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Autore: Tomminariddle    16/02/2014    3 recensioni
Lella è una ragazza di diciassette anni. Si sente imperfetta soprattutto vicino alle sue amiche che vede sempre perfette. È cotta di un ragazzo, che non sa dei suoi sentimenti nonostante molte volte lei abbia cercato di farglielo capire e che perciò la vede solo come un’amica, ha delle amiche piuttosto esaurite, un migliore amico a volte stupido che la fa arrabbiare non poche volte e tanta gente da conoscere. Chissà che magari un incontro le faccia capire che forse non tutto è perfetto.
Storia revisionata.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Un incontro inaspettato

Mi ero addormentata con il telefono in mano e la mattina, svegliandomi, lo trovai a terra. Lo raccolsi e lo appoggiai sul comodino. Erano solamente le otto e mezzo ma mi alzai lo stesso e andai a farmi una breve doccia. Ero ancora piuttosto assonnata ma il calore dell’acqua mi risvegliò. Come sempre iniziai a pensare a tutte le cose possibili e immaginabili e dopo un attimo iniziai pure a canticchiare. Ero talmente concentrata che quando, girandomi vidi mia madre che era appena entrata in bagno, sussultai. Uscii dalla doccia e mi avvolsi nell’accappatoio.
Uscii dalla doccia e andai in camera per vestirmi quando vidi che mi si era illuminato il cellulare, segno che era arrivato un messaggio. Lo presi, curiosa di capire chi fosse che mi scriveva alle nove di mattina. Solitamente ero l’unica che si alzava presto tra i miei amici e quindi fui molto sorpresa di vedere che era Albert. Mi chiedeva se avevo voglia di andare a fare un giro nel pomeriggio, perché aveva alcune cose da dirmi. Sorpresa da quella richiesta gli risposi che andava bene e gli domandai l’orario. Guardai nel mio armadio e scelsi un paio di jeans e una felpa indossandoli subito. Presi poi il telefono che avevo riappoggiato sul comodino e me lo misi in tasca. Entrai poi in cucina e vidi mia madre che mi fissava. La osservai per un attimo e poi presi la mia tazzina per fare colazione.
Finita la mia abbondante colazione, andai in camera mia a fare qualche mestiere, in attesa del pomeriggio.
Verso mezzogiorno andai in cucina a mangiare con mia mamma e quando ebbi finito, aspettai l’arrivo di Albert per andare al parco.
Appena lo vidi arrivare scesi velocemente le scale, lo salutai e ci avviammo. Stavamo camminando silenziosamente da alcuni minuti quando scocciata da tutto il silenzio, gli dissi: << Non avevi l’urgenza di parlare? O parli o me ne vado. >>
Si girò un po’ scioccato dal mio comportamento e dopo un attimo di titubanza mi rispose: << No, ecco vedi io dovevo dirti una cosa. >>
Lo guardai in attesa esortandolo con lo sguardo a continuare. Mi guardò stando comunque zitto e guadagnandosi una mia occhiata malvagia, poi lentamente mi disse: << Io so che a te piace Jack… >>
Lo guardai. Odiavo quando s’interrompeva: << Ma… >> lo esortai.
Mi guardo e continuo: << …ecco diciamo che l’altro giorno l’ho visto in giro con una ragazza e sai pensavo che potesse interessarti saperlo. >>
Lo guardai, tentando di restare calma e gli dissi: << Tu mi hai chiamato per dirmi che hai visto Jack con una ragazza? >>
Ero scioccatissima e particolarmente arrabbiata. << Beh si pensavo che ti potesse interessare saperlo >> mi disse cercando di farmi stare tranquilla. Mandando a farsi benedire ogni proposito di restare calma gli urlai dietro: << Ma sei scemo?! Secondo te può interessarmi che il ragazzo che mi piace va in giro con la sua troietta di turno? >>
Detto questo feci per andarmene ma lui mi blocco dicendomi: << Scusami ti prego, non andartene. >>
Arrabbiatissima gli sibilai: << Lasciami andare, immediatamente! >>
Mi lasciò il braccio ed io corsi via tentando di trattenere le lacrime.
Ero arrivata a metà strada quando sentii una voce chiamarmi. Convinta che fosse Albert continuai a correre, fino a quando non sentii qualcuno che mi stringeva un braccio. Infuriata, mi girai e dissi: << Che cosa vuoi ancora? >>
Ma non appena mi resi conto di chi avevo davanti mi morsi la lingua. Non era Albert. Era Jack. Mi osservò per un attimo e poi mi chiese: << Tutto a posto? >>
Risposi immediatamente di sì ma poi feci l’errore di guardarlo negli occhi e scoppiai a piangere. Una buona parte di colpa era sua se io ero così triste. Appena vide che ero scoppiata a piangere mi strinse pensando di consolarmi ma provocando solamente la reazione contraria. Mi accompagno alla panchina più vicina e mi fece sedere. Poi gentilmente mi chiese: << Vuoi dirmi cos’hai? >>
Singhiozzando gli risposi: << Non ho niente. >>
Sapevo benissimo che era una totale bugia ma io non potevo dirgli che avevo appena litigato con quello che doveva essere il mio migliore amico per colpa sua. Lui che era sempre parte dei miei sogni. Lui che tutte le volte che guardavo i suoi occhi mi perdevo in quelle iridi color caffè mescolato al verde prato. Lui con i suoi capelli castani in cui avrei passato le dita, per arricciarli. Lui...lui era il mio migliore problema. Mi guardò per nulla convinto e alzando un sopracciglio mi chiese: << Ne sei sicura? >>
Lo guardai chiedendomi che senso aveva mentirgli e tristemente dissi: << No…ma non credo che tu abbia voglia di stare a sentire i miei problemi. >>
Mi guardò e mi disse: << Perché non dovrebbe importarmene, scusa? Se non vuoi dirmelo sentiti liberissima di non farlo ma non pensare mai che a me non importi di te…sei una mia grande amica e ci sei sempre quando ho bisogno di te, quindi io voglio esserci per te. >>
Già io c’ero sempre per lui. A pensarci era particolarmente comico. Il ragazzo che mi piaceva veniva a lamentarsi con me perché aveva litigato con la sua ragazza ed io lo consolavo dicendogli che avrebbero di certo fatto pace quando invece quello che pensavo era “Mollala e mettiti con me, cacchio.” Lo fissai e decisi di dirgli almeno un pezzo di verità: << Ho litigato con Albert. >>
Mi guardò stupito e mi chiese il perché. Lo fissai attentamente stando zitta mi rifiutavo di dargli spiegazioni su questo. Insomma lui non sapeva nemmeno che a me piaceva, nonostante i miei continui tentativi di farglielo capire, e non seppi cosa pensò nel vedermi stranamente silenziosa. Dopo alcuni minuti parlò: << Ok, nessun problema. Sai non sono molto bravo, al contrario di te, con le parole e quindi non saprei come consolarti. Ti posso solo dire che se cambi idea o hai voglia di parlare di qualunque cosa, io ci sono. >>
Lo guardai sorridendogli e dicendogli di non preoccuparsi.
Mi accorsi solo in quel momento di essere ancora stretta a lui ma non mi spostai. Sentii i suoi pettorali alzarsi e abbassarsi a ogni suo respiro. Era molto rilassante. Talmente rilassante che mi addormentai.


Angolo autrice:
Ed eccomi qui con un nuovo capitolo, che ne pensate?
Fatemi sapere.
Baci,
Tommina

 
  
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