Una cena obbligata

Ero seduta a quel tavolo del ristorante da ormai una lunghissima ora. Mi stavo visibilmente annoiando quando mi accorsi che il cameriere stava di nuovo fissando il mio tavolo. Ero sicurissima del fatto che non stava osservando me ma Lola. Insomma chi avrebbe mai guardato me?! Fissai Lola. Non era bellissima ma con i suoi capelli rossicci appena tinti, il naso piccolo e leggermente all'insù e gli occhi del colore del cioccolato, riusciva sempre a catturare qualche sguardo maschile. Non eravamo proprio amiche, io la odiavo in realtà, ma eravamo obbligate a stare insieme almeno una sera al mese perché le nostre madri, che erano molto amiche, volevano vedersi e non potevano, più che altro non volevano, lasciarci a casa da sole. Immersa nei miei pensieri non mi accorsi che Lola mi stava chiamando finché qualcuno mi scosse riscuotendomi dai miei pensieri. Mi girai verso Lola che mi ripeté per l’ennesima volta: << Scusa, sai dirmi dov’è il bagno? >>.
La guardai per un attimo un po’ persa poi le risposi: << No, mi dispiace. Prova a chiedere al cameriere. >>
Detto questo, mi girai dall’altra parte. Sentii i tacchi di Lola muoversi e poi fermarsi e chiedere con la sua voce stridula, da oca, dove fosse il bagno. Dopo un tempo imprecisato la sentii tornare. Mi girai a fissarla e la vidi sorridermi. Sorrisi tentando di non risultare troppo falsa, ma probabilmente senza riuscirci molto bene. Finalmente arrivarono le pietanze così potei concentrarmi sul cibo prima che si raffreddasse.
Circa un’ora dopo ci alzammo per andarcene. Per la terza volta quella sera mi ritrovai a fissare il cameriere. Era carino, molto carino. Abbastanza alto, moro, occhi castano chiaro con un piccolo diamantino al lobo sinistro. Mi fermai un attimo a fissarlo e mi accorsi che il suo sguardo sembrava triste. Mi sforzai di girarmi e andai verso la porta, per uscire finalmente da quel ristorante e tornarmene con mia enorme felicità a casa. Passammo però, con mio grande dispiacere, altri dieci minuti a parlare davanti alle macchine, prima di avviarci.
Appena entrai in casa realizzai che fossero solo le dieci e non avendo scuola il giorno dopo, né sonno, presi il computer e navigai un po’ su internet in cerca di qualcosa da guardare.
Appena finito il film che avevo scelto, mi alzai per andare a letto, guardai il telefono e mi accorsi che mi era arrivato un messaggio. Lo aprii e meravigliata vidi che era di Jack. Sorrisi saltellando in camera. Era da ormai due anni che mi piaceva quel ragazzo e tutte le volte che lo vedevo o lo sentivo mi sentivo terribilmente bene. Lo lessi. Era l’invito per la festa di Capodanno dell’istituto. Realizzai però che fosse tardi per rispondergli così andai a letto con il telefono in mano sperando di sognarlo.
 



Angolo autrice:
Saaaaalveeee,
allora, innanzitutto, questa storia era già stata caricata in precedenza su questo sito, ma dopo una rilettura, mi sono resa conto che non mi piacevano alcune parti così l'ho cancellata e l'ho riscritta come volevo io.
Le recensioni le ho tenute tutte, e ringrazio di cuore coloro che le avevano scritte.
Spero che vi piaccia ancora,
baci,
Tommina