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Autore: DarkSide_of_Gemini    31/01/2014    4 recensioni
"-Io posso venire quando voglio qui. Domani torni?-
-No-
Aveva usato un tono perentorio, non adatto ad un bambino della sua età.
Sembrava abituato a farsi obbedire ad un minimo cenno, aveva assunto una vaga espressione di minaccia.
Kendeas ci rimase male, ma non si perse d’animo.
-E dopodomani?-
-No. Mai più. Mai più fino a quando non avrò terminato il mio addestramento-"
Due bambini, un lungo periodo di attesa, una promessa da mantenere.
E' così che inizia la storia di Saga e Kendeas, il primo Gold Saint dei Gemelli, l'altro un ragazzo comune, come tanti.
La storia di un amore nato per caso e capace di durare tutta la vita e oltre la morte, attraverso difficoltà, tradimenti, bugie.
Attraverso gli anni.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gemini Saga, Nuovo Personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Anàmesa étoiAcross the years

 

6 – These Open Arms

 

“What if everything you always took for granted, was gone?
And everything you ever thought was right, was wrong?
And what if everyone you ever loved was torn, from the pages of your life?
Would you reach out for tomorrow, or try to turn back time?

Da giorni nessuno aveva notizie né di Athena né dei Saint che l’avevano seguita nel regno di Hades.

Al Santuario erano rimaste solo le due sacerdotesse guerriere, cinque Bronze Saints e pochi soldati, e da una delle due sacerdotesse, wanaxa Shaina, Kendeas aveva saputo che non sarebbe stato punito per la sua infrazione.

Era stato per premiare la sua onestà, perché li aveva avvertiti dell’esistenza degli Specter  nonostante sapesse di rischiare la pena di morte.

Kendeas aveva l’impressione che wanaxa Shaina fosse in realtà una persona molto più sensibile di quanto sembrasse, perché era stata ad ascoltarlo con attenzione mentre lui le raccontava del suo rapporto con Saga, e gli aveva dato la sua parola di Saint che nessun’altro avrebbe saputo, neanche wanaxa Marin.

Le due donne guerriere facevano del loro meglio per non far precipitare tutti gli altri nel caos: wanaxa Marin era la più anziana ed era toccato a lei parlare nella grande arena del Santuario.

Aveva detto che non importava se Athena e tutti gli altri sarebbero tornati dopo pochi mesi, giorni o anni o se non fossero tornati affatto e loro avessero dovuto aspettare altri duecentocinquanta anni per rivedere ancora la parthene Theà ; quello era il Santuario di Athena, era e restava un luogo sacro per chi credeva nella giustizia anche se non erano presenti né la Dea né il Gran Sacerdote, per questo chi decideva di restare doveva impegnarsi al massimo per tenere vivi gli ideali che quel luogo rappresentava.

Alcuni dei soldati avevano lasciato le armi ed erano andati via.

Perché avrebbero dovuto restare in un luogo abbandonato per una Dea che probabilmente non sarebbe tornata prima di qualche centinaio di anni?

Wanaxa Shaina, disgustata e arrabbiata, li aveva accusati di anandrèia, vigliaccheria, wanaxa Marin li aveva semplicemente guardati andare via perché dei vigliacchi era meglio liberarsi subito.

Prima di andare via dal Santuario, però, Kendeas aveva voluto parlare con wanaxa Marin.

 

-Signora, voi credete che la Dea Athena tornerà?-

 

Sentì su di sé lo sguardo fisso della maschera -L’ho già detto: lei è una Dea, ma Hades è un Dio più antico e nessun mortale può neanche immaginare come andrà a finire una battaglia tra loro due. L’unica cosa che possiamo fare è sperare-

 

-E gli altri? I Saint che l’hanno seguita?-

 

-Nessuno può dirlo. Ma è difficile che i mortali possano lasciare il mondo dei morti, dopo che vi sono entrati-

 

-Ma possiamo sperare, non è vero?- insistette lui.

 

-Dobbiamo sperare. Senza la speranza la nostra vita sarebbe polvere-

 

Poi wanaxa Marin lo aveva accompagnato fuori dai confini del Santuario.

 

“Dobbiamo sperare. Io continuerò a sperare nel ritorno di Saga”.

 

***

Kendeas era andato a letto tardi quella sera e si sentiva stranamente irrequieto.

Senza una valida ragione il suo sguardo correva in continuazione al rettangolo della finestra.

Non l’aveva più aperta la sera da quasi cinque mesi, da quando si era saputo del suicidio di Saga, perché di solito lui lasciava la finestra aperta in modo che il suo Cavaliere entrasse e uscisse a piacimento, e lasciarla aperta sapendo che lui non sarebbe venuto mai più era troppo doloroso.

Però quella sera sentiva che avrebbe dovuto aprirla.

Sbuffò arrabbiato con sé stesso.

“Che fai, adesso cominci a dare di matto?”  si disse “Saga non tornerà stasera, ed aprire la finestra serve solo ad autoingannarti. Sei uno stupido!”.

Passò quasi un ora e lui ancora non era riuscito a prendere sonno.

“E va bene! Fai questa idiozia!”.

Si alzò di scatto dal letto e spalancò la persiana.

L’aria pungente della notte di febbraio gli passò sul viso.

Ad oriente la grande costellazione di Orione stava per tramontare, seguita da Sirio brillante e dalle stelle del Toro, e poco più ad est di Aldebaran si distinguevano Kastor e Polydeukes dei Gemelli.

Kendeas rimase a guardarle finché non ebbe troppo freddo, allora si ritirò nella stanza ma lasciò la finestra appena accostata.

Come se da un momento all’altro avesse dovuto arrivare Saga.

Tornò sotto le coperte e si lasciò andare a quella strana sensazione di attesa e di fiducia perché in fondo, anche se era solo uno scherzo della sua mente vicina al collasso, non aveva nulla da perdere ormai.

Aveva la certezza che avrebbe rivisto Saga.

Era già successo, no? Anche il Saint del Sagittario era apparso più volte al giovane Saint di Pegasus, perché per Saga avrebbe dovuto essere impossibile?

Più ci pensava e più si convinceva, e alla fine si addormentò con un accenno di sorriso che gli incurvava le labbra.

Avvertì una presenza familiare al suo fianco, qualcosa di caldo, protettivo e dai riflessi d’oro.

L’unica cosa che era in grado di farlo piangere di gioia.

“Saga!”.

 

Shh… sono qui, ghlikà”.

 

“È solo un sogno. Ma io non mi voglio svegliare! Non voglio che finisca”.

 

“Non finirà”.

These open arms will wait for you
These open arms can pull us through
Between what's left and left to do
These open arms
These open arms
These open arms will wait for you

Sentiva le dita di Saga che gli pettinavano i capelli.

Il suo cosmo era di luce e purezza, un oceano di tranquillità in cui dimenticare il dolore di quegli anni.

 

“Sono tornato da te, anche se solo lo spazio di un sogno. Dovevo dirtelo”.

 

“Cosa?”.

 

“In tutto questo tempo hai dimostrato molto coraggio. Non perdere la speranza adesso, Kendeas. Abbi fede nella Dea Athena”.

 

“Lei può…? Saga, ma dove siete tutti? Dove sei tu?”.

 

“Io sono qui con te, ghlikà”.

 

Poi piombò nell’incoscienza completa.

Da quella notte Kendeas lasciò sempre la finestra aperta ed ogni notte sentiva la presenza di Saga accanto a sé.

Saga lo accarezzava e gli sussurrava di avere fiducia.

Manca poco, molto poco.

Fiducia.

Athena.

E ghlaukòpis theà Athenà.

Pròmachos parténe.

(NdA La Dea dagli occhi chiari. La vergine che combatte in prima linea)

 

Una notte Kendeas si svegliò di soprassalto.

Il suo cuore batteva forte senza che lui ne capisse il motivo, solo aveva la netta impressione che stesse per succedere qualcosa, e che era qualcosa di estremamente importante.

Saltò giù dal letto e si vestì in fretta.

Mentre percorreva il corridoio si imbatté nella nonna, in vestaglia e ciabatte.

 

-Yayà! Lo senti anche tu?-

 

-Sì, figliolo-

 

Uscirono in cortile e poco dopo anche zio Kostas li raggiunse, e non erano gli unici: anche nelle altre case c’erano luci accese e nei cortili si vedevano lampade che ondeggiavano.

Tutti gli abitanti di Rodrio stavano aspettando, e tutti guardavano nella stessa direzione: il Santuario.

Nell’aria c’era una strana elettricità e le stelle sembravano palpitare contro la volta scura del cielo.

 

 Pallade unigenita, augusta prole del grande Zeus, Divina,
Dea beata, che susciti la guerra, dall'animo forte, indicibile,
di gran nome, che abiti negli antri, che governi le alture elevate
dei gioghi montani e i monti ombrosi,
e rallegri il tuo cuore nelle valli, godi delle armi,
con le follie sconvolgi le anime dei mortali

 

Un astro attraversò il cielo, una sfera luminosa come il sole impossibile da guardare direttamente senza restarne abbagliati.

 

 Fanciulla che estenui, dall'animo che incute terrore,
che hai ucciso la Gorgone, che fuggi i talami,
madre felicissima delle arti, eccitatrice,
follia per malvagi, per buoni saggezza;
sei maschio e femmina, generatrice di guerra,
astuzia, dalle forme svariate, dracena, invasata,
splendidamente onorata, distruttrice dei Giganti Flegrei,
guidatrice di cavalli, Tritogenia, che sciogli dai mali,

Ci fu un lampo accecante dietro la collina che nascondeva il Santuario, un fulmine o forse una cometa caduta sulla terra, e poi un boato tremendo come se la terra fosse stata sul punto di spaccarsi.

 

Demone apportatore di vittoria, giorno e notte,
sempre, nelle ore piccole ascolta me che prego,
dà la Pace molto felice e sazietà e Salute
nelle stagioni felici Glaucopide,

inventrice delle arti, regina molto pregata.

(Inno ad Athena)

 

Kendeas rimase a fissare il bagliore d’oro che riempiva il cielo a nord.

Gli tornò in mente tutto ciò che Saga gli diceva a proposito di non perdere la speranza e di avere fede in Athena, e allora ne ebbe la certezza.

 

-È la Dea Athena. È tornata-

 

Mormorò piano.

Questo voleva dire che anche per i Saint che l’avevano seguita nell’Ade c’era speranza.

***

Era vero!

Le prime notizie arrivarono più di una settimana dopo.

Athena, reincarnata nella quindicenne Saori Kido, era riuscita a tornare dal mondo dei morti.

Era rimasta incosciente per molto tempo, accudita dalle due sacerdotesse, ma era riuscita a svegliarsi, e adesso, si diceva, stava pregando per i suoi Saint.

Hades era un Dio e non avrebbe mai potuto essere ucciso, tuttavia il suo corpo mortale, incorrotto fin dai tempi del mito, avrebbe potuto essere seriamente danneggiato, e questa era la più grande paura del signore dell’oltretomba.

Athena, rivestita della sua panoplia splendente, aveva ormai vinto e gli aveva proposto un patto: lasciare intatto quel corpo a cui teneva tanto in cambio di poter portare via le anime dei suoi Saint.

Il signore dei morti aveva accettato, ma quanto al come avrebbe fatto a portarle via dal Cocito avrebbe dovuto pensarci lei, per questo la Dea pregava, per sciogliere con il suo cosmo caldo la morsa di ghiaccio attorno a loro.

Uno per volta e con l’aiuto della luna Artemis, i Saint avrebbero potuto essere strappati all’Ade quando il sole fosse entrato nella costellazione della loro data di nascita, quando la prima notte di luna crescente avrebbe aiutato Athena a farli rinascere.

Il primo ad essere risvegliato dalla morte fu il Gold Saint dell’Ariete ad Aprile, poi all’inizio di Maggio Aldebaran della costellazione del Toro, simile ad Aiace Telamonio.

Man mano che il momento di Saga si avvicinava Kendeas diventava sempre più irrequieto.

La presenza di Saga la notte era qualcosa di reale che continuava a sussurrare solo per lui, erano separati solo da un velo che tutta via era impossibile da squarciare prima del tempo.

Un mattino, quando si svegliò, Kendeas sentì una presenza nella stanza, e non era la solita impressione di avere vicino l’anima di Saga, era una persona reale!

Kendeas rischiò di cadere dal letto quando si accorse che la persona in camera sua era il Saint dell’Ofiuoco.

 

-Wanaxa!-

 

Era imbarazzante avere un Saint donna nella propria stanza a quell’ora del mattino!

 

-Tsk! Finalmente ti sei svegliato! Ho un messaggio per te. Da parte di Athena-

 

“Athena!”.

 

-Ascoltami bene. Il ventisette maggio sarà la prima luna nuova da quando il sole è entrato nel segno dei Gemelli. Sai cosa significa?-

 

-Saga!- esclamò subito Kendeas.

 

-Esatto. Hai il permesso di venire se vorrai. Al tramonto, fatti trovare al témenos (NdA dove comincia il territorio del Santuario). Porta con te questa come segno che puoi entrare-

 

Shaina gli lanciò qualcosa di piccolo e lucente.

Kendeas lo afferrò al volo e vide che era una moneta d’argento antica, che su una faccia aveva una civetta e sull’altra un ramo di ulivo.

I simboli della Dea.

Quando alzò gli occhi la sacerdotessa era già sparita.

Man mano che il giorno stabilito si avvicinava Kendeas era sempre più irrequieto: non riusciva a concentrarsi su niente che non fosse il pensiero “Saga sta per tornare”.

La notte lo sentiva più vicino che mai e quando si svegliava si sorprendeva di non trovarlo davvero accanto a sé.

Infine arrivò il ventidue maggio.

La notte avrebbe dovuto essere quella, la prima luna nuova da quando il sole era entrato nella costellazione dei Gemelli e lui, con il permesso della dea Athena in persona, poteva essere presente.

Arrivò al tramonto al recinto sacro come gli era stato detto e lì trovò Shaina dell’Ofiuco ad aspettarlo.

Kendeas ebbe un attimo di vertigine mentre varcava il confine.

Stava davvero per vedere i templi dei Saint d’oro di cui aveva sentito le leggende fin da quando era un bambino! Lui! Il ragazzo che lavorava l’argilla!

Lei gli fece cenno di seguirlo in silenzio, e solo quando arrivarono davanti al primo tempio gli rivolse la parola.

 

Did you really love the ones you said you loved, thats right?
And did you make a damn of difference in somebody elses life?
Tell me, is there someone you can count on when you need a friend?
Can you say I need a friend?

-Devi amarlo davvero tanto-

 

-Con tutta la mia anima-

 

Rispose lui senza la minima esitazione.

Attraversarono le prime due case dello Zodiaco, e Kendeas teneva ben stretta nella mano destra la moneta di Athena.

 

-Adesso tu resterai qui fuori con i soldati. Io e tutti gli altri Saint, anche quelli di Bronzo, dobbiamo aiutare Athena con il nostro cosmo perché stavolta deve richiamare due anime. Sarà molto faticoso per lei-

 

Kendeas annuì.

Anche fuori sulla scalinata andava bene, qualsiasi posto purché fosse più vicino possibile a Saga.

Capiva che l’interno del terzo tempio, dove splendeva il cosmo di Athena e dei Saint, non era posto per lui, perché lui non aveva un cosmo che potesse aiutare il suo Cavaliere, non aveva niente tranne speranza e amore.

L’unica cosa che poteva fare era pregare, e pregò come non aveva mai fatto nella sua vita.

Pregò anche per il fratello di Saga, perché anche lui doveva avere sofferto.

Kendeas lo sentì subito.

Un dolore atroce al petto, come se qualcosa gli stesse scardinando le costole, e l’aria che respirava era come fuoco e cenere che gli bruciava i polmoni.

Ricordò che quando aveva visto gli spettri al cimitero gli era sembrato che tornare in vita fosse doloroso.

“Sto provando quello che prova lui. Fa male!”.

Cadde sulle ginocchia e poi a terra.

Il cuore palpitava impazzito sotto lo sterno e contro il marmo del pavimento, gli sembrava che stesse per scoppiare.

“Non ti arrendere, Saga! Ce la faremo insieme. Non ti arrendere, Saint dei Gemelli!”.

E poi all’improvviso tutto cessò.                              

Il suo respiro non bruciava più ed il cuore stava tornando a battere normalmente.

Kendeas si sentì solo immensamente stanco, mentre boccheggiava disteso sulla gradinata di pietra, a mala pena cosciente delle persone chine su di lui.

“È tornato”.

Ebbe solo il tempo di pensare, poi tutto diventò nero.

Quando si svegliò era nella sua stanza e si sentiva debole; qualcuno doveva averlo riportato a casa, probabilmente una delle sacerdotesse.

Però c’era qualcosa che non andava: di solito, la mattina, la presenza di Saga era ancora chiara accanto a lui, quella mattina invece Kendeas provava uno strano senso di freddo e di vuoto.

“È tornato in vita solo da poche ore” Cercò di convincersi “Anche Athena che è una Dea ha avuto bisogno di tempo. Devo solo aspettare”.

Ma per più di una settimana, oltre l’inizio di giugno, aspettò invano.

***

Kendeas stava lavorando come al solito, quando si accorse dell’ombra di una persona che sembrava disegnata a terra nel rettangolo della finestra.

Si girò con tutta l’intenzione di dirne quattro al maleducato che invece di bussare alla porta di casa o almeno di annunciarsi in qualche modo restava lì a fissarlo, solo che appena vide chi era rimase senza fiato.

“Saga!”.

 

:-Sa-…-:

 

Ma la persona in controluce lo fermò con un gesto della mano :-Aspetta, prima che tu mi scambi di nuovo per mio fratello e faccia qualcosa di molto imbarazzante, ti avviso che io sono Kanon-:

 

Non era Saga.

La delusione gli fece precipitare lo stomaco sottoterra.

 

:-Tu sei Kendeas, giusto? Sei il ragazzo che Saga aveva scelto come compagno-:

 

Kendeas si mosse a disagio: era imbarazzante sentirlo dire senza un minimo di delicatezza.

Ma d’altra parte sapeva che non aveva niente di cui vergognarsi, quindi rispose a testa alta.

 

:-Sì, sono io. Perché sei qui?-:

 

:-Perché ho bisogno di te. O meglio, Saga ha bisogno di te. Mio fratello è al Santuario, è vivo, ma è come se l’esistenza che gli è stata restituita fosse un peso-:

 

In quel momento Kendeas desiderò di potersi muovere alla velocità della luce come i Gold Saint per poter correre subito da lui.

 

:-Penso che tu potresti aiutarlo. Sai, credo che lui pensi molto a te, e so che anche tu pensi a lui-:

 

:-Come lo sai?-:

 

:-Perché voi patetici romantici sentimentali siete prevedibili-:

 

Kendeas si sentì punto per la definizione “romantico sentimentale”, ma in quel momento il suo pensiero principale era Saga.

 

:-Come posso incontrarlo? Io non posso entrare al Santuario e da quanto dici tu, lui non vuole uscirne-:

 

Kanon sospirò, appoggiato con i gomiti al davanzale, e fece una smorfia esasperata :-Non hai torto. A quanto pare dovrò pensarci io… Uff! Odio stare in mezzo. Facciamo così: se mi dai il permesso te lo porto qui. Tienilo lontano dal Santuario, fagli vivere per un po’ una vita normale. Ha bisogno per un po’ di tempo di dimenticare di essere stato un Saint, capisci?-:

 

Kendeas riuscì appena ad articolare qualcosa che somigliava ad un “sì”.

Stava succedendo tutto troppo in fretta!

Era stato quattordici anni senza Saga, lo aveva visto tornare in vita come spettro, scomparire di nuovo nel giro di una notte e poi lo aveva sentito tornare in vita, e adesso aveva la possibilità di averlo di nuovo vicino.

 

:-Visto, che ti dicevo? Hai la stessa espressione poco intelligente che ha fatto mio fratello quando mi è capitato di accennargli a te. Perfetto! Dammi solo il tempo di tornare al Santuario e andare a prenderlo. Ah, a proposito, credo di averti quasi strangolato un paio di anni fa. Spero che tu non te la sia presa troppo-:

 

E sparì come ormai era diventata abitudine.

Kendeas non perse tempo: andò difilato a parlare con nonna Ifighéneia: se dovevano avere un ospite era meglio informare per prima la padrona di casa!

La trovò in cucina impegnata a lavare le verdure.

 

-Yayà, ti devo dire una cosa importante-

 

Si sentiva imbarazzato e speranzoso, praticamente un bambino che chiedeva il permesso di ospitare un amichetto per un paio di giorni, non un uomo di quasi trent’anni che stava per accogliere in casa il Saint che aveva tradito.

 

-Ti ascolto, dai, parla-

 

-Ah, sì. Nonna, io ho preso un impegno. Sag-… il Saint dei Gemelli è tornato in vita, ma…- si fermò, incerto su come spiegare –Lui… per quello che ha fatto… è difficile per lui stare al Santuario. Lui ha bisogno di stare per un po’ in un posto diverso e di vivere una vita normale,  ha bisogno di una casa, e di una famiglia. Ha bisogno trovare un po’ di pace ed ha bisogno di… di…-

 

-Di qualcuno che gli voglia bene?-

 

Suggerì la nonna con il suo solito sorriso benevolo.

Kendeas fece un segno di assenso.

Evitò di parlare perché era certo che la sua voce lo avrebbe tradito se a proposito di Saga avesse detto qualcosa di banale e riduttivo come “volergli bene”.

 

-Allora, nonna, potrà stare con noi, non è vero?-

 

-Oh, io non ho niente in contrario, e neanche Kostas. Non dopo che gli avrò parlato-

 

Si trovò a sorridere come un idiota, e si diede anche un gran pizzico sul braccio sotto il tavolo per assicurarsi che non fosse tutto un sogno -Bene, allora… vado a prendere la brandina per metterla in camera mia-

 

Con sua enorme sorpresa la nonna cominciò a ridacchiare -Non vedo perché mai vi dovrebbe servire un altro letto-

 

Il tono era stato fin troppo allusivo, e Kendeas non sapeva che rispondere, in compenso si sentì il viso in fiamme -Hem… ecco…-

 

-Santo cielo, ragazzo mio, sono vecchia, non cretina! Pensavi davvero che non me ne sarei accorta?-

 

A quel punto Kendeas scappò via, imbarazzato all’inverosimile, con la voce della nonna che gli gridava alle spalle –Comunque può restare lo stesso-

 

Si barricò in camera sua e si buttò sul letto.

Nella sua testa rimbalzavano due pensieri: il primo era “Saga. Tra poco” e l’altro era “Nonna sapeva tutto!”.

Non era ancora riuscito a capire quale dei due lo mettesse più in confusione quando sentì dei colpi contro la finestra.

Si precipitò ad aprire.

Era Kanon, e tra le braccia reggeva Saga svenuto.

Kendeas si fece da parte per lasciarlo entrare, e lui da parte sua non lo guardò quando lo oltrepassava per andare a posare Saga sul letto.

Nei suoi gesti c’era una strana delicatezza, che contrastava con il modo spiccio di parlare e con i modo bruschi.

 

-È svenuto! Ma che gli è successo?-

 

Gli chiese Kendeas.

Non riusciva a staccare gli occhi da Saga.

 

-Non riuscivo a convincerlo con le buone e non avevo tempo da perdere. Tranquillo, si sveglierà presto-

 

Kendeas boccheggiò -Lo hai colpito tu?-

 

-L’ho fatto per il suo bene. Mi dispiace di non poter fare di più. O di meglio, per lui-

 

Kanon si chinò di nuovo sul fratello e lo guadò con una sorta di tenerezza, allungò una mano come se avesse voluto accarezzarlo, ma poi cambiò idea.

 

-Da adesso lo affido a te. Abbi cura di lui-

 

Non scomparve come faceva sempre, si limitò a scavalcare di nuovo il davanzale e ad incamminarsi lungo il sentiero della campagna.

Kendeas ebbe per un attimo l’impulso di trattenerlo perché gli sembrava di aver visto qualcosa di simile alla tristezza nell’atteggiamento di Kanon, ma alla fine non si seppe decidere.

Che poteva dire lui ad un uomo come Kanon?

Si passò un attimo una mano sul viso e tornò a concentrarsi su Saga.

Si sedette sul letto accanto a lui e per la prima volta dopo quattordici anni poté accarezzare di nuovo il suo viso.

Percorse le guance con le dita, poi la fronte e la curva morbida del collo, e le palpebre chiuse che nascondevano i suoi occhi blu o forse verdi.

Ricordò quante altre volte lo aveva accarezzato in quel modo e per quanto tempo non aveva potuto farlo, e quanta paura aveva avuto di non rivederlo mai più, e invece Saga era di nuovo con lui.

Le lacrime cominciarono a scorrere silenziose mentre sorrideva, senza che lui facesse niente per fermarle, e d’altra parte perché avrebbe dovuto?

Dopo tante volte che aveva pianto perché Saga gli mancava disperatamente aveva ben diritto di piangere almeno una perché era troppo felice di riaverlo!

Gli teneva la mano perché aveva bisogno di mantenere un contatto fisico con lui, perché aveva un’irragionevole paura che se lo avesse lasciato anche solo per in istante lo avrebbe perso di nuovo come Orfeo aveva perso la sua Euridice.

Era passato del tempo, forse pochi minuti, forse delle ore, quando Saga diede qualche segno di essere sveglio.

Si era lasciato sfuggire un lamento, poi la mano stretta in quella di Kendeas si era contratta, infine, a fatica, aveva aperto gli occhi.

 

Can you live in your skin, walk in your own shoes?
You can't win, if you don't know how to lose
Crawl, fall, Jonny gotta learn to fly

-Cos-…? Dove…?-

 

Evidentemente non si rendeva conto di dove si trovava, e ci mise anche un po’ di tempo a mettere bene a fuoco il suo viso.

 

-Kendeas- mormorò alla fine.

 

-Sì, Saga, sei qui con me-

 

La reazione di Saga non fu quella che lui si aspettava -Non ho intenzione di restare. Te l’ho già detto anni fa, Kendeas. Noi non avremmo dovuto più vederci-

 

A quelle parole Kendeas rischiò davvero di cedere alla disperazione.

Dannazione, ma come era possibile?

Lui aveva aspettato Saga per tanti anni, aveva rischiato la vita per vedere la sua tomba anche solo una volta, aveva passato notti intere a sognarlo, e adesso aveva da dirgli solo quello?

“Noi non avremmo più dovuto vederci”?

E allora perché, quando era in forma di anima, spirito o quello che era, lo aveva sentito così vicino?

Si riscosse quando sentì che Saga provava ad alzarsi, con una mano premuta sullo stomaco ed una smorfia di dolore.

“Forse è lì che Kanon lo ha colpito”.

Realizzò Kendeas in astratto, poi però capì: Saga se ne stava andando di nuovo!

“Eh, no! Ne ho abbastanza di gente che scompare e mi pianta in asso!”.

Kendeas non perse tempo a discutere per convincerlo: si buttò su di lui e lo fece ricadere sul materasso.

 

-Tu non andrai da nessuna parte -

 

Gli disse determinato.

Saga provò ad alzarsi ma non aveva a disposizione tutta la sua forza e Kendeas, dopo solo pochi secondi di lotta, riuscì a rimetterlo giù.

Gli rimase attaccato, con le braccia ben strette attorno a lui e la guancia così pressata contro il suo petto che quasi si stava slogando la mascella, ma era ben deciso a non lasciarlo andare per nessun motivo.

“Che strana la vita! Quattordici anni in cui siamo stati separati e adesso il primo abbraccio è per placcarlo!”

Saga provò a cambiare tattica e passò a cercare di staccare le braccia che lo stringevano.

 

-Non fare la femmina capricciosa. Lasciami-

 

-No, non ti lascerò. Se vuoi che mi stacchi dovrai spezzarmi le braccia-

 

Sentì tutto il corpo di Saga contrarsi.

Evidentemente l’idea di fargli del male lo agghiacciava.

 

-Kendeas, adesso basta, davvero. Lasciami-

 

-No-

 

Il respiro di Saga, sotto la guancia di Kendeas, diventava sempre più aspro -Perché non vuoi capire? Niente potrà essere mai più come prima!-

 

-Non mi aspetto che sia come prima, io voglio solo poterti amare. Dimmi, chiedo troppo?-

 

-Amare un traditore e assassino? Non puoi-

 

- Decido io cosa posso e cosa non posso. Ed io ti amo-

 

Stavolta Saga aveva un tremito nella voce quando parlò -Non posso accettarlo, Kendeas… quello che ho fatto…-

 

-Lo so cosa hai fatto. E ti amo lo stesso. È questo l’amore, Saga-

 

Lo sentì tremare sotto di sé.

Stava per cedere, Kendeas ne era sicuro, per questo continuò a parlargli a voce bassa.

 

-È questo l’amore. È conoscere gli aspetti peggiori di una persona ed accettarli-

 

Un ansito rapido, forse un singhiozzo.

Kendeas avrebbe tanto voluto accarezzarlo, ma aveva troppa paura che se avesse allentato la presa anche solo di poco lo avrebbe perso.

 

-Sai cosa ho sentito una volta in chiesa? Qualcuno ha detto che il male non è altro che assenza di bene. È un vuoto. Ma questo vuoto può essere colmato dall’amore. Saga, ti prego, resta con me. Permetti al mio amore di curare le tue ferite-

 

Lui provò ancora a divincolarsi ma ormai era solo un debole tentativo -Ma tu… davvero ci tieni tanto a me?-

 

Kendeas annuì e finalmente Saga smise di lottare.

 

-Saga? Adesso mi prometti che, se ti lascio, non te ne andrai?-

 

-Prometto-

 

Kendeas decise di fidarsi; lo lasciò andare e si mise seduto, ad asciugarsi le lacrime con il dorso della mano.

Osservava Saga di soppiatto, pronto a placcarlo di nuovo non appena avesse fatto un movimento sospetto, ma il Saint dei Gemelli era solo seduto accanto a lui, con lo sguardo perso nel vuoto.

 

-Non hai mai pensato di rinunciare a me- disse piano –Non mi hai mai abbandonato, anche se io avevo abbandonato te-

 

Saga si voltò verso di lui ma i suoi occhi blu o forse verdi erano pieni di lacrime e non riuscì a sostenere il suo sguardo; si coprì il viso con le mani, e poco dopo singhiozzava con tutta la forza che aveva.

Saga ìsos theòis. Saga il dio dal cuore umano. Saga, umano come non lo era mai stato, in tutta la sua fragilità.

Kendeas non disse nulla.

Quel pianto non gli faceva paura perché sapeva che Saga aveva solo bisogno di sfogarsi, per questo si limitò a raccoglierlo in un abbraccio e a lasciarlo piangere sulla sua spalla.

These open arms will wait for you
These open arms can pull us through
Between what's left and left to do
These open arms
These open arms
These open arms
These open arms
These open arms will wait for you”

(These Open Arms – Bon Jovi)

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Makoto *histerycal mode on* Aaahhh!!! Ritardo! Ritardo! Ritardo! >//< Imperdonabile, indegno, disgustoso ritardo! Ed è tutta colpa mia, confesso =(

Intanto rispondo alla recensione

 

X Calhin: Ah-a! Oggi ci sono io in questo angolo! *butta Rory giù dalla sedia* Grazie per la recensione sul capitolo precedente, spero che anche per questo sia valsa la pena aspettare. Eh, sì, è impossibile rimpiazzare Saga! Ed anche se è un traditore schizofrenico a Kendeas non importa (e neanche a noi, o no?) Sul biasimo di Aioros mi unisco con tutto il mio piccolo, malvagio cuoricino. Dico, morire eroicamente va bene, ma morire per salvare quella che sarebbe diventata Saori no, eh! A proposito, sono, anzi, siamo contentissime che Kendeas ti stia piacendo =D Per fortuna Kurumada, avendo inventato una carrettata di personaggi uno più strano dell’altro, ha dovuto lasciare parecchi buchi neri… che noi scrittori di fan fiction siamo lietissimi di riempire XD

Per l’immagine devi ringraziare le abilità artistiche di Rory, come per tutte le altre immagini ad inizio capitolo.

Un abbraccio anche a te =)

Ps: asdfghjkl  è una parola elfica immagino XD

 

Poi passo alle cose da dire sul capitolo: 

 

1Questo doveva essere l’ultimo e invece l’ho diviso in due se no diventava un mostro di più di venti pagine.

2 La canzone perfetta per questa prima parte l’ha trovata la mia so®cia ed è “These open arms” dei BonJovi (Link  http://www.youtube.com/watch?v=NnBWvqpmqq4 )

3 “Odio stare in mezzo” detto da Kanon è una delle battute di Kronk ne “Le follie dell’imperatore” . Sì, lo so, sono una cretina che mette citazioni cretine in cose serie.

4 “il male non è altro che assenza di bene” è la filosofia di Sant’Agostino (sempre di Santi si parla!) messa gentilmente a disposizione sempre dalla mia so®cia (P.S: Sì, qui è Rory che invece di studiare filosofia pensa a come quest’ultima possa essere applicata in fanfiction di vario genere xD Povera la mia prof, quando ho voluto ripetere Sant’Agostino lei era tutta felice e gongolante per aver trovato qualcuno a cui piaceva la sua materia… non poteva immaginare perché ci avessi messo tanto impegno a studiarlo! xD).

5 Un pianto alla fine ci stava bene perché anche nell’anime non fanno altro che aprire i rubinetti e frignare almeno una puntata su due.

 

Va bene, adesso basta, posso andare a fustigarmi ancora per il ritardo.

Al prossimo capitolo

                                                                   Makoto

 

  
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