi vedere una torta al cioccolato?!-. Risposi un po’ ironicamente:-Ma tu non la facevi verde?-. Lei mi urlò ancora più forte:-Esci o te la lancio!-. Così intimorita risposi:- Non trovo la cucina-. Lei ancora più arrabbiata, a denti stretti rispose:- E’ alle tue spalle!-. Chiusi forte gli occhi e strinsi forte le mani. “Ti prego, dimmi che non è vero!”. Mi girai lentamente, aprii gli occhi, e vidi la cucina. “ Ok, non ho il cervello”. Chiusi la porta e imbarazzatissima andai in cucina. Salutai i miei genitori. Mia mamma, più alta di mio padre, bionda dagli occhi verde scuro come i miei, e mio padre moro con gli occhi marroni. Mi sedetti a tavola. C’era un appetitoso piatto di frittelle. Me lo stavo divorando con gli occhi. Mi accanii sulle frittelle, e me le divorai in due minuti. Quando finii di mangiare alzai la testa e i miei genitori mi guardavano sconvolti. Ci fu qualche secondo di silenzio e poi mia mamma mi domandò:- Megan, oggi cosa fai? Hai detto che volevi uscire e vedere la città-. –Sì, ma non voglio la compagnia né di Jemma né di Jack- risposi un po’ freddamente. –Ma sono i tuoi fratelli!- mi disse mio padre. –Sì, ma voglio stare da sola!- chiusi il discorso. Mio padre fece spallucce. Andai in camera a prendere il mio telefono e uscii di casa. Chiudendo la porta di casa inspirai bene l’aria pura del mio giardino, un aria…Diversa...non so, forse ..come un costante autunno,… Foglie, umidità,...Pioggia!!!!  Uscii dal cancello. Attaccai le cuffie al telefono e mi misi ad ascoltare la musica. Scelsi <>, e mi misi a canticchiarla per strada. “Bran, è il paese più ambiguo che avessi mai visto…cosi sinistro, gente strana, senza sorriso sul volto,… Oh! Bello questo pezzo! ‘Cause we’re on fire, we’re o-on fire, we’re on fire now!,… Questa canzone è stupenda! Amo i One Direction!”. Svoltai poi l’angolo per andare in centro al centro di Bran. C’era un incredibile profumo di pane appena sfornato nell’aria. “Mi sta tornando la fame”. Così chiesi al primo ragazzo che mi ritrovo davanti, un bel tipetto alto, dagli occhi azzurri e capelli chiarissimi:- Mi scusi, ma da dove viene questo buonissimo odore di pane?-. Il ragazzo mi rispose:- Dietro tue spalle, esserci panetteria-. “Oh no! Ancora!”. Gentilmente li risposi:- Grazie!,… Oh,… E, volevo dirti, sei carino!-. Mi guardò quasi stupito e disse:- Grazie,…-. Poi però li dissi:- Ma non sei il mio tipo tranquillo!... Ma, sei di queste parti?-. Lui mi rispose dicendo:- Si, e io imparare inglese, a me piacere inglese-. –Forte!,… Grazie, ciao!- Li risposi. Stavo per andarmene ma lui mi fermò dicendo:- Comunque io essere Alexander-. Mi voltai, lo guardai dritto negli occhi e dissi:- Megan, sono Megan-. Sorrise, contraccambiai e tornai nella mia strada. Girai un po’ di qua e un po’ di là, senza pensare dove stavo andando.  Finii in un parco. Mi sedetti tranquilla per terra. Stavo ascoltando <>, quando vidi un ragazzo alto, qualche centimetro più di me, castano riccio girato di schiena. “Sembra Harry Styles,… Sì,… Certo,… Ti pacerebbe Megan!”. Il ragazzo si voltò. Notai il sorriso, con gli incisivi poco più sporgenti degli altri denti, le labbra abbastanza piene, rotonde sul labbro superiore, le fossette, il nasone e i degli occhi così belli, che sembravano parlassero da soli, e verdi come gli smeraldi, le rughette che si formavano intorno agli occhi quando sorrideva, e qualche brufoletto sulla sua pelle chiarissima. “Mi è venuto il magone”. Strizzai gli occhi per riconoscere che fosse proprio Harry. “…Credo che le frittelle che ho mangiato stanno avendo un brutto effetto su di me,…”. Mi alzai, e mi avvicinai. “Ok, è proprio Harry”. Mi stavano tremando le gambe. Quando fui a due passi da lui dissi:- Oddio Harry Potter, EHM, EHM! Styles!-. Lui mi rispose:- Ciao! Immagino tu sia una fan-. Notai che si grattò la testa. Lo guardai con un sorrisetto malizioso e li dissi:-No, sono tua nonna!-. Scoppiai a ridere. Mi guardò male. Dopo mi chiese:- Come ti chiami?-. –Megan! La mega “n”,… E dopo questa,… Manicomio!- risposi. Mi guardò male. “Ma perché faccio sempre figure di emmental?”. Si grattò ancora la testa, più forte di prima. Dopo mi disse: Vuoi un autografo? Un abbraccio? Una foto?-. –Vorrei passare un po’ di tempo con te e con gli altri quattro- risposi. Spalancò gli occhi e cambiò discorso:- Ehm,… Farci un giro insieme per la città? Ok!-. “Ma,… E’ matto? Va bè,… Mangiare i toast sotto la doccia non ti può rendere di certo una persona normale,…”. Si grattò ancora la testa. “Ma cos’ha i pidocchi?”. D’un tratto una bambina e un bambino alla nostra destra si misero a giocare con una palla. Harry la vide ed esclamò: -Palla! Mia la palla! Mia! La palla, la palla, la palla, la palla!!! Pallina arrivo!!!-. Iniziò a correre verso la palla a quattro zampe per prendere la palla. I bambini si misero ad urlare. Prese la palla con la bocca e tornò indietro a manetta. Io ero sconvolta. “Ma che cavolo li è preso?!”. Lo guardai bene tornare indietro, ero quasi certa che mi puntasse, poi capii che stava correndo veramente a quattro zampe verso di me. “Ma che casco sta combinando?!”. Iniziai a correre dalla parte opposta più veloce che potessi. Sfortunatamente mi raggiunse. Mi saltò addosso e mi buttò a terra. Si mise a leccarmi il viso. Vidi i suoi occhi. Non erano più verdi, erano giallo lucidi. Dallo spavento mi misi ad urlare. Lui rimase fermo qualche secondo, chiuse gli occhi, scosse la testa, riaprii gli occhi, erano tornati normali, e si spostò. Arrabbiata e spaventata li urlai contro:- Ma sei impazzito?!-. Si rigrattò la resta e rispose:-Scusami Megan,… Io,…-. Mi guardò dritto negli occhi, e poi disse con voce avvilita:- Mi dispiace-. Si alzò e si allontanò. Istintivamente dissi:-Aspetta! Non andare, sono io che sono isterica,… Scusa me,…-. Si girò e disse:-Come sei dolce!,… Aspetta! Ma io ti piaccio?-. Io risposi:- Sei quello sexy del gruppo secondo me, ma sei troppo idiota,… Preferirei averti come amico, anche se sei il mio preferito del gruppo!-. Sorrise. Rimase in silenzio a guardare per terra. Si grattò la testa. “Com’è strano,…”. Un istante dopo si mise ad odorare per aria, il che mi portò a domandarli:-Che hai?-. –Lo senti questo odore delizioso?- mi rispose. Mi misi ad annusare per aria. Non sentii niente, così li risposi:-Quale odore?-. Mi prese per mano e si alzò di colpo. Mi trainò via. –Dove mi stai portando?- chiesi. –Dove sento questo odore- rispose. Ci ritrovammo davanti a un uomo che perdeva sangue dal naso. Harry un secondo dopo disse:-Ecco cos’era,…-. – Ma, come hai fatto a sentire questo odore, così lontano?- domandai stupita. Non rispose. –Harry-. Rimase sempre in silenzio. Cambiai discorso:- Posso farti una domanda?-. Si girò e mi guardò. Continuai:- Cosa ci fai qui a Bran?-. –Io,… Scusami Megan,… Io non posso dire e fare niente,…-. Lo guardai stranamente. Dopo mi disse:- Ok, è stato bello Megan, ci vediamo magari domani,…-. “Eh! Magari!”. Mi abbracciò e aggiunse:- Questa notte,… Rimani a casa,… Non uscire per nessun motivo,… E chiudi la porta a chiave,… Non chiedermi il perché,…-. Risposi con un filo di voce:- Ok,…-. Dopo se ne andò.
Passarono un po’ di ore. Ero dentro un bar per bere un bicchiere d’acqua. Avevo una sete boia. Entrai dentro il bar e mi sedetti. Si avvicinò una donna bassa dai capelli scuri come la notte. Ci misi tipo mezz’ora a farli capire che volevo un bicchiere d’acqua. Sembravamo due ritardate. Mi portò poi il bicchiere d’acqua e in neanche due secondi lo finii. Entrò poi quel ragazzo che avevo incontrato prima. Mi vide e mi salutò. Si avvicinò a me e mi salutò:-Ciao-. –Ciao Alexander- risposi. –Che fare tu qui?- domandò. –Io fare qui popò!- risposi ridendo. Mi guardò male. –No scherzo, ero venuta per bere un po’ d’acqua- aggiunsi. Rimase in silenzio qualche secondo. Poi disse:-Megan, questa notte esserci luna piena, non uscire casa! Essere pericoloso!-. “ Sì un lupo mannaro! Che paura! La gente di questi posti è proprio idiota,…”.
  
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