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Autore: masayachan    01/02/2014    1 recensioni
Se Atem fosse Yugi e se Yugi fosse Atem, come sarebbe cominciato Yu-Gi-Oh? Io ho provato ad immaginarlo.
Genere: Malinconico, Azione, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Atemu, Joey Wheeler/Jounouchi Kazuya, Tea Gardner/Anzu Mazaki, Tristan Taylor/Hiroto Honda, Yuugi Mouto
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Argh, nuovo capitolo...Il TERZO nuovo capitolo da quando ho ripreso ad aggiornare. Non credo di essere riuscita a renderlo come dico io, ma si entra nel vivo della storia. Come sempre gestire Atem è un casino, ho scelto di riprendere l'episodio di Hirutani perché penso dia una svolta importante alla storia, il prossimo sarà molto violento, non so come ne verrò fuori. Grazie a tutti quelli che stanno seguendo questa storia, quelli di vecchia data e le new entry. I commenti mi fanno super super piacere, fatemi sapere cosa ne pensate.



C'era qualcosa di nuovo nella vita di Atem, qualcosa che lo stava poco a poco cambiando.

Andare a scuola aveva preso tutto un altro significato, ora era...era persino divertente. Honda, Anzu e Jonouchi ogni giorno gli offrivano sorrisi sinceri e lui...lui cominciava a sentirsi a casa con quelle persone, non lo avrebbe mai creduto possibile.

Eppure ancora non si poteva dire sereno, un po' perché si rendeva conto che il suo fosse un muro davvero troppo spesso per poter essere abbattuto con qualche sorriso, un po' perché non aveva ancora trovato la causa dei suoi continui mancamenti e perdite di memoria. Quando accadeva succedeva qualcosa, qualcosa che odiava: tutte quelle persone schifose, tutti quei bulli e prepotenti, quelle persone che meritavano solo di essere punite...cambiavano, o così si presumeva, grazie a lui. La gente intorno a sé gli dava meriti che non aveva, lo stava apprezzando, etichettando come qualcuno da stimare sempre di più, ma lui non era così. Se all'inizio la situazione gli era sembrata curiosa, ora stava diventando insopportabile e cominciava a sentirsi inferiore rispetto...rispetto a quella cosa che ancora non conosceva.

Però...i ricordi di quella scena lo torturavano, quello che era successo quella notte con Ushio, quella memoria che non gli apparteneva, i sentimenti di quel ragazzo che non erano troppo diversi dai suoi, che non erano troppo diversi da quelli di Jonouchi. C'era qualcosa in lui che lo riusciva a capire, anzi, QUALCUNO in lui. Sì, qualcuno che gli stava gridando: “Stai sbagliando tutto”, ma ancora non si sentiva pronto ad ascoltarlo, ad accettarlo o semplicemente ad affrontarlo. Aveva paura, si rese conto Atem.

-Atem!- La voce di Anzu fece capolino fra i suoi pensieri. Seduto al proprio banco alzò il capo per incrociare il suo sguardo:-Yo, Anzu.- Rispose con un cenno.

Lei prese una sedia e gli si sedette accanto:-Mattiniero come sempre e pensieroso come sempre, vedo- Scherzò la ragazza. Lui poggiò la guancia sul palmo della propria mano con fare un po' scocciato:-Jonouchi-kun dice che sembro un musone, per questo.- Anzu rise:-Sembri?- Atem la guardò storto:- Ah ah, simpatica.-

-Piuttosto...- Cambiò discorso l'amica:-E' stato divertente il festival scolastico. Ancora non ti avevo ringraziato per aver convinto Inogashira a lasciarci lo stand, non so come tu abbia fatto, non sembrava troppo incline alle discussioni l'ultima volta che ci ho parlato...-

Atem scattò:-Come? Inogashira? Chi è? Il tizio che voleva buttarci giù lo stand per piazzarci quello della sua classe al grido di “Questo è il nostro territorio”? Quello?- Anzu parve confusa, il suo interlocutore sembrava sinceramente sorpreso dalla notizia:-Sì, lui...mi ha detto che avete parlato e che...- Si bloccò, lo sguardo di Atem sembrava...tra lo sconvolto, il confuso e il terrorizzato.

-Io...io non ho mai parlato con quel tizio...- Disse quasi in un bisbiglio l'egiziano.

Anzu si guardò intorno, cosa doveva rispondere? Il ragazzo sembrava davvero scombussolato. Le tornò subito alla mente l'episodio al Burger World: che la sua ipotesi fosse corretta? C'era qualcuno che si spacciava per Atem, forse? C'era davvero un “altro Atem”? Quella voce, quella voce che non riusciva a dimenticare, dolce e affettuosa...a chi apparteneva?

Si era creata un'atmosfera pesante fra i due, nessuno sapeva cosa dire, ma una domanda accomunò le loro menti: tutti quei casi di pentimenti avvenivano per mano di chi, esattamente?

-AAAAH! Eccola, sempre all'attacco! Mazaki, scollati dal nostro Atem!-

Anzu inarcò un sopracciglio portando lo sguardo ai due ragazzi appena entrati in classe-Buon giorno anche a te, Jonouchi! Honda!- Aveva la faccia irritata, ma in realtà il loro arrivo l'aveva salvata da un bel impiccio, si sentì davvero sollevata.

Atem sorrise nel vedere i due amici:-Buon giorno, ragazzi.-



Le lezioni erano terminate, Atem si era dovuto fermare a scuola per il turno di pulizia e...dannazione, pioveva. E di brutto, per capirsi.

Rimase fermo all'entrata contemplando il cielo grigio e, clichè dei clichè, naturalmente lui non si era portato l'ombrello. Sospirò, sperò almeno che la fiera dei luoghi comuni si concludesse con qualcuno, qualcuno di gradito, che passasse di lì con un ombrello per accompagnarlo fino a casa: proprio non gli andava di inzupparsi tutto e non poteva restare lì ad aspettare che smettesse per chissà quanto tempo, aveva promesso al nonno di aiutarlo in negozio quel giorno.

-Ehi, moro, serve un passaggio?-

Oh, neanche a farlo apposta! Atem si voltò e vide Jonouchi avvicinarglisi con un ombrello in mano:-Jonouchi-kun, che ci fai ancora qui?-

-Mi sono fermato a dare una mano per sistemare le cose del festival....- Aprì l'ombrello, imbarazzato: pareva cadere a pezzi, le stecche erano tutte storte e i lembi del telo sembravano voler saltare via da un momento all'altro:- Sì, ehm...- Arrossì:- Avevo solo questo a casa, se va bene lo stesso...-

Atem gli si avvicinò, mettendosi sotto all'ombrello con l'amico:- Andrà benissimo.-

Camminarono un po', Jonouchi stava parlando dell'ultimo DVD porno che gli aveva prestato Honda dicendosi davvero deluso, non capiva come si potessero mettere delle censure in film fatti apposta per guardare impudicizie. Atem invece era leggermente imbarazzato, non che a lui certe cose non interessassero, anzi, ma...non gli era mai capitato di parlarne con tanta leggerezza in mezzo alla strada, si sentiva un po' a disagio. Però era una cosa che apprezzava davvero molto di Jonouchi, quella sua boccaccia larga senza filtri lo rendeva una persona limpida e sincera, a volte fin troppo, ma piacevole. -Davvero nulla di che, ma se ti va di dare un'occhiata chiedo ad Honda se te lo posso passare.- Bofonchiò Il biondino. Atem ghignò con un velo di rossore sulle guance:- Non hai internet, eh Jonouchi-kun? Se ti interessa qualcosa senza censure posso provvedere...-

Jonouchi lo fissò quasi sconvolto:- Hai capito qui il nostro Atem! Fa tanto il disinteressato, il superiore e poi...sei un porcello come tutti, eh? Con tutte le ragazze che ti vengono dietro e che ignori puntualmente cominciavo a pensare che fossi asessuato!- Rise:-Ovviamente accetto la tua gentile proposta:- Concluse tossicchiando con nonchalance.

-Ehi, sono un ragazzo anche io!- Protestò Atem con una timida, ma sincera risatina.

Jonochi lo guardò con uno sguardo tra l'intenerito e il soddisfatto:- Sono felice, sai?-

-Uhm, per quale motivo?-

-Bé...- Mormorò il ragazzo dai capelli biondi, forse un po' imbarazzato:- Stai pian piano imparando a sorridere, per un periodo ho pensato fosse impossibile. Forse devo ringraziare Ushio, forse il tuo puzzle...non lo so. Ti vedevo sempre così triste, così schivo con tutti. Sapevo cosa provavi, ma non sapevo come riuscire ad avvicinarmi per dirtelo. Sono felice che tu abbia deciso di darmi la tua fiducia. Stai cambiando molto, quello che hai fatto con Ushio, col il tizio da Burger World e ho saputo anche con Inogashira l'altro giorno...-

Atem, sinceramente toccato fino ad un attimo prima, a sentire quell'ultima frase si irrigidì:-Jonouchi-kun, io...io...- Voleva parlargliene, voleva essere onesto, ma come? Lo avrebbe preso per pazzo? Se avesse scoperto la verità avrebbe perso la sua amicizia? Gli sarebbe dispiaciuto troppo, si era affezionato a quel ragazzo giocherellone e un po' buzzurro, quel chiacchierone dal cuore d'oro. Con lui stava cominciando quasi a sentirsi a suo agio, a sentirsi più libero perché... lo capiva, anzi, Jonouchi aveva avuto esperienze ben peggiori della sua, ma la sua forza d'animo era davvero invidiabile e voleva esserne contagiato.

Decise di rimanere sul vago, per sicurezza. Sospirò sotto gli occhi dell'amico che attendeva pazientemente il seguito di quella frase troncata sul nascere: -Io...in questo periodo...non mi sento più me stesso, ma non nel senso che intendi tu. C'è qualcosa...dentro di me. Una parte di me, credo...tutti pensano che sia la mia parte migliore, ma...non sono io, io non sono così.-

Jonouchi lo ascoltò in silenzio, rimasero così per un po', camminando sotto lo scroscio della pioggia battente.

-Atem è Atem. Qualsiasi cosa tu faccia, qualunque Atem tu sia, noi saremo sempre amici, non temere.- Mormorò Jonochi col viso serio. Aveva deciso di non indagare, sarebbe stato l'amico a parlargliene più approfonditamente, se lo avesse voluto.

Atem sorrise, non disse nulla e proseguirono la loro camminata verso casa.

Aveva trovato davvero un amico speciale.





Il giorno seguente Jonouchi non venne a scuola.

Honda nel vedere l'amico assente sembrò un po' preoccupato:-Jonouchi non ha mai mancato una lezione, MAI! Davvero strano!-

Atem guardò il banco vuoto dell'amico: che portandolo a casa sotto la pioggia si fosse preso un raffreddore?

-Dovremmo chiamarlo?- Chiese Anzu poco convinta:-Magari è successo qualcosa.-

Honda agitò la mano scacciando i cattivi pensieri:-Mannò, Atem ha detto che ieri hanno camminato sotto la pioggia, magari è solo raffreddato, aspettiamo domani.-

-Dovremmo andare a casa sua per portargli gli appunti, però.- Esordì Atem da bravo studente diligente.

-Lascia perdere.-Tagliò corto l'amico.-Sono stato a casa sua qualche volta, vive con suo padre e...fidati che non vorrebbe conoscerti.-

-D'accordo.- Concluse mestamente il ragazzo egiziano.

Già, era solo un giorno, dopotutto. Non c'era motivo di preoccuparsi, capitava a tutti di ammalarsi, no?

Sì, ma Jonouchi non venne né il giorno dopo né quello dopo ancora.

Gli amici provarono a chiamarlo al cellulare più volte, ma lui non rispose, mai. A quel punto si sentirono in diritto di preoccuparsi e anche tanto: non solo non si presentava a scuola da tre giorni, ma sembrava svanito nel nulla.

Atem era seriamente in ansia, non voleva darlo a vedere, ma la preoccupazione gli contorceva le budella, doveva assolutamente andare a cercarlo, quel giorno stesso.

Honda sbuffò:-Ragazzi, io non so che dire... oggi vado a casa sua.-

-Veniamo con te, mi sembra ovvio!- Esclamò Anzu convinta.

-Suo padre ha problemi d'alcolismo, Mazaki, potresti vedere cose...bé, non troppo piacevoli.- Cercò di persuaderla il ragazzo.

-Non mi importa!- Continuò lei:-Se a Jonouchi è successo qualcosa...io... dobbiamo assolutamente intervenire! Sai anche tu che non è normale che manchi così tanto da scuola!-

Atem li guardava stando zitto, ma Anzu aveva ragione, non gli importava dei familiari di Jonouchi, dovevano assolutamente scoprire cosa fosse successo al loro amico, lui era stato l'ultimo a vederlo e non riusciva ad immaginare cosa potesse essere accaduto dopo essersi salutati.

-Vieni con noi, vero Atem?- gli chiese la ragazza, un filo d'ansia nella sua voce.

Lui annuì: l'avrebbe ritrovato, costi quel che costi.

Finita la scuola Honda li condusse davanti al condominio di Jonouchi:-Abita al terzo piano.-Disse:-Sono stato qui due o tre volte, Jonouchi non invita mai nessuno, il perché ve l'ho già spiegato...-

Atem e Anzu deglutirono, certo che il loro amico aveva davvero una pessima situazione familiare!

Salirono le scale ed arrivarono davanti alla porta con su scritto, vicino al campanello, “Jonouchi”; il tre si guardarono dubbiosi:-Chi suona?- Chiese Anzu.-Bé, è Honda-kun quello di casa qui, no?- Rispose Atem con le braccia conserte fissando l'amico di sottecchi. Honda grugnì facendosi avanti:- Ok, ok, siete davvero simpatici, ho capito!- Col dito tremante premette il campanello: “DLIN DLON” si sentì, poi il nulla.

Rimasero immobili ad aspettare una risposta per qualche minuto, ma niente.

-Che non ci sia nessuno?- Ruppe il silenzio Anzu.

Honda posò la mano sulla maniglia:-Ehi, la porta sembra aperta...-

-Non vorrai mica entrare senza permesso in casa d'altri, vero?- Protestò stizzita la ragazza, ma l'amico aveva già aperto uno spiraglio:-Sssh, so che non si fa, ma...- Non fece in tempo a finire la frase che un colpo violento, seguito da un rumore di vetri rotti, si infranse contro la porta accompagnato da un grido agghiacciante:-KATSUYA, SEI TU??? TE NE SEI STATO A ZONZO PER TUTTI QUESTI GIORNI, RAGAZZACCIO!-

Il trio sussultò sbrigandosi a chiudere la porta alle loro spalle e ad allontanarsi il più possibile da quel posto, scappando precipitosamente giù dalle scale:-SCUSI IL DISTURBO!!!!-

I tre annasparono:-Bè, almeno ora sappiamo che non torna a casa da giorni...non che sia una buona cosa...- Esclamò Honda con una smorfia poco convinta sul viso.

Atem sentì una stretta al petto, Jonouchi era sparito da giorni, non era rincasato e... con un padre così, non sapeva se doveva sentirsi sollevato o ancora peggio. Dov'era finito, dove si era cacciato? Non poteva sparire così, non poteva!

-Dovremmo cercarlo...- Disse Honda, convinto.

-Sì!- Lo assecondò Anzu.

-Ma dove? Dove può essere andato?- Li interruppe Atem con un velo di panico negli occhi e nella voce. Honda gli posò una mano sulla spalla, per rassicurarlo:-Tranquillo, setacceremo anche tutta la città se ce ne fosse bisogno, ma lo ritroveremo!-

Corsero per ogni vicolo di Domino, chiamarono il suo nome fino a non avere più voce, perlustrarono ogni singolo angolo: nulla. Di lui non c'era traccia. I ragazzi si sentirono demoralizzati, sconfitti, preoccupati. Non avrebbero dovuto aspettare così tanto, chissà cosa gli era successo in quei tre giorni, chissà dov'era finito:-Forse dovremmo chiamare la polizia.-Propose Anzu con un'espressione triste sul viso: -Se non lo facciamo noi... suo padre temo non lo farà mai...-

Ma proprio in quel momento dei rumori strani attirarono la loro attenzione: degli schiamazzi, per l'esattezza.

Un gruppo di liceali stava accerchiando un altro ragazzo, minacciandolo e strattonandolo con forza. Honda ebbe un brivido: -Riconosco quell'uniforme, sono quelli del liceo Rintama, è gentaglia, meglio star loro alla larga, andiamocene.-

-NO!- Gridò Atem. Con l'indice alzato indicò uno dei ragazzi del gruppetto:-J...E' JONOUCHI!-

Jonouchi era lì, fissava i suoi compagni picchiare quel ragazzino, immobile, senza fare nulla. Perché era lì? Cosa ci faceva con quella gente?

Honda e Anzu sussultarono:-Che ci fa con quegli sbandati?-

Atem senza pensarci corse verso di lui:-Jonouchi!- Lo chiamò, facendolo voltare.

Occhi impassibili gli si posarono addosso.

L' egiziano ringhiò:-Che fai con questa gente? Perché non vieni più a scuola?-

Un ragazzo con un grosso berretto, gli occhiali è una sigaretta in bocca posò una mano sulla spalla di Jonouchi:- Quel tizio sta parlando di noi? Jonouchi, conosci quel gaijin?-

Silenzio.

-No. Mai visto. Non esco con i gaijin.- Fu la risposta. Fredda. Crudele. Diretta.

Atem sentì il mondo crollargli addosso, un senso di vuoto aprirglisi dentro come una voragine:-Jo...Jonouchi-kun...-

In quel momento fece capolino un altro ragazzo, alto, muscoloso, portava i capelli raccolti in un codino:- Ah ah, Jonouchi, se non avessi scelto di frequentare il liceo Domino non dovresti portarti dietro gente...COSI'. Mi vergogno per te, quel negro dovrebbe tornarsene da dove è venuto. Saresti dovuto venire con noi al Rintama.-

Honda si sentì ghiacciare il sangue nelle vene: conosceva quel ragazzo, era Hirutani, il capo di teppisti della vecchia banda che frequentava Jonouchi alle medie.

Atem si morse le labbra, così forte da farle quasi sanguinare, non voleva credere alle parole del suo amico, lui non poteva pensare davvero quelle cose:-JONOUCHI! TORNA A CASA!- Il suo fu un ordine, non una richiesta e non un invito. Il suo viso era contorto in un'espressione di pura rabbia. Di odio, di delusione.

Il ragazzo col cappello si rivolse ad Hirutani:-Quel gaijin ha stufato, Jonouchi ha detto di non conoscerlo, che facciamo?- Di scatto, senza che l'altro nemmeno gli rispondesse, si avvicinò ad Atem scagliandogli un pugno sul viso con tutta la sua forza.

-ATEM!!!- Gridarono Honda e Anzu portandosi le mani alla bocca, scioccati.

Atem barcollò, quasi perdendo l'equilibrio, un rigolo di sangue gli uscì dal naso mentre i suoi due amici accorrevano da lui, preoccupati: -Atem, stai bene?- Chiese Anzu chinandosi e poggiandogli una mano sulla schiena. Quando il ragazzo alzò lo sguardo, vide due occhi rossi, indemoniati, il viso sfigurato da un'espressione diabolica, tanto che la ragazza per poco non si fece scappare un grido.

-Tu...- Ansimò Atem:-TU!- Fece per saltare addosso al tipo col berretto con tutta la sua ferocia, ma la presa ferrea e repentina di Honda lo bloccò, circondandogli la vita con le braccia:- Atem, fermo! Calmati!-

-Jonouchi sta con noi, negro, fattene una ragione!- Ridacchiò Hirutani prima di andarsene tenendo Jonouchi sottobraccio.

Atem si divincolò dalla stretta di Honda con tutta la sua forza cercando invano di liberarsi:- JONOUCHI! JONOUCHI! TORNA QUI, BASTARDO! JONOUCHI! SEI UN BASTARDO JONOUCHI! BASTARDO! BASTARDO! MI ERO FIDATO DI TE! MI ERO FIDATO!-

Sì, si era fidato di lui ed ecco il risultato. Jonouchi lo aveva tradito, aveva lasciato che lo offendessero e lo picchiassero senza muovere un muscolo.

Atem guardò quello che credeva suo amico allontanarsi, sempre di più, senza nemmeno voltarsi, senza degnarlo di uno sguardo.

-JONOUCHIIIIIIIII!!!!- Lo chiamò ancora una volta con tutta la voce che aveva in gola.

La risposta fu solo l'indifferenza.


   
 
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