Film > Sherlock Holmes
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Autore: BlueFlame    01/02/2014    2 recensioni
Dal testo:
"Ho sempre saputo che c'erano cose che il mio amico Sherlock Holmes non mi diceva. Fatti riguardanti la sua vita e la sua infanzia, ma non avrei mai sospettato che il mio amico nascondesse un segreto così grande, fino a quando non la incontrammo, quel giorno scoprii il suo segreto più grande."
Genere: Avventura, Drammatico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Watson, Mary Morstan, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes, Un po' tutti
Note: Cross-over, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 4

Appena videro l'esterno della Town House, Mary e John rimasero stupiti dalle dimensioni della casa.
-Piccolo, i tuoi genitori sono in casa o sono ancora alla festa? E se sono ancora là, sei sicuro di poterci far entrare?-domandò Watson.
-Non chiamarmi piccolo, io sono il conte Ciel Phantomhive ... e non preoccuparti dei miei genitori, sono morti in un incendio tre anni fa- rispose pacato il piccolo conte.
Quando ebbe finito di parlare, Watson fece per fare le sue scuse, ma il maggiordomo aprì la porta di casa facendoli entrare.
Ciel diede le indicazioni, e John e Sherlock vennero accompagnati in una camera che il dottore avrebbe utilizzato per medicare il suo amico.
Ciel, Lili e Mary, si sistemarono invece in un salotto.
-Ciel, finalmente sei tornato da quel ricevimento, stavo iniziando ad annoiarmi-disse un ragazzo indiano che si era precipitato ad abbracciare Ciel-ma loro chi sono?-domandò poi, dopo aver notato le due donne.
-Loro sono mia zia Lili-indicando la zia- e la sua amica Mary Morstan-indicando poi l'altra donna.
-Piacere zia di Ciel, io sono il principe Soma, il suo migliore amico-disse tutto allegro stringendole la mano-ehi Agni, vieni a conoscere la zia di Ciel- urlò poi, rivolto al piano superiore, dove spuntò un altro ragazzo indiano.
-Piacere di conoscerti Soma, sono stupita, ma anche felice, di vedere che Ciel ha fatto amicizia con un principe-rispose lei cordialmente.
-Già, ma non sapevo che lui avesse una zia così bella ... ma siete sola? Dov'è il vostro khansama?
-Non adulare mia zia, è già impegnata, inoltre è più grande di te-si intromise Ciel col suo solito tono scocciato-però ha ragione, come mai siete sola?-domandò poi alla zia più cortesemente.
-Mia sorella ha ritenuto più opportuno che rimanesse a casa, sai com'è fatta ... comunque, più tardi, Sebastian può portargli un messaggio? Se non mi vede tornare a casa inizia a preoccuparsi, e poi esce a cercarmi.
-Certamente, se mi scrivi il messaggio glielo faccio recapitare subito.
-Grazie Ciel, e ora scusatemi, vado a vedere come sta Sherlock.
Lili si avviò al piano superiore, e quando fu arrivata davanti alla camera dove si trovavano Sherlock e il suo amico, bussò.
-Avanti- disse una voce al suo interno.
Lili aprì la porta ed entrò nella stanza.
-Come va il paziente?-domandò poi.
-Sta bene, non è nulla di grave, ha solo qualche graffio-rispose il dottore.
-Sono felice-disse rivolta a Watson, poi si girò verso il detective-Perché hai accettato di venire qui? Potevamo benissimo portarvi a casa- il suo tono appariva calmo, ma il suo sguardo faceva capire che era arrabbiata.
-Watson, potete scusarci un attimo?
John osservò per un attimo il suo amico, erano poche le volte in cui aveva chiesto di lasciarlo solo quando doveva parlare con qualcuno, specialmente se si trattava di una donna.
-Certamente Holmes, miss Phantomhive.
-Aspetti Watson, chiamatemi Lili, lasciate stare le formalità-gli disse prima che Watson uscisse dalla stanza.
Mentre John stava per chiudere del tutto la porta, sentì dire una cosa dal suo amico.
-Vedo che non hai perso l'abitudine di farti chiamare Lili senza dire il tuo nome completo.
-Sai benissimo che il mio nome completo è quello di un demone ... comunque, non era questo quello di cui volevo parlarti ...- Lili non riuscì a terminare la frase, che qualcuno bussò alla porta.
-Avanti- dissero entrambi.
Quando la porta si aprì, entrò il maggiordomo di Ciel.
-Milady, ha chiesto il signorino Ciel se vi fermate qui stanotte, e se devo preparare la stanze anche ai vostri amici.
-Si grazie, se non è di troppo disturbo, si è fatto tardi per tornare a casa-rispose Sherlock al posto di Lili, ricevendo un'occhiataccia da quest'ultima.
-Mi ha anche detto che dovevo consegnare un messaggio.
-Te lo scrivo subito, Sebastian.
Lili aprì  un cassetto della scrivania che si trovava nella camera, prese un foglio di carta da lettere, l'inchiostro e il pennino, scrisse qualche riga, aspettò un attimo che si asciugasse l'inchiostro, poi piegò il foglio e lo mise in una busta che porse poi a Sebastian.
-Allora, come sta?-domandò Sherlock dopo che il maggiordomo fu uscito dalla stanza.
-Sta bene-rispose Lili-ma non era di questo che ti volevo parlare … stavo dicendo …
-Si, si, ne parliamo più tardi, ora avvisiamo Watson che stasera ci fermiamo qui-la interruppe Sherlock avvicinandosi alla porta.
-Aspetta!-ma ormai era troppo tardi, l’investigatore era ormai uscito dalla camera e si era diretto al piano inferiore, così Lili fu costretta a seguirlo.
Arrivati in salotto, dove si trovavano gli altri, Sherlock riferì a Watson il piano per quella notte.
-Watson, il piccolo conte ci ha invitati a dormire qui, ed io ho risposto di si, spero non le dispiaccia.
-Holmes, non vorremmo disturbare-rispose Watson.
-Nessun disturbo, questa casa ha molte camere, quindi non preoccupatevi, Sebastian le sta già preparando.
-Inoltre Agni gli sta dando una mano-disse allegro Soma.
Sherlock rimase a riflettere per qualche secondo, prima di parlare nuovamente.
-Scusate, ma il vostro maggiordomo, quello che si chiama Sebastian, non era uscito per andare a portare una lettera circa cinque minuti fa?-domandò un po’ confuso ma anche incuriosito.
Lili guardò Ciel, il quale non aveva battuto ciglio alla domanda del detective.
-Zia Lili non abita molto lontano da qui, quindi, utilizzando un cavallo, Sebastian non ha impiegato molto tempo a portare a termine la commissione che gli era stata data-rispose il piccolo conte tranquillamente.
L’investigatore fece un segno di assenso con la testa, anche se non era del tutto convinto che quello che gli avesse detto corrispondesse alla verità.
Chiacchierarono ancora qualche minuto in salotto, prima che i due maggiordomi arrivassero per comunicare che le camere erano pronte se gli ospiti volevano coricarsi.
Sherlock, John e Mary decisero di seguire Sebastian per sistemarsi nelle loro stanze. Anche Soma e Agni decisero che si era fatto tardi ed era ora di andare a dormire.
Nel salotto rimasero Lili e Ciel.
-Perché li hai invitati qui? Perché gli hai anche chiesto di restare?-domandò la zia fissando il nipote-eppure sai che è un grande detective … inoltre sa di cosa si occupa la nostra famiglia …
-Pensavo fossi contenta di stare nuovamente con lui, anche se per poco … io li ho solo invitati per cortesia, io non ho fatto nessuna promessa con quell’uomo, sei stata tu a farla, zia Lili, quindi era lui che avrebbe dovuto rifiutare il mio invito. Credo quindi che tu debba domandarlo a lui, non a me-rispose pacato il piccolo conte.
-Lo so, ma quando ho tentato di parlargli siamo stati interrotti da Sebastian, così lui ha trovato la scusa per non affrontare il discorso-sbuffò lei lasciandosi andare sulla poltrona.
-Affrontalo adesso, allora, vai nella sua camera e stai li fino a quando non si decide a parlare con te, di certo da li non scapperà.
-Anche tu stai cercando di non affrontare la questione, prima, sul fatto della lettera e di Sebastian si è insospettito-si alzò in piedi-però, sei fortunato, in questo momento è lui la mia priorità, ma non pensare di cavartela così, ne riparleremo … buonanotte Ciel-uscì dalla stanza e si diresse ai piani superiori.
-Buonanotte anche a te zia Lili-rispose Ciel non appena l’ebbe salutato. Poi si alzò anche lui per dirigersi nella sua camera, seguito da Sebastian che aveva ormai finito di svolgere i propri compiti.
Nello stesso istante, in una delle camere superiori, John era andato nella stanza della sua fidanzata per parlarle di ciò che lo turbava.
-John, cosa ti preoccupa?-domandò la fidanzata con tono dolce, sedendosi sul letto imparte a lui e posandogli una mano sulle sue.
-Sono preoccupato per Holmes. Da quando ha visto Lili è diventato strano, non che prima il suo comportamento fosse normale, ma ora è diverso. Mi ha chiesto di lasciarlo solo con lei, e io so che a lui non piace molto la vicinanza delle donne, e di solito mi lascia ascoltare i suoi dialoghi, ma stavolta mi ha chiesto di uscire dalla stanza-fa una breve pausa, per poi ricominciare-poi è strana la frase che gli ho sentito dire non appena stavo chiudendo la porta, che lei non ha perso l’abitudine di farsi chiamare solo Lili, quindi deduco che si conoscano da tanto … quindi mi chiedo perché non me ne abbia mai parlato? Perché mi tiene nascoste delle cose? Cosa lo lega a quella donna?-finì di dire tristemente Watson.
-Perché non glielo chiedi?-chiese Mary.
-Perché non sono sicuro che mi risponderebbe-affermò il dottore.
-Invece io credo che arrivati a questo punto te ne parlerà. Se non ti ha detto niente fino ad ora avrà avuto i suoi buoni motivi, ma ora, credo che abbia bisogno del suo amico per poterne parlare-fece una breve pausa per fare un respiro profondo e cambiare tono di voce, che prima era calmo e premuroso-e se non sarà il signor Holmes a fare il primo passo e parlartene, allora sarai tu, John, ad andare a chiedergli di parlartene, capito?-ora il suo tono era apparso più autoritario e fece sorridere il dottore.
-Hai ragione Mary, andrò subito a parlargli.
 
“Mary aveva ragione, era inutile continuare a tormentarsi, la cosa migliore da fare era andare a parlarne direttamente col mio amico. Domandargli come si erano conosciuti, il rapporto che c’era tra loro, perché non me ne aveva mai parlato, e molto altro ancora. Volevo sapere, e ora che anch’io avevo conosciuto quella donna, il mio amico non poteva di certo rifiutarsi di parlarmene.
E con queste domande e molte altre ancora, mi ero avviato verso la stanza di Sherlock Holmes, ignaro che il mio amico non fosse solo.”
  
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