Ho deciso di
inviare prestissimo questo nuovo capitolo perché mi sono resa conto con
grande sorpresa che questa ff vi piace davvero!! Non l’avrei mai creduto, ragazze!!
°///° Perciò ora mi darò da fare per farvela leggere
tutta al più presto!!
Ringrazio
profondamente Zerby per avere inserito la fic tra i preferiti, e per le recensioni Machy, PikkolaGrandefan, Zerby, Selhin e Juju210 (evviva,
anche a voi non sta simpatico Ethan, ho trovato delle
colleghe!! ^^).
In questo
capitolo ci sarà una situazione di quelle cui vi accennavo nel primo,
ossia un richiamo diretto ad una puntata del telefilm… Ma comunque qui la
situazione è tutta diversa… Spero che vi piaccia…!!
Buona
lettura a tutti!
“IL MIO MIGLIORE AMICO”
5. Consigli sentimentali
Al lunedì pomeriggio
sono seduta al bancone del Digital Bean,
depressa e sola.
Già, depressa e sola.
Ovvio. Miranda non è ancora rientrata da Città del Messico, e
Gordo… Beh, Gordo è il motivo della mia depressione.
Sono ben due giorni che non
lo vedo e non lo sento, ossia da quando ha assistito al mio
‘quasi-bacio’ con Ethan. Quella sera gli ho telefonato, come
promesso, ma suo padre mi ha detto che era uscito. Ci ho riprovato, ovviamente,
ma nulla da fare. E ieri, anche se avremmo dovuto incontrarci, non si è
fatto vedere. In tutta la vita non avevo mai passato un weekend senza avere
idea di dove fosse il mio migliore amico.
Senza convinzione, mescolo lo
zucchero nella mia bibita ghiacciata. Di colpo, dal ronzio del chiacchiericcio
del locale si distacca una voce nota.
«Un caffè, per
favore.»
Alzo la testa. È
proprio lui, appoggiato al bancone a qualche passo da me, con la solita camicia
sformata sulla solita maglietta stropicciata; eppure al primo impatto mi sembra
diverso. Ed è come quando cerchi qualcosa fino allo sfinimento, e poi
quello ti compare davanti quando tu meno te l’aspetti.
Lui mi vede a sua volta. Fa
un cenno con la mano, poi posa un dollaro sul banco e afferra la tazza che gli
porge il barman, già pronto ad andarsene.
Eh, no, mi dispiace. Io non
ci sto più ad essere ignorata.
«Aspetta un attimo,
Gordo.»
Mollo il mio bicchiere e vado
ad afferrarlo per la camicia.
«Ehi, fa’
attenzione», borbotta lui, riparando la tazza con la mano libera.
«Non vorrai farmelo rovesciare.»
Guardo il liquido nero
attraverso le sue dita.
«Da quando bevi caffè?», gli chiedo, invece
di scusarmi.
Alza le spalle.
«Da un
po’.» Mi lancia una strana occhiata, prima di vuotare la tazza in
un sorso. «Devi dirmi qualcosa, Lizzie?»
Lo fisso cercando di
controllare l’irritazione.
«Credevo fossi tu a dover dire qualcosa a me.»
«Scusa?» Gordo
alza le sopracciglia. «No, io non devo dirti proprio niente.»
«Ma davvero? E non vuoi
spiegarmi, ad esempio, il motivo per cui mi stai evitando?»
«Io non ti sto
evitando.» Non mi guarda in faccia. «Senti, ho molto da fare, e non
posso proprio restare a farmi stressare dalle tue domande infondate. Non
potresti farti una bella chiacchierata con Ethan Craft, invece?»
Resto impietrita.
Approfittando del mio
silenzio, Gordo rimette la tazza vuota al suo posto e, con un secco saluto, se
ne va dal locale.
Non posso crederci. Non
l’avrei mai creduto possibile. Insomma, non aveva mai dato a vedere nulla
del genere. Eppure è così evidente. E mi chiedo perché,
perché solo adesso, perché subito dopo aver visto il mio viso a
due centimetri da quello di Ethan Craft, Gordo si stia dimostrando geloso.
***
È sera, ed è
anche piuttosto tardi. Senza i compiti di scuola, e senza le solite telefonate
a tre con Miranda e Gordo, mi sembra che il tempo non passi mai. Ma stasera ho
qualcosa da fare.
Già da qualche giorno
in tv circola lo spot di un nuovo programma per adolescenti. Si intitola Chiedilo a Fannie!, e in teoria dovrebbe
elargire consigli di vario genere, anche e soprattutto sentimentali.
All’inizio mi sembrava un’emerita cavolata… Però ci ho
ripensato. In fondo, non ho forse gestito io stessa una rubrica di questo tipo
nel giornalino della scuola? E poi, a ben vedere, non ho proprio altro da
fare…
Rileggo le ultime righe della
lettera che ho appena finito di scrivere, ma all’improvviso un rumore
alla porta mi fa sussultare. Caccio in fretta penna e foglio sotto il cuscino e
mi tiro il lenzuolo sulle gambe.
«Non si usa più
bussare, in questa casa?»
È come rivivere la
scena di quel lunedì sera: mia madre è sulla porta, avvolta in una
vestaglia. Si chiude la porta della mia camera alle spalle.
«In genere sì,
ma ho l’impressione che questa sia un’emergenza.» Viene a
sedersi accanto a me. «Lizzie, non puoi continuare a far finta di niente.
Così ti fai solo del male. Con me puoi parlare, lo sai.»
Ma non si può
nascondere proprio nulla alle mamme, o è solo che la mia è una
terribile impicciona?
La guardo. Non posso parlarne
con lei, sarebbe troppo imbarazzante. Proprio per questo stavo scrivendo quella
lettera anonima, cavolo! Però…
Non so come, e soprattutto
non so perché, ma mi ritrovo a spifferare tutto. Di Kate che mi ha
aperto gli occhi, di Ethan che sto cercando di conquistare, e di Gordo, di
tutta la confusione che sento ormai anche solo pensando a lui.
Mi fermo a riprendere fiato.
La mamma ha una luce strana negli occhi: sembra colpita, ma al tempo stesso
sembra anche aver voglia di scoppiare a ridere.
«Tu piaci a Gordo?», è tutto
ciò che commenta infine.
Sentirlo dalla sua bocca mi
fa avvampare.
«Ti prego, mamma, non
ti ci mettere anche tu! È una situazione così… strana e
complicata!»
All’improvviso si
sporge a mettermi una mano sulla spalla.
«Lizzie»,
sorride, «devi stare tranquilla. Non è niente di grave. Senti,
fatti una bella dormita… Mi è venuta un’idea.»
Si alza e raggiunge la porta
a grandi falcate, mentre io la seguo con lo sguardo, terrorizzata. Poi la mamma
mi augura la buonanotte ed esce dalla mia stanza.
E ora? Quale idea malsana le
è venuta in mente? Cosa si agita nel suo cervello?
Devo fidarmi di lei?
La risposta a quest’ultima
domanda è la più semplice.
Sì, probabilmente
sì.
Mi stendo, allargando le
braccia sul cuscino. Un rumore di carta stropicciata mi ricorda la lettera.
Quella la spedirò
comunque.
***
Qualche sera fa ho deciso di
fidarmi di mia madre. Oggi non so più se ho fatto bene.
Certo, avevo capito che
voleva aiutarmi, ma non mi sarei mai sognata l’eventualità che
invitasse a cena la famiglia Gordon al completo.
Ad essere sincera, ho anche
pensato che non avrebbero accettato l’invito. Lo so, è infantile,
ma non riuscivo proprio ad immaginarmi la scena di noi sette seduti allo stesso
tavolo, con Gordo al mio fianco, di nuovo allegro e amichevole.
Ma sbagliavo. Siamo tutti qui
in cortile, intorno ad una tavolata di pizza, e Gordo è seduto accanto a
me. Però non è affatto di nuovo allegro e amichevole. Quindi
almeno una parte del mio scetticismo ha trovato conferma.
Finora Gordo mi avrà
guardato sì e no tre volte. Partecipa alle conversazioni, mangia con
appetito, però è come se la sedia dove io sono seduta fosse vuota.
Mi sa che la mamma non ha avuto poi questa grande idea.
I piatti sono ormai vuoti e
mia madre si alza, insieme alla signora Gordon, per sparecchiare.
Automaticamente faccio per aiutarle, ma la mamma mi ferma con un gesto.
«No, Lizzie, ci
pensiamo noi.» Mi guarda con aria eloquente. «Perché voi
ragazzi non andate a guardare la tv?»
Ah, così sarebbe
questa la tappa finale del suo piano? Grande!
Io esito, mentre Gordo
schizza in piedi.
«Ma no, signora
McGuire, è giusto che aiutiamo anche noi…»
«No, David, Jo ha
ragione», interviene sua madre. «Tu e Lizzie andate pure dentro a
chiacchierare.»
Anche Matt si alza, e fa per
guidare Gordo in casa.
«Sì, dai, Gordo,
andiamocene prima che ci incastrino qui…»
«Tu non vai da nessuna parte», lo blocca il papà, afferrandolo
per la collottola. «Tua madre non si rivolgeva a te.»
«Esatto, Matt, a te non
farà male aiutarci qualche volta», sogghigna la mamma con aria
astuta.
Io mi volto verso Gordo,
esasperata. Lui sembra l’immagine della rassegnazione.
«Va bene»,
borbotta, guardandomi di sbieco. «A… Andiamo, Lizzie.»
Annuisco ed entro in casa con
lui, sforzandomi di non voltarmi a guardare mia madre e scoprirle in viso la
complicità di una ragazzina che aiuta la sua migliore amica coi suoi
piccoli problemi di cuore. Santo cielo, a che punto siamo arrivati.
In salotto ostento
naturalezza, invitando Gordo a sedersi e accendendo il televisore. Nello stesso
istante in cui lo schermo si illumina, mi ricordo che stasera c’è
la prima puntata di Chiedilo a Fannie!…
Accidenti. Questo non
l’avevo proprio previsto.
«Buonasera, amici telespettatori, e benvenuti in questo nuovo talk show
dedicato agli adolescenti…»
Sono sorpresa: avevo
immaginato la famigerata Fannie come una vecchia strizzacervelli con gli
occhialini tondi sul naso, invece quella che sta parlando è una ragazza
che sembra appena uscita dall’adolescenza, con lunghi capelli castani e
un bel sorriso aperto.
Sono tentata dall’idea
di cambiare canale, ma è Gordo a farmi cambiare idea.
«Lascia questo»,
mormora. «Vediamo di che si tratta.»
Senza dire nulla, vado a
sedermi accanto a lui, gli occhi fissi sul televisore.
Il programma è ben
fatto, la conduttrice ci sa fare. Legge una lettera dopo l’altra, senza
mai soffermarsi sui nomi di chi le ha scritte, o meglio di chi è stato
tanto sprovveduto da firmarsi con nome e cognome, rispettando la loro privacy;
e in effetti i suoi consigli sembrerebbero davvero efficaci, di certo
più delle ‘idee’ di mia madre…
«… Ed invece questo ragazzo ci sottopone il problema di un amore
non confessato.» Fannie guarda fisso nella telecamera. «Amico mio, non lasciarti abbattere dalla
teoria secondo cui l’amicizia tra uomo e donna resterà sempre
tale. Cerca invece di essere sincero, con lei e in primo luogo con te stesso.
Perché non le parli? Certo, il rischio che lei non ricambi
c’è; ma se è davvero un’amica, come mi scrivi, non la
perderai mai, stanne certo…»
«Giustissimo»,
commento, accorgendomi troppo tardi di aver parlato ad alta voce.
Gordo mi scocca uno sguardo,
poi torna a concentrarsi sulla tv.
«… Ma veniamo ora alla ragazza che si firma come
Confusa&Depressa…»
Mi agito, mi muovo sul
divano, cerco una posizione più comoda. È la mia lettera.
«”Cara Fannie”», legge la conduttrice, «”ho quasi sedici anni, e un grande
problema. So che il mio migliore amico ha una cotta per me, ma lui non riesce a
dirmelo…”»
Ad ogni parola mi sento
peggio. Come ho potuto scrivere i miei segreti più inconfessabili ad una
perfetta sconosciuta che ora li sta spifferando in diretta a tutta
l’America?
«Mia cara Confusa&Depressa», sospira Fannie, guardando in
camera, «capisco come ti senti.
Certo, è strano quando un amico ti guarda in modo diverso. E ovviamente
è ancora più strano quando di punto in bianco si infastidisce per
la tua vicinanza con altri ragazzi…» Sospira di nuovo,
passandosi una mano tra i capelli e sorridendo gentilmente. «Non me la sento proprio di fare la
maestrina, o la psicologa, dicendoti chissà cosa. Tutto ciò che
potrei consigliarti sarebbe di chiarire le cose con lui, ma sono certa che
l’idea ti spaventa… Perciò, io ti consiglio innanzitutto di
fare chiarezza nel tuo cuore. Se pensi che in fondo potresti anche ricambiare i
suoi sentimenti, allora affronta la situazione; ma se così non è,
faglielo capire gentilmente, senza ferirlo, dimostrandogli che gli vuoi bene
come ad un fratello. Se è un amico, capirà cosa è meglio
per voi, e lo capirà comunque.»
Fannie annuncia la
pubblicità e io butto fuori il fiato.
«Lo sai?»,
mormora Gordo. «È un programma interessante.»
Annuisco, nervosa.
«Lizzie…»
Mi volto a guardarlo, senza
sapere cosa aspettarmi.
«Cosa
c’è?»
«Mi dispiace.»
Lui deglutisce e abbassa gli occhi. «Non volevo essere così
distante in questi giorni. Sto… solo passando un brutto momento. Ma
passerà. Ti prego, non parliamone più.»
Di colpo mi sento sollevata.
Non m’importa più di quanto mi abbia fatto male, mi basta
ritrovarlo al mio fianco come sempre.
«Non
preoccuparti», sorrido. «È tutto a posto. Solo, la prossima
volta parla liberamente, invece di evitarmi… Non parliamone
più.»
Gordo alza lo sguardo e
ricambia il sorriso, che sembra quasi colpevole.
Con la coda dell’occhio
riesco a vedere lo sbuffo dei capelli biondi di mia madre che si allontana dal
soggiorno.
Grande, mamma.
E grazie anche a te, Fannie.
Ora capisco: devo solo fare chiarezza nel mio cuore.
Non ho idea di come
farò.