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Autore: quirke    01/02/2014    2 recensioni
Che cosa importa da che parte stai, o quello che farai, o se alla fine non sei più.
Che ne sai tu di tutte le cose che ho in testa e di tutti i sogni che strappo nelle tasche.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'ça va pas du tout'
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Come ogni sera
 

"non esagerare mai
è l'unico modo che sai
per esser certi
non c'è nessuno
da scontentare mai"
 

Abbiamo bisogno di nuove ossessioni da rimpiazzare, necessitiamo distrazioni.
Sei caldo. Tanto. Mi stai facendo impazzire.
La finestra è leggermente aperta, ho bisogno di cambiare aria e camera e di fare i bagagli e correre tra il vento perché ci sono quelle volte in cui non m’importa più.
Nessuno ti avverte, nemmeno io dovrei. Le conseguenze sono coincidenze, se parto mi rimpiazzerai con un letto ad una sola piazza per indebolire la tua solitudine. La felicità è breve e la trovi solo nei film.
Quando ho te, ho tutto. Lo penso spesso.
Il bianco si scurisce ogni notte, noi diventeremo polvere di qualcun altro, ci dimenticheremo di qualsiasi cosa.
Perché c’impegniamo così tanto a rimanere dentro una persona? Me lo chiedo di rado.
Tu puzzi. Di sigaretta dopo sigaretta e le tue felpe non le indosso perché sono costantemente umide, ed hanno i buchi, bruciati. Non mi piacciono perché non s’addicono a chi sono io.
Sappiamo che è la stessa cosa, vale anche per te.
E’ buio ma mattina, la finestra l’ho lasciata un po’ aperta per cambiare aria, lenzuola, ossessioni, distrazioni.
Nelle pareti ci sono diverse combinazioni di colori spenti, sono di un giallo fioco, quello che si trova sotto ai lampioni. Forse siamo un po’ più al buio, magari, eh? La camera è piccola e non ci entriamo in due, c’entri dovunque.
Che cosa importa da che parte stai, o quello che farai, o se alla fine non sei più. Che ne sai tu di tutte le cose che ho in testa e di tutti i sogni che strappo nelle tasche.
Mi abbasso e stringo le lenzuola tra le mani, sollevo un tuo braccio e ci trovo letargo. Il tuo corpo sarà sempre una tana sicura per me. Consolami tutte le volte che mi sento annegare, o se la mia mente ci assale perché scusa.
Continua a chiamarmi anche solo per ricordare come respirare, prenditi cura di me.
Mi riempi la testa di quelle parole che ti lasciano sognare e penso che non dovrei fidarmi, se fossi in te non crederei nemmeno al serbatoio pieno del furgoncino. C’è tanto da rischiare e la tua paura ti frena.
Anche questa sera come ogni sera passerà. Continuo a chiamarle sere, che siano notti o mattine, ma le accompagnerei con un bicchiere caldo di latte e per noi, la gioventù bruciata, c’è ancora tempo finché non s’intravedrà un briciolo d’alba.
Tu dici che c’è davvero così tanto tempo?
Ti lamenti la metà di me perché né ti ci butti nei tuoi cassonetti di sogni rifiutati, né esageri con le parole.
Prova a graffiare od a lodare, per te fa lo stesso, e lasciaci reagire a nostro tempo. Muovi le coperte, le lenzuola. Lasciami gemere per il freddo e ritornare automaticamente da te.
Ed intanto non ti accorgi che la felicità ti sfiora appena, l’orgoglio magari cede.
Tu mi dai il respiro, sei il mio soffio quando ancora penso a quante lampadine dovrò cambiare prima di cambiarci.
I vestiti, le lenzuola, le distrazioni, le sigarette, le mani, le abitudine. Sempre le stesse, mi stanco.
Sono stanca. Ho sonno. Provo a dormire, come ogni sera anche questa sera.

 
 

 

 

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clausura dal dolore n.1
sopravissuta a chi ero, chi sono?
 
 
 
 
 
 
 
 

 

  
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