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Autore: MAPA_    01/02/2014    1 recensioni
«OS scritta per il compleanno del mio ricciolino preferito, che oggi fa 20 anni (oh my Josh come passa il tempo)❤»
[...]
come se ci conoscessimo già, o come, anche se so che suona strano, come se una volta, moto tempo prima, avessimo trascorso insieme una vita intera, solo io e lei. E quella storia, la nostra storia, era scritta nei suoi occhi tanto chiari e puri.
[...]
Era come un enigma, un mistero, un puzzle di cui non avevo tutti i pezzi. E io ero sempre stato una frana a risolvere tutti e tre.
[...]
Perché questa, è la storia della mia vita.
*****
Enjoy!❤
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Story of my life

 
One Shot per il compleanno di Harold Edward Styles.
Auguri, Harry! :') ❤



IMPORTANTE: qualcuno può aiutarmi? Ho problemi con l' html e le immagini :c
Chi pensa di potermi aiutare, mi contatti per messaggio, e poi gli spiegherò meglio, ma vi prego, ho bisogno di aiuto D:





Sorrisi a Niall.
“Vado a casa!”.
“Già finito di lavorare, Harry sonounfannullone Styles?” mi prese in giro, appoggiandosi con un braccio sul bancone, puntando l’altro sul fianco, i capelli spettinati, un grande sorriso e un’espressione divertita sul viso.
Se potessi descrivere Niall Horan con una sola parola, sarei indeciso tra ‘cibo’ e ‘risate’, ma probabilmente opterei per la seconda.
Gli sorrisi, ignorando il suo commento.
“Ci vediamo da Louis, chiudi tu qui” lo salutai con un cenno della mano.
Lui sbuffò, ma tanto sapevo che non avrebbe contraddetto. Era troppo buono per farlo.
Era circa un’ anno che lavoravamo in quel noleggio di DVD, era un lavoro semplice, non troppo faticoso, talvolta anche divertente, e pagato abbastanza bene, perciò non potevo lamentarmi. Era circa un’ anno che lavoravamo lì, ed era circa un’anno che me ne andavo sempre almeno mezz’ora prima della chiusura del negozio, ma Niall non aveva nemmeno mai pensato di lamentarsi, né con me -a parte qualche battuta sulla mia poca voglia di lavorare- né tantomeno con il proprietario, e chiudeva sempre lui.
Era il mio migliore amico, quindi in realtà penso che si trattenesse dal mandarmi a quel paese una volta per tutte solo per questo.
Mi incamminai a grandi passi verso la fermata dell’autobus. Aspettai qualche minuto, controllando distrattamente il cellulare di tanto in tanto, prima che il mezzo arrivasse. A fatica salii a bordo, come sempre quella tratta a quell’ora era più che sovraffollata.
Cercai di mantenere l’equilibrio per non rovinare addosso ad una signora anziana con le borse della spesa che mi stava davanti, nel frattempo stringendomi nella mia giacca per il freddo.
Vagai con lo sguardo, in cerca magari di un posto libero, osservando distrattamente le persone che mi circondavano, quando due occhi chiari attirarono la mia attenzione.
Compresi subito che c'era qualcosa di assolutamente speciale in lei, qualcosa di strano, ma stupendo, che non saprei come spiegare.
Notai il modo in cui anche lei mi osservava, come se in un certo senso mi avesse scelto tra tutte le persone presenti in quel bus sovraffollato.
Era successo tutto nel giro di un secondo, forse anche meno, uno scambio di sguardi, un battito di ciglia.
E brividi lungo la schiena come se fossimo già uniti da una specie di legame segreto, lei ed io, io e lei.
Non sapevo chi fosse, come si chiamasse, ma sentii fin dal primo momento che era come se fossi in suo potere, come se con quel suo sguardo magnetico mi avesse catturato. Era più bassa di me di una decina di centimetri, aveva lunghi capelli castani e meravigliosi occhi chiari, limpidi, incredibilmente celesti, di una tonalità che non credevo nemmeno potesse esistere. Doveva avere circa la mia età, anno più, anno meno, si aggirava intorno ai 19-20 anni.
Alzò di nuovo il capo e fronteggiò il mio sguardo, mi fece una specie di cenno con la testa, senza però fare nessun movimento preciso. Allo stesso tempo sorrise in maniera ammicante e quasi maliziosa, come se ci conoscessimo già, o come, anche se so che suona strano, come se una volta, moto tempo prima, avessimo trascorso insieme una vita intera, solo io e lei. E quella storia, la nostra storia, era scritta nei suoi occhi tanto chiari e puri.
Provai ad avvicinarmi, ma lei sorrise furba, e facendo slalom fra le varie persone, riuscì a farsi perdere di vista.
L’autobus si fermò bruscamente davanti al cartello ‘bus stop’, quasi caddi. Quando mi ricomposi, mi accorsi che la misteriosa ragazza dagli occhi limpidi era fuori dal mezzo, ormai, e anche dall'esterno continuava a guardarmi.
In un gesto impulsivo, mi affrettai ad uscire dal bus, riuscendoci per un pelo. Solo sceso mi resi conto della grandissima cazzata che avevo appena fatto: ero sceso non so quante fermate prima della mia -no, non ero uno che prendeva spesso i mezzi pubblici, ma quella volta ero stato costretto in quanto avevo dovuto portare l’auto dal meccanico, rimanendo così a piedi- , in una zona di Londra, forse abbastanza periferica, che non conoscevo, e per di più quei pochi secondi che avevo impiegato a scendere dall’autobus erano bastati alla misteriosa ragazza di scomparire.
Imprecai contro il meccanico che non aveva ancora aggiustato il guasto della mia auto. Composi il numero di Niall, battendo un piede per terra e maledicendomi mentalmente in tutte le lingue del mondo per aver dato ascolto alla mia impulsività. Per un attimo mi balenò in testa l’immagine del suo viso e dei suoi occhi chiari: promisi a me stesso che l'avrei ritrovata, quella ragazza tanto bella quanto misteriosa.


“Haz?”
“Eh, oh, uhm?”
“Ci sei?”
“Sì”
“Sicuro di stare bene?”
“Sì”
“Sembri preoccupato per qualcosa”
“No”
“Dannazione Styles, a scuola ti hanno insegnato qualcosa più dei monosillabi?”
“S-- certo”.
“Non era affatto divertente” Zayn mi lanciò un'occhiataccia “sai almeno di cosa stavamo parlando?”.
Avrei voluto rispondere ‘no’, ma era un monosillabo, quindi mi limitai a scuotere la testa, negando.
“Si può sapere che ti passa per la testa? È due giorni che vivi tra le nuvole” borbottò Louis, facendo una smorfia.
“C’entra una ragazza, secondo me” esordì Niall, annuendo, come per dare più convinzione alla sua affermazione.
“Beh, in effetti...” mormorai. Erano i miei migliori amici, potevo confidarmi, no?
Beh, certo, di loro mi fidavo, e del resto non avevo mai avuto dubbi sul fatto di poter riporre in loro la mia fiducia -tranne quella volta che mi bloccarono di proposito nell’ascensore, nonostante avessi appena rivelato loro di essere claustrofobico, ma in realtà lo fecero perché dentro l’ascensore c’eravamo solo io e la biondina del quinto piano, una biondina davvero carina.
“Frena amico. Non la sai la regola di base? Ragazze=problemi” sbottò Louis, interrompendomi ancora prima che potessi parlare.
“Parla lui che è fidanzato da sette mesi” rimbeccai.
“Appunto, parlo per esperienza: salvati finché sei in tempo, sei ancora single”.
Scoppiamo a ridere. Si, quelli erano i miei migliori amici.
“Lei è diversa” esordii.
Cosa? Ma se nemmeno la conoscevo?
“In che senso, amico?” chiese Zayn, girandosi verso di me con un’espressione confusa.
“Io... Non lo so, ma sento che è diversa, dalle altre ragazze” feci spallucce.
“Oh.. Come si chiama?”.
Mi sentii arrossire.
Nonloso” balbettai freneticamente, sperando cambiassero domanda -che poi, non sapevo nulla di lei, non avrei comunque potuto rispondere. Forse sarebbe stato meglio scoprire qualcosa in più, prima di parlare, ma ormai avevo già parlato.
Praticamente stavo dicendo loro che mi piaceva una ragazza che avevo incontrato per caso un paio di giorni fa e che non rivedrò mai più. Però, bello.
“Come?”.
Nonloso” sussurrai.
“Cosa? Puoi ripetere più forte per piacere?” chiese ancora Louis.
“I-io... Non lo so” mormorai ancora, piano, abbassando lo sguardo.
“Cazzoculo Harry, puoi parlare più forte? Non ti sentiamo, minchia!” urlò Zayn. Eh, la finezza, proprio.
“Non lo so!” urlai in risposta.
“Come non lo sai? Che cosa non sai?” si risvegliò dal suo apparente stato di trance il biondo, che era rimasto tutto il tempo in silenzio in un angolo. Bentornato dal mondo dei sogni, Niall.
“Non lo so come si chiama, cazzo!” sbottai scocciato. No, decisamente non avrei dovuto dirgli nulla.
“Eh, e bastava dirlo.. No aspetta, non lo sai? Ma che cazz..?” l’espressione sul volto di Niall era a dir poco sconvolta.
O signore, dammi tu la forza.
“Non la conosco, non so chi è, non so come si chiama, non so dove vive, so che però è tre giorni che non me la tolgo dalla testa e voglio ritrovarla” buttai fuori tutto, come per liberarmi di un peso.
Silenzio.
Grazie amici, il vostro supporto è la cosa più importante per me.
Sbuffai.
“Potete ridere”.
Al mio permesso, si lanciarono un paio di sguardi tra di loro per poi scoppiarmi a ridere letteralmente in faccia. Mi passai una mano tra i capelli ricci, nervoso. Sapevo che non sarebbe stata una buona idea.
Non lo fanno con cattiveria o chissà perché, ma semplicemente non mi prendono sul serio -e nemmeno io lo farei al loro posto-, perché non possono capire quanto importante sia per me ritrovare quella ragazza.
“Amico, tu hai solo bisogno di uscire una sera. Non so perché ti ha colpito tanto quella ragazza, ma vedrai che ci metterai due minuti a dimenticarti di lei” mi disse Zayn, poggiandomi una mano sulla spalla come per consolazione, dopo aver finalmente finito di ridere.
“Uhm, si”
“Che fai, ricominci con i monosillabi?”.
Anche se stupidi, con delle idee idiote, e tutto quello che volete, erano i miei migliori amici, e riuscivano a strapparmi sempre e comunque un sorriso.


“Haz, vado a prendere uno scatolone in magazzino, stai tu in cassa!” mi urlò Niall da qualche parte del piccolo negozio. Annuii distrattamente, rimettendo a posto un DVD messo nello scaffale sbagliato da qualche cliente sbadato.
Tornai alla cassa, sedendomi dietro il bancone e giocherellando con il mio telefono, finché il rumore della porta che si apriva catturò la mia attenzione. Alzai lo sguardo verso la piccola figura all’entrata, che si stava dirigendo verso la cassa.
“Posso esserle utile?” chiesi gentilmente, cercando di catturare il suo sguardo, che teneva fisso al pavimento. Quando lo alzò, sobbalzai leggermente, ma mi ricomposi subito.
Era lei.
Lei.
La misteriosa ragazza del tram.
Anche lei sembrò riconoscermi, e abbozzò un sorriso.
“Si, sto cercando Titanic”.
Annuii, guidandola verso lo scaffale giusto, da dove estrassi il DVD, porgendoglielo.
“Ti piacciono i grandi classici, vero?” domandai, per rompere il ghiaccio, tornando al bancone.
Annuì, ridacchiando.
“E amo Leonardo Di Caprio, è davvero fantastico”.
Le sorrisi, scrollando le spalle.
“Si, dai” concordai, mentre lei pagava.
‘si dai’ è tutto quello che hai da dire su Leonardo Di Caprio?” si finse sconvolta, facendomi ridere.
“Hai le fossette!” si lasciò scappare, arrossendo subito dopo e coprendosi la bocca con una mano.
“Oddio, che imbarazzante, scusa” balbettò. Ridacchiai.
“Figurati, lo prendo come un complimento”.
“Lo era” arrossì nuovamente.
“Beh, grazie..” lasciai la frase in sospeso, aspettando la completasse.
“Valerie” mi capì al volo.
“Allora, grazie del complimento, Valerie” le sorrisi.
“Grazie a te per il DVD, torno nei prossimi giorni per restituirlo, quindi ci vediamo, Harry!” mi sorrise, salutandomi con la mano, prima di scappare letteralmente dal negozio.
Aspetta, ha detto Harry? Come sa il mio nome?
Poi mi ricordai della targhetta applicata sulla camicia che indossavo. Ah, già.
In quel preciso istante, Niall tornò dal magazzino. Appena lo vidi, gli corsi incontro, afferrandolo per le spalle.
“Ma che cazz..?”
“Si chiama Valerie!” esclamai felice, interrompendolo.
“Eh?” chiese, visibilmente confuso.
“Valerie! La ragazza del tram, si chiama Valerie!” ripetei, forse anche con più enfasi.
“Mentre ero di là devo essermi perso qualcosa” borbottò, quando lasciai le sue spalle.
Oh, e non sai cosa.
Vi avevo detto che l'avrei rivista.


Louis sospirò.
“Io devo andare”.
“Ah, eccone un altro. Ma cosa avete tutti, ragazzi? Siete strani” borbottò Niall, lanciando un’ occhiata prima a me, e poi a Lou.
Io mi limitai a scrollare le spalle, ridacchiando, Louis passò al contrattacco.
“Strani? Perché, tu ti ritieni normale?” ghignò, sforzandosi di ridere divertito, ma in realtà sembrava piuttosto infastidito.
Niall rise, insieme agli altri.
“Si fa per dire, Lou”.
Lui li ignorò, sbuffando, e dopo aver preso la giacca, uscì sbattendo la porta.
Okay che era sempre stato uno che si teneva la maggior parte delle sue cose per sé, okay che forse noi eravamo un po’ invadenti e facevano apposta a chiedergli le cose solo per infastidirlo, okay tutto quello che volete, ma la sua era una reazione decisamente esagerata, e per cosa poi? Una battutina del genere? Non gli avevamo nemmeno chiesto dove andasse o cosa dovesse fare, Niall aveva solo fatto una battuta sul suo comportamento degli ultimi giorni, includendo tra l'altro anche me.
Cosa diavolo gli prendeva? Decisi di scoprirlo.
Tanto, da quando avevo incontrato quella ragazza sul tram, ne avevo prese di decisioni avventate/stupide. Infilai anche io la mia giacca, salutando i ragazzi.
“Anche io devo andare, scusate. Ci vediamo domani” sorrisi loro gentilmente, sperando non se la prendessero troppo perché anche io me ne stavo andando quando invece avevamo deciso di passare tutto il pomeriggio insieme, come ai vecchi tempi.
Liam scrollò le spalle.
“Almeno tu saluti” commentò, una punta di sarcasmo nella voce.
“Lo sai come è Louis” cercai di difenderlo, quando invece ero proprio io il primo a voler scoprire il perché del suo strano comportamento. Lui fece una smorfia.
“Ci vediamo al noleggio. Domani apriamo un’ora più tardi” mi ricordò Niall, prima di alzarsi e dirigersi fuori dal salotto -conoscendolo, probabilmente in cucina.
“Si si, a domani” li salutai abbastanza velocemente, rendendomi conto che più tempo perdevo, più Louis si allontanava e sarebbe stato difficile ritrovarlo.
Salito in macchina -finalmente l’avevano riparata!- mi accorsi che comunque Louis doveva essere ormai ad almeno un paio di isolati da qui, e aveva potuto prendere una qualsiasi direzione. Pensai qualche secondo, poi optai per la soluzione più semplice. Presi il telefono, componendo il numero di Louis.
“Pronto!?” rispose, infastidito.
“Uhm, sono Harry” dissi, piano, incerto.
“Dimmi” rispose freddo.
“Ecco, prima sei andato via da casa di Liam, e..”
“Taglia corto, Harry, ho fretta. Ho un’ appuntamento in centro e non ho tempo da perdere”
Bingo.
“Ecco, esatto! Vai in centro? Volevo chiederti, se magari potessi comprarmi un litro di latte e un pacco di biscotti, sai, domani torna Gemma, e non ho tempo di uscire, e..”
“Va bene, va bene” mi interruppe “compro il latte e i biscotti e te li porto stasera, appena finisco qui. Okay?” lo sentii sbuffare attraverso il telefono.
“Perfetto, grazie mille” sorrisi anche se non poteva vedermi, chiudendo la chiamata. Non è vero che domani arriva Gemma, ma tanto lui non lo sa.
Perfetto, quindi ora so che va in centro.
Beh, è anche vero che il centro è grande. Uhm, vediamo. Dove andrei se fossi Louis e avessi un misterioso appuntamento di cui non ho ben capito?
Non ne ho la minima idea. Aspetta... Ma certo! Da Starbucks!
Ci andavamo spesso, e poi lui va matto per il caffè. Un’appuntamento, ha detto? Alle ragazze piace come posto, quindi è perfetto!
E Starbucks sia, allora.


Parcheggiai la macchina, poi scesi. Era sabato pomeriggio, quindi c’era molta gente in giro, trovare Louis non sarebbe stato facile.
Sorrisi al pensiero che mi attraversò la mente. ‘Magari riesco a vedere anche Valerie’.
Perché non tentare? Tanto, già dovevo cercare Louis, una testa castana in più, che differenza fa?
Mi guardai in giro, ma ovviamente non era facile come avevo immaginato. Di teste castane ce n’ erano tantissime. Mi accorsi solo allora di quanto effettivamente siano pochi i biondi/ le bionde, in confronto ai castani/le castane.
Ma non potevo avere un’amico punk, con i capelli, chessò, azzurri, che si distinguono subito? O aver incontrato una ragazza che aveva fatto la tinta, ad esempio, rossa?
Colori che risaltano, insomma. Non comuni capelli castani, confondibili tra la massa.
Assorto nei miei pensieri, notai solo con la coda dell’occhio un viso che mi sembrava familiare. Mi girai completamente nella sua direzione, sgranando gli occhi.
Era lei! Era di nuovo lei! Nonostante la massa di gente, nonostante fossi lì per cercare un’ altra persona, ero riuscito a trovare lei!
Lei non mi vide, ma io cercai ugualmente di avvicinarmi. Ad un certo punto la vidi girarsi dalla parte opposta, sorridere e poi correre incontro a qualcuno, fiondandosi letteralmente tra le braccia di quest’ultimo. Alzai lo sguardo da Valerie a quel misterioso qualcuno, e quando realizzai chi fosse il ragazzo, sobbalzai. Louis.
Che diavolo ci faceva qui? E poi, non era già fidanzato? E se fino a due minuti fa era incazzato con il mondo, rispondeva male ed era freddo, perché ora sta sorridendo dolcemente?
Rimasi lì, poco distante, ad osservarli, cercando di capire cosa ci facessero loro due insieme.
Si scambiarono qualche parola, ma ero troppo lontano per sentirli. Louis le sorrise di nuovo, avvicinandosi pericolosamente al suo viso. Proprio in quel momento, passò davanti a loro una signora di mezz’età, che indossava un ridicolo capello, enorme -e per enorme, intendo davvero gigantesco-, che coprì la mia visuale. Non riuscii quindi a capire se lui l’avesse baciata su una guancia.. O sulle labbra. Serrai i pugni lungo i fianchi, inspirando a fondo.
Una parte di me voleva andare lì a spaccare la faccia a Louis, ma la parte più razionale di me, fortunatamente, me lo impedì. Ed infondo, era il mio miglior amico, e non ne avrei mai avuto il coraggio, anche se l’istinto era davvero quello di mettergli le mani addosso. Come si permetteva a toccare la mia Valerie?
Arrossii per il mio stesso pensiero. La mia Valerie.. da quando era mia Valerie?
Scossi la testa, sconsolato, mentre tornavo alla macchina con un peso sullo stomaco, ferito, e sconfitto.


Una settimana. Era passata una settimana da quando avevo visto Louis e Valerie insieme. Più cercavo di dimenticarla, più lei sembrava entrarmi in testa. Ovunque andavo, la vedevo. Ironico, direi. Fino a una settimana fa la cercavo, senza mai trovarla, mentre ora che cerco di evitarla, me la ritrovo ovunque.
A volte solo io la notavo, tra la folla, lei nemmeno ci faceva caso, a me. A volte era sola, altre con Louis. A volte ci vedevamo a vicenda -ma lei mi notava sempre solo quando era sola-, mi rivolgeva un sorriso in saluto, un paio di volte aveva anche provato a venire verso di me, forse per parlare, non ne ho idea. La evitavo come la peste. Ogni volta, fuggivo. Scappavo. Correvo più lontano possibile da lei, sperando di cancellarla.
Eppure non ci riuscivo.
Perché?, continuavo a chiedermi, perché era così difficile dimenticarla se ci eravamo incontrati solo un paio di volte, e non c'era mai stato nulla tra di noi, se non uno sguardo, un sorriso o un saluto con la mano?
Ripensai alla prima volta che la vidi.
I suoi occhi.
I suoi occhi mi avevano completamente rapito, ipnotizzato, mi avevano fatto impazzire. Era per colpa di quegli stupidi occhi che l’avevo notata, era per colpa loro se mi era rimasta la sua immagine fissa in testa per giorni, era per colpa loro che avevo deciso di ritrovarla, era per colpa loro che non facevo altro che pensarla, era per colpa loro che non riuscivo a dimenticarla.
Perché in quegli occhi, mi perdevo. In quegli occhi, meravigliosamente limpidi, mi era sembrato di vedere una storia, come se con quegli occhi lei volesse dirmi qualcosa. Ma cosa? E perché avrebbe dovuto dire quel qualcosa proprio a me, dato che nemmeno ci conoscevamo?
Era come un enigma, un mistero, un puzzle di cui non avevo tutti i pezzi. E io ero sempre stato una frana a risolvere tutti e tre.
“Harry!”.
No.
Non lei.
Non ora.
Non qui.
Ma sopratutto, non proprio lei.
“Ehi, Harry! Com’è piccolo il mondo, eh? In questi giorni ci siamo visti piuttosto spesso, non trovi?”. La sua voce era squillante e dolce allo stesso tempo. Il sorriso sulle labbra, come sempre del resto, gli occhi che brillavano. E ancora una volta, fu come se volesse dirmi qualcosa solo attraverso essi.
Indossava dei normalissimi jeans neri aderenti, una banalissima t-shirt bianca con qualche scritta nera sul petto, una giacca di jeans aperta sul davanti e ai piedi delle semplici converse bianche; non era molto truccata, aveva gli occhiali da sole in testa per evitare che i capelli spettinati le ricadessero sulla fronte, eppure era bellissima, semplicemente perfetta.
Abbozzai un sorriso, a disagio, in testa una voce che mi urlava ‘vattene!’ tanto forte da farmi quasi venire il mal di testa.
“Già..” confermai la sua affermazione, a corto di parole.
Lei sembrò accorgersi del mio imbarazzo, e abbassò lo sguardo, imbarazzata anche lei.
“Beh, allora, che mi dici? Come va?” provò a rompere il ghiaccio.
“Oh, uhm, bene direi, sono solo stanco, ultimamente sono molto impegnato” borbottai a bassa voce.
“Oh, capisco. Lavoro al noleggio?” non mi diede il tempo di rispondere, che aggiunse “oddio, il noleggio! Non ho più riportato indietro il DVD della settimana scorsa!” esclamò, portando una mano alla bocca e arrossendo parecchio. Ridacchiai appena, divertito.
“Tranquilla, non è un problema, passa appena puoi” la rassicurai, sorridendo. Sorrise anche lei, e scossi appena la testa, tanto che lei nemmeno lo notò.
Valerie, Louis. Louis, Valerie. Vattene. Scappa. Questo pensiero mi martellava la testa da quando mi aveva chiamato.
“Io, uhm, dovrei andare. Scusa davvero, ma sono già in ritardo” balbettai una scusa qualsiasi, dando retta a quella vocina fastidiosa, ma che purtroppo, aveva ragione.
“Oh, certo..” sembrò delusa, sconsolata. Avevo voglia di abbracciarla e dirle che non sarei andato da nessuna parte, avevo voglia di stringerla a me e poi baciarla, ma mi trattenni. Non potevo.
“Beh, ciao” la salutai incerto, non sapendo come comportarmi. Prima che potessi allontanarmi, le mi tirò per un polso, facendomi girare. Si alzò sulle punte, guardandomi dritto negli occhi per qualche secondo, per poi poggiare le sue morbide labbra sulla mia guancia destra. Rimasi immobile, quasi pietrificato, sorpreso dal suo gesto, ma poi le rivolsi un ultimo sorriso prima di allontanarmi. Le si colorarono le guance di un rosso adorabile, mentre mi osservava dirigermi verso la mia macchina. Una volta nell’auto, portai una mano sul punto in cui le sue labbra si erano posate per un istante, e ripensai ai suoi occhi imploranti che mi fissavano: brillavano, sembrava quasi bruciassero. Mi era sembrato nascondessero qualcosa, qualcosa che c'era stato prima. Come se volesse dirmi qualcosa, ma allo stesso tempo volesse tenersela per sé.
Valerie, cosa mi nascondi? Cosa stai cercando di dirmi?


“Ragazzi, devo dirvi una cosa” ci richiamò Louis. Fa’ che non sia Valerie, fa’ che non sia Valerie.
“Ultimamente sono stato, uhm, diciamo, assente... Ero sempre impegnato, avevo sempre da fare.. E ammetto di essere stato ingiusto con voi, sempre scontroso e poco gentile, e beh, anche un po’ stronzo, anche se non avevate colpa di niente” borbottò. Sorrisi, sapevo quanto fosse difficile per lui scusarsi e ammettere i proprio errori.
“Beh, ecco, è a causa di una ragazza...” il sorriso sul mio volto svanì.
Zayn e Liam si lanciarono un’occhiata complice.
“Vi prego, non capite male! Dovrebbe arrivare a momenti, così la conoscerete”.
Fa’ che non sia Valerie. Fa’ che Louis sia un lurido doppiogiochista che oltre a Valerie e la sua vera fidanzata, vede anche un’altra ragazza, e che ha invitato quest’ultima. I miei pensieri furono interrotti dal suono del campanello.
“Eccola!” esclamò Louis, andando ad aprire.
Ti prego, fa’ che da quella porta non entri Valerie, implorai ancora. E invece, aperta la porta, Louis si trovò di fronte proprio la bella mora con gli occhi azzurri.
“Ragazzi, voglio presentarvi Valerie, mia cugina” sorrise Lou, tirando a sé la ragazza, allacciandole un braccio intorno alla vita. Lei rivolse un sorriso a Niall, Zayn, Liam... E poi fermò lo sguardo su di me, sorridendo ancora di più.
“Ciao, Harry”.
Cugina? CUGINA!? Ma scherziamo? E me lo dite solo ora!?
Poi di colpo mi venne in mente una cosa.
Aspetta... Valerie, Louis, cugina... Ma certo! Ecco perché mi sembrava di conoscerla già, di averla già vista, di aver vissuto del tempo insieme!
Quando io e Louis eravamo più piccoli, con le nostre famiglie andavamo insieme in vacanza, e con lui veniva anche Valerie. Avevamo passato praticamente quattordici estati della nostra vita insieme.
“Sei... Cambiata” mormorai solo, e lei ridacchiò.
“Lo prendo come un complimento” rispose, facendomi tornare in mente la scena del negozio.
“Beh, lo era” lei rise. Risi anche io quando capii la nostra complicità, mentre gli altri erano rimasti a guardarci, senza dire nulla, come sapendo che quella era una cosa solo tra noi due.
“Uhm, certo...” borbottò Louis, facendo segno a Niall e Zayn vicino a lui che eravamo matti, facendo girare un dito di fianco la tempia. Loro ridacchiarono.
“Comunque, volevo farvi sapere che Valerie si è appena trasferita a Londra, e per il momento rimarrà qui, a casa mia, finché non troverà una sistemazione” fece spallucce, indifferente. La cugina annuì, facendo un cenno verso la porta aperta, dalla quale si intravedevano due grosse valigie e varie borse.
“Chi mi aiuta con le valigie?” domandò sorridendo. Niall tossì, dicendo che doveva andare a bere un bicchiere d’acqua, e Zayn si offrì di accompagnarlo anche per quei pochi metri che separavano la cucina dal salotto. Louis boccheggiò un istante, poi annunciò che doveva andare a prendere qualcosa per la camera degli ospiti -ovvero la nuova camera di Valerie-, letteralmente scappando su per le scale. Liam si guardò intorno imbarazzato prima di salutarci dicendo che doveva tornare al suo appartamento, perché da lì a poco sarebbe tornata la sua ragazza, e doveva scappare. In pochi istanti il salotto si era svuotato, eccetto per me e Valerie, che mi guardò ridacchiando divertita.
“E tu? Non hai nulla da fare, per sfuggire alle mie terribili valigie?”.
Scrollai le spalle, ridendo.
“No, ti aiuto io, tranquilla”.
“I tuoi amici e mio cugino sono davvero degli sfaticati” bofonchiò, mentre sollevava una borsa. Annuii mentre prendevo la prima valigia.
“Non avevano tutti i torti a scappare, però! Come diavolo hai fatto a portarle fino a qua?” domandai sbigottito visto il peso di quella valigia. “Ma cosa c’è dentro? Fai una raccolta di sassi?”.
Lei rise, scrollando le spalle.
“Boh, può essere. Ti ricordi tutti i sassi che abbiamo raccolto al fiume da piccoli?”.
Sgranai gli occhi, sorpreso. Davvero li aveva conservati tutti?
“Sto scherzando, tranquillo” rise, vedendo la mia espressione incredula.
“Mi sono data alla pazza gioia con la carta di credito di papà, tutto qui” sorrise in modo innocente, ridendo ancora.
La aiutai a portare tutte le borse e le due valigie al secondo piano, dove c’era la sua nuova camera. Louis ci attendeva davanti alla porta con un sorriso soddisfatto. Si scomodò di prendere la più piccola delle borse di Valerie per ‘aiutarla’, per poi mostrarci la camera. Valerie ne era entusiasta, davvero, e io sorrisi solo vedendola felice.
Non riuscivo a crederci che fosse davvero quella Valerie.
Non ci vedevamo da anni, da sei anni per la precisione, ed era cambiata tantissimo, davvero, se non mi avessero detto che era lei, non l’avrei mai riconosciuta. Era diventata bellissima, ancora più bella di come era prima -a tredici anni mi ero preso addirittura una cotta per lei.
Come avevo fatto a non capirlo? Ora collegavo tutti i suoi sguardi, i sorrisi, il modo in cui si rivolgeva a me, la sensazione costante di conoscerla già, di averla già vista, di averla già amata. Ora era tutto chiaro, ora capivo, ma me ne rendevo conto solo dopo che mi avevano praticamente servito la soluzione su un piatto nemmeno d’argento, direttamente d’oro.
“Harry?” mi richiamò Louis.
“Sì?”
“Ti andrebbe di accompagnare Valerie a fare un giro in città? Io devo andare da Hope, sono già in ritardo e non vorrei farla aspettare ancora, sai com’è fatta” ridacchiò. Ebbi appena il tempo di rispondere “per me va bene” che era già sparito giù dalle scale urlando un “perfetto, a dopo!” prima di sbattere la porta.
“Di fretta tuo cugino, eh?”.
“Chi è Hope?” chiese invece Valerie, assumendo un’espressione confusa. Evidentemente Louis non gliene aveva parlato.
“La sua ragazza. Stanno insieme da un bel po’, ma devono ancora lavorare sugli orari degli appuntamenti, lei impaziente, lui sempre in ritardo” le spiegai, facendola ridere.
“Oh, Louis è sempre in ritardo in ogni caso”
“Già. Beh, allora, uhm, andiamo?” lei sorrise.
“Certo”.
Uscimmo dalla casa di Louis, chiusi la porta con le chiavi di riserva che mi aveva affidato e ci incamminammo verso il centro a piedi, perché Valerie aveva voglia di camminare.
Parlammo del più e del meno, ricordando i vecchi tempi e raccontandoci come erano cambiate le nostre vite da quando non c’eravamo più visti. Mi raccontò del college, della sua famiglia, delle sue amiche. La lasciai parlare per la maggior parte del tempo, per osservarla in tutta la sua bellezza.
Quel pomeriggio i suoi occhi brillavano, erano anche più luminosi del solito, i capelli scompigliati dal vento le finivano spesso davanti al viso facendola ridere, e ogni sua risata era un salto di gioia del mio cuore.
Forse la cotta che avevo a tredici anni, non si era mai del tutto spenta, avevo solo dovuto rivederla per farla riaccendere.


“Ahhhh! Scotta!” esclamò strizzando gli occhi e tirando fuori la lingua. Ridacchia per la sua espressione, mentre posava la tazza sul tavolino.
“Si chiama cioccolata calda per un motivo, sai?” la presi in giro, guadagnandomi una sua occhiataccia.
“Esatto, cioccolata calda, non bollente” piagnucolò sventolando una mano davanti alla bocca per farsi aria.
Scossi la testa, ridendo. Era così dolce, così bella.
“È per questo che io ho preso il caffè” scherzai, facendola sorridere.
“D’accordo Styles, lo ammetto, sei tu il più intelligente tra i due. Hai vinto” si finse sconfitta.
La guardai, sorridendo solo per il fatto che lo stesse facendo lei, mordendomi il labbro.
Chiusi gli occhi e mi lasciai andare, sporgendomi oltre il tavolo per unire le nostre labbra, seppure in un semplice bacio a stampo. Quando tornai al mio posto, la vidi sorridere, e ricambiai. Aspettavo quel momento da quando l’avevo rivista sul tram.
“Sai di cioccolata” commentai, sorridendo dolcemente.
“E tu di caffè”.
Ridemmo entrambi, poi le feci segno di alzarsi, e dopo aver pagato, uscimmo dal locale.
“Dove vuoi andare?” le chiesi, facendo intrecciare le nostre mani. Arrossì, e probabilmente anche le mie guance si colorarono di un leggero rosa.
“Torniamo a casa di Louis, è ora di cena, ci starà aspettando, mi ha già chiamata tre volte” rispose, sbloccando il telefono e mostrandomi il registro delle chiamate, che però segnava che erano state rifiutate, e non erano perse. [scusate, non so se mi sono spiegata :c]
“Perché non hai risposto?”
“Perché ero con te” mormorò, arrossendo ulteriormente. Ridacchiai, tirandola perché fosse di fronte a me.
“Sei bellissima” le sussurrai usando la mano libera per accarezzarle la guancia, dolcemente. Lei non rispose, si limitò ad alzarsi sulle punte e poggiare le labbra sulle mie, approfondendo poi il bacio.
Mi venne di nuovo in mente il nostro primo incontro, quello che vidi nei suoi occhi. Sorrisi sulle sue labbra, staccandomi appena.
Perché questa è la storia della mia vita. La nostra storia. Harry e Valerie, Valerie ed Harry. Solo io e lei, e una vita intera per amarci.

Written on these walls are stories that I can’t explain
I leave my heart open but it stays right empty for days


Lei è come una storia che non so spiegare, un mistero che non so risolvere. O almeno lo era. Perché ora ho capito.
Ho capito perché nonostante lasciassi sempre il mio cuore aperto, rimanesse sempre vuoto.
Perché stavo solo aspettando che lei lo trovasse, perché le appartiene, e solo lei può riempirlo con il suo amore.

The story of my life.

 
MAPA’s time.
Giuro che sto per piangere, oddio. Il mio [nostro] piccolo Harry è cresciuto, ha compiuto 20 anni.
Ma ci rendiamo conto? 20? 20? Mi sento male, vi prego.
*corre a prendere l’ennesimo pacchetto di fazzoletti*
Voglio dedicare questa one-shot a lui.
Lo so che è misero come ‘regalo di compleanno’, ma purtroppo a causa della distanza oltre a questo e scrivere al massimo un tweet non posso fare.
Non sapete quando vorrei poterlo abbracciare, solo per dirgli quanto sia speciale per me, insieme agli altri.
Quindi gli dedico questa one-shot e i miei migliori auguri per un 20º compleanno magnifico.
A lui che è una delle cinque ragioni del mio sorriso, a lui che con la sua voce mi fa sognare.
A lui che insieme agli altri quattro idioti mi ha rubato il cuore senza più ridrmelo indietro.
A lui che mi fa sciogliere con uo sguardo, o con un sorriso.

Auguri Harry❤❤

Oltre questo, spero solo che la storia vi piaccia, e se si fatemelo sapere. Ringrazio tutti voi anche solo per averla letta, e scusate se ci sono errori.
Ora scappo, un bacio.
MAPA_❤


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-Devo sposare Zayn Jawaad Malik:http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1575562&i=1
-Everything has changed:http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2131417&i=1
  
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