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Autore: Wistfu    31/01/2014    0 recensioni
Edwin ha 15 anni e i suoi sentimenti si prendono gioco di lui. L'adolescenza gli presenterà mille ostacoli; tra amore e morte la sua vita sembra avere sempre meno importanza.
Ma il vento leggiadro e l'erba cenere lo farà sentire infinito proprio quando tutto sembra essere perso. Quella corda gli dirà di essere forte, di andare avanti per ottenere tutto ciò che vorrà.
Genere: Drammatico, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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“Quella ragazza. Cazzo quanto era bella” pensava. Aveva quegli occhi e quel sorriso impresso in testa e nessuno riusciva a toglierglieli dalla mente. Quel giorno si addormentò più tardi del solito ma con il sorriso; pensava a quel viso, e lo trovai abbracciato al suo cuscino. Era passata la mezzanotte quando il sonno si impossessò di lui e non appena sveglio trovò un messaggio. Era Nicolas. Non riuscii a leggere molto bene cosa c’era scritto, ma lessi: “Devo parlarti.” C’era scritto altro, ma non feci in tempo a leggere. Edwin non era mai stato così ansioso di andare a scuola, neppure quando aveva un compito in classe era così in ansia. Come vide Nicolas corse da lui a chiedergli il perché del messaggio. Nicolas rispose che se sarebbe andato il pomeriggio stesso a casa sua avrebbe potuto capire tutto. Erano scoccate le tre del pomeriggio ed Edwin si presentò a casa di Nicolas. Suonò e sentì dire da una voce molto strana “è aperto, Edwin”. Aprì la porta e vide Nicolas su una sedia con una corda attorno al suo collo. Non appena vide il suo migliore amico che stava per fare la pazzia più grande della sua vita iniziò a gridare il suo nome. Corse in fretta da lui per non permettere che tutto quello accadesse ma Nicolas gli diede un calcio che lo fece sbattere a terra. Stava perdendo l’equilibrio anche Nicolas e con voce molto tenera e impaurita disse: “Sii forte. Addio, ti voglio bene.” e cadde. Per sempre. Cadde per sempre in quel luogo che nessuno ha mai descritto, nessuno è stato capace di risalirne, nessuno amava cadere in quell’abisso che tutti temono. Solo una persona in quel momento voleva che tutto questo accadesse, ed era Edwin. Si lanciò sull’angelo che se n’era appena andato e iniziò a gridare come se le sue vene si stavano riempendo di aria mentre il loro sangue scorreva come fiumi. Cercò in tutti i modi possibili di sciogliere la corda, ma non c’era verso: Nicolas voleva morire sul serio. Com’era possibile? Com’era possibile che un ragazzo così come Nicolas avrebbe potuto togliersi la vita con le sue stesse mani? Non era vero, no, Nicolas amava la vita e la viveva al meglio, insieme ad Edwin. Edwin rimase attonito, smarrito. Il suo cuore era freddo, muto, quasi non batteva più. I suoi occhi erano ghiacciati di dolore. Non scorrevano lacrime; il suo sguardo era troppo freddo per far scorrere lacrime. Si sentiva in una giornata d’inverno, in Siberia Orientale, nei monti di Verkhojansk. Credetemi, in quel momento preferivo morire che sentire tutto quel dolore dentro Edwin. Chiunque essere umano e animale avrebbe chiamato subito aiuto, invece Edwin non ebbe minimamente l’idea di cercare qualcuno che poteva aiutare. Rimase immobile davanti al corpo penzolante di Nicolas e disse: “Addio amico mio.” Si voltò, abbassò lo sguardo e chiuse gli occhi. Fissò per un ultima volta quel corpo ormai scomparso e aprì la porta. Con gli occhi stremati vedeva davanti a sé un angelo che era volato via. Rimasi stupito. Edwin non avrebbe mai fatto una cosa del genere in questa situazione; e io lo conoscevo, fin troppo. Pensavo che sarebbe tornato a casa dopo tutto quello che è successo e invece andò nella direzione inversa. Prese le cuffie e iniziò ad ascoltare Lana del Rey. Non lo avevo mai visto così convinto. Camminò per circa tre chilometri e appena vide una vecchia campagna abbandonata con un dirupo più in là si fermò. In quella campagna c’era l’odore della morte e anche quei fiori e quell’erba di un colore giallastro e grigio di cenere avevano già assaporato la morte. Procedeva sempre più convinto della sua scelta, quasi accelerava il passo. Tutta quell’erba cenere gli gridava di fermarsi, ma lui non ascoltava. Arrivò in testa al dirupo e si fermò. Strinse i pugni e subito riaprì le mano. Alzò le braccia lentamente mentre vedeva davanti a sé un angelo cadere via. Alzava con delicatezza quelle braccia e le portò in direzione della testa. Sentivo che quei sentimenti avrebbero spiccato il volo insieme ad Edwin. Il suo cuore era troppo tranquillo. Chiuse gli occhi. Si sentiva infinito. Quel vento così leggiadro che si scagliava contro esso era poesia per lui. Voleva spiccare il volo per far compagnia al suo venere in quel luogo sconosciuto. Ma sentì gridare “Non farlo”. Come non ha dato retta alle parole dell’erba e dei fiori lì presenti non avrebbe dato neppur un minimo di interesse a quella voce, pensai. Ma d’un tratto Edwin aprì gli occhi. Quella voce ripeté: “Ti prego, non farlo”. Abbassò le braccia con la sua solita eleganza e si voltò. Quella voce l’aveva già ascoltata. Quel viso lo conosceva. Di quel viso si era innamorato; e quegli occhi iniziarono a rompere il ghiaccio di un cuore così freddo. 
  
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