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Autore: Saralasse    10/06/2008    1 recensioni
Una misteriosa demone irrompe dal passato. Che legami avrà con Inuyasha? E con Sesshomaru?
Genere: Romantico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Hi e il gruppo di Inuyasha erano ripartiti subito come stabilito e non avendo altri indizi, stavano tornando verso la foresta dove avevano incontrato la yasha, nella speranza di ritrovare tracce di Kagura nonostante fossero passati già quattro giorni.
Hi era stranamente silenziosa e appariva preoccupata più del solito. Camminava per ultima e rispondeva stentatamente ai discorsi degli altri, solo quando non poteva farne a meno. Kagome, che ormai la considerava la madre di Inuyasha, si incaricò di scoprire il motivo di quell’improvviso mutamento d’umore e rimase volutamente indietro, affiancandola.
“C’è qualcosa che non va, Hi?”, chiese. “Voglio dire, oltre al rapimento di Himaru”.
“No”.
‘Di certo le risposte laconiche Inuyasha le ha imparate da lei’, pensò Kagome. “Avanti, puoi dirmi cosa c’è che non va, fidati di me”.
La yasha guardò Kagome dritto negli occhi, leggendovi solo sincera preoccupazione e perciò, nonostante odiasse parlare forzatamente, decise di risponderle. “Riguarda Sesshomaru”, disse. “Ho un brutto presentimento, credo che abbia incontrato Himaru. Se così fosse e scoprisse che è mio figlio, sarebbero guai, per non parlare del fatto che, nonostante ciò, sarebbe meglio che si trovasse con lui e non in mano a Naraku. Non lo trovi ironico?”, terminò con una risatina sommessa.
Kagome la guardò stranita; come poteva trovare divertente ciò che aveva appena descritto? “Hi, ma cosa c’entra Sesshomaru con te e con Himaru?”.
“Adesso chiedi troppo Kagome”, disse Hi guardando la miko con sguardo duro.
“Scusami, non volevo essere indiscreta”.
“Non preoccu… Ma questo è Himaru!”, esclamò all’improvviso Hi fiutando l’aria. Senza attendere oltre, scattò veloce verso la foresta, lasciando indietro tutti gli altri.
“Inuyasha!”, chiamò Kagome. “Andiamo, Hi ha trovato Himaru!”.
Il mezzodemone non se lo fece ripetere e caricatasi Kagome sulle spalle, si lanciò all’inseguimento di Hi, seguito da Miroku e Sango su Kirara, ma la yasha sembrava avere il fuoco nelle vene, e raggiungerla si rivelò più difficile del previsto: per un’intera giornata continuarono a starle alle calcagna, senza mai arrivarle abbastanza vicino da fermarla. Finalmente, quando il sole fu tramontato, Hi si fermò lungo un sentiero, consentendo agli altri di affiancarla.
“Madre Hi, ma che ti è preso?”.
“Inuyasha, ti farebbe piacere rivedere il tuo amato fratello?”.
“Sesshomaru? Ma di che stai parlando?”.
“Ormai ci avrà fiutati”, disse Hi. “Sarà qui da un momento all’altro”.

Sesshomaru si fermò di colpo, annusando l’aria intorno a sé. ‘E’ vicina’. “Andiamo”.
Jaken spronò Ah-un a seguire il padrone, senza osare chiedere a cosa fosse dovuto l’improvviso cambio di direzione, ma Himaru, anche lui in groppa al demone, avvertì subito il profumo della madre e balzò a terra seguendolo, incurante dei richiami di Rin. Sesshomaru si lanciò al suo inseguimento, determinato a riportarlo di persona da Hi; aveva molte cose da chiedere alla yasha e il suo cucciolo era il solo mezzo per farla parlare.
Himaru, però, vedendo il demone dietro di sé,  istintivamente creò una barriera intorno al proprio corpo, continuando la sua corsa.
‘Dannato mezzodemone’, imprecò Sesshomaru. ‘Non posso afferrarlo con quella barriera spirituale, ma non lo lascerò scappare’.
Il piccolo hanyou continuava a correre agilmente nella fitta boscaglia, fin quando non raggiunse un sentiero e in lontananza vide risplendere l’oro delle code di Hi.
“Madre!”, urlò.
Il fine udito di Hi colse subito quella vocina e la yasha le corse incontro, avvertendo distintamente anche l’odore di Sesshomaru. Himaru aveva abbassato la barriera alla vista della madre e il demone, che gli stava col fiato sul collo, lo afferrò un attimo prima che lo facesse Hi.
“Sesshomaru!”, esclamò la yasha. “Lascialo andare immediatamente”.
“No”.
“Che cosa vuoi da Himaru?”.
“Assolutamente niente”, ripose glaciale Sesshomaru. “E’ da te che voglio delle risposte”.
“Di cosa stai parlando, dannato Sesshomaru?”, intervenne Inuyasha che ora si trovava alle spalle di Hi.
“Non gli avrai nascosto la verità fino ad ora, vero?”, chiese sarcastico lo youkai.
“Zitto!”, urlò Hi. “Stà zitto Sesshomaru e lascia andare mio figlio!”.
“Solo dopo che mi avrai dato le risposte che cerco. Non sopporto di essere preso in giro, tantomeno se a farlo è una donna”.
“Smettila ti prego! Loro non devono sapere, non sarebbe giusto!”, implorò Hi.
“Perché mai?”, disse Sesshomaru. “Forse temi che il tuo caro Inuyasha ti rifiuterebbe? Proviamo a dirgli qualcosa, vuoi?”. Hi si lasciò cadere in ginocchio, tremando all’idea di ciò che l’aspettava e incapace ormai di ribattere. “Devi sapere, mezzodemone, che la tua cara madre adottiva è stata la mia sposa. Mi fu promessa quando dimostrò in pieno tutti i suoi poteri, perché gli anziani ritennero che il figlio di Inu no Taisho fosse l’unico degno di una tale potente yasha; le nozze furono celebrate molto tempo prima che nostro padre conoscesse quell’insulsa femmina umana di cui si invaghì e che diede alla luce te”.
Inuyasha chinò il capo, non riuscendo in quel momento a capire i suoi stessi sentimenti: Hi non gli aveva mai detto di essere la sposa di Sesshomaru e cominciava a temere che anche il suo affetto fosse stato in realtà una grossa bugia.
“Quindi voi siete… sposati?”, chiese timidamente Kagome.
“Non proprio ragazzina. Ho ripudiato questa traditrice molto tempo fa”.
“E perché l’avresti fatto?”, ringhiò Inuyasha. “Forse ti sei reso conto che lei è troppo per della feccia come te?!”.
Hi alzò finalmente la testa per guardare sorpresa Inuyasha: credeva che dopo aver saputo la verità, l’hanyou l’avrebbe allontanata e invece ancora una volta la sorprendeva. “Inuyasha”, disse mentre lui le si avvicinava. “Grazie”.
“Siete patetici”, commentò Sesshomaru. “Comunque, l’ho scacciata perché rifiutava di darmi un erede, sostenendo che esso moriva all’interno del suo corpo. Mi sembra evidente”, disse sollevando Himaru, “che si trattava di una sporca bugia. A quanto pare non voleva avere un figlio da me, o forse… non voleva nessun figlio. Perché non accontentarla, potrei togliere di mezzo questo hanyou con un solo colpo”.
“No, ti prego Sesshomaru, non farlo!”, urlò Hi. “Per favore non uccidere mio figlio, non ho mentito, ti darò una spiegazione, ti prego!”.
“Avanti, allora. Parla”.
“Prima lascia andare Himaru, o non ti dirò una parola di più”.
Sesshomaru alzò un sopracciglio, apparentemente divertito: la yasha non era certo in grado di dettare condizioni, eppure osava lo stesso, sicuramente contando sulla sua curiosità. D’altra parte, sapeva bene che se avesse ucciso il cucciolo non le avrebbe cavato una parola in più e il suo orgoglio ferito premeva per sapere qual era il motivo che le aveva impedito di dare alla luce i suoi cuccioli. Così lanciò in malo modo Himaru davanti a sé, il quale si rifugiò immediatamente fra le braccia della madre.
“Madre! Temevo di non vederti più, mi sei mancata tanto!”.
“Oh Himaru! Scusami piccolo mio, non lascerò mai più che ti accada una cosa del genere”, disse Hi, stringendo convulsamente il figlio fra le braccia.
“Io sto aspettando”, intervenne Sesshomaru ricordando la sua presenza.
Hi si voltò nella sua direzione e lo youkai lesse nei suoi occhi una profonda malinconia; anche se non lo diede a vedere, quel sentimento lo aveva scosso: perché mai Hi avrebbe dovuto rimpiangerlo?
“Io desideravo darti un figlio”, disse Hi. “Lo volevo con tutto il cuore, ma il potere che mi rende tanto speciale uccideva i cuccioli nel mio grembo dopo poche settimane. Himaru ha dei poteri simili a quelli spirituali che lo hanno protetto dentro di me; probabilmente l’istinto di sopravvivenza lo ha spinto a creare una barriera che contrastava il mio potere demoniaco. Infatti mandare avanti la gravidanza è stato difficile, perché quella stessa barriera rischiava di annientare il mio corpo dall’interno, contrastato dal potere demoniaco e lo scontro mi faceva soffrire, facendomi sentire come se fossi lacerata. È per questo motivo che mi sono rifugiata nelle Terre dell’Ovest finchè Himaru non è venuto alla luce; tu non l’hai mai saputo perché a quel tempo eri già lontano a cercare Tessaiga e quando sono di nuovo andata via non eri ancora ritornato”.
“Mi prendi per uno sciocco?”, disse Sesshomaru. “Perché mai un potere demoniaco dovrebbe uccidere un cucciolo di demone? E poi ho visto i poteri di quel mezzosangue, crea barriere spirituali”.
“E’ la verità, Sesshomaru! Himaru non ha poteri da monaco; è di certo un potere estremamente dannoso per i demoni, ma d’altra parte anche i tuoi artigli velenosi sono letali per quasi tutti loro, e molti youkai sono in grado di generare barriere più o meno potenti. E poi…”, così dicendo, Hi passò una mano sulle orecchie da cane di Himaru che sparirono per essere sostituite da normali orecchie da youkai. “Himaru è un demone completo come puoi vedere: le orecchie da cane e l’aura demoniaca dimezzata erano soltanto un’illusione creata da me. Di certo non può avere poteri spirituali, non credi?”.
Inuyasha e gli altri fissarono stupiti Himaru: il suo aspetto non era cambiato di molto, era ancora molto simile al mezzodemone. Soltanto le orecchie erano cambiate e due strisce violacee facevano bella mostra di sé sulle sue guance.
“E chi mi assicura che non sia questa l’illusione?”, disse Sesshomaru.
“Nessuno”, disse Hi. “Puoi scegliere di fidarti o meno, ma è questa la realtà e per ora dovrai accontentarti di questo. Non saprei come convincerti. Addio Sesshomaru”, concluse guardandolo tristemente.
Hi prese in braccio Himaru e si allontanò seguita dagli altri, lasciandosi Sesshomaru alle spalle.

Hi si allontanò da Sesshomaru, mentre Inuyasha e gli altri la seguivano poco distante. Era cupa e silenziosa ancor più che quella stessa mattina, come se l’incontro con il demone l’avesse davvero sconvolta e Inuyasha soffriva dell’incapacità di aiutarla.
La yasha continuò per la sua strada fin quando non raggiunse una piccola grotta, forse piccola per tutti loro ma abbastanza grande da offrire un riparo per la notte.
“Kagome, Sango”, disse all’improvviso Hi. “C’è una sorgente termale da queste parti. Vi va di fare un bagno?”.
“Si!”, esclamò Kagome battendo le mani felice.
“Sarebbe fantastico”, disse Sango.
“Signore è meglio che vi accompagni. Potrebbe essere pericoloso per voi inoltrarvi da sole fra gli alberi”, disse Miroku allungando una mano verso il fondoschiena di Sango, che non raggiunse mai: la sua povera testa fu raggiunta prima dall’Hiraikotsu e subito dopo dai pugni di un furioso Inuyasha. Hi, che aveva assistito in silenzio a quella scena, scoppiò a ridere prontamente imitata da Kagome, mentre Shippo e Himaru assistevano sbigottiti alla scena.
“Non gli avranno fatto male?”, chiese Himaru.
“Così impara”, replicò Shippo scuotendo la testa. “E’ proprio un monaco deviato, non cambia mai”.
Lasciando un dolorante Miroku alla custodia di Inuyasha, Kagome e Sango seguirono Hi, fidandosi del suo fiuto per trovare la sorgente d’acqua calda; finalmente, poterono distendersi nel laghetto, rilassandosi.
Mentre le donne chiacchieravano tra loro, i cuccioli sguazzavano tranquilli, giocando con l’acqua e con la ciambella che Kagome aveva portato per Shippo dalla sua epoca.
“Hi, perché avevi dissimulato l’aspetto di Himaru?”, chiese Sango.
“Ragazze mie, non abbiatevene a male, ma per spiegarvelo dovrei anche dirvi chi è il padre di Himaru. Quello vero”.
“Io scommetto che è Sesshomaru”, disse Kagome.
“Pe-perché dovrebbe?”.
Kagome non rispose, ma fece un cenno con la testa in direzione di Himaru e Hi e Sango si voltarono a guardarlo: la frangia che solitamente gli copriva la fronte, ora bagnata e tirata all’indietro, aveva scoperto un segno a forma di mezzaluna blu. Hi si mise una mano sul viso e non disse nulla, sperando che il discorso cadesse lì, ma dopo svariati minuti sentiva ancora gli occhi di Kagome e Sango su di sé.
“Voi non demorderete, vero?”, disse con tono di supplica.
“Per niente”, risposero all’unisono le ragazze.
“E va bene avete vinto”, sospirò infine la demone. “Himaru è figlio di Sesshomaru, contente?”.
“Tutto qui?”, ripeterono ancora insieme Kagome e Sango.
“Che vuol dire ‘tutto qui’? Vorreste forse avere i dettagli del suo concepimento?”.
“Ma no, cosa vai a pensare?”, disse Kagome rossa come un peperone. “Intendevamo, sia tu che Sesshomaru avete detto che i vostri cuccioli non sopravvivevano dentro di te e ipotizzando che Himaru sia stato concepito circa cinquant’anni fa, c’è qualcosa che non torna”.
“Ah, Kagome sei curiosa come una scimmia”, sospirò Hi, ignorando la smorfia di disappunto sul viso della miko. “Dunque, io vi dirò come stanno le cose, ma a una condizione: Sesshomaru non dovrà saperlo. Mai”. Sango e Kagome annuirono e la yasha cominciò il suo racconto.
  
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