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Autore: Dhialya    31/01/2014    2 recensioni
Le scoppiò il cuore di felicità, sollievo, di una rinnovata emozione che le invase l'intero corpo, facendole tremare la voce e divenire gli occhi lucidi. Corse loro incontro, gli saltò addosso, assaporò i loro profumi da troppo tempo dimenticati.
Le sembrò di tornare a respirare dopo millenni.

Una creatura che ha atteso nell'ombra di una Narnia dimenticata per milletrecento anni il ritorno della speranza, di coloro che la strapparono alla Strega di Ghiaccio dandole una casa e l'affetto di una famiglia.
Il ritorno dei Pevensie, la guerra contro Miraz, la voglia di riprendersi la propria terra e la propria casa.
Un patto legato dal sangue ed inciso su pelle. Che supera il tempo, che si imprime nei cuori, che domina i ricordi.
-Dove ti sei fatta quella cicatrice?-
-Non è una cicatrice... -
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Caspian, Famiglia Pevensie, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Memorie di guerra.


Faceva freddo quella sera, mentre il vento cullava le fronde degli alberi e la luna era leggermente coperta da delle nuvole di passaggio.
Faceva più freddo del solito, oppure era la tensione a far scivolare sui corpi in tensione un velo di aria gelida.
Non ci era voluto troppo tempo prima che raggiungessero il limitare del bosco, pronti per convergere su Telmar. Il buio era stato loro amico, mentre come un'unica ombra camminavano nel silenzio della foresta per dare battaglia.
Erano riusciti a prepararsi per attaccare già la sera dopo la riunione, con grande soddisfazione di Peter che vedeva realizzati parte dei suoi piani: il ragazzo rimaneva della convinzione che, prima si faceva qualcosa, prima tutta quella situazione spinosa sarebbe potuta terminare.
-Se non ci sono domande direi che si può iniziare definitivamente- Il biondo si avvicinò al grifone che lo avrebbe portato al castello e poi si girò, in attesa.
Tutti stavano in silenzio ad ascoltarlo, guardandolo con i loro occhi pieni di aspettative.
Peter scrollò le spalle leggermente, quando rivide negli occhi poco convinti di Caspian lo sguardo pieno di rimprovero di Lucy e sentì una sensazione sgradevole salirgli per la schiena che gli ghiacciò lo stomaco.
Stupidate.

Sarebbe andato tutto bene, c'erano buone possibilità di vittoria. Dopotutto, lui aveva più esperienza di tutti, li, in fatto di battaglie e guerre. Se tutti avessero fatto come deciso, i problemi sarebbero stati minimi e superabili.
Così sperava.
Guardò Susan, in cerca di un appoggio solidale, e poi puntò lo sguardo verso la torretta dove il fascio di luce della torcia di Edmund si alzava verso il cielo.
La ragazza rimaneva uno degli appoggi più importanti che aveva, che lo aveva aiutato e consigliato dicendogli sempre ciò che pensava a bruciapelo.
Sperò inconsciamente che quella volta non averla ascoltata fosse stata la scelta giusta.
-Andiamo-.







Caos.
Era un completo caos.
Il sangue schizzava in giro, impregnava l'aria e gli abiti, le urla bombardavano nelle orecchie senza smettere per qualche secondo.
Da quanto tempo stavano andando avanti così?
Senelia non si ricordava nemmeno come fosse potuta trovarsi in mezzo ad un casino così tragico: era quanto mai più evidente che qualcosa, durante l'assalto dei Pevensie e di Caspian, fosse andato storto.
Le truppe di Miraz non sarebbero state dovute avvertire, e l'usurpatore sarebbe stato preso in ostaggio prima che potesse ribellarsi, ponendo fine al suo regno prima ancora di iniziarlo.
Cercò di ignorare la ferita al braccio che le dava noie e iniziava a bruciare in modo fastidioso, e la botta ricevuta allo stomaco che le faceva sentire indolenzito tutto l'addome.
Nonostante gli allenamenti dei giorni precedenti, il basso profilo e il poco allenamento che aveva tenuto per millenni si facevano sentire: avvertiva già la stanchezza darle fitte alle gambe e alle braccia, e la spada sembrava più pesate del solito nonostante fosse, invece, leggera e maneggevole – l'aveva trafugata molti anni prima, per essere più comoda negli spostamenti veloci da fare tra gli alberi.
Tirò un calcio alle ginocchia del suo avversario che barcollò qualche passo indietro per il dolore; Senelia ne approfittò, tirandogli un colpo in mezzo alle costole con il gomito. Il soldato perse la spada, che scivolò a qualche metro di distanza perdendosi tra la folla, e la ragazza lo finì pugnalandolo in mezzo all'addome.
Era una sensazione strana tornare ad uccidere, ed ogni volta le provocava una sensazione diversa. Non credeva si sarebbe mai abituata a sentire la lama affondare nelle membra del nemico, osservare il suo viso contrarsi dal dolore e gli occhi perdere vitalità.
Era stata capace di provare gioia nell'uccidere, quasi euforia, tanti anni prima; ma aveva provato anche ribrezzo per se stessa, quando togliere la vita a qualcuno sotto ordine della Strega Bianca stava diventando un'agonia.
Lo spirito di sopravvivenza, però, aveva prevalso. Era sempre stata un po' egoista al tempo.
Meglio a te che a me, si ritrovava a pensare, per darsi una giustificazione che però non le alleviava per niente il senso di colpa.
Jadis le aveva imposto la rigidità nell'eseguire gli ordini e l'impassibilità per l'avversario che si ritrovava di fronte per anni, spiegandole che doveva agire prima di ritrovarsi ad essere una preda.
Era cresciuta con quegli ideali che si erano instillati nelle sue memorie e solidificate come lava divenuta poi fredda. Non era mai riuscita a sradicarli del tutto e, anche in quel momento, provò inconsciamente un senso di leggerezza nell'aver battuto il soldato Telmarino ed essere così salva.
I soldati di Telmar continuavano ad affollare il cortile principale, mentre i Narniani iniziavano a subire perdite numerose: la migliore cosa che si poteva fare, in quel momento, era cercare di salvare il salvabile allontanandosi da quella trappola che si era rivelata tale.
Le truppe di Narnia però non l'avrebbero mai ascoltata, non si sarebbero piegati ad una fuga. Per troppo tempo era stata loro lontana, abbandonandoli, perdendo credito ed importanza ai loro occhi.
Si era macchiata nell'onore, nascondendosi, diventando parte di quelle leggende che troppo bruciavano nei cuori della popolazione di cui faceva parte.

Cercando di non fare caso ai dolori, decise di inoltrarsi nel cuore della battaglia per cercare qualcuno.








Il Telmarino perse lo scudo, che cadde a terra con un tonfo sordo, quando Peter gli tirò un calcio cercando di disarmarlo.
L'uomo si sorprese qualche secondo per quell'attacco che non si aspettava e lo lasciò privo di difese, e il ragazzo approfittò della sua distrazione per dargli un colpo in testa con l'elsa della spada. Il suo corpo si muoveva da solo nella mischia, abile e scattante, ancora memore degli anni trascorsi tra duri allentamenti ed intense battaglie.
Dopotutto, per lui era trascorso solo un anno, e recuperare era stato abbastanza semplice – se lo era anche un po' imposto, i giorni prima, mentre senza tregua allenava le sue truppe.
-Peter!-
Stava cercando modo alternativo di dirigersi verso Miraz, ma l'uomo stava ad osservare sulla balconata la lotta che si svolgeva nel cortile, al sicuro e circondato da guardie. Il cortile, inoltre, pullulava di soldati Telmarini che continuavano a sbucare da tutte le parte.
-Peter!-
Digrignò i denti, consapevole che la situazione stava precipitando, per loro. Vincere a quel punto era ancora più fuori portata, ed inoltre aveva ancora davanti agli occhi il Narniano che si schiantava al suolo...
-Peter!-
Si sentì strattonare, e solo quando percepì la presa sul braccio si rese conto della voce che tra le urla cercava di chiamarlo attirando la sua attenzione.
Susan lo stava osservando apprensiva, ma la cosa durò poco, perché la sorella impugnò l'arco e fu costretta a distogliere l'attenzione da lui per concentrarsi sui tre Telmarini che si stavano dirigendo verso di loro.
-Dobbiamo andarcene!- Nonostante stessero combattendo vicini Susan fu costretta ad urlare, per farsi sentire al di sopra di tutte le urla che li circondavano e far recepire il messaggio al fratello.
No. Qualcosa si dibatté nel petto di Peter, come una bestia ferita che non accetta di essere stata messa in gabbia, ma allo stesso tempo non ce la fece a dire, come invece era successo precedentemente, che potevano ancora farcela.
Non potevano farcela.
Non potevano, era andato tutto a monte. Edmund non lo vedeva da quando gli aveva salvato la vita, Caspian lo aveva perso nella mischia così come Senelia... doveva cercare di fare il possibile che ancora era in suo potere.
-Ritirata!- Si sentì urlare d'improvviso, mentre correva dai Narniani per far espandere l'ordine.
-Ritirata, andate via!-.







Che palle. Si ritrovò a pensare, cercando di evitare di essere ingaggiata in qualsiasi lotta per potersi muovere più velocemente e trovare chi stava cercando.
Muoversi senza essere notata con tutti i soldati che pullulavano nel cortile era un'impresa particolarmente difficile.
Aveva visto Caspian dirigersi verso le scuderie di corsa, ma non ne capì il motivo e gli attribuì un epiteto poco carino per quella mossa stupida che poteva condannarlo a restare imprigionato.
Ovunque volgesse lo sguardo vedeva Narniani e Telmarini che si scontravano, i volti stravolti dalla fatica e la stanchezza di una battaglia che durava da troppo tempo che si infliggeva nelle loro membra. Soldati esausti, corpi a terra immobili, armi grondanti di sangue che sporcava il terreno.
Scorse dei capelli biondi tra la mischia, e solo in quel momento si accorse che le truppe Narniane si stavano iniziando a ritirare verso il cancello per poter così fuggire in salvo.
Qualcuno l'aveva preceduta.
Però, la maggior parte di loro rimaneva impegnata a lottare contro i Telmarini che non davano tregua.
Sgranò gli occhi, allibita dalla brutalità che aveva assunto quello che doveva limitarsi ad essere un attacco verso una sola persona.
Dovevano andarsene da li.







La grata si chiuse con un tonfo, condannando coloro che rimasero intrappolati nella parte interna del castello; il ferro che sbatté contro il cemento produsse un suono cupo che continuò a vibrare nella testa dei sopravvissuti, rintoccando come se fosse l'annuncio portato direttamente dalla morte in persona.
Effettivamente, per i Narniani rimasti intrappolati, così era.
Fu come se tutto si fosse bloccato, da quando il minotauro non resse più lo sforzo nel sostenere la grata.
Ci furono sguardi carichi di tristezza e delusione, ci furono grida d'incoraggiamento e pianti, ci furono occhi fieri che si scambiarono addii.
Successero tantissime cose, in quei pochi istanti che furono concessi e che si congelarono nel tempo, prima che si voltassero le spalle.
E poi il tempo riprese a scorrere.















































































La storia continua più piano rispetto a prima, ma intanto siamo arrivati a metà. Si sa a pezzi sempre qualcosina di più riguardo Senelia. Mi piace tenervi sulle spine. ^^'
Ringrazio chi continua a seguire e leggere.
Alla prossima,
Dhi.


   
 
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