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Autore: Stray    11/06/2008    8 recensioni
"Passa la storia, passano anche gli uomini che l'hanno scritta. Ma questa sabbia non vedrà mai il mare: quello che vi abbiamo scrito, non verrà mai cancellato del tutto..."
Ishvar, una guerra, l'inizio di tutto.
Quello che la Storia non ha riportato, ma che non si può dimenticare.
Genere: Generale, Introspettivo, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Maes Hughes, Riza Hawkeye, Roy Mustang
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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The world where you are

“Maes finiscila, una buona volta! Mi stai facendo venire la nausea…”

Ma l’amico non sembra avere alcuna intenzione di smettere di depositare baci rumorosi sul pezzo di carta patinata che ospita l’immagine della sua futura, sorridente consorte.

“Finiscila tu! Non è colpa mia se non hai uno straccio di foto della tua ragazza: oltre che di una moglie hai bisogno anche di una buona macchina fotografica…”

Schiva abilmente uno stivale che vola verso la sua testa, arma impropria non degna dal famoso Flame Alchemist.

“Ringrazia che ho lasciato i guanti nella mia tenda… e comunque Riza non è la mia fidanzata!”

“E chi dice niente! Certo che è strano: io Riza non l’ho neanche nominata… Come mai ti è subito venuta in mente proprio lei?”

L’unico motivo per cui Roy non gli tira dietro anche l’altra calzatura è che non è sua intenzione ritornare al suo rifugio saltellando sulla sabbia bollente.

Grugnisce senza aggiungere altro, per non peggiorare la sua posizione, mentre recupera la scarpa volante e se l’infila, in equilibrio precario su un piede solo.

“Sai Roy, dicono che Jones sia abbastanza bravo nei ritratti… soprattutto femminili, da quel che mi dicono, neanche troppo vestiti ora che ci penso… ma potrebbe fare al caso tuo, se vuoi qualcosa di simile ad una foto della tua amata...”

Vede l’amico perdere definitivamente l’equilibrio, oltre che la pazienza.

“Maes, una sola parola…”

Non sa se un invito più o meno esplicito ad infilarsi un fucile con baionetta in una determinata parte anatomica dove raramente batte il sole, si possa definire una parola nel vero senso del termine.

“Qualcosa mi dice che non seguirai il mio consiglio…” pondera sottovoce il capitano Hughes, guardando l’amico uscire dalla sua dimora decisamente più infuriato di quanto vi fosse entrato, ma definitivamente meno a terra.

Oh beh, pensa sorridendo tra sé e sé: Missione compiuta.

*Ж*

Una delle caratteristiche fondamentali del carattere di Maes è il suo essere sempre e comunque inopportuno.

Ed inopportuno è il fatto che il ricordo della loro ultima conversazione gli riaffiori alla memoria proprio in un momento meraviglioso come quello.

Cerca di alzarsi senza svegliare la figura addormentata al suo fianco, ridendo della sue mani chiuse a pugno, come quelle dei neonati. Apre le dita una ad una, il più delicatamente possibile, depositando un bacio leggero sul palmo caldo e umido.

Riza sospira nel sonno, affondando ancora un po’ il viso nel materasso semi sfondato.

Una ciocca di capelli sottili scintilla nella luce che filtra dalle persiane sbrecciate, mentre le scivola sulla fronte, sfiorandole appena la punta del naso.

Roy chiude un occhio, indice e pollice di entrambe le mani che si toccano a formare un quadrato, cornice spartana di quella visione – bellissima, serena nella sua inconsapevole perfezione di venere rinascimentale – addormentata sotto la coperta pesante e impolverata che scolpisce le sue curve come il marmo di uno scultore classico.

“Click” sussurra piano, per non destarla dal mondo soffice e onirico in cui sta sicuramente viaggiando – le sopracciglia fremono impercettibilmente, la fronte si corruga e si distende in un battito inconsulto delle sue ciglia, uno spasmo involontario: il sogno che al suo risveglio non riuscirà a ricordare.

Si raggomitola accanto a lei, sotto la coltre pesante, ad aspettare il crepuscolo in silenzio devoto, guardandola risvegliarsi senza dire una parola, senza emettere quasi respiro, per non turbare l’istantanea di un momento di perfezione che porterà sempre con sé.

BUON ROYAI DAY A TUTTEEEE!!!!!!

Ho tenuto questo capitolo da parte proprio per oggi, perché mi sembrava il più romantico e senza neanche una traccia di angst (penso sia l’unico di tutta la raccolta, quindi “godetevelo” ^^”)

In effetti, come ha già detto qualcuno, gli ultimi capitoli sono stati molto rosei e tranquilli ma – so già che mi odierete – come quello stesso qualcuno ha ipotizzato successivamente sono stati appunto la quiete dopo la tempesta! ^^”

Già il prossimo sarà un ritorno alla (triste) “normalità”…

Per l’immagine di Riza che dorme mi sono ispirata alla mia cuginetta appena nata che un po’ come tutti i neonati dorme (poco) con i pugnetti chiusi, stretti stretti, come se avesse afferrato un sogno particolarmente bello e non lo volesse far scappare via… ah, io adoro i bambini piccoli! *0*

Non so perché, ma associo spesso Riza (la Riza di ishvar in particolare: è un’antitesi colossale ma non posso farci nulla) ai primi mesi dell’infanzia, forse perché la sua giovane età in un contesto del genere spicca ancora di più.. non so proprio.

Il titolo invece ha doppio significato: in parte si riferisce al mondo dei sogni – a oshvar si può essere così sereni solo in un sogno, in un universo parallelo onirico – e in parte rappresenta quella parte di noi stessi dove custodiamo le immagini e i ricordi più importanti. La mia idea è che Roy si sia ritagliato un piccolo spazio - un universo a parte - nel suo cuore dove custodire Riza e tutto quello che la riguarda, preservandolo dal resto del mondo, come una scatola dei ricordi da tirare fuori e aprire nei momenti di sconforto.

Ancora tanti auguri per il Royai day, grazie per tutte le recensioni e un bacione a tutte!!! ^^

  
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