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Autore: Sybelle    11/06/2008    10 recensioni
"Adesso è il tempo, è il tempo di sognare, questo è un gioco, non convenzionale...Siete pronti? Possiamo cominciare? Inizia il gioco, il gioco...dell'amore..." ( tratto da una canzone)...Nella fredda Russia quattro giovani raccontano come hanno trovato l'amore...che ha scaldato loro il cuore... Ed eccomi tornata con una nuova piccola fic...leggete e se volete...recensite ^^ Kissone
Genere: Romantico, Introspettivo, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Boris, Kei Hiwatari, Nuovo personaggio, Yuri
Note: What if? (E se ...), Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Salve bella gente! ^o^ Come va? A me va tutto bene, grazie! (nessuno t’ha chiesto nulla…nd Kei)(amore…crepa! è____é nd me) Allora…questa fic è uno dei miei tantissimi esperimenti, e sarà composta da 4 one shot, tutte raccontate in prima persona da uno dei Neoborg, che spiegherà come ha conosciuto la donna della sua vita. I lettori di “Amore, solo per te” saranno certamente facilitati, ma non è necessario aver letto la mia precedente storia per capire queste one shot ^^
Che altro dire?
Sperando che vi piaccia
Buona lettura!
Kissone
Sybelle

From Sergay diary


Ci guardammo indietro un’ ultima volta, sospirando di sollievo non appena il grande edificio scomparì dalla nostra visuale.
Il primo a fermare la sua folle corsa fu Yuri, seguito a ruota da tutti noi. Boris iniziò a ridere: “Evviva ce l’abbiamo fatta!!!”
Kei lo guardò sorridendo divertito, mentre cercava di riprendere fiato: “Già…ma la prossima volta…organizziamo un piano che non ci faccia correre…”
Io sorrisi a mia volta: “Se ci sarà, una prossima volta!” Ma appena finii la frase, il mio mondo divenne bianco: Yuri mi aveva tirato una palla di neve dritto sugli occhi.
Lo sentii ridere: “Ooops…Scusami Ser, miravo alla bocca!” Io lo guardai un secondo serio, chinandomi a terra lentamente, per poi con uno scatto fulmineo vendicarmi dell’affronto subito, con una palla ben più grande. Era il via della battaglia.
Boris iniziò a scatenarsi, seguito da Kei, in un gioco che avremmo sempre voluto fare…Ma non ci era permesso, al Monastero i bambini non potevano giocare…
Nel caos generale, ben presto la lotta si spostò sul piano fisico: Boris saltò addosso a Kei, atterrandolo, mentre quest’ultimo richiedeva l’aiuto di Yuri. Intervenni anche io, vendicandomi su Yuri del torto subito prima.
Dopo un po’, la voce di Kei fermò il gioco: “TREGUA, TREGUA!”
Ci fermammo ansanti, non riuscendo a trattenere le risa, mentre i passanti ci guardavano incuriositi, e forse anche inteneriti da quei quattro bambini carne e ossa così felici. Felici…
Boris si alzò da terra, tutto bagnato per la neve: “Facciamo un giro!”

Camminavamo da un’ora ormai, ed un pensiero mi assillava: cosa avremmo fatto se ci avessero scoperto? Avevano già iniziato le ricerche?
Ma gli altri erano troppo contenti: Yuri osservava la neve come se non l’avesse mai vista, Kei studiava con attenzione ogni persona, mentre io mi trascinavo a forza Boris dietro, ogni volta che si fermava a guardare un qualunque aggeggio meccanico.
Mentre staccavo il mio amico dall’ennesima macchina, vidi Yuri attaccato ad un cancello, che osservava attentamente qualcosa…Kei fu il primo ad avvicinarsi a lui: “Yu…ci sei ancora? Cosa c’è di bello lì?” Io e Boris ci sporgemmo curiosi; stava osservando rapito un cane, che scorazzava indisturbato nel giardino di quell’abitazione, e che, appena lo notò, andò subito da lui a farsi carezzare…Sorrisi: “Gli piaci Yu…” Yuri da parte sua lo coccolava sorridendo sereno…Boris intanto squadrava rapito un tagliaerba, mentre Kei guardava la casa con interesse…: “Qui ci abita brava gente…” Lo guardai incuriosito: “Come fai a dirlo?” Mi rispose criptico: “Così…”
Intanto non ci eravamo accorti di un’altra presenza nel giardino, che ora ci scrutava stranita… “Chi siete?”
Ci voltammo simultaneamente: una bambina ci stava guardando tranquilla, aveva i capelli castani legati in due codini, e gli occhi marroni passavano in rassegna i nostri vestiti, miseri.
“Io sono Sergay, lui è…-Kei, sono Kei- ecco, lui è Yuri mentre l’altro è Boris…E tu?”
“Io sono Anja…non avete freddo?”
Ci guardammo, certo i nostri abiti non erano pesantissimi…Fu Kei a rispondere, lui che, se avesse potuto, sarebbe andato in giro con maglie senza maniche e pantaloni leggeri…: “No…vivi qui?”
Lei annuì, mentre guardava dubbiosa il cancello: “Volete entrare?”
Boris la guardò pieno d’emozione: “Se entriamo mi fai toccare quel coso grosso là?”
Lei guardò il tagliaerba del padre: “Ok, e se vuoi…Yuri…ti faccio giocare col cane”
Non potemmo rifiutare.

Aveva 5 anni, come me, mentre Yuri e Boris all’epoca ne avevano 4, e Kei 3. Nonostante questo, era molto intelligente come bambina. Come me, come tutti noi. Era l’amica perfetta. Stettimo con lei tutto il giorno, facendoci raccontare come fosse l’asilo, luogo a noi sconosciuto, e raccontandole la nostra vita al monastero.
“Davvero non avete coperte e cibo là?” Ci guardò esterrefatta.
Yuri annuì triste: “Non è un bel posto…e poi non possiamo mai uscire…”
Anja ci guardò: “Ma ora siete qui!”
Boris le sorrise sbarazzino: “Siamo scappati!”
Kei rise con lui: “Basta regole e allenamenti! Volevamo vedere la città!”
La nostra nuova amica sorrise felice: “Quindi ora starete sempre qui?”
Ci rattristammo, io le risposi cupo: “Non possiamo purtroppo…Se ci scoprono, è la fine…”
Lei ci pensò un momento: “Però tornerete a trovarmi, vero?”
Le sorrisi, vederla felice mi metteva il buon umore: “Certo!”

La giornata passò in fretta, e venne il momento dell’addio…
Prima di farci andare, lei ci fermò: “Un attimo!”
Entrò velocemente in casa, e, nascosti in giardino, la sentimmo mentre chiedeva supplice ai suoi genitori un po’ di cibo per il suo cane e per lei…
Quando tornò, in mano aveva un pezzo di stoffa con dentro un panino per lei e della carne cruda per il suo cane. Ce li porse: “Non è molto, ma così almeno mangerete qualcosa!”
La ringraziammo, per poi correre veloci in direzione del monastero. Quello sarebbe stato il primo dei tanti pranzi che ci avrebbe fornito.

Al monastero venimmo puniti crudelmente, solo in base a supposizioni.
Nonostante ciò, continuammo a fuggire di nascosto, per incontrare Anja e giocare con lei. Non so dire come mi sentivo in quei momenti…al colmo della felicità. Volevo bene ai miei amici e con loro mi divertivo, ma con lei era tutto più bello.
Le facemmo conoscere Ivan, che lei subito si fece amico, e che iniziò da subito a coccolare. Ammetto che ero geloso di tutte quelle attenzioni che riservava ai più piccoli di noi, in particolare Ivan e Kei. Non ne riuscivo a cogliere il motivo però.
Comunque, passavamo molto tempo insieme, e questo mi rincuorava.

“Sergay, tu ci pensi all’amore?”
Avevamo 8 anni quando me lo chiese. Mi lasciò senza parole.
“I-io…beh…n-n-no…”
Lei mi mostrò un sorriso bucato, a causa dei denti da latte mancanti.
“Io sì….e vorrei un gran bel principe al mio fianco!”
Le sorrisi, rispondendole giocosamente…Al tempo nessuno dei due ci pensava…:
“E come dovrebbe essere questo principe?”
Lei mi guardò ridendo: “Dovrà essere alto! E biondo! E muscoloso! Ma non perfetto, sennò mi farebbe sentire troppo brutta!!!”
Risi di rimando, correndole dietro: “Ah sì eh?”
E le nostre risate si persero nel cielo, ma quei bei tempi stavano per finire.

Non so di preciso cosa cambiò dalla morte della madre di Kei. Lui smise di vivere, si chiuse in se stesso…Yuri venne tenuto sotto stretto controllo 24 ore su 24…Boris iniziò a provare gusto nel fare del male agli altri…Ivan diventò una marionetta…Mentre io…io mi adeguai al loro modo di essere, non potendo fare altrimenti…Ma facendo così, non la vidi più…e da allora….smisi anche di sorridere…smisi di ridere…tutto ebbe fine.


Non seppi più nulla di lei, fino a quel giorno…Erano passati 8 anni circa dal nostro ultimo incontro…8 lunghissimi anni…
Erano iniziati i mondiali di bey, e noi Demolition Boys eravamo finalmente liberi di uscire dal monastero, per poter assolvere i vari impegni che eravamo tenuti a onorare in quanto squadra rappresentante la Russia.
Eravamo molto amati dagli abitanti di Mosca, e spesso le nostre uscite erano controllate da uomini delle autorità, così che i fan non ci assalissero…
Fu in una di quelle uscite, che la sentii.
Era la voce di una ragazza, una voce dolce, ma decisa, fiera, determinata.
“RAGAZZI! RAGAZ…” La folla la soppresse prima che poterono vedere il volto della giovane. In un modo o nell’altro, la stessa riuscì ad apparire in prima fila: aveva la frangetta e i capelli mossi legati in due codini bassi, gli occhi ed i capelli castani. Era piuttosto bassa, ma doveva avere circa 16 anni.
“SERGAY!YURI!BORIS!IVAN! Sono An…” Un uomo in divisa la spinse indietro, mentre noi la guardavamo sorpresi…Non poteva essere vero.
Senza demordere, tornò a scontrarsi con l’ufficiale, sempre urlando: “ANJA! Sono Anja…VOGLIO PARLAR…AAAAH!”
Ed ecco che l’avevano rispinta indietro, senza che riuscisse a completare la frase.

Quella notte non riuscii a dormire…Nessuno di noi ci riuscì, in verità. Volevamo rivederla, e su questo eravamo d’accordo tutti; ma come fare? E poi avremmo voluto che ci fosse anche Kei, ma lui non si ricordava di noi, e non potevamo certo portarlo lì con la magia. Non volevamo mancare agli ordini di non uscire e di non parlare con nessuno: al tempo eravamo macchine senza sentimenti.
Ma era LEI! Come potevamo starcene buoni in camera, quando la nostra unica amica era ricomparsa da anni di solitudine?
Alla fine, fu proprio il nostro capitano a decidere di infrangere le regole: lui, il robot.

Tutto doveva avvenire nella più assoluta normalità. Cercai di ripetermelo più volte, nel corso della giornata. Ero elettrizzato: sembrava che su di me la consapevolezza della vicinanza di Anja sortisse un effetto “amplificato” in confronto ai miei compagni di squadra. Loro erano felici, emozionati, ma non così entusiasti e…nervosi?
Secondo Yuri lei avrebbe assistito con ogni probabilità ai nostri incontri allo stadio; e sarebbe stato allo stadio che l’avremmo incontrata di nascosto.

“Calma Sergay…non mi pare il momento di farsi prendere dal panico…” Yuri non mi guardò nemmeno mentre me lo diceva, ma guardava con sguardo impassibile fisso davanti a sé. Buttai ancora una volta un’occhiata verso gli spalti: lei non c’era.
Ivan mi toccò appena il braccio: “è il tuo turno!”
Con un groppo alla gola, mi apprestai a sconfiggere chiunque mi si parasse di fronte.
Era Kei. Il nostro amato amico, oramai dimentico di me e di quello che avevamo passato insieme. Si ricordava di Anja? Forse il suo volto lo aveva in mente, ma non sapeva ricollegarlo ad una persona specifica…Svolsi il mio dovere. Caricai il dispositore di lancio. Quel giorno Kei era fuori forma, si vedeva lontano un miglio. Vinsi. Guardai verso i palchi: lei non c’era…meglio così. Forse le avrebbe dato fastidio vederci l’uno contro l’altro.

Ritornammo al camerino, un poco afflitti, ma pur sempre fieri.
Non parlavamo tra noi, come sempre del resto. I tempi degli scherzi e delle risate, dei giochi e delle battute, erano finiti 8 anni prima.
“Finalmente…vi aspettavo!”
Ci voltammo scioccati verso un divanetto: Anja era lì, con un sorriso splendente, un maglione largo sul corpo di giunco –sebbene non fosse dritto, ma formoso- che l’aveva sempre caratterizzata, bella come non mai. Ci corse incontro, abbracciandoci ad uno ad uno, commossa.
“Ho aspettato anni per poter tornare da voi!”
Fui l’ultimo ad abbracciarla: perché certi momenti dovevano essere così brevi? Era così bello stringerla a me…
Per la prima volta dopo 8 anni, sorrisi.

“E così Kei ha perso la memoria eh?”
Annuimmo gravi. Lei ci rifletté un momento: “Ecco perché quando mi ha vista c’è rimasto così…Era veramente sconvolto. Probabilmente si è visto passare davanti una ragazza di cui ricordava qualcosa, senza veramente capire cosa.” Rise un po’ cupa.
Yuri le mise una mano sulla spalla: “Quando si ricorderà di noi, si ricorderà anche di te, e sarà felice di averti rivista…Dobbiamo solo pazientare.”
Ivan si intromise nel discorso: “Ma raccontaci di te!” Boris la guardò eccitato: “Cosa hai fatto in questi anni?”
Ma lei non sembrava voler alleggerire l’atmosfera: “Vi ho aspettati.”
Ci zittimmo di colpo. Lei aveva atteso come sempre le nostre visite, che non erano più arrivate. Mi sentii un verme.

Non so come, Vorkov scoprì che l’avevamo incontrata. Logicamente non sapeva chi fosse, ma a lui non importava: noi non dovevamo avere rapporti con il mondo fuori.
Yuri venne usato come capro espiatorio, cosicché imparassimo ad obbedire agli ordini. Ma non ci davamo per vinti, non potevamo abbandonarla ancora una volta senza informarla. Lei doveva sapere cosa era successo.
Venni incaricato io di questo delicato compito. Probabilmente i miei compagni di squadra avevano capito prima di me cosa mi legava a quella ragazza.
Ma presto me ne sarei accorto anche io.

“Sergay che succede? Perché incontro solo te, ed in questo posto nascosto?”
Lessi la paura nei suoi occhi, aveva capito che qualcosa non andava.
Le parlai velocemente, tenendole le spalle e accostandomela al petto, per paura che ci potessero vedere occhi indiscreti…
“Vorkov ha scoperto che ti abbiamo incontrata…Non possiamo più vederci, o per te e per noi saranno guai: Yuri è già stato punito.”
Lei mi guardò allarmata: “Cosa? Punito? Per me?!”
Cercai di rasserenarla: “Non ci pentiamo di averti incontrata, ma…Addio…”
Non riuscivo a guardarla in faccia…Era una vigliaccheria, dirle addio senza nemmeno guardarla, ma non riuscivo a fare altrimenti.
La sentii singhiozzare: “Dopo tutto questo tempo…ancora una volta…un altro addio…”
Liberai la presa, e mi voltai, pronto ad andarmene, senza veramente volerlo fare…
Lei mi fermò per un braccio: “Sergay…salutatemi Kei, quando riacquista la memoria…”
Mi voltai verso di lei, osservandola per un’ultima volta: “Cert…”
Non finii di dirlo, che le sue labbra si posarono, dolci, sulle mie: si era alzata in punta di piedi, ma arrivava veramente a fatica alla mia bocca.
Senza potermi trattenere, approfondii il contatto, abbassandomi così da permetterle una maggiore comodità e libertà d’azione.
Quando sentimmo però le voci di alcuni monaci di Vorkov, fummo costretti a separarci. Le carezzai una guancia bagnata di lacrime, poi corsi verso il monastero…Lontano da lei. Lontano da noi.

Dopo la sconfitta della Borg, anche la nostra vita cambiò: fummo finalmente liberi dalla prigionia. Kei nel frattempo era tornato in Giappone, sebbene si fosse ricordato di noi preferiva rimanere là, con la sua squadra. Non lo biasimavo: doveva ancora capire cosa ci aveva legato un tempo: noi lo avremmo aspettato.
Quell’anno passò senza che ci potessimo rivedere, Anja ed io. Non avevo parlato a nessuno del bacio, anche se i miei compagni di squadra dovevano avere capito tutto.
Quando la rincontrai, avevamo appena compiuto la maggiore età, e Kei finalmente era tornato da noi, memore della nostra amicizia.

In quegli anni avevamo continuato ad abitare al monastero: eravamo rimasti solo noi, tutti gli altri ragazzi e bambini erano stati adottati da varie famiglie di buon cuore.
Mi ricordo quel giorno come fosse ieri; eravamo tutti in casa, quando suonò il campanello. Fui proprio io ad andare ad aprire, ritrovandomi davanti una ragazza piuttosto bassa, che doveva avere la mia età, con capelli lunghi castani mossi e occhi color cioccolata. Aveva un bel fisico, nonostante fosse molto minuta, e la sua bellezza era di una semplicità sorprendente. Inizialmente non la riconobbi, con quello sguardo da donna matura ed i lineamenti più marcati. Ma quando sorrise, non ebbi dubbi: “ANJA!” Urlai.
I ragazzi, sentendomi, mi raggiunsero immediatamente. Intanto lei mi aveva gettato le braccia al collo, commossa.

La vidi molto felice e sorpresa di rincontrarci, soprattutto quando potè salutare Kei, che non vedeva da moltissimo tempo. Non menzionò mai il nostro bacio, né diede segno di ricordarsene. Quella sera facemmo talmente tardi che fu costretta a fermarsi da noi per la notte.
La portai ad una stanza, felice e imbarazzato.
“Buonanotte allora…a domani…”
Lei mi sorrise: “Non ho mai dimenticato il nostro addio, se te lo stavi chiedendo…”
La fissai sorpreso: “Cosa ti dice che io…” Rise: “Sei stato ansiosissimo tutta la sera! Anche i muri se ne sono accorti!”
Distolsi il viso imbarazzato, ma lei non me lo permise: “No Ser…non voltarmi ancora le spalle…ora non c’è più nessun monaco pazzoide alle nostre calcagna…”
Mi avvicinai lentamente a lei, per poi unire le nostre labbra in un dolce bacio che, mano a mano che lo approfondivamo, diventava furioso, come a voler sfogare tutti quegli anni di lontananza… Ben presto le nostre lingue vennero accompagnate da delicate carezze, e senza rendercene conto eravamo già finiti sul letto, intenti a spogliarci. Ammirai il suo fisico delicato, non perfetto, ma per me splendido. Iniziai a baciarla ovunque, per poi entrare in lei con dolcezza, ma vigore.
Quando raggiungemmo il massimo del piacere, ci sdraiammo esausti, per poi addormentarci abbracciati.

Lei rimase con noi un paio di giorni, poi dovette tornare a casa dai suoi genitori. Ci continuammo comunque a vedere, essendo ormai ufficialmente fidanzati. I miei compagni di squadra sembravano entusiasti del nostro rapporto, e facevano sempre in modo di lasciarci soli, appena potevano. Scelta azzeccata.
La nostra felicità durò solo pochissimi mesi però, mentre anche gli altri iniziavano ad avere relazioni serie.

Quando me lo disse, pensai stesse scherzando. Ma lei era terribilmente seria, e quasi in lacrime. Mi fece vedere il risultato del test: positivo.
“Sono incinta Ser…aspettiamo un bambino…”
Svenni.

Decidemmo di dirlo ai suoi genitori, sebbene questi non mi conoscessero di persona.
Il nostro incontro non andò affatto bene, ed alla fine non ne vollero più sapere: né di me, né di lei. Era diseredata.
Venne a stare da noi, e scegliemmo di tenere il bambino, con tutto quello che comportava. I ragazzi erano al settimo cielo, quasi più di noi due.
Ma qualcosa ancora mancava, e lei decise di porvi rimedio…
“Ser…e…se ci sposassimo?”
La guardai sorpreso, distogliendo la mia attenzione dai fornelli: “Non va bene così com’è?” Lei mi pregò supplice: “Eddai…voglio solo dare una base SICURA a nostro figlio! Mi sento in perenne stallo così, e con tutto quello che abbiamo patito…voglio sentirmi SICURA di non perderti più!”

E fu così che si celebrarono le nostre nozze: semplici e riservate, ma piene di gioia.

Ed ora viviamo ancora qui, al monastero. Ma una nuova persona si è aggiunta alla famiglia: Selene, la ragazza di Yuri, mentre Lena e Lillian, le ragazze di Boris e Kei, vengono a trovarci quasi ogni giorno. La mia Anja è al 5° mese, e come me ha compiuto da poco i 19 anni. È ancora amareggiata per la perdita dei genitori, ma per il resto vive serena al mio fianco, ed è ciò che più mi preme.
Vederla ai fornelli mentre si accarezza distratta il pancione è una delle mie gioie più grandi, una visione di cui non mi stancherò mai.
La sento chiamarmi dalla sala, bassa com’è non riesce ad arrivare ad alcuni scaffali, e non è la prima volta che richiede il mio aiuto, che non le nego di certo.

Ebbene, “caro diario”, questa è la storia di come ho incontrato la donna della mia vita. E se davvero stai leggendo come pensavo dall’inizio, Boris, sappi che sto ancora aspettando quei 10 rubli che mi devi. Un conto è considerarsi fratelli, un altro è diventare la tua banca personale! Quindi…preparati, se non vuoi che ti tolga quello che mi devi dal tuo stipendio!

9 giugno 2008
Sergay
Fine

Ed ecco la fine di questa prima one shot ^^ Che ve ne pare? Orrenda o accettabile? Carina o superba? é_____è DITEMELOOOO!!! Ehm ok, sclero a parte, recensite vi prego e fatemi sapere se può avere un “futuro”, ok? ^^
Ringrazio Iria per il supporto e Padme perché mi ha dato lei l’idea di scriverla ^^ (quindi colpa sua se vi assillo XD)
Grazie carissime!
Kissone

A proposito, ringrazio tutti i recensitori di “Schiavo”! ^^ GRAZIE INFINITE
   
 
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