1st Febraury

Sin da quando ero piccola, da quando ho memoria, la mia concezione dei giorni e dei mesi è scandita dalle storie e leggende che mi raccontava mia nonna.
Quella che mi ha sempre più affascinato, che chiedevo sempre di ripetere, era quella dei giorni della merla. Secondo questa leggenda, una merla bianca per ripararsi dal freddo assieme ai suoi pulcini, si rifugiò dentro un comignolo, da dove ne uscirono tutti il primo febbraio, neri a causa della fuliggine ed è da quel momento che i merli sono neri.
Sempre seconda la leggenda se i giorni della merla sono freddi, allora la primavera sarà bella; al contrario se questi giorni sono caldi, la primavera sarà fredda e arriverà in ritardo.
La prima volta che lo incontrai era il primo febbraio più freddo che avessi mai vissuto, soprattutto considerato che era il primo febbraio che passavo in quel paesino sperduto dello Cheshire e il primo che frequentavo in quella scuola.
Ero a lezione di storia, una delle mie materie preferite, e stavo tremando dal freddo, perché non mi ero coperta abbastanza, abituata com’ero alle più miti temperature italiane.
Stavo guardando fuori dalla finestra, attaccata al termosifone, nella vana speranza di riscaldarmi un po’, fino a quando non sentii un fruscio provenire dal banco affianco al mio e mi girai, incontrando degli occhi nocciola che mi sorridevano, caldi.
«Ciao, sei nuova giusto? Io sono Liam.»
«Ciao, io sono Diana.»
Lui ripeté il mio nome, storpiandolo in “Daiana” come fanno tutti ancora adesso, in questa maniera così inglese.
Quel primo febbraio gli sorrisi e poi venni catturata dalla porta della classe che venne aperta di colpo, lasciando entrare un ragazzo alto, che scosse la testa facendo rimbalzare i suoi capelli ricci, quasi stesse seguendo un ritmo tutto suo.
«Harry, amico, auguri! Buon compleanno.»
Era stato Liam a parlare, rivolgendosi al nuovo arrivato che aveva sorriso e si era avvicinato, dando una pacca sulla spalla all’amico e poi mi aveva scrutato con i suoi occhi, limpidi e trasparenti, e quasi indagatori.
Mi sentii quasi in colpa e a voce bassa, mormorai un «Auguri.»
«Grazie, sconosciuta. Ma tu sei?»
«Diana, piacere.»
«Diana, bel nome. Da principessa, principessa sconosciuta.»
Lui è stato il primo a non sbagliare il mio nome, a pronunciarlo nella maniera corretta ed a offrirmi il suo maglioncino e rimanere in maniche corte perché stavo tremando dal freddo.
Oggi sono passati quattro anni da quel primo febbraio e sono qua, davanti a casa di Harry, col suo pacchetto regalo in mano, la carta un po’ stropicciata, dovuta al nervosismo delle mie mani.
Sono passate tante cose da quel primo febbraio, ora vivo a Edimburgo e studio giornalismo all’università, ho cambiato mille tagli di capelli e mi sono abituata, anche se non ancora completamente, al freddo inglese.
Ma il cambiamento più grande è stato proprio lui, Harry. Da quel giorno con lui ho condiviso tutto e siamo diventati lentamente prima amici, poi migliori amici e infine, da pochi mesi, fidanzati. Ma io non smetto di tremare quando lo vedo, come la prima volta.
La leggenda che mi raccontava nonna diceva che se il primo febbraio è un giorno freddo, allora la primavera che ne seguirà sarà buona.
Bene, quel primo febbraio era un giorno freddo, freddissimo ma la primavera che Harry  mi fa vivere tutti i giorni, con le sue risate, le sue fossette, il leggero rimbalzo dei riccioli sulla fronte è la più calda che esista.