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Autore: Hazel92    01/02/2014    3 recensioni
Los Angeles è stata divisa in cinque fazioni,consacrate ognuna a un valore: la sapienza per gli Eruditi, il coraggio per gli Intrepidi, l'amicizia per i Pacifici, l'altruismo per gli Abneganti e l'onestà per i Candidi. Genim Stilinski a sedici anni, come tutti i suoi coetanei è chiamato a compiere una scelta. Rimanere nella sua fazione, accanto ai suoi cari, oppure lasciare tutto e iniziare una nuova vita in un'altra fazione? Tuttavia, il test che dovrebbe indicargli quale fazione scegliere si rivela inconcludente e ciò che ne risulta sembra essere veramente pericoloso.
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Questa è una mia rivisitazione del primo volume della trilogia di Veronica Roth, Divergent. Anche se non conoscete il libro potete comunque leggerla. Spero vi piaccia. :)
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Stiles Stilinski , Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
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Angolo dell’autrice: Come sempre mi scuso per il ritardo, ma gli esami mi hanno veramente tolto tutto il tempo. Spero che il capitolo vi piaccia e soprattutto spero di non star rendendo i personaggi troppo OOC. Mi farebbe davvero piacere sapere che ne pensate, quindi se vi va lasciate una recensione.
Al prossimo capitolo, che spero arriverà prima ;)

 
La mattina seguente mi sveglio con un lieve dolore sullo zigomo destro. Quello dove mi ha colpito Danny, ma non è niente di che. Facciamo colazione velocemente e poi torniamo nella palestra. La mattinata prevede di nuovo allenamenti. A me è andata bene. Sono contro il candido che ieri ha perso. Mi spiace per lui, ma non posso permettermi di perdere tutti i combattimenti.
  • Mi è andata bene anche oggi. – sento dire da una voce fastidiosa accanto a me. Sul volto di Jackson è stampato uno di quei suoi sorrisetti strafottenti. Cerco il suo nome sul tabellone e lo trovo accanto a quello di Erica. Mi giro a guardarla e nel frattempo Isaac le posa una mano sulla spalla.
  • Puoi farcela… - le dice.
  • Sul serio? Avanti Isaac, non prendermi in giro. Sappiamo entrambi che non ho speranze. – dopo queste parole si allontana e non riesco a capire se sia arrabbiata o meno.
  • Beh…almeno l’ha presa bene… - commento.
  • Non direi… - mi risponde Isaac.  Raggiungiamo gli altri ed io mi siedo accanto ad Erica.
  • Puoi sempre arrenderti. – le suggerisco, ma dalla sua espressione non sembra molto contenta di quell’opzione.
  • Non oggi. – alzo lo sguardo mentre fa il suo ingresso in palestra Kate, seguita da Derek che cammina con le braccia incrociate davanti al petto e uno sguardo serio. Più serio del solito. Istintivamente la mia testa torna alle sue parole. Secondo le mie regole, potete anche arrendervi.
  • E quando finisce l’incontro? – le parole escono prima che io me ne renda conto. Kate inclina la testa di lato, come un cane, e mi sorride.
  • Quando uno dei due non è più in grado di continuare. -
I primi a combattere sono Isaac e Danny. Il combattimento dura parecchio, ma alla fine vince il pacifico. Mi sorprendo di esserne contento. Forse una parte di me è arrabbiata con Danny per il nostro combattimento di ieri. Poi tocca a me. Io e il ragazzo ci posizioniamo al centro del tappeto e sono io a sferrare il primo colpo, che va a segno. Più il combattimento va avanti e più mi rendo conto che avrei preferito battermi contro un avversario più forte. Non c’è di niente di bello, di gratificante, nell’accanirsi contro qualcuno più debole. Lui è riuscito a colpirmi solo due volte e per un attimo penso quasi di lasciarglielo fare di nuovo, ma poi il mio sguardo incrocia quello severo di Kate e lascio perdere. Ad un certo punto il mio avversario crolla a terra. Rimani li. Non rialzarti. Penso. Se si rialza dovrò continuare a colpirlo e non voglio. Ma lui prova a rimettersi in piedi.
  • Che stai aspettando? – mi urla Kate. Apro la bocca per rispondere ma il mio sguardo intercetta Derek dietro di lei che scuote la testa. Quello che molti avrebbero considerato un atto di bontà…lei lo considera un atto di viltà. Le parole di Allison riecheggiano nella mia testa. Non voglio fare la fine di Boyd. Allora mi chino sul ragazzo, lo afferro per il collo della maglietta e lo sollevo leggermente. Le gambe sono ancora distese a terra. Avvicino il mio viso il più possibile al suo mentre sollevo un pugno in aria pronto a colpirlo di nuovo.
  • Non. Rialzarti. – gli sussurro scandendo bene le parole. Poi lo colpisco. Il pugno è abbastanza forte da essere credibile, ma non abbastanza da metterlo sul serio ko. Tuttavia stavolta sembra aver capito. Non prova neanche più a rialzarsi così Kate è costretta a decretare finito l’incontro e il ragazzo viene portato via con la barella. Torno al mio posto ed assisto agli altri incontri con disinteresse.
Gli intrepidi dovrebbero essere la fazione del coraggio, ma è davvero questo essere coraggiosi? Osservo le nocche della mia mano leggermente arrossate. Se dovessi scontrarmi di nuovo con qualcuno di più debole di me, non mi accanirò. Piuttosto mi lascerò colpire io, ma non infliggerò più dolore a nessuno. A nessuno che se lo meriti almeno.  Perché infiggerei volentieri dolore a Jackson.
E in quel momento inizia proprio il suo combattimento contro Erica. All’inizio la bionda si difende bene, ma più l’incontro va avanti e più diventa evidente che non ha speranze contro Jackson. Ma soprattutto…lui non ha intenzione di mostrare pietà. Ad un certo punto non riesco più a guardare. Erica è a terra e il suo viso non è quasi più riconoscibile a causa del sangue che lo ricopre.
  • In che condizioni deve essere per farvi decidere di interrompere l’incontro? – sbotto, alzandomi in piedi.
  • Questi non sono affari tuoi rigido. – la voce di Kate è gelida. –Si sta rialzando…quindi l’incontro non è ancora finito per me. – Mi giro a guardare Erica. Che cosa le salta in mente? Perché continua a rialzarsi?
  • E per te? -  chiedo allora rivolto a Derek. Non so da dove mi venga tutta questa determinazione. A casa non mi sarei mai permesso di parlare così nemmeno a mio padre. – Hai intenzione di startene li zitto a non fare niente mentre lei viene massacrata? –
  • Non è Derek a decidere. – Alterno lo sguardo da uno all’altro, aspettandomi una risposta soprattutto da Derek, ma niente. Così senza aggiungere altro mi dirigo verso la porta e me ne vado dalla palestra. La porta sbatte dietro di me ed io inizio a dirigermi non so neanche io dove. Faccio appena in tempo a sentire la porta sbattere di nuovo e dopo pochi secondi sono io ad essere sbattuto con le spalle al muro da qualcuno.
  • Questa è l’ultima volta che ti rivolgi con questo tono a me, rigido. – il volto di Derek è a pochi centimetri dal mio, così come il suo dito indice puntato contro la mia faccia. Il suo sguardo è minaccioso e sembra veramente arrabbiato. – E con Kate…dovresti fare attenzione. – non so perché ma non dico niente. Rimango in silenzio e così fa Derek. Dopo qualche secondo si allontana e si dirige di nuovo verso la palestra. Ma prima che apra la porta, questa si apre da sola e un’altra barella, questa volta con sopra Erica, esce da li. Io e Derek ci lanciamo un ultimo sguardo e il suo non mi appare più arrabbiato. Dire quasi…consapevole. Qualcosa dentro di me mi dice che sa che ho ragione e che quello che mi ha detto su Kate era più un consiglio in buona fede piuttosto che un intimidazione.
Quando arriva l’ora di pranzo, non ho voglia di sedermi al tavolo con gli altri. Soprattutto non con Jackson. Così dopo aver riempito il mio vassoio, mi siedo da solo a un altro tavolo. Anche oggi ho preso l’hamburger. Sto iniziando ad adorare quella carne. Sto per dare il primo morso, quando il rumore di un vassoio che viene posato davanti a me mi interrompe facendomi rimanere a bocca aperta con il panino a mezz’aria. Poi un altro. E un altro ancora. Alzo lo sguardo e mi accorgo che i tre vassoi appartengono ad Allison, Isaac e Boyd. Li guardo interrogativamente. Allison di fronte a me mi sorride radiosa, mentre allunga una mano per rubarmi una patatina dal piatto.
  • Se volevi le patatine perché non le hai prese? – le chiedo, notando che nel suo vassoio c’è solo un piatto di insalata.
  • Sicuro di venire dagli abneganti?- mi risponde scherzando. Le sorrido a mia volta e poi mi volto verso Boyd e Isaac.
  • E voi? –
  • Non avevo voglia di mangiare insieme a Jackson dopo quello che ha fatto ad Erica. – risponde il biondo.
  • Ed io non volevo mangiare con quello per cui mi sono fatto quasi ammazzare inutilmente. – replica Boyd.
  • Io lo avrei massacrato fossi stato in te. Matt è…odioso! – tutti e tre scoppiano a ridere. –Che c’è? – chiedo quasi infastidito.
  • Questa è la prima volta che sento un abnegante parlare male di qualcuno. – spiega Allison. – Che ha fatto per meritarsi la tua antipatia? –  alzo le spalle.
  • Non lo so. Non l’ho mai sopportato. – do un morso al panino e poi con la bocca ancora piena le chiedo – Ti piace? –
  • Cosa? No, oddio no. – Allison sembra abbastanza sorpresa della mia domanda.
  • Beh, ma tu piaci a lui. – continua Boyd.
  • Ma la cosa non è reciproca… -
  • Scott ne sarà contento. – nello stesso momento in cui lo dico mi rendo conto di aver appena firmato la mia condanna a morte. Se Scott lo sapesse mi ucciderebbe.
  • Chi è Scott? – mi chiede Allison aggrottando le sopracciglia.
  • Oh…nessuno… - fortunatamente lascia cadere il discorso e riusciamo a parlare di altro. Sono contento che si siano seduti con me. Si, avrei voluto che ci fosse stata anche Lydia, ma lei era già seduta vicino a Jackson. Forse altrimenti si sarebbe unita a noi…
  • Io vado a trovare Erica. – dice Isaac una volta che abbiamo finito di mangiare.
  • Ti accompagno. – tutti ci giriamo a guardare Boyd confusi. – Che c’è? È carina… - questa volta scoppio a ridere anche io. Ed è strano. È strano sentire il suono della propria risata.
Il mattino del giorno seguente veniamo guidati da Derek alla stazione. Siamo solo noi trasfazione e un po’ mi dispiace. Inizio ad affezionarmi ad Allison. Visiteremo l’esterno e arriveremo fino alla recinzione, per conoscere i mestieri degli intrepidi. Se pur ancora dolorante è riuscita a raggiungerci anche Erica, ed anche il ragazzo dei candidi. Tuttavia per salire sul treno, Isaac è costretto a sollevarla leggermente da terra per aiutarla. Io ed Isaac saliamo per ultimi. Non appena metto piede dentro al vagone, la voce irritante di Jackson giunge alle mie orecchie.
  •  Ti senti un po’ rigida anche tu oggi? – chiede rivolto ad Erica. Sul volto è stampato un sorriso. Possibile che creda di essere divertente?
  • Peccato che non esista una fazione dedicata al senso dell’umorismo, Jackson… - intervengo – Saresti stato perfetto. – delle risate sommesse si diffondono intorno a me.
  • Non osar…-
  • Smettetela. Non ho voglia di sentire le vostre inutili discussioni. – la voce di Derek risuona forte e risoluta e Jackson esegue i suoi ordini, andandosi ad appoggiare a una parete del vagone con le braccia incrociate davanti al petto e la faccia imbronciata. Io sono più che contento di lasciar perdere e mi avvicino all’apertura del vagone, guardando fuori. Dopo qualche secondo Isaac si affianca a me, seguito da Erica.
  • Grazie, Stiles… - mi sussurra questa. Io le sorrido imbarazzato. Ho fatto quello che avrebbe fatto chiunque. Oppure no?
  • Secondo voi cosa c’è li fuori? Oltre la recinzione intendo…- ci chiede Isaac.
  • Le fattorie immagino. – gli risponde Erica.
  • Si ma…oltre alle fattorie? Deve pur esserci qualcos’ altro. Altrimenti da cosa difendiamo la città? – alzo le spalle.
  • Fino a cinque anni fa non c’era nessuno a fare da guardia alla recinzione. – anche Danny si intromette nella conversazione. –Vi ricordate quando la polizia degli Intrepidi pattugliava il quartiere degli Esclusi? –
  • Si… - rispondo quasi involontariamente. Mio padre fu uno di quelli che spinse di più per mandare via gli Intrepidi da quella parte della città. Mia madre diceva sempre che i poveri non avevano bisogno di polizia, ma di aiuto, e noi potevamo darglielo. Immagino che per mio padre riuscire in quell’impresa fosse un po’ come ricordare mia madre. Lo aveva fatto più per lei forse che per gli esclusi . Tuttavia non aggiungo altro. È uno degli argomenti a cui ricorrono gli Eruditi per accusare gli Abneganti di incompetenza.
  • Giusto. – continua lui. – Sbaglio o tu li vedevi tutti i giorni? –
  • Perché? – chiedo un po’ troppo bruscamente mentre mi volto verso Danny.
  • Immagino intendesse dire che dovevi passare nel loro quartiere per andare a scuola… - alle mie spalle arriva la voce melodiosa e leggermente rauca di Lydia. Mi volto verso di lei sorpreso, senza sapere come risponderle e per fortuna lo fa Danny al posto mio.
  • Che hai fatto, hai memorizzato la mappa della città per sport? – le chiede. Lydia alza le spalle prima di rispondergli.
  • Potrei dire lo stesso a te e comunque…si. –
  • Io non ho memorizzato proprio niente. Mi sembrava di ricordare così e basta… - continua Danny. Io mi ritrovo a sorridere mentre la osservo.
  • Siamo arrivati. – ci fa notare Derek mentre i freni del treno stridono e questo finalmente si ferma per lasciarci scendere una volta tanto senza dover saltare. Davanti a me c’è una recinzione di rete metallica sormontata da filo spinato. La rete continua per molti kilometri, tanto che non riesco a scorgerne la fine. – Seguitemi. – ordina Derek.Inizia a dirigersi verso il cancello che blocca la strada che porta in città.
  • Se alla fine dell’iniziazione non vi sarete classificati tra i primi cinque, probabilmente finirete qui. – dice Derek quando raggiunge il cancello. – Nel corpo delle guardie di recinzione c’è qualche possibilità di far carriera, ma non molte. Potreste riuscire a entrare nelle pattuglie dislocate oltre le fattorie dei Pacifici, ma chi comincia come guardia di recinzione molto probabilmente continuerà a fare la guardia di recinzione. Se vi può consolare alcuni di loro affermano che non è così male come sembra. –
  • Sempre meglio che finire negli Esclusi… - sento mormorare ad Isaac.
  • Tu come ti sei piazzato in classifica? – chiede Jackson a Derek. Non so come gli sia venuto in mente di chiederglielo ma sono curioso di sentire la sua risposta anche se dubito che arriverà. Tuttavia Derek mi sorprende. Guarda in faccia Jackson e dice – Primo. -  chissà perché me lo aspettavo.
  • E hai scelto di fare questo? – Jackson assume quella sua aria strafottente mentre spalanca gli occhi. –Perché non hai scelto un lavoro al governo? –
  • Perché non lo volevo. – risponde freddamente Derek, facendo spuntare un sorriso divertito sulla mia faccia. Ho la sensazione che Jackson non gli sia particolarmente simpatico. Effettivamente non riuscirei ad immaginare Derek in mezzo a dei computer. No, il suo posto è la palestra per gli addestramenti.
Ci fermiamo accanto al cancello. Alcune guardie ci osservano, altre no. La loro attenzione è rivolta altrove. Sono occupate ad aprire il cancello per lasciar entrare un camion. Controllano la merce che trasporta e poi lo lasciano andare. Quando richiudono il cancello noto che lo chiudono dall’esterno e non dall’interno. Corrugo le sopracciglia. Perché?
  • Sembra come se…- parlo a bassa voce e non mi aspetto che qualcuno mi senta.
  • Come se non stessero tenendo qualcosa fuori…ma noi dentro… - mi volto e ancora una volta è stata Lydia a parlare. Questa ragazza non finirà mai di stupirmi.
  • Già è…è esattamente quello che stavo per dire io. – rispondo vagamente confuso. Lei accenna un sorriso, arricciando leggermente le labbra carnose, poi alza le spalle e si allontana. Nel frattempo arriva un altro treno, così saliamo nuovamente a bordo tornando alla nostra fazione.
 
Sdraiato sul letto della camerata ripenso a quello che è successo oggi. Sono passati due giorni dalla nostra visita all’esterno e oggi ho combattuto di nuovo. Ho combattuto contro Jackson…e ho vinto. Una parte di me è contenta, ma l’altra non riesce a togliersi dalla testa quelle immagini e soprattutto le sensazioni che ho provato. Ero contento. Ero felice. Picchiarlo mi rendeva felice. Ma adesso sono solo disgustato di me stesso. È stato uno scontro alla pari, si…e sinceramente non so come io abbia fatto a vincere. Anzi no…lo so. La rabbia che avevo accumulato tutti quei giorni nei suoi confronti è esplosa nel combattimento ed ho perso il controllo. Era ovvio che anche Jackson provasse piacere nel colpirmi, ma per lui è quasi normale. Lui non si sente in colpa. Ha picchiato Erica, una ragazza, e il giorno dopo faceva battute. Ma io non sono come Jackson. Riesco ancora a vedere il mio pugno che lo colpisce in viso, facendo schizzare sangue dalla sua bocca. Riesco a vederlo a terra e riesco a vedere me stesso che continuo ad accanirmi su di lui. Non so cosa mi è preso. Dovrei essere contento di questa vittoria. Aver battuto Jackson mi avrà portato sicuramente tra i primi in classifica, ma non ci riesco. Non riesco a farmi piacere il fare male a qualcuno. Questi pensieri mi tormentano e non riesco a prendere sonno. Fisso la rete del letto sopra di me, quello di Danny, che ad ogni suo movimento cigola leggermente.  Vorrei parlarne con qualcuno e chiedergli se pensano che io sia un mostro. Ma con chi? Forse Allison?
-Tutti in piedi! – urla qualcuno mentre si accende improvvisamente la luce della camerata, con il risultato che riesco a colpire con la testa il letto di sopra. Sbatto più volte gli occhi cercando di abituarmi alla luce mentre mi alzo dal letto. È Kate e dietro lei c’è Derek. – Avete cinque minuti per vestirvi e venire ai binari. Faremo un’altra escursione.-

Ci prepariamo tutti velocemente e in poco tempo arriviamo ai binari. Prima di noi arrivano gli iniziati interni. Sono una massa nera, quasi indistinguibile nel buio della notte. Come noi d'altronde. Ancora non mi sono abituato del tutto ad indossare questi vestiti. Sono aderenti e nonostante siano tutti uguali, hanno comunque una loro personalità. Alzo una mano per salutare Allison e lei mi risponde sorridendo. Accanto a loro riesco a distinguere un mucchio di fucili. Di fianco alle armi ci sono delle scatole che potrebbero contenere munizioni. Mi avvicino e leggo PROIETTILI DI VERNICE. Rido. Beh almeno non dovremo far fuori nessuno. Non nel verso senso della parola.
-Ognuno prenda un fucile!- ordina Kate. Ne afferro uno e mi infilo in tasca anche una scatola di proiettili.
-Sai di che si tratta?- chiedo avvicinandomi ad Allison. Sul suo volto si dipinge un sorriso divertito.
-Vedrai.- Dopo poco arriva il treno e un po’ alla volta saltiamo tutti dentro. Una volta che tutti sono entrati Derek spiega : - Ci divideremo in due squadre per giocare a strappabandiera. – Oh, carino. Penso. Quindi gli Intrepidi sanno anche divertirsi normalmente… - In ognuna ci saranno sia interni che trasfazione. Una squadra scenderà per prima e cercherà un posto in cui nascondere la propria bandiera. Poi scenderà la seconda e farà la stessa cosa. È una tradizione degli intrepidi, per cui vi suggerisco di prenderla seriamente.-
-Che cosa si vince?- chiede qualcuno.
-Questo è il genere di domanda che un intrepido non farebbe mai. – osserva Derek inarcando un sopracciglio. –Vinci che hai vinto, naturalmente.-
-Derek ed io saremo i vostri capisquadra. – continua Kate. –Cominciamo a dividerceli dai trasfazione, ok? – Derek annuisce.
-Comincia tu. –
-Davvero galante… - risponde Kate con un tono che non le ho mai sentito usare. Corrugo le sopracciglia. Che tra quei due ci sia qualcosa? No, non è possibile. Scuoto la testa ed evito di pensarci.
-Jackson. – comincia Kate. Bene, adesso so per certo che non voglio stare nella sua squadra. Derek ci osserva qualche secondo e poi fa la sua scelta. –Lydia. – E adesso so per certo che voglio stare nella squadra di Derek. Tuttavia non capisco la sua scelta. Perché proprio Lydia fra tutti?
Ora sta di nuovo a Kate e spero vivamente che non mi scelga. Anche se dopo la mia sfuriata in palestra ne dubito.
-Danny. –Ora sta di nuovo a Derek. Ho quasi più ansia adesso che il giorno dell’iniziazione.
-Stiles. – quando dice il mio nome il mio cuore perde un battito. Sorrido soddisfatto e mi posiziono vicino Lydia. 

I nostri due addestratori continuano le loro scelte e alla fine posso ritenermi abbastanza soddisfatto della mia squadra…se non fosse per Matt. Ma per il resto è ok. Ci siamo io, Lydia, Isaac ed Erica. Del resto poco mi importa. Mi sarebbe piaciuto essere in squadra con Allison, ma Kate l’ha scelta nella sua squadra.
Kate e Darek decidono che la nostra squadra scenderà per seconda e così facciamo. Una volta atterrati uno degli iniziati interni chiede a Derek : -Quando la tua squadra ha vinto dove avevate messo la bandiera?-
-Dirlo non sarebbe esattamente nello spirito dell’esercitaizone.- risponde.
-Molo della Marina. – con mia grande sorpresa è Isaac a parlare. Lo guardo interrogativamente e lui lo nota. –Mio fratello era nella squadra che ha vinto. Tenevano la bandiera nella giostra.- la mia espressione interrogativa si fa ancora più interrogativa.
-Tuo fratello è negli intrepidi?-
-Era.- risponde Isaac senza guardarmi.-E’ morto. – rimango senza parole. Mi sento in colpa per averglielo chiesto.
-Camden. Mi dispiace. – gli dice Derek. Chissà se fino a quel momento sapesse che Isaac era il fratello di quel ragazzo. E come sarà morto? Mi rendo conto di non sapere nulla della vita delle persone che mi circondano, come loro non sanno niente sulla mia.
-Beh, andiamo li allora. – continua Isaac. Nessuno obietta e così ci incamminiamo. Attraversiamo un ponte e una volta al di la di quello la città cambia. Davanti a noi c’è un mare di cemento in rovina e di vetri rotti. Alla nostra destra si erge una ruota panoramica e fa tristezza pensare che una volta la gente vi saliva, divertendosi. Raggiungiamo un’altra giostra , un carosello abbandonato e sotto suggerimento di Derek iniziamo a discutere su quale strategia adottare. Anzi…iniziano. Io non ho ancora sviluppato una mia teoria, così rimango ad ascoltare. Non sono ancora abituato a far sentire la mia voce in mezzo a tutte queste. Qualcuno vorrebbe giocare sulla difesa, altri sull’attacco. Derek se ne sta seduto in disparte senza prestare troppa attenzione a noi. Io invece inizio a guardarmi intorno e non riesco a vedere Lydia da nessuna parte. Poi la vedo. Si sta arrampicando sulla ruota panoramica. Impiego qualche secondo a metabolizzare la cosa, poi mi decido a raggiungerla stando ben attento a non farmi sentire dagli altri.

Quando arrivo sotto la ruota, lei è già salita di parecchio.
-Lydia!- la chiamo. –Che stai facendo?- mi rendo conto che questa è la prima volta che mi rivolgo sul serio a lei.
-Mi sto arrampicando. – mi risponde lei quasi stizzita senza degnarmi di uno sguardo.
-Questo lo vedo. – dico alzando gli occhi al cielo. –Ma la domanda è…perché? –
-Potevi chiederlo subito. – sbuffo sonoramente e lei riesce a sentirmi perché continua –Sto cercando un punto più alto. Per cercare la bandiera. –
-Ok, vengo anche io. – Lydia per la prima volta si ferma e abbassa la testa per guardarmi. Non riesco a capire se è sorpresa o infastidita.  Afferro un piolo arrugginito e sottile che da l’idea di potersi sbriciolare tra le mani. Appoggio il peso su quello più basso per testarlo e salto per assicurarmi che regga. Poi inizio a salire a in poco tempo raggiungo Lydia che si è fermata sulla piattaforma. Grazie a Dio. Credo di aver appena scoperto di soffrire di vertigini…perché sento mancarmi il respiro.
-Tutto bene?- mi chiedi lei. Io annuisco. Faccio qualche respiro profondo e poi mi volto a guardarla.
-Beh…è stato davvero intelligente salire qui. – Lydia mi guarda corrugando le sopracciglia.
-Sei sarcastico?- scuoto la testa. Lei sembra pensarci un po’, poi evidentemente decide che sono serio. –Beh, vengo dagli eruditi, no?-
-Magari se te ne sei andata non eri abbastanza intelligente. – riesco a dirle scherzando. E’ ovvio che non è così. Lei è incredibilmente intelligente.
-Non sono io quella che è salita su una ruota panoramica sapendo che soffre di vertigini. – Mi chiedo come abbia fatto ad accorgersene.
-Non lo sapevo infatti. – lei mi guarda facendo combaciare le labbra tra di loro ed io ricambio il suo sguardo. Non so quanto tempo passa, ma poi lei interrompe il contatto visivo e si mette in piedi.
-Non siamo abbastanza in alto.- constata. –Mi arrampico. – la guardo sbalordito mentre ricomincia a salire la ruota.
-Per l’amor di Dio! – esclamo. Se dovessimo cadere da quell’altezza moriremmo.
-Non devi seguirmi…- La mia appena scoperta paura dell’altezza mi suggerirebbe di non salire, ma non posso lasciarla andare li su da sola.
-Si invece.  - Arrivato a metà strada il mio respiro si fa sempre più irregolare. -Sei umana, Lydia? – le chiedo. –Stare così in alto…- ma non riesco a finire la frase. Lydia finalmente si ferma di nuovo e una volta raggiunta lo faccio anche io.
-Vedi quella? – dice indicando un punto in lontananza. Mi fermo proprio dietro di lei. Il mento sopra la sua spalla. Averla così vicino mi da alla testa, tanto che per un momento penso di precipitare giù. Poi seguo la traiettoria indicatami e alla fine riesco a scorgere una piccola luce a terra. Lo spazio è circondato da alberi, che la coprono, ma non abbastanza.
-Bene, l’abbiamo trovata…ora possiamo scendere? – Si volta verso di me e i nostri volti sono incredibilmente vicini. Troppo.
-Vai prima tu. Io ti seguo. – annuisco perché non vedo l’ora di scendere da lassù. Presto attenzione a dove metto i piedi e ormai sono quasi arrivato a terra quando un urlo mi fa alzare la testa. È Lydia ed è rimasta appesa solo con le mani.
-Stiles!- mi chiama. Accidenti. Penso. Per un attimo vado nel panico, ma poi mi viene un’idea.
-Aspetta li!- le urlo mentre mi affretto a scendere.
-E dove vuoi che vada?!? – mi urla decisamente alterata. Beh non ha tutti i torti.
Una volta a terra cerco il modo di azionare la ruota. Sperando che ancora funzioni. Quando finalmente lo trovo prego solo che tutto vada secondo i piani. Spingo un bottone e per un po’ sembra non essere cambiato niente, ma poi sento uno sferragliare metallico. La ruota è partita! Corro e raggiungo Lydia. È ancora appesa ma grazie alla ruota sta scendendo. Deve saltare al momento giusto però, altrimenti le cabine la schiacceranno.
-Lydia, ora!- grido quando capisco che è arrivato il momento giusto. Lei si lascia cadere ed io mi avvicino pronto a sorreggerla. Finisce sul terreno ma l’aiuto subito a rialzarsi prendendola per mano. Ci allontaniamo immediatamente dalla ruota, perché una delle cabine sta per raggiungerci. –Stai bene?- le chiedo poggiando le mani sulle sue spalle. Lei annuisce.
-Sapevi che funzionava? – scuoto la testa.
-Ho tentato…e fortunatamente è andata bene. – il suo sguardo si fa improvvisamente serio.
-E’ stata una mossa intelligente. Quasi…da erudito… - la sua affermazione mi lascia spiazzato. Forse se non fossi un Divergente, la cosa non mi avrebbe scosso…ma se Lydia capisse? Non so come risponderle e fortunatamente non devo farlo perché Derek ci interrompe.
-Che diavolo avete fatto? Perché avete azionato la ruota?-
-Sappiamo dove sono. – risponde prontamente Lydia.
-E’ stata un’idea di Lydia salire sulla ruota.- mi sento in dovere di specificare.
-Bene. Raggiungiamo gli altri. – seguiamo Derek e diamo la notizia al resto del gruppo.
-Che cosa facciamo allora?- chiede Erica. Lo sguardo di Derek si sposta su me e Lydia.
-Beh… - inizio titubante. Ma poi la mia testa riesce a formulare un piano. –Ci dividiamo a metà. Quattro di noi vanno sul lato destro del molo, tre a sinistra. L’altra squadra è nel parco oltre il molo, per cui il gruppo più grande la attacca, mentre gli altri la aggirano di nascosto per soffiarle la bandiera.- tutti mi guardano come se fossi un’altra persona, così mi ritrovo a grattarmi la testa imbarazzato.
-Buona idea. – dichiara uno degli iniziati interni. –Togliamoci il pensiero. –

Lydia viene con me nel gruppo più piccolo incaricato di prendere la bandiera. Insieme a noi c’è uno degli interni. Corriamo e nel frattempo mi rendo conto che solo uno di noi arriverà a prendere la bandiera. E dovrà essere Lydia. Ne ha bisogno. Non ha vinto nessun combattimento. Deve riuscire a risalire la classifica. Raggiungiamo la fine del molo e da li riesco a vederla bene. Lydia la indica, mostrandola anche all’altro iniziato. Si leva un coro di grida che mi fa sussultare. La nostra squadra ha attaccato. Sento degli scoppiettii, segno che i proiettili di vernice hanno iniziato a volare. L’altro gruppo le corre incontro e la bandiera rimane quasi incustodita. Il nostro compagno di squadra impugna il fucile e mira a una ragazza della squadra avversaria. Io e Lydia facciamo uno scatto e raggiungiamo la bandiera. È appesa al ramo di un albero, molto in alto.
-Immagino che debba prenderla tu… - lei per un attimo è titubante, poi annuisce. Mi abbasso e incrocio le mani permettendole di usarle come leva per salire sul primo ramo. Lydia è così piccola che quasi non sento il suo peso. Si arrampica con facilità sull’albero come se non facesse altro da tutta la vita, ma dubito che sia così. Probabilmente è solo molto agile. Finalmente riesce a raggiungere la bandiera e non appena lo fa ci ritroviamo a lanciare un grido di vittoria. Presto tutti gli altri si uniscono a noi. Le grida di trionfo sono contagiose e ci ritroviamo ad abbracciarci e darci pacche sulle spalle. Perfino con Matt. Dietro di noi, Derek ci osserva con un mezzo sorriso stampato in faccia. Forse il primo verso sorriso che gli vedo da quando siamo qui. Poi quando l’euforia inizia a scemare, si avvicina alle spalle mie e di Lydia.
-Ben fatto. – si congratula ed entrambi gli riserviamo un sorriso altrettanto soddisfatto. Poi mi volto verso Lydia e lei fa altrettanto. Il sorriso è ancora li e anche se non ci diciamo niente, so che da questa sera c’è qualcosa di…concreto fra di noi. Non credo che Lydia sia interessata a me…non ancora almeno, ma forse adesso potremo considerarci almeno amici. La mia vita da intrepido sta iniziando a piacermi. Devo solo superare l’iniziazione.
 
Nota: ci tenevo a precisare una cosa, soprattutto per chi ha già letto i libri. In questa fan fiction non ci sarà la Sterek, nonostante potrebbe sembrare così, soprattutto dopo una scena in questo capitolo. Adoro le loro scene insieme, ma non li vedo come coppia. Oh si, lo so...molte frasi sono identiche a quelle del libro ma non mi sembrava avesse senso cambiarle :) That’s all. spero che il capitolo vi sia piaciuto : )
   
 
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