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Autore: Painting_Flowers    01/02/2014    2 recensioni
[Alex Gaskarth/Taylor Jardine]
Dall'ottavo capitolo:
- A volte ci penso. È buffo, abbiamo cominciato a odiarci e guarda dove ci ha portato tutto questo: siamo stesi sul prato di una casa sconosciuta coperti di...è gelatina? – disse Alex, assaggiando la sostanza zuccherina verde sul suo mento e Taylor rise.
- È tutta colpa di Jordan. Prima o poi lo soffocherò con il cuscino mentre dorme. – replicò lei con un sorriso dolce. Il cielo li sovrastava con le prime stelle che comparivano tra le sfumature blu scuro. Anche se credevano che sarebbe stato meglio tornare da quel gruppo di scalmanati, preferivano rimanere lì: non sapevano che in realtà era esattamente quello che i loro amici speravano.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alex Gaskarth, Altri
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 6

- Ti spiacerebbe comportarti come una persona normale una volta tanto? –
Taylor doveva sopportare ancora Gaskarth all’ennesima lezione di spagnolo ed era inutile aggiungere che non stavano affatto facendo progressi.
Alex infatti aveva iniziato a togliersi un chewing-gum appiccicato alla suola della scarpa con un paio di forbici e ignorava completamente la sua compagna di studi.
 - Non è colpa mia se buttano le cose per terra! Io non giro con una schifezza nella scarpa. – si difese il ragazzo.
- Io sto parlando con una schifezza fatta persona, quindi...- rispose Taylor con un sorriso tirato e alzando le sopracciglia, mentre Alex la guardava con sufficienza.
- Doveva far ridere? – chiese lui retoricamente.
 
- Come facciamo con l’interrogazione? La prossima settimana vuole sentire cosa abbiamo da dire. – disse la ragazza con una leggera ansia nella voce.
- Sei sicura di conoscere la Garcia? – domandò Alex dopo un po’.
- No, seguo il suo corso da quest’anno, ma se ci dice di lavorare, significa che dobbiamo farlo. – rispose Taylor leggermente irritata. A quella risposta si bloccò e guardò di sfuggita Gaskarth, che stava sorridendo malignamente: per quanto sperasse il contrario, aveva colto il doppio senso involontario.
- Ormai non è più divertente. Dici sempre le stesse cose e prenderti in giro non ha più gusto. – disse lui sospirando.
 
- Tu staresti cominciando a stare bene con me? – chiese l’altra perplessa e stupita.
- No, ma mi ci sto abituando. È molto diverso. – replicò Alex e poi aggiunse: - Però non sei divertente. Non riesci a farmi ridere per quanto tu ti sia sforzando. –
- Non mi sto sforzando di fare niente. Voglio solo che abbiamo un rapporto civile, visto che siamo conoscenti. – ribatté acidamente Taylor, prendendo la matita e picchiettandola sul banco per il nervoso.
- Cerchi di farmi ridere con battute stupide, me ne sono accorto, sai? Non starai forse prendendo una cotta per me? – la provocò Alex con un’occhiata investigatrice.
- Scordatelo. Io? Non essere idiota. – rispose lei seccamente, arrossendo. Alex non le piaceva, ma ponendola davanti a discorsi simili con una persona che la osservava la metteva a disagio. L’altro invece sghignazzava: finalmente aveva trovato come divertirsi nuovamente con quella ragazzina.
 
Taylor pensava a come sarebbe stato se Gaskarth le fosse piaciuto veramente: si sarebbe comportata come con Cameron e sarebbero diventati amici oppure avrebbe dovuto sopportare le battute di un gruppo di stupidi insieme a quelle del suo amato? Non riusciva ad immaginare una situazione simile, perché sapeva che lei non si sarebbe mai abbassata ad essere umiliata tanto.
 
Alex invece ragionava sulla scommessa: forse era il momento adatto per vincerla e godersi uno spettacolino, sia per la penitenza futura di Jack, sia per la reazione che la Jardine avrebbe avuto.
Non era certo il tipo da lasciarsi perdere un’occasione simile e ovviamente non lo fece.
- Allora visto che non ti piaccio, non ti dispiacerebbe se io ti invitassi alla festa di Halloween. – disse Alex con tono ironico annuendo.
- Ovvio che non mi dispiacerebbe. Così mi daresti la soddisfazione di dirti “piuttosto mi butto da un ponte” oppure “piuttosto mangio un secchio di vermi” o “piuttosto mi faccio venire il vomito ficcandomi due dita in bocca”. – replicò Taylor con la stessa ironia e finta allegria dell’altro.
Alex la guardò aggrottando le sopracciglia e lei aggiunse: - Se preferisci posso risponderti “piuttosto mi butto da un ponte mentre mangio un secchio di vermi e cerco di vomitare. –
- Grazie, hai reso l’idea. – disse lui, sorpreso da come lei si fosse ripresa in così poco tempo.
 
 La professoressa Garcia entrò in quel secondo dalla sua pausa caffè improvvisa e il brusìo si placò.
- La ringrazio, signor Anderson, lei è davvero gentile. – disse lei con una voce smielata.
- Nessun problema, è stato un piacere. – rispose un professore di bell’aspetto sulla soglia della porta.
- Allora arrivederci e spero potremo incontrarci presto, magari per un caffè o una cena. – replicò la professoressa, spostandosi i capelli con un gesto plateale. Metà della classe stava già ridendo.
- Certamente. – rispose lui dopo qualche secondo di perplessità e se ne andò in fretta, lasciando la signorina Garcia a sospirare.
 
- Ragazzi, sono felice di annunciare che potete lasciar perdere quell’assurdo progetto. Preferisco parlarvi di un libro meraviglioso, prestatomi dal professor Anderson, il supplente di fisica. – dichiarò la professoressa con un sorriso stampato in faccia, sedendosi con grazia sulla sedia.
La metà che prima non aveva ridacchiato, cominciò subito a farlo. Taylor in particolare sorrideva divertita e sembrava confusa, non aspettandosi una reazione simile.
- Succede ogni volta. Quando inizia l’anno, quel mastino abbaia contro tutti perché non ha trovato nessuna storia estiva e se arriva un nuovo supplente comincia a flirtare e scodinzolare. – spiegò in breve Alex, indicando la donna dietro la cattedra.
- Quindi non avete finito neanche un progetto? – domandò sorpresa Taylor.
- No, qualcuno l’abbiamo completato. Me ne ricordo uno dell’anno scorso, ma in quel momento era incazzata: il suo “uomo”, probabilmente l’unico della sua vita, l’aveva lasciata quando ha cominciato a parlare di matrimonio. – rispose Gaskarth pensando. Quell’informazione gli era stata data da Rian, in seguito ad una crisi isterica della Garcia in cui scoppiò a piangere e parlò di quanto gli uomini fossero insolenti, arroganti e sleali. E subito dopo diede una nota a tutti gli studenti maschi della classe.
 
- Quella donna è pazza. – commentò Taylor, dopo aver ascoltato la storia raccontata da Alex.
- Ci puoi giurare. Secondo me ha il ciclo perenne. – replicò lui e sussultò quando sentì Taylor ridere: non c’entrava niente con la risatina dolce che aveva sentito qualche giorno prima, quella era simile al guaito di un cane.
- Ma che risata hai? – disse il ragazzo, guardandola con due occhi sgranati e cominciando a ridere anche lui.
- Scusa, so che è assurda, ma non sono riuscita controllarmi stavolta. – spiegò lei, tra un guaito e un altro.
- Stavolta? Cioè, volevi fare così altre volte? È fantastico! Voglio registrarti. – disse subito Alex, ma la ragazza preferì respirare profondamente e riprendersi, invece di continuare ed essere presa in giro. Quell’atmosfera rilassata aveva trasformato gli animi di entrambi: erano amichevoli l’uno verso l’altra e scherzavano, cosa che in condizioni normali non sarebbe mai accaduto.
 
- Eri serio quando volevi invitarmi alla festa? – domandò Taylor, allegra per lo sfogo precedente.
- Certo. Non puoi entrare se non sei accompagnata, sarebbe triste. Entriamo insieme e poi ce ne andiamo per i cazzi nostri. Almeno possiamo passare una bella serata. – rispose Alex alzando le spalle. La campanella suonò in quel momento e lei sembrò tornare in sé, accorgendosi istantaneamente della situazione.
- Io però non voglio venirci con te. – ribatté la ragazza alzando un sopracciglio e andandosene in fretta con la borsa in spalla, senza guardare la faccia di Gaskarth, con la bocca aperta dallo stupore per il cambiamento repentino.
 
 
L’armadietto di Taylor aveva raggiunto un disordine tale da non riuscire più a contenere i fogli sparsi delle diverse materie. Fogli, oggetti e a volte anche quaderni cadevano ogni volta che l’anta era aperta e lei era costretta raccoglierli da terra. Quel normale rito mattutino l’aveva inconsciamente portata a immaginare scenari in cui Cameron passava per caso e raccoglieva il suo quaderno nello stesso istante in cui lo faceva lei, portando così al toccarsi le mani...
Fino a quel momento era solo riuscita a farsi pestare tre dita da un ragazzo che, nonostante le ripetute e sincere scuse, non aveva ancora perdonato.
Così non si stupì quando raccolse in solitudine i suoi fogli di algebra e si promise nuovamente e invano di rimettere a posto quel metro quadrato di casino totale.
 
- Buongiorno. – disse Cameron, salutandola con un cenno della testa. Taylor stava per replicare al saluto, quando l’altro guardò dentro l’armadietto e fece una divertita smorfia di disappunto.
- Sei allergica all’ordine? Me lo chiedo da anni. – commentò lui, ricordando lo stato della camera della sua amica.
- Ho solo qualche problema di organizzazione. – disse lei, concentrandosi su come far entrare un quaderno in quel straripante mare di carta e appunti scribacchiati a matita e penna.
- Ti ha invitato nessuno per la festa di Halloween? – domandò tranquillamente Cameron, senza sapere quale reazione suscitò quella domanda in Taylor.
La catena di pensieri che venne a formarsi apparteneva alla solita serie che trovavano la stessa soluzione: era palese che lui la considerasse una semplice amica, perciò era normale voler sapere le novità, giusto? Questo ragionamento razionale non le impedì di provare un moto d’orgoglio e compiacimento mentre diceva: - Un ragazzo, niente di importante. Non ho accettato. –
 
Sperava di scatenare una scintilla di gelosia nell’altro o perlomeno interesse; ciò che invece non si aspettava era quello che rispose.
- Perché non hai accettato? Secondo me dovresti: se ti ha invitata significa che gli piaci. Lo conosci? – replicò Cameron. A chiunque una risposta simile sarebbe parsa banale e amichevole, stranamente anche Taylor se ne accorse, perciò decise di ribaltare il discorso.
- Tu invece hai invitato qualcuno? – chiese lei con nonchalance. Aveva deciso di adottare un atteggiamento distaccato per fargli vedere che lui non era la sua ragione di vita, cosa che non poteva sapere dopotutto.
 
- Sì. – rispose il ragazzo con tono compiaciuto e faticava a trattenere un sorriso.
- Chi?- la domanda di Taylor fu fin troppo secca e acida, tanto che l’altro la guardò preoccupato, come a chiederle se andasse tutto bene. Quando cominciò a parlare però Cameron riprese il suo tono allegro e soddisfatto.
- Sai, Lisa resta fino a domenica e il ballo è sabato, perciò ho pensato di...- cominciò lui, senza sforzarsi di trattenere la gioia.
- Di invitarla per avere la vostra serata speciale e poi addio e arrivederci e sono tutti felici e contenti. – sbottò all’improvviso Taylor, accalorata dalla rabbia tanto da dire parole senza un senso vero e proprio. Si sentiva inerme e inutile, come se non potesse fare niente per migliorare la situazione. Si sentiva abbandonata e dimenticata da tutti, come se il suo destino comprendesse solo subire dardi infuocati che le trapassavano il cuore, lacerandolo e distruggendolo pezzo per pezzo.
 
Senza aggiungere altro, la ragazza se ne andò, chiudendo l’armadietto con tutta la calma di cui disponesse. A chi importava ormai? Era già scoppiata di rabbia e le lacrime erano solo la prossima tappa, perciò si chiuse in bagno, dove le guance si bagnarono e le gocce caddero fitte sulle pagine del quaderno che teneva sulle ginocchia.
Allora cominciò a pensare: e se potesse cavarsela? Se non soffrisse più, come reagirebbe? Cosa farebbe una persona a cui non importa? Sostituirebbe la mancanza.
Uscì in fretta dal bagno delle ragazze, nell’immediata ricerca di un accompagnatore che avrebbe dimostrato la sua totale indifferenza per quella coppietta felice.
 
L’urto con un’altra persona la costrinse a massaggiarsi la spalla destra. Stava per urlare infuriata, quando si accorse che era esattamente la persona che stava cercando.
- Gaskarth, ho bisogno di parlarti. – iniziò lei con decisione. Una lacrima fuggiasca scese dall’occhio e lei la asciugò subito, mentre Alex la guardava con apprensione.
- Verrò al ballo con te. –
 
 
 





 
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Eccomi di nuovo qui, sono impressionata dalla mia velocità nell'aggiornare...
Spero che vi piaccia questo caitolo perchè fin'adesso la storia è stata molto leggera, ma se ci riuscirò (forse sì, forse no), aggiungerò qualche dettaglio che farà luce sulle ombre di ognuno.
Fatemi sapere e a presto!
  
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