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Autore: Najara    11/06/2008    3 recensioni
(Cold Case) Lilly trova una piccola sorpresa in ufficio, è l'inizio di un nuovo caso irrisolto e forse di un nuovo amore...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo terzo

Grazie mille per le recensioni sono molto contenta che vi piacciano le mie FF!!! Eccovi un nuovo capitolo, che posso definire molto interessante, soprattutto per le “Shippeuse” come me!!! Buona lettura!

 

Capitolo terzo

 

Era passato un quarto d’ora quando Stillman fece cenno a Lilly di entrare, Scotty osservò la scena dall’esterno.

Stillman sorrise a Lilly che tirò un sospiro di sollievo, “Allora, ho chiamato un’assistente sociale che conosco, gli ho spiegato la situazione con un po’ di discrezione, mi ha detto che se proprio non si poteva farne a meno avrebbe mandato un foglio da firmare, una specie di autorizzazione per una notte… me la deve faxare, però domani verrà qualcuno a prenderla, gli ho detto di farlo venire in commissariato, che la piccola sarebbe stata qui, diciamo nel pomeriggio, non ho potuto fare altro per la piccola e Peter…” “Grazie capo, speriamo di trovarlo e fermarlo, non sembra il tipo d’uomo capace di uccidere per vendetta…” Quando Lilly uscì dall’ufficio Scotty non ebbe bisogno del suo cenno d’assenso per capire che aveva funzionato, il sorriso che le illuminava il volto era più che sufficiente! Ann, che continuava a girare per l’ufficio alla ricerca di una penna che Vera aveva nascosto perché la cercasse, non sembrava preoccupata, ma quando Lilly le si avvicinò e si inginocchiò per poterle parlare disse senza aspettare “Non voglio andare via! Per favore…” le lacrime le erano salite agli occhi e lei le tratteneva a stento. Lilly la strinse tra le braccia “Ma come e io che pensavo già alla bella cena che ci potevamo preparare a casa mia! Non vuoi venire a casa con me?” Ann tirò su con il naso, si strofinò gli occhi e fece un bel sorriso “Possiamo mangiare le frittelle?” “Certo, anche se non sono proprio il mio forte!”. Stillman era uscito dall’ufficio e chiese cosa avessero trovato, Vera iniziò dicendo che non avevano trovato nessuno, ma proprio in quel momento Jeffries intervenne “Eccola! Sandy Paster da nubile Baker, non abita più a Philadelphia, per questo non riuscivamo a trovarla, ora risiede a Trenton…” “Bene, allora, è tardi e Trenton non è proprio dietro l’angolo, ci andremo domani mattina, buona notte a tutti”. Chiaramente il tenente non ammetteva repliche e l’unica che ne avrebbe fatte ora era impegnata con una bambina. Il fax era arrivato e Lilly aveva firmato, gli altri erano usciti salutati da Ann, rimaneva solo Scotty che le accompagnò di sotto “Lilly, vi serve un passaggio?” Ann si intromise “Scotty, perché non vieni a mangiare anche tu con noi? Come prima?” Scotty imbarazzato non seppe cosa dire “Sì Scotty, non è una brutta idea, perché non vieni con noi?” Lilly ne approfittò subito, Scotty sapeva fare delle ottime frittelle. “Volentieri, però cucino io, per sdebitarmi!” “Non ho obiezioni!” Lilly rise tra sé, lo conosceva proprio bene Scotty, sempre così gentile e premuroso. Ann tutta felice prese anche la mano di Scotty e canticchiando si avviò verso la macchina.

Scotty come promesso preparò la cena, mentre Lilly faceva il bagno ad Ann, non era per lei una cosa insolita occuparsi di una bambina, aveva dovuto prendersi cura di sua sorella fin da piccola e poi di sua madre prima che morisse, però per la prima volta lo faceva davvero volentieri, senza quella sensazione che fosse una cosa sbagliata. Badare a sua sorella, malgrado fosse ancora, anche lei, una bambina, le era sempre sembrato strano, le compagne di scuola non dovevano preoccuparsi di controllare che la sorella o il fratellino mangiassero pranzo, era la loro mamma ad occuparsi di quello e neanche occuparsi della madre era stato naturale, coricarla quando era ubriaca, pulire i disastri che aveva combinato a causa dell’alcool non era certo ovvio.

Quando ebbero finito Lilly le fece indossare dei vestiti che Kat gli aveva dato, sua figlia non li indossava più da tempo, poi ritornarono da Scotty. Mangiarono felici, facendo i complimenti a Scotty per l’ottima cena, certo aveva superato se stesso, l’atmosfera era tranquilla e anche se Lilly a volte si perdeva ripensando al caso e alle cose che avrebbero dovuto fare il giorno dopo, questo non turbò la generale aria di felicità, soprattutto grazie ad Ann che aveva mille cose da raccontare. Alla fine però iniziò a crollare di sonno, la giornata era stata certo molto eccitante per lei, le emozioni che aveva nascosto l’avevano stancata, Lilly la coricò e lei in pochi minuti si addormentò, Olivia le si era acciambellata ai piedi, le avrebbe fatto compagnia, Lilly baciò la piccola, era straordinario come quella bambina la faceva stare bene, la fiducia che la piccola chiaramente riponeva il lei la faceva sentire importante per qualcuno, Ann le voleva bene indipendentemente da tutto e malgrado la conoscesse solo da un giorno. Voleva assolutamente essere degna di quel affetto e l’unico modo era riportarle il padre, possibilmente non richiudendolo in galera subito dopo.

Scotty la stava aspettando, Lilly gli sorrise scacciando i suoi pensieri “Domani faremo tutto il possibile, inutile pensarci ora…” Scotty la sorprese con questa osservazione, era chiaro che sapeva leggerle nella mente, “Hai ragione… grazie per la cena e la compagnia, sei stato davvero gentile…”, Scotty abbassò la testa per guardarsi i piedi, che non riusciva a tenere fermi… “Lil… grazie a te… sono stato molto bene…” Anche Lilly aveva abbassato il volto, gli sorrise senza sapere cosa rispondere, anche lui le sorrise poi alzò le spalle, come faceva spesso, Lilly conosceva bene quel gesto “Direi che è meglio che vada, è tardi, e domani dobbiamo lavorare…” “Già…” Lilly fece un cenno affermativo con la testa, non capiva perché non riusciva a guardare Scotty. Alla fine lui si avviò verso la porta, l’aprì, poi si volse di nuovo verso di lei, voleva dirle qualcosa aprì la bocca, poi la richiuse, scosse la testa sorridendo, stupito da se stesso, alla fine disse soltanto “Ciao, buona notte”, “Ciao, a domani…”. La porta si richiuse e Scotty sparì dalla vista di Lilly, che sospirò stupita, cosa era appena successo? Non capiva, non aveva mai pensato a Scotty diversamente che come un caro amico, aveva fiducia in lui, ma quella sera era successo qualcosa di strano, il suo cuore aveva fatto un balzo inaspettato quando lui si era voltato per aggiungere qualcosa, era stata lì lì per chiedergli di rientrare, di prendere un caffé con lei, ma si era trattenuta e lui l’aveva salutata. Controllò che Ann dormisse tranquilla e poi si coricò.

Scotty si allontanò dalla casa di Lilly dandosi del deficiente, era stato ad un passo dal dire a Lilly quello che provava per lei, ci aveva riflettuto tutta la giornata, era chiaro che se ne era innamorato, non sapeva quando era successo, il loro rapporto all’inizio era stato quasi ostile, poi si erano scoperti uno con l’altra si erano rivelati le debolezze e i dolori del passato e del presente, erano diventati amici e Scotty la pensava così anche quella mattina, ma poi durante tutta la giornata era stato con lei e la serata passata a ridere e a chiacchierare l’avevano illuminato, adorava vederla ridere e sorridere, il suo cuore faceva una capriola tutte le volte che questi sorrisi erano rivolti a lui e si riempiva di gioia quando era lui a farla ridere. Stava per dirgli tutto questo, quando la paura di perderla per sempre, di non essere ricambiato, l’avevano fatto rimanere in silenzio. Si torturò con questi pensieri fino al suo appartamento, si coricò e il suo ultimo pensiero fu che almeno l’avrebbe vista il giorno dopo.

Al mattino Lilly svegliò Ann che dormiva beata, fecero colazione e poi insieme si recarono in commissariato, per la prima volta Lilly non fu la prima, Stillman era già in ufficio. “Buongiorno a tutte due, passata una buona serata?” Ann gli sorrise raggiante “Oh sì!, Scotty ha fatto delle frittelle buonissime!” Lilly arrossì, ma Stillman non diede peso alla cosa, sorrise ad Ann a chiese a Lilly di raggiungerlo nel suo ufficio, in quel momento entrarono anche gli altri. Ann si sedette al suo posto all’ufficio di Lilly e iniziò a disegnare un bel gatto rosso, i detective si riunirono nell’ufficio del tenente. Mentre entravano Scotty quasi si scontrò con Lilly, si salutarono leggermente in imbarazzo, poi Scotty si spostò per lasciarla entrare per prima e entrambi si concentrarono su ciò che Stillman stava per dire. “Buongiorno a tutti, dobbiamo agire in fretta, non possiamo sperare oltre nella fortuna, Will e Nick voi andrete da Sandy Baker, Lilly, Scotty e Kat voi andrete a Providence, sperando che a Trenton voi due riusciate ad ottenere il nome della persona che Peter considera come il colpevole, così che voi possiate recarvi da lui, intercettare Peter ed interrogare entrambi per scoprire qualcosa di più sull’omicidio di Marie”. Scotty si rivolse a Stillman “Capo, come faremo ad arrivare a Providence in tempo? Anche andando a tutta velocità arriveremmo per l’ora di pranzo…” “Lo so, ma andarci prima di parlare con Sandy non avrebbe avuto senso, però ho chiamato qualche mia conoscenza e sono riuscito a rimediarvi un mezzo di trasporto più veloce…” il tenente sorrise “Dovrebbe arrivare a minuti”. L’elicottero non si fece attendere, Lilly, Scotty e Kat salirono sul tetto. Sarebbero arrivati a Providence in poco più di un ora. Vera e Jeffries erano già partiti. Ann. che aveva notato il fermento si era un po’ agitata, ma Lilly l’aveva calmata, gli aveva detto che sarebbe tornata un po’ più tardi del solito, ma che forse gli avrebbe portato una sorpresa, la piccola si era tranquillizzata e aveva raggiunto l’ufficio di Stillman, come si era abituata a fare quando gli altri detective erano fuori.

Will e Nick arrivarono a Trenton e trovarono facilmente l’indirizzo che cercavano, scesi dall’auto, incrociarono le dita, se non trovavano subito Sandy tutto si sarebbe complicato. Suonarono e attesero, venne ad aprire una donna.

Vera: La signora Sandy Baker?

Sandy Baker: Sì… sono anni che non sento questo cognome ed ora è la seconda volta in pochi giorni! Cosa desiderate?

Jeffries: Siamo detective della omicidi di Philadelphia, chi altro l’ha chiamata con il suo vecchio nome?

Sandy Baker: Oh, non ricordo il nome… comunque conoscevo bene la moglie, se vi è d’aiuto, Marie McCallister…

Vera: Peter Tods, potrebbe dirci cosa voleva da lei?

Sandy Baker: Certo! Accomodatevi!

Si sedettero in salotto.

Sandy Baker: Desiderate qualcosa, del the? Caffé?

Vera: Scusi signora, ma siamo davvero di fretta, potrebbe dirci cosa voleva Peter?

Sandy Baker:  Certo, allora, è venuto da me due giorni fa e mi ha detto di essere il marito di Marie, io e Marie eravamo molto amiche al liceo, mi ha detto che voleva fare una festa a sorpresa per Marie e radunare tutti i suoi vecchi amici. Io ero felice dell’idea, il tempo ci aveva diviso, ma mi avrebbe fatto piacere riallacciare i ponti. Abbiamo chiacchierato un po’, gli ho dato altri numeri di vecchie conoscenze e se ne è andato…

Era ovvio che l’invenzione della festa era un pretesto per sapere i nomi di amici del liceo di Marie, Peter probabilmente indagava su quel fronte. Era altrettanto chiaro che Sandy non sapeva della morte di Marie. I detective si guardarono e concordarono in silenzio di non dire niente, dovevano ottenere un’informazione ed in fretta, non potevano rischiare di avere una testimone in lacrime.

Jeffries: E’ sembrato turbato ad un nome in particolare? Qualcuno che ora abita a Providence?

Sandy Baker: Certo, dimenticavo, gli ho fatto vedere una vecchia lettera d’amore di un nostro amico indirizzata a Marie, pensavo fosse una cosa divertente del passato, nulla di più, in effetti a quel punto se né andato molto velocemente…

Vera: Chi era il mandante della lettera?

Sandy Baker: Victor Sanders, un bravo ragazzo…

Jeffries: Grazie mille, arrivederci

I detective stavano per uscire quando Vera si voltò “Come mai aveva lei una lettera d’amore inviata a Marie?” Sandy arrossì “Bè… ecco Marie l’ha gettata via, io l’ho recuperata, la trovavo molto dolce…” “Va bene grazie ancora ed arrivederci”.

Appena fuori dalla casa Vera prese il cellulare e chiamò i colleghi sull’elicottero informandoli degli sviluppi, avrebbero dovuto cercare questo Victor Sanders e trovarlo prima di Peter.

 

  
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