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Autore: Elsa dei Ghiacci    01/02/2014    1 recensioni
Dove Merlino e Artù sono prossimi alle nozze, Freya cerca di porre fine alla sua singletudine e Morgana è una stronza ma non è la sorella di Artù, grazie a Dio.
****
"Gwen!" strillai "Gwen cazzo vieni!" la voce doveva essermisi alzata di almeno due ottave ma, ehi, continuavo ad avere il ciclo ed avevo passato il pomeriggio a studiare Anatomia per l'imminente esame; senza contare che erano le otto, non avevo cenato, avevo i capelli fradici per la doccia ed entro un'ora ci saremmo ritrovati tutti appassionatamente al pub "La Dama del Lago" in pieno centro.
La mia coinquilina arrivò trafelata "Che succede?!" ansimò.
"Come cazzo mi vesto stasera?!"
"Fanculo, mi hai fatto venire una paura tremenda!"
"Tu non capisci, Ginevra! Ci sarà Lui!"probabilmente i delfini dell'Atlantico stavano giungendo in massa a Londra dopo aver avvertito i miei ultrasuoni; in ogni caso, prima che quella babbea mi rispondesse, "Run boy Run" dei Woodkid risuonò con la potenza di un colpo di cannone dal mio cellulare. Potevo solo immaginare quanto fossero felici i vicini, in quel momento.
"Si?"
"Pronta per la prima mossa, Frey?"
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Freya, Merlino, Principe Artù, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Ho impiegato quasi un mese ad aggiornare, ma non mi sentivo del tutto ispirata, chiedo venia. Sto scrivendo questa storia in itinere, ma la trama è già ben dispiegata nella mia mente e sono in grado di dirvi che durerà circa una quindicina di capitoli, se non meno :) spero vi piaccia questo secondo capitolo, a me ha divertito molto e la mia fantastica beta Anna (santa donna) e la mia fantastica lettrice (nonchè migliore amica) Noemi, mi hanno sorretta nella critica e nella correzione del pezzo, dandomi il loro appoggio <3 ve ne sono immensamente grata, vi adoro!
Voglio inoltre ringraziare i tantissimi che hanno letto -davvero sono rimasta basita, non vi deluderò- e le buone anime che hanno recensito e commentato. Vi asmoooooo







Avevo sfrecciato per Londra in quel catorcio che osavo, e oso tuttora, chiamare macchina, nella speranza che non partisse qualche bullone o si sganciasse una ruota o che cedesse il sedile o collassasse il motore. Nel giro di dieci minuti prorruppi in un numero così alto di imprecazioni che dubito fortemente potrò mai di nuovo eguagliarlo. Ma, alla fine, grazie a non so quale divinità letteraria (forse Eragon e Saphira dall'alto della loro dragonesca sapienza) arrivai con dieci minuti di anticipo esatti al pub, caracollando sulle mie ballarine con la grazia di un pachiderma. 
Il "La Dama del Lago" era un delizioso ed accogliente irish pub che aveva preso da qualche decennio il posto di una vecchia stazione in disuso e disponeva di un ampio spazio pergolato all'esterno per i fumatori e le anime solitarie. Leon era lì sotto, seduto su un muretto, intento a scrivere, così concentrato che aveva la lingua fuori dalle labbra, come un bambino. Mi sentii pervadere dalla tenerezza e sorrisi con imbarazzo, indecisa se disturbarlo o meno. Feci un respiro profondo, profondissimo, come quello che avevo fatto la prima volta che avevo assistito ad un'operazione, qualche anno prima, e presi il coraggio a due mani, avvicinandomi quasi a passo di carica. "Ciao!" esclamai, stringendo un lembo del lungo cappotto che copriva il vestito rosso scelto dalla mia coinquilina -leggerissimo, porca Ginevra che freddo!-. Leon alzò gli occhi con una flemma molto simile a quella degli assassini nei film dell' orrore. Mi guardò stranito, sbattendo le palpebre ripetutamente, come se si stesse liberando da una sorta di patina sugli occhi. "Ciao..." tentennò "dove sono gli altri?"
Probabilmente arrossii fino ad assomigliare al mio vestito. "Io... Io sono un po' in anticipo oggi"
Lui sorrise "Io sono sempre in anticipo"
"Morgana non c'è?" I cazzi miei mai, naturalmente. Mi morsi con ferocia la lingua, insultandomi mentalmente in tutte le lingue del fottuto mondo.
Lui rise sommessamente, abbassando gli occhi. "Oh no lei viene da sola... Con la sua mezz'ora di ritardo. Non mi lascia andare a prenderla, non vuole che suo padre sappia di me"
"Perché?"
Alzò le spalle.
"Che scrivi?"
Il suo sopracciglio sinistro ebbe un tremore, come se si fosse trattenuto appena in tempo prima di sollervarlo per lo scetticismo "sono uscito con l'ultimo libro quasi un anno fa e se non voglio che straccino il contratto devo affrettarmi" Mentre spiegava mi sedetti con affettata eleganza davanti a lui, afferrando al volo una sedia.
"Di cosa parla questo nuovo libro?" incalzai.
Rise ed arrossì "Di un uomo disperato, di un tazza di the, uno spinello e un viaggio in Italia."
"Io sono italiana" 
Spalancò gli occhi "oddio davvero? Non lo sapevo" 
"È che non abbiamo mai parlato molto, io e te" mi strinsi nelle spalle.
"Già.." annuì.
"Ho letto tutti i tuoi libri, ma non ho mai avuto il coraggio di dirtelo" sdrammatizai con una risata.
Lui ghignò "e ti sono piaciuti?"
"L'ultimo che hai scritto è stato il migliore. Rispetto a -Sostenne il mio Respiro- ho trovato il tuo stile molto più maturo."
Mi parve molto assorto, mi guardava le labbra mentre parlavo e solo alla fine spostò lo sguardo nel mio. Aveva occhi bellissimi da far accapponare la pelle a chiunque, così luminosi che abbagliarono i miei miseri occhioni color merda. "Tu cosa fai invece nella vita?"
"Faccio la barista per pagarmi gli studi.. Ma tra un anno se tutto va bene dovrei aver finito" 
"Che università?"
"Medicina, sto prendendo la specialistica in oncologia" spiegai con sorriso.
Gli squillò il cellulare, con la più anonima delle suonerie per iPhone e quando rispose ingaggiò col suo interlocutore una battaglia di monosillabi scazzati, sbuffando ogni minuto di più, roteando per tre volte gli occhi al cielo. "Buonanotte. Si, anch'io. Si, si. Ti amo." e riattaccò. "Morgana stasera non viene" borbottò poggiando sul tavolo il telefono, per poi chiudersi in un silenzio distratto. 
Sul serio, cari lettori, tentai in tutti i modi di non esultare e, tutto sommato, riuscì egregiamente nell'intento, trattenendomi dal saltare sul tavolo per ballare come una povera deficente qualche danza aborigena di buon auspicio ma dalla dubbia decenza, senza però riuscire ad evitare che un sadico sorrisino affiorasse sulle mie labbra rosse di rossetto mal messo. Nemmeno fossi stata una dodicenne che fa esperimenti col trucco, cazzo.
"Come mai?" chiesi con affettatissima noncuranza, ma sono una mentitrice totalmente incapace, quindi probabilmente Leo notò il mio compiacimento. Pax mecum.
"Non lo so. Cioè lei ha dato la colpa ai suoi, ma probabilmente ha solo voglia di farmi penare un po', non lo so"
Corrugai la fronte, poi sollevai un sopracciglio, in rapida successione "non ha senso.. Lei fa la modella no?"
Annuì mestamente.
Risi con ironia e fu il suo turno di mostrarsi basito.
"Che pecora nera!" esclamai, ma quadrava tutto: del nostro gruppo fisso non c'era uno che non avesse un profondo legame con la storia e la letteratura. C'era Gwen, storica dell'arte, con Lancillotto, campione del mondo di scherma medievale, Merlino ed io, medici con la certificazione di erboristeria antica (un corso meraviglioso, tenuto dal luminare dottore Gaius Bingen), Artù, campione olimpico di tiro con l'arco, anche medievale, Gwaine che produceva birra secondo una ricetta del duecento ed aveva in piedi un grandissimo business, Elena, la wedding planner che organizzava raduni storici, Percival, il giovane, palestrato, affascinante, professore di storia e Sophia, un po' troia, ma eccezionale mangiafuoco e figurante nei raduni della migliore amica, nonché accanita giocatrice di ruolo. Fidanzati e frequentatori vari si succedevano con le loro banali occupazioni; poi c'era Morgana che si alzava a mezzogiorno un giorno sì e l'altro all'una per fare le sue fotine belle, finire in qualche copertina e stava con uno scrittore del quale non aveva mai letto neppure una riga. Che zoccola.
"Ehiii, vi disturbo?" a grandi passi giunse verso di noi Merlino, acuto nella sua moglior voce da checca isterica, legato con la mano a quella figura imponente e grondante di figaggine che è Artù, raggianti entrambi. Dietro di loro il resto del gruppo con gli svariati pesci presi all'amo,dai comuni mortali chiamati frequentatori: non avevamo molti riguardi verso di loro, lo avrei negato fino alla morte, ma ero fermamente convinta che fossimo destinati ad accoppiarci tra di noi, escludendo il resto del mondo. Dopotutto funzionavamo e, prima Lance e Gwen, poi Merlino ed Artù con quell'estenuante tira e molla che era stato il loro lunghissimo corteggiamento, lo dimostravano da anni. 
Per questo, mi dissi, dovevo evitare a tutti i costi che Morgana e il mio Leon diventassero un qualcosa di consolidato.
"Ragazzi!" esclamiamo in sincronia io e Leon, alzandoci nello stesso momento. Artù ghignò.
"Weeei!" strillò una massa di indomiti capelli scuri sulla mia spalla: prima che riuscissi ad accorgermene, quel pazzo di Gwaine si era già fiondato su di me per uno dei suoi rocamboleschi abbracci. Ridacchiai col naso nella sua chioma, stringendolo forte. Quando ci staccammo, una bionda ossigenata mi fissava a braccia conserte, digrignando i denti.
"Fumatina prima di entrare?" propose Percival quando io e Leon finimmo di salutare tutti. I fumatori annuirono entusiasti, mentre gli altri prendevano leggermente le distanze da noi. Sophia pomiciava con un ragazzotto di nemmeno diciotto anni seduta ad un altro tavolo. 
"Vai Merlino!" Gwaine rise sguaiatamente, com'è sua abitudine, battendo una volta le mani, lo sguardo fisso sul mio migliore amico, col capo rivolto verso l' alto. Piano, Merlino fece uscire dalle sue labbra socchiuse un filo di spesso fumo bianco che, a nemmeno un palmo dalla sua bocca, prese la forma di un cuore pieno allontanandosi lentamente. Eravamo tutti rapiti, anche se Merlino faceva questo trucco col fumo quasi tutte le sere. Tirò di fretta un'altra boccata e il fumo uscì sottile, a forma di freccia, con tanto di elaborato pennacchio, che con un soffio spedì contro il cuore. La freccia lo uncinò, come nei disegni adolescienziali del cuore trafitto, e lì rimase conficcata fino a che entrambe le figure non si dissolsero.
Mentre gli ultimi tentacoli di fumo sparivano, mi accorsi di aver trattenuto il fiato. Il mio sguardo fuggì verso Leon per un attimo, prima che lo riportassi sul mio moro preferito. Mi osservava contento, con quel suo sorriso da bambino innocente e un luccichio furbo negli occhi, come di qualcuno che sa qualcosa di segreto e inaspettato.



 

Il mattino dopo, al mio risveglio, trovai un messaggio: Leon. Mi affrettai ad aprirlo ed in un attimo il mio cuore balzò in gola senza troppe cerimonie, facendomi quasi sentire male. Recitava:

Mi piacerebbe finire il discorso di ieri, quando sei libera in questi giorni?
L.


Mi feci violenza obbligandomi a respirare in modo normale, ignorando il cuore che galoppava dolorosamente nel mio povero petto. Oddio, stavo morendo. La seconda cosa che feci fu lanciare un urlo acuto e lunghissimo (che nemmeno una groupie) poi mi arrestai, quando la parte ragionevole e responsabile del mio cervello emerse dai profondi, bui, desolati recessi della mia mente in cui l'avevo rinchiusa un centinaio di anni prima di quel giorno, per ricordarmi che, effettivamente, due giorni dopo avrei avuto l'importantissimo fottuto esame. Mi mordicchia il labbro inferiore dubbiosa, cercando di fare da paciere in quella guerra che era infuriata nella mia testa. Su un campo di battaglia immenso, senza fine, si scontravano i pensieri del "vai rincoglionita, vai cazzo che Leon ti aspetta", tutti colorati, pieni di tatuaggi, dilatatori e coi vestiti più osceni che avessi mai potuto immaginare, mentre dall'altro, ben ordinati nei loro camici, con gli occhialini da lettura ben piantati sul naso o fissati all'occhiello, erano schierati quelli del "Freya, per cortesia, prima il dovere". E io in mezzo mentre si scannavano.
Il telefono trillò per un messaggio di Merlino:

Mossa due: non trascurare i tuoi impegni per passare del tempo con lui.
Fidati Frey.


Dannato Merlino.
"Oh, ma vaffanculo!"






Congratulazioni per essere arrivati fino a qua :P

Momento precisazioni:
1) il cognome di Gaius (che comparirà qui e qui soltanto nella storia) è stato scelto dal luogo di provenienza, Bingen appunto, di una monaca che rivoluzionò la medicina del Medioevo. Per maggiori informazioni:
qui.
2) i trucchi col fumo di Merlino. Beh, ragazzi, è un mago! Non perchè siamo nel ventunesimo secolo ha perso la sua magia, vi pare? ;) sarà così anche per Morgana, vedrete.

Un bacio, a presto prometto!!



Ale

  
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