Fanfic su artisti musicali > Big Bang
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Autore: aris_no_nami    31/01/2014    2 recensioni
New York.
Chloe: appena trasferita da un piccolo paesino del Galles con il padre;
Rebecca: figlia di persone di grande importanza e reginetta indiscussa della Matthew's School;
Maya: italo-coreana, vive con i suoi fratelli maggiori e lavora in un bar a BroadWay;
Laure: studentessa perfetta e lavora in un'officina;
Alex: chitarrista metallara e genio di matematica.
Cosa potrebbero avere in comune queste cinque ragazze? Così diverse l'una dall'altra?
Semplice! Odio profondo verso il Bronx e la peggior banda che ci sia: i Big Bang!
E sarà proprio questo odio reciproco che li farà avvicinare come non mai...
----------------
(...)
-Che volete?
Chiese loro.
-Assolutamente niente.
Ripsose Capelli Gialli.
-Sentite un pò, si è già fatto un giretto Seungri, non c’è bisogno che andiate in giro per il quartiere a far paura ai bambini.
Disse secca.
-Mica facciamo paura ai bambini buoni. Solo alle bimbe cattive.
Genere: Comico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Alex, respira…
Dissi tranquillamente al telefono mentre camminavo per le strade di Mahnattan.
-Ok ok, ma tu ascoltami – disse tutta agitata l’altra –Devi fare attenzione a ciò che ti dico ok?! Così lo ficchiamo il galera una volta per tutte!
-Ma chi?
Chiesi non capendo di chi diavolo stesse parlando.
-Topo.
-Topo?
-Capelli azzurri.
-Capelli azzurri??
-Spilungone!
-Spilungone?!
-SGUARDO KILLER!
-SGUARDO KILLER?! MA CHE CAZZO STAI SPARANDO?! CHIUDI IL CULO E APRI LA BOCCA!
Strillai sclerando bloccandomi di colpo sul marciapiede e attirando l’attenzione di tutti. Mi schiarii la gola e ricominciai a camminare come se niente fosse.
-Volevo dire… Potresti essere più chiara?!
Chiesi lentamente.
-Certo certo… Ma non ti scaldare è! – se la rise la metallara dall’altro capo del telefono –Intendevo T.O.P o come cavolo lo vuoi chiamare!
All’udire quelle parole mi fermai di colpo nuovamente.
-Alex… Cosa ti ha fatto?
Chiesi preoccupata.
Non potei sentire la risposta perché il cellulare scomparve dalla mia mano… o meglio dire: un certo idiota mi prese il cellulare e riattaccò per poi guardarlo curioso.
Mi misi le mani sui fianchi e lo trucidai con uno sguardo killer, altro che quello di T.O.P!
-Com’è possibile che una sottospecie di umano di età apparente di venticinque anni, il quale si trova dinanzi a me, sia così infantile, stupido, rimbambito e idiota?! Ecco le grandi domande della vita!
Sputai acida, gesticolando esageratamente.
-Com’è possibile che una ragazza di diciotto anni, la quale sta davanti a me, indossi degli abiti così a dir poco osceni?! Ecco la grande domanda!
Rispose a sua volta il coreano sventolandomi davanti il cellulare.
-E’ un semplice vestito! Di certo io non sono così ridicola da andarmene in giro con dei capelli bianchi e degli occhiali da sole che potrebbero somigliare agli occhi di una mosca drogata!
Dissi a mia volta, riferendomi al suo aspetto.
-Ah… Ma quanto ti amo?!
E si avvicinò col viso fino a pochi centrimetri dal mio.
Io rimasi impassibile senza muovere un muscolo.
-Ma perché non sei come le altre, è?! Ti potrei portare a letto e finirebbe così… E invece no! Fai la complicata…
Gli misi una mano sul petto e lo spinsi indietro.
-Se tu vorresti veramente portarmi a letto ti impegneresti di più.
Dissi per poi girarmi e continuare a camminare, facendo finta di essere la persona più tranquilla di questo mondo, quando invece ero agitata come un pesce fuor d’acqua.
-E il tuo cellulare?! Non lo vuoi?!
Mi chiese raggiungendomi.
CAZZO! ME NE ERO DIMENTICATA!
-Non credo che se ti tressassi raggiungerei un obbiettivo, così aspetto che me tu me lo ridia di spontanea volontà. E poi non è un problema.
Risposi sempre con quel apparente stato di calma più totale.
-Ah si?! Quindi se me lo ficco dove sai tu non ti fa problemi?!
-No. Assolutamente no.
-Ah, benissimo!
Esclamò ridacchiando.
Mi girai a guardarlo giusto in tempo per assistere ad una eresia… infatti quel cinesino se lo mise dentro…  LE MUTANDE!!
-C-c-c-cosa hai fatto…
Balbettai guardando quei cavolo di pantaloni bassi dai quali si vedeva l’elastico dei boxer dove si poteva benissimo vedere meno di metà dello schermo del mio amato cellulare fuori da essi.
Lo guardai in faccia sconvolta. Lui ti tolse gli occhiali da sole e se li aggancciò alla canotta esageratamente sbracciata dalla quale si intravedevano dei tatuaggi.
-Tu… Tu e la tua banda di quattro amichetti cinesini…
Dissi tremando tanta era la rabbia che avevo in corpo.
-Cinque.
-COSA?!
strillai più isterica che mai.
-Io e i miei cinque amichetti.
Rispose tranquillamente pulendosi gli occhiali.
-No. Quattro. Siete in quattro più uno. Totale cinque.
Dissi sicura riacquistando un po’ di controllo.
-Eravamo in cinque totale. Ora siamo in sei.
A quelle parole mi rivenne in mente la prima conversazione al telefono che avevo avuto con Alex…
“-Ok… Io adesso sto andando al Campetto B. Se ci sono mi faccio una bella chiaccherata con quei sei deficenti!”
-Come faceva a saperlo di già…
Dissi a me stessa.
-Se ti riferisci ad Alex è perché con le sue vecchie vicen…
Disse Taeyang per poi bloccarsi di colpo spalancando gli occhi.
-Cioè, volevo dire che visto che abita più vicina al Bronx in confronto a te l’avrà saputo prima. Mi sembra una cosa più che logica.
Concluse rimettendosi gli occhiali.
Io lo guardai perplessa. Non me la stava raccontando giusta.
-Cinque.
Dissi di punto in bianco riprendendo a camminare.
-Oh, ma sei fissata è! Ti ho detto sei!
Si alterò lui standomi accanto.
-E chi sarebbe questo sesto, sentiamo.
Risposi alzando gli occhi al cielo.
-Kim.
I miei piedi, neanche a volerlo, smisero di camminare. Abbassai la testa guardando le mie graziose ballerine rosacee che se ne stavano immobili.
Mi girai verso quel fottuto coreano e lo guardai dritto in faccia.
Uno. Secco. Tanto forte da farlo cadere a terra.
Mi ritrovai con la mano destra leggermente dolorante per l’impatto con la sua mascella, ma non era niente in confronto al male che ormai aveva procurato alla famiglia Kim.
Mi abbassai e lo presi per la maglia facendogli alzare la schiena e cominciai a muoverlo come un cuscino urlandogli dietro.
Stronzo. Non devi toccarli. Voi non li dovete toccare. Siete dei pezzi di merda senza un minimo di cuore. Io vi ammazzo. Vi ammazzo tutti. Come avete osato. Dopo tutto quello che hanno passato i Kim vi permettete pure di prendervi lui? Io vi ammazzo.
Quando ebbi finito lo guardai con gli occhi ancora pieni di odio. Tutte le persone che ci erano accanto si erano fermate a guardare la scena incuriositi ma per nulla al mondo preoccupati.
Lo mollai facendolo cadere di schiena e probabilmente facendogli sbattere pure la testa. Mi abbassai su di lui e gli presi il cellulare non curandomi di dove l’avesse posizionato.
Poi, come se non fosse successo nulla, ripresi a camminare per la mia strada, mettendomi un po’ in ordine i capelli.
Sentivo tutti gli sguardi su di me, anche se per me era una sensazione abituale. Sapevo che quell’atto avrebbe causato problemi al nome dei miei, ma non mi importava. Nessuno toccava i Kim e i Sand, ossia le famiglie di Maya e di Alex. Nessuno di loro. Nessuno di quella topaia.
Salii sul bus e mi sedetti. Il tragitto per arrivare al bar dei Kim non fu molto lungo. Arrivata scesi in tutta fretta. Spalancai la porta e mi fiondai sul bancone di legno scuro.
-KIIIIIM!!
Urlai per farmi sentire da qualcuno sopra la musica sparata a mille che erano soliti a tenere.
-WE SAFE AND SOUND!
Urlò a sua volta quell’idiota dai capelli neri uscendo dalla cucina con un vassoio pieno di bicchieri dai contenuti di vari colori in mano.
Prima di avvicinarsi ad uno dei tanti tavoli occupati mi lanciò un bacio.
-Dunque principessa, che ci fa la nostra nobil donna da queste parti?
Mi chiese avvicinandosi.
-Ho tirato un pugno ed ho urlato dietro a Taeyang, ho dovuto interrompere a metà LA conversazione con Alex, mi serve tua sorella e mi serve pure quel coglione dell’altro tuo fratello.
Dissi tutto d’un fiato annuendo ad ogni frase.
-E io non ti servo?!
Disse con quel sorrisetto furbo che si ritrovava tornando in cucina seguito a ruota dalla sottoscritta.
-Comunque mia sorella non c’è. Dovrebbe arrivare tra un po’. Mentre Jin non ho la più pallida idea di dove sia e soprattutto con chi sia.
Io lo guardai con uno sguardo tra l’arrabbiato e il triste. Mi faceva male vedere un ragazzo d’oro come Him Chan essere così in pensiero e così preoccupato per un idiota come Jin che si andava ad “arruolare” in un gruppo osceno come i BB.
-Lo sai già di tuo fratello, vero?
Lui annuì cominciando a lavare varie stoviglie.
-La vita è la sua. Che la viva. È maggiorenne e vacinato e se ha bisogno di qualcosa me lo dovrà chiedere perché io non gli darò nulla di mia spontanea volontà.
Disse improvvisamente più serio del solito.
-HimChan, non puoi dire così. È pur sempre tuo fratello più piccolo.
Dissi cercando di fargli cambiare idea.
-Abbiamo solo due anni di differenza. Maya è più piccola di lui. – disse smettendo di lavare e appoggiandosi al lavello –Secondo te non ho già cercato di parlargli?! Secondo te non gli ho mai detto di non mettersi in mezzo a quei giri?! Secondo te ha imparato da quello che ci è successo?! No. Ha capito tutto e sa tutto ma non gliene importa. Con la scusa della mancanza dei genitori e tutte quelle boiate che gli hanno sparato i vari assistenti sociali si è fatto l’idea che può permettersi tutto visto che è stato “scioccato da piccolo”. E io mi chiedo quale cazzo di shock!
Disse, alzando la voce per l’ultima frase. Fece un profondo respiro per poi riprendere a parlare.
-Ho già provato di tutto con quello. Ho rinunciato a tantissime cose per lui e credi che gliene importi?! Mi sono proprio rotto di quell’idiota. Ora che si faccia una pelle spessa se vuole vivere la fuori. Cavoli suoi. Io me ne tiro fuori. E tu dovresti fare la stessa cosa.
Concluse puntandomi il dito contro.
In effetti aveva ragione… sia lui che Maya avevano perso e rinunciato a così tante cose per colpa di quello stupido. Ma, come sempre, quello che ci rimetteva di più era Him Chan…
Io gli rivolsi il sorriso più tranquillo che avevo di scorta e lui ricambiò.
-Ma cos’è questa storia di Taeyang?
Mi chiese, tornando alle sue stoviglie.
-Ah… niente di che. L’ho solo ridicolizzato davanti a parecchia gente.
Risposi tranquillamente, guardando con gran interesse le mie unghie.
-E pensare che quel tipo va a messa ogni domenica…
Se la rise lui.
Io strabuzzai gli occhi e stavo per mettermi ad urlare, se non fosse stato per delle urla che sentimmo in strada. Entrambi ci fiondammo subito fuori per vedere cos’era successo. Quando realizzammo la scenetta che si presentò davanti ai nostri occhi Him Chan impazzì completamente…
  
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