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Autore: Lux_daisy    01/02/2014    5 recensioni
Dal capitolo 3:
-- Sei fastidioso, feccia. Ti conosco a malapena e già mi verrebbe voglia di massacrarti fino a farti urlare pietà, perciò ti avverto: non continuare a provocarmi --. La sua voce si era ridotta a un sussurro: si insinuò nella pelle di Squalo, strisciando come un serpente e scavò fino a raggiungere la carne e i muscoli e le ossa per poi incidersi nell’anima e mozzargli il respiro. Squalo sgranò gli occhi e per la prima volta in vita sua si accorse di provare paura di fronte a un avversario.
In una prestigiosa Accademia si incrociano le vite di due ragazzi dal passato difficile. Xanxus e Squalo si odiano e si scontrano, si respingono e si attraggono, come le falena di fronte alle fiamme, senza capire quant'è grande il pericolo di bruciarsi.
Genere: Azione, Drammatico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Dino Cavallone, Superbi Squalo, Xanxus
Note: AU, Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Lo voglio. Mi piace. E' mio.



 
Quando Verelli aveva assicurato loro che la punizione per aver fatto a pugni era solo all’inizio, non stava parlando a caso e questo Squalo lo capì già dal giorno dopo, quando a lui e Xanxus furono innanzitutto assegnati tantissimi compiti extra.
Tutta la scuola ormai aveva saputo della rissa di cui erano stati protagonisti e, vista la situazione, il Preside non poté esimersi dal prendere provvedimenti, nonostante in cuor suo continuasse a non capire come Squalo si fosse cacciato in un guaio simile, dall’entrare nei Varia a combattere contro Xanxus davanti agli studenti. Non riusciva davvero a raccapezzarsi in tutta quella faccenda, ma il suo ruolo gli imponeva di far rispettare le regole, anche se ad essere punito era proprio il suo figlioccio.
Poiché era stato il professor Verelli il primo ad interromperli, Cavallone senior delegò a lui il compito di occuparsi della punizione e questi non se lo fece ripetere due volte.

Dopo la fine regolare delle lezioni, Xanxus e Squalo furono costretti a trascorrere altre due ore in aula per completare gli esercizi richiesti, ma questo si rivelò essere solo una parte del “Piano Punitivo” deciso da Verelli.
Per un’intera settimana i due studenti, oltre tutto lo studio extra che aumentava ogni giorno, dovettero aiutare a turno i vari club e si ritrovarono così a pulire, riordinare, trascinare scatoloni da un luogo all’altro e qualsiasi altro incarico fosse loro richiesto, come sistemare archivi e schedari ed assistere il giardiniere e gli altri addetti alle pulizie nel loro lavoro quotidiano.

Ogni giorno Squalo tornava in camera esausto: tra lo sforzo fisico e i compiti che non riusciva mai a finire in tempo e che si accumulavano, sommandosi a quelli del giorno prima e del giorno dopo, trovava a malapena la forza di farsi una doccia e mettersi a dormire.

Nei pochi momenti di rara tranquillità, si ritrovava a pensare a quanto il comportamento di Xanxus l’avesse sorpreso: era sicuro che, come al suo solito, avrebbe trovato il modo di evitare di lavorare, magari costringendo gli altri Varia a fargli da sostituti.
Invece svolgeva i suoi obblighi senza lamentarsi tanto – eccetto sbuffi, grugniti e imprecazioni degne di uno scaricatore di porto. Molto probabilmente il fatto che Verelli lo tenesse costantemente sotto osservazione, come un avvoltoio che aspetta di potersi cibare delle carni della sua vittima, lo spingeva a non crearsi ulteriori problemi.
Ma a Squalo la cosa sembrava comunque strana: Xanxus non era mai stato il tipo da preoccuparsi degli insegnanti o di qualunque altra forma di autorità, perciò il fatto che non provocasse Verelli in alcun modo gli fece nascere dei dubbi.

Che fosse a causa del fatto che il professore accusava il moro della morte del figlio? Ma poi cos’era successo esattamente? Squalo avrebbe tanto voluto fare chiarezza in quella storia, ma sapeva di non poterlo a chiedere al Boss.
“Quando questa settimana da incubo sarà finita, magari potrei chiedere qualcosa agli altri…” si disse stiracchiandosi sulla sedia. Era seduto in quell’aula vuota da così tanto tempo che aveva perso sensibilità al sedere e alle gambe.
Xanxus era seduto nel banco accanto al suo, la testa poggiata su una mano, gli occhi fissi sul libro e l’aria annoiata. Squalo lo fissò con la coda dell’occhio, cercando di non farsi notare, pensando a ciò che aveva scoperto su di lui negli ultimi giorni.
Innanzitutto, a differenza di quanto si sarebbe creduto, il moro era uno studente brillante: aveva voti alti in tutte le materie, soprattutto in matematica, economia e letteratura classica.
Dato che Squalo era un anno più piccolo, non era mai stato in classe con lui e quindi era stato solo per caso che ne era venuto a conoscenza, parlando con Belphegor e Viper che, invece, erano dello stesso anno di Xanxus.

Si chiese come fosse possibile che un tipo pigro e scazzato ai livelli del Boss potesse andare così bene a scuola… e non vi trovò una risposta.
“A quanto pare non è un completo idiota”  pensò con un sospiro.
Sospiro che fece sollevare lo sguardo di Xanxus dal libro per puntarlo su Squalo.
<< Che vuoi, feccia? >> gli chiese con tono scocciato.
L’argenteo sgranò gli occhi per un attimo e si raddrizzò sulla sedia, come fosse stato colpito da una scarica elettrica. << N-niente, ero solo sovrappensiero >>.
<< Mhpf. E perché mi stavi fissando? >>.
<< Che cazzo dici?! Non ti stavo fissando! >> sbottò Squalo, tornando a guardare il libro sul suo banco.
Un leggero ghigno piegò le labbra del Boss. << Vuoi farlo? >>.
L’altro si irrigidì sul posto e si sforzò di non arrossire. << Vooooi! Assolutamente no! Che cavolo ti salta in mente?! >>.
Sentì la sedia spostarsi e l’attimo dopo Xanxus era piegato verso di lui, una mano tenuta sul banco e l’altra sulla spalliera. Appena capì che l’altro aveva intenzione di baciarlo, scattò rapidamente in piedi.
<< Sei impazzito?! Verelli tornerà da un momento all’altro! >>.
Ignorando le sue lamentale, il Boss gli passò un braccio dietro il collo e lo tirò a sé, per poi far unire le loro bocche in un bacio umido e rude. Squalo mugugnò, contrariato e provò ad allontanarsi, ma lo scarso impegno che ci mise convinse il moro a stringerlo di più, cingendogli un fianco con l’altro braccio.
“Merda!” imprecò l’argenteo nella sua mente, maledicendo l’altro per l’arroganza e l’egoismo e sé stesso per la facilità con cui cedeva a certe provocazioni.

Rispose al bacio prima che il cervello gli dicesse cosa fare e subito il suo cuore prese a battere veloce, lo stomaco a contrarsi e la lucidità a scemare pericolosamente.
Continuando ad approfondire il bacio, i corpi incollati, Xanxus spinse Squalo sul banco: il suono della labbra e delle lingue che si scontravano e i leggeri ansiti riempirono il silenzio di quell’aula in cui solo loro erano presenti.
Era così… piacevole, per entrambi e la cosa li sorprendeva non poco.

Xanxus non aveva mai provato alcun interesse particolare per i baci: li riteneva più intimi del sesso e di sicuro meno divertenti, ma tutte le partner che aveva avuto non si erano dimostrate molto d’accordo con la sua idea e lui le aveva baciate soprattutto per farle stare zitte e accontentarle. Avrebbe potuto benissimo farsele senza baciarle neanche una volta.
Con Squalo, invece, non riusciva a pensarla allo stesso modo: le sue labbra erano maledettamente eccitanti e i baci che si scambiavano minacciavano ogni volta di fargli perdere il controllo. Succhiarle, morderle, leccarle: avrebbe potuto divorare quelle labbra e quella bocca all’infinito; inoltre dovette constatare che la feccia era molto più brava a baciare di quanto avesse pensato.
Dal canto suo Squalo poteva affermare, non senza un certo fastidio, che quelli con Xanxus erano i migliori baci della sua finora breve vita: con nessuna delle ragazze che aveva avuto in passato aveva mai provato quelle stesse sensazioni travolgenti e nessuna di loro l’aveva mai fatto eccitare solo baciandolo.

Cosa che gli sarebbe successa molto presto, se non avesse trovato la forza di staccarsi dal moro.
Ma proprio allora questi prese ad armeggiare con la cintura dei suoi pantaloni e Squalo si irrigidì; arrabbiato, gli afferrò le mani e le allontanò, sollevandosi subito dal banco.
<< Falla finita, cazzo! Vuoi farci scoprire?! >> esclamò, fissandolo torvo.
Il solito ghigno tornò sul volto di Xanxus. << Eppure il tuo corpo sembrava voler continuare >>. Provò a riavvicinarsi, ma l’altro lo spinse via di nuovo.
<< Se non la finisci, l’unica cosa che farà il mio corpo sarà prenderti a calci >> lo minacciò con tono serio.
<< Vorrei proprio vederti provare, feccia >>.
Un sorrisetto di sfida comparve anche sul volto di Squalo. << Non mi sottovalutare, Boss >>.
In quell’istante la porta dell’aula si aprì e Verelli entrò, lanciando ai due la sua solita occhiataccia disgustata. << Che state facendo? Perché non siete seduti a finire i compiti? >>.
<< Perché ci è venuto il culo piatto a forza di stare qua, prof. Ci stavamo solo sgranchendo le gambe >> rispose il moro con voce divertita e sguardo arrogante.
L’uomo grugnì, chiaramente irritato. << Benissimo! Se non avete più voglia di studiare, la signora Dimili avrebbe proprio bisogno di aiuto in biblioteca. Sapete com’è, alla sua età non può fare lavori pesanti… così almeno i vostri culi non rischieranno di appiattirsi. Su, muovetevi! >>.
Squalo sbuffò e alzò gli occhi al cielo, esasperato, mentre Xanxus si limitò a scrollare le spalle e a dirigersi verso la porta.
Un altro pomeriggio di fatica li attendeva impaziente.
 
 
 
 
 
<< Finalmente l’orribile settimana di punizioni è finita! >> annunciò Squalo, uscendo dalla lezione di inglese con Dino. Si accasciò sul davanzale della finestra, poggiando la testa contro il vetro e un sorriso gli increspò le labbra.
Alle sue spalle sentì il biondo ridacchiare. << Verelli vi ha proprio massacrati >>.
L’argenteo si rialzò e uno sbuffo gli uscì dalla bocca. << Quello stronzo! >> esclamò, poi puntò un dito contro l’amico, << e tu non ridere! >>.
<< Ahah, scusa, scusa, ma in fondo ti è andata bene: mio padre ha deciso di non sospendervi, anche se Verelli ha insistito fino a tormentarlo >>.
Squalo annuì, consapevole che le conseguenze sarebbero potute essere peggiori, almeno per lui. Non era sicuro di poter dire la stessa cosa per Xanxus. << L’importante è che è tutto finito: non ce la facevo più! >>.
Continuando a sorridere, Dino gli diede una pacca sulla spalla. << Pensa che fra poco ci saranno le vacanze di Natale: potremmo cazzeggiare senza problemi! >>.
<< Non vedo l’ora! >> sospirò sincero, anche se quello sarebbe stato il primo Natale senza i suoi genitori e non poteva non sentirsi triste al solo pensiero. Ma almeno avrebbe trascorso le festività con i Cavallone: del resto loro erano ormai la sua famiglia e poi l’idea di allontanarsi un po’ dalla scuola e da lui non gli dispiaceva affatto.
<< Nemmeno io! >> esclamò Dino con l’aria di un bambino in trepidante attesa di Babbo Natale, << ogni anno mia mamma prepara i biscotti di pan di zenzero: sono sicuro che ti piaceranno un sacco! >>.
Squalo poté quasi giurare di vedergli brillare gli occhi e si concesse un sorriso sincero: il lato infantile del biondo era il suo lato più divertente e anche quello più irritante.

Distratto però dal chiacchierare con Dino, non si accorse dell’ombra in avvicinamento e nell’istante in cui un braccio si posò sulla sua spalla, si irrigidì come una statua e il cuore gli schizzò in gola.
<< Che caz… >> imprecò nel preciso attimo in cui la testa di Xanxus entrò nel suo campo visivo laterale.
Alle sue spalle il moro lo cingeva a sé, tenendo il braccio fermo attorno al suo collo e il volto talmente vicino che le loro guance si sfioravano. Squalo afferrò il braccio dell’altro con entrambe le mani nel tentativo di liberarsi, ma come ormai aveva imparato, la presa del Boss era salda quanto l’acciaio e si ritrovò così con la schiena attaccata al suo petto, in una posizione decisamente equivocabile.
<< Voooi! Boss, che diavolo fai? >> sbottò l’argenteo irritato e imbarazzato.
Xanxus lo strinse di più, facendo pressione sulla trachea. << Non urlare, feccia: mi hai appena distrutto un timpano >>.
<< E tu non starmi appiccicato allora! >>.
In tutto questo Dino era rimasto in silenzio, prima sorpreso quanto Squalo per l’improvvisa comparsa del moro, poi confuso e disorientato dal modo in cui teneva Squalo vicino a sé.
Sembrava quasi un fidanzato geloso che diceva: “lui è mio: stagli lontano”.

<< Che ci fai qui, Xanxus? >> gli chiese allora il biondo, infastidito da quell’interruzione.
Il moro piantò gli occhi rossi nei suoi. << Quello che mi pare. Non devo certo chiederti il permesso >>.
<< Beh, io e Squalo stavamo parlando e tu ci hai interrotti >> replicò con tono seccato.
 
Ecco il terzo elemento del triangolo che cercava di farsi valere.
Alla fine c’era Squalo che continuava a non capire assolutamente niente.
 
Un ghigno curvò le labbra del Boss. << Che peccato: di certo la vostra conversazione era molto interessante >> lo prese in giro, << ma adesso, se non ti dispiace, devo farle io due chiacchiere con il tuo amico >>.
Detto questo, iniziò a tirare Squalo nella direzione opposta, ignorando le sue lamentale.
<< Ehi, lascialo andare! >> provò Dino, facendo qualche passo in avanti.
Xanxus si fermò un momento. << Tranquillo, Cavallone: te lo restituisco tutto intero >>.
La sua voce era chiaramente divertita e Dino si sentì preso bellamente per i fondelli, ma non insistette.
Del resto aveva deciso di non intromettersi in… qualunque cosa ci fosse tra Xanxus e Squalo.
 
 
<< E che cavolo! Mi vuoi lasciare! >> sbraitò l’argenteo, cercando – invano - di sottrarsi alla tenaglia rappresentata dalle braccia del moro che, per tutta risposta, ridacchiò, senza smettere di tirare l’altro verso la destinazione prescelta.
<< Feccia, stai attirando l’attenzione >>. A lui ovviamente non interessava niente, ma appena Squalo si accorse degli sguardi degli studenti puntati su di loro, maledisse se stesso e il Boss per quell’imbarazzante situazione.
Imbarazzo che avvertiva solo lui, perché Xanxus, nonostante le occhiate e i bisbigli al loro passaggio, continuò tranquillamente per la sua strada, ignorando – come al solito – tutti gli altri.

Subito dopo Squalo si ritrovò scaraventato in bagno e una forte sensazione di deja vu lo attraversò dalla testa ai piedi: quella era la stessa toilette in cui il moro l’aveva trascinato per fargli il terzo grado su cosa ricordava della festa del Nono.
Solo che adesso l’altro non aveva nessuna intenzione di parlare e Squalo lo capì non appena venne spinto dentro uno dei singoli bagni, dove per poco non rifilò una ginocchiata al wc.
Xanxus chiuse la porta col passetto e prima di dare a Squalo il tempo di sbraitare, urlare, insultarlo o qualsiasi altra attività rumorosa e assordante, gli si avventò addosso, chiudendogli la bocca con un bacio fin da subito umido e appassionato.
L’argenteo finì con la schiena contro la piccola e fredda parete, il water – fortunatamente pulito – alla sua destra e la porta a sinistra.
Come ormai gli capitava sempre a causa dei baci del moro, incominciò a perdere lucidità, mentre la sua lingua si cercava e si scontrava con quella dell’altro, esplorandosi e compiacendosi a vicenda.

Dopo un po’ si accorsero entrambi di essere a corto di fiato e appena si separarono, Squalo ne approfittò per parlare. << Si può sapere che ti è preso? Perché mi hai trascinato qua in quel modo? >>.
Il Boss - che odiava le domande, soprattutto quelle stupide e inopportune – si chinò su di lui e prese a baciargli e mordicchiargli il collo, lasciando su quella pelle chiara i marchi del possesso.
Squalo gli infilò una mano tra i capelli neri e provò a tirarlo via. << Ehi! Vuoi rispondermi?! >> insistette, anche se la sua voce uscì meno convincente di quanto avrebbe voluto.
Xanxus si sollevò e lo fissò. << Veramente, feccia, in questo momento avrei voglia di fare altro. Le chiacchiere conservatele per Cavallone >>.
Le sopracciglia dell’altro si aggrottarono. << Dino? Che cavolo c’entra lui in questa storia? >>.
Stufo di quelle domande, il moro gli sollevò la camicia con tutto il maglione e gli scoprì il petto: lo baciò e lo accarezzò, soffermandosi sui capezzoli, mentre i tentativi di Squalo di allontanarlo scemarono rapidamente.

“Non capisco davvero” pensò l’argenteo con quel poco di coscienza rimastogli.
Erano solo le dieci del mattino e una vocina nella sua mente gli disse che sarebbe già dovuto essere in aula per la lezione di storia e, invece, stava in bagno a pomiciare con Xanxus, dopo essere stato sballottato come un peluche nelle mani di un bambino.
E poi il modo in cui si era comportato davanti a Dino… non poté impedirsi di pensare che quel comportamento sembrasse proprio un attacco di gelosia.
“Xanxus geloso?? Non può essere!” si disse, ma per quanto considerasse la sola idea assurda e priva di senso, una parte di lui provò uno strano e indecifrabile senso di soddisfazione.
Così, quando il Boss lo baciò di nuovo sulle labbra, fu Squalo a lasciare scivolare una mano sotto la sua camicia, soffermandosi sui contorni dei muscoli. La sua pelle era calda e morbida, nonostante le cicatrici.
Gemette nel bacio quando lui gli succhiò la lingua per poi mordergli il labbro, mentre le mani continuavano a toccarlo dappertutto, ma d’un tratto Squalo si staccò dalla sua bocca e, dopo avergli scostato il colletto e scoperto il collo, ricambiò il trattamento subito. Alternò baci a piccoli morsi, lasciandogli alcuni succhiotti qua e là.

Una volta, una ragazza con cui aveva avuto una breve storia gli aveva detto che i succhiotti erano come dei marchi che dicevano “questa persona è mia”, segni di possesso e appartenenza a qualcun altro. A quel tempo Squalo l’aveva presa come una semplice storiella senza importanza, ma adesso si rendeva conto che non era così insignificante.
Si chiese se anche Xanxus la pensasse allo stesso modo quando lo marchiava più e più volte, alcune fino a farlo sanguinare.

Non si rispose e non ci ragionò più su, anche perché il moro, sempre più eccitato, non volle sprecare altro tempo e gli sbottonò i pantaloni, infilandoci una mano: afferrò la sua intimità e iniziò a masturbarlo, riempiendosi le orecchie degli ansiti di Squalo.
Subito dopo l’argenteo fece la stessa cosa con l’erezione dell’altro e presto i gemiti si mischiarono tra loro, creando una sinfonia di piacere.
D’un tratto il Boss lo liberò completamente dei pantaloni che scivolarono per terra con un leggerissimo tonfo.
Ancora una volta la sua mente fu invasa da quel pensiero che lo eccitava, lo caricava, gli faceva sentire qualcosa che non aveva mai sentito in vita sua.
 
Lo voglio. Mi piace. È mio.
 
Oh, eccome se lo voleva.
Voleva ogni cosa di Squalo, anche quelle che non aveva mai voluto da nessuno.
Era come una droga, un’ossessione: lo faceva stare bene e male allo stesso tempo; gli faceva venire voglia di fargli del bene e anche del male.
Gli unici pensieri che riusciva a produrre erano baciare, mordere, toccare, leccare e lui li eseguiva, cacciando via i perché, allontanandoli dalla sua testa quasi con rabbia. Erano d’intralcio e non valeva la pena sprecare tempo prezioso ad analizzarli.
Ciò che contava adesso era solo dare libero sfogo agli istinti più bassi del momento.
 
 
Consapevole di cosa sarebbe venuto dopo, Squalo si spaventò: la conferma arrivò quando Xanxus prese a stimolarlo con le dita di una mano.
L’altro sgranò gli occhi, arrossendo e una parte di lui desiderò fuggire via, ma il moro ignorò la sua espressione e continuò il suo lavoro. Lo baciò per distrarlo, mentre Squalo tremava per quella strana sensazione di dolore misto a piacere.
Chiuse gli occhi, cercando di concentrarsi sulla lingua e le labbra dell’altro e non si accorse del preservativo che il Boss aveva tirato fuori. Quando questi lo fece voltare e gli afferrò i fianchi con fare possessivo, Squalo morse la manica della sua camicia per impedirsi di urlare, ben sapendo cosa avrebbe provato.
Xanxus gli entrò dentro con un’unica spinta e l’argenteo sentì il fiato mozzarsi e gli occhi farsi subito lucidi, mentre il suo corpo veniva attraversato da piccoli spasmi.
Di nuovo quel sentirsi come spezzato in due che gli fece sperare che quel supplizio finisse in fretta, ma poi il moro ricominciò a massaggiare la sua erezione, assecondando i movimenti della mano con quelli del suo bacino, rendendo l’amplesso eccitante per entrambi.
I muscoli di Squalo si contrassero ripetutamente e anche se lui avrebbe voluto lasciarsi andare ed esternare il piacere che aumentava, il suo orgoglio non glielo permetteva del tutto.
Intanto i gemiti bassi e rochi del moro che si muoveva dentro di lui si insinuarono nella sua mente e si sorprese nello scoprirsi ancora più eccitato.
Non riusciva a pensare a niente, voleva solo sentire di più e il Boss lo accontentò.
Quando venne, non poté evitare di lasciare che un gemito più forte gli uscisse dalla gola, mentre le gambe si facevano deboli e instabili: se non ci fosse stato l’altro a tenerlo ben saldo per i fianchi, sarebbe caduto a terra.
Xanxus fu travolto dall’orgasmo poco dopo e quando uscì fuori da lui, Squalo dovette sforzarsi per restare in piedi, mentre il piccolo bagno si riempiva dei respiri affannosi dei due.
Recuperando il fiato, si diedero una ripulita e si rivestirono, Squalo tenendo lo sguardo puntato a terra, Xanxus che, invece, cercava di catturare di nuovo il suo sguardo.
<< Cazzo, è tardissimo! >> sbottò d’un tratto l’argenteo, controllando il cellulare. Sarebbe dovuto essere in classe quindici minuti fa e Dino gli aveva già mandato diversi sms, scrivendogli di tornare subito.
<< Non farla tragica, feccia >> rispose il Boss col solito tono arrogante e strafottente.
Squalo lo fissò in cagnesco. << Non voglio beccarmi un’altra punizione per colpa tua >>. Detto questo, uscì dalla toilette, mollando lì Xanxus, ma le fitte di dolore che lo attraversavano come scariche elettriche gli impedirono di correre per i corridoi deserti e quando arrivò a lezione, si beccò un rimprovero coi controfiocchi dalla professoressa di Storia.
 
 
 
Le vacanze di Natale giunsero rapide e Squalo lasciò l'Accademia insieme a Dino e al preside. Salutò Xanxus e gli altri Varia con un cenno e frasi di circostanza: ognuno sarebbe tornato a casa propria e non si sarebbero rivisti per due settimane, ma in effetti non è che importasse molto a nessuno di loro.
Squalo si convinse di sentirsi sollevato all'idea di trascorrere tutto quel tempo lontano dal Boss e si impose di non dare peso a uno strano sentimento che gli gravava in petto.
 
 
 I giorni di libertà e relax passarono in fretta e Squalo ebbe finalmente modo di sentirsi tranquillo e sereno: nonostante il senso di nostalgia e tristezza per la mancanza dei suoi genitori,  i Cavallone fecero di tutto per farlo sentire a suo agio.
La signora Diana era una donna molto bella e gentile e nei suoi modi di fare gli ricordava un po' sua madre, mentre la figlia maggiore, Claudia, studentessa ventenne di giurisprudenza, aveva lo stesso carattere del fratello, ma a differenza di Dino, non era un'imbranata cronica, anzi le piaceva molto prendere in giro il più piccolo di casa per questo suo difetto.
Era solare e allegra e si comportò con Squalo come se fosse sempre stato il suo fratellino e lui pensò che di sicuro doveva essere una ragazza con molti pretendenti, grazie anche a quel sorriso perfetto che sembrava connaturato alla loro famiglia.
Squalo non poté evitare di sentirsi fortunato ad essere stato accolto tra di loro, anzi sapeva di essere stato fortunato, dopotutto e nonostante tutto.
Cercò di godersi al meglio quei giorni, divertendosi come meglio e più poteva,  ma ogni tanto, la notte, prima di prendere sonno, i suoi pensieri finivano inesorabilmente su Xanxus.
Si chiedeva come stava, cosa faceva e sapeva di non poterglielo chiedere. Si limitò a mandargli due semplicissimi sms di auguri,  uno il 25 e uno a Capodanno, a cui il moro rispose solo con uno squillo.
"Non si spreca neanche a scrivere!" pensò con un certo scazzo.
Per non dare l'impressione di aver pensato solo al Boss, mandò gli auguri anche agli altri Varia: Levi non gli rispose,  Viper e Belphegor risposero per messaggio - quello del biondo si rivelò abbastanza inquietante e Lussuria, invece,  gli telefonò,  inondandolo di chiacchiere inutili.
 
 
Quando fu ora, Squalo, Dino e suo padre tornarono insieme alla Galilei.
 
Dopo che si furono di nuovo sistemati, i due ragazzi si ritrovarono nella sala comune, già piena di tutti gli altri studenti che avevano fatto ritorno dalle vacanze.
Mentre se ne stavano seduti a chiacchierare con gli amici di Dino- il biondo parlava e Squalo si limitava ad ascoltare distratto - l'argenteo notò un movimento vicino alla porta e guardando più attentamente, si accorse che Xanxus lo fissava.
<< Ci vediamo dopo >> disse all’improvviso, scattando in piedi. Senza neanche dare agli altri il tempo di aprire bocca, si fiondò fuori, ma il moro si era allontanato.
Lo rivide dopo aver girato un angolo: se ne stava appoggiato a una porta, con indosso un paio di jeans scuri e una felpa bianca: le maniche erano tirate su fino ai gomiti e la cerniera leggermente abbassata mostrava una maglietta grigia di sotto.
<< Ehi >> lo salutò Squalo avvicinandosi.
Il Boss gli lanciò una lunga occhiata e fece un cenno con la testa. << Ehi >>. La sua voce era bassa e tranquilla e i suoi occhi rossi e diabolicamente meravigliosi come sempre: li piantò in quelli grigi dell’altro e rimase ad osservarlo.
<< Eehm… quando sei tornato? >> gli chiese l’argenteo, ricambiando lo sguardo.
Xanxus scrollò le spalle. << Tre giorni fa >>.
<< Gli altri dove sono? >>. Di per sé, era strano vedere il Boss in giro per la scuola senza i Varia attorno.
<< Viper e Belphegor non sono ancora tornati; Levi e Lussuria sono da qualche parte non so dove… >>.
Squalo annuì, ma non disse niente. Si sentiva strano e non sapeva bene cosa fare.
Non sapeva neanche perché gli era praticamente corso dietro appena l’avevo visto. L’aveva fatto senza pensarci.

Fu il moro a toglierlo dall’impiccio. << Andiamo in camera mia >>. Il suo tono non era una domanda né una richiesta, sembrava più un ordine.
L’altro si irrigidì sul posto per alcuni secondi, ma non abbassò gli occhi. Si limitò a mormorare un “okay” e vide un piccolo ghigno curvare le labbra di Xanxus.
Si diressero in silenzio verso la sua stanza e una volta dentro, il Boss chiuse a chiave la porta e strinse Squalo a sé in un abbraccio che somigliava più a una morsa.
Si baciarono con foga, mordendo e succhiando, mentre le loro mani si tastavano ovunque riuscissero ad arrivare e la camera si riempiva del languido suono delle lingue e degli schiocchi dei baci.
Si tirarono e si spinsero, senza staccare le labbra, fino a finire sul letto. Si spogliarono a vicenda senza alcuna delicatezza, grugnendo e sbuffando quando qualche pezzo non si levava subito.
Si ritrovarono nudi, accaldati ed eccitati molto rapidamente e non persero tempo a darsi subito piacere: se mai c’era stato, non era comunque rimasto un briciolo di razionalità e controllo nei loro gesti.
L’unica cosa che sentivano era di volersi… e al diavolo tutto.

Baciavano e mordevano, leccavano e toccavano, senza tregua, senza darsi respiro, togliendoselo l’uno l’altro.
Più Xanxus gli faceva del male, più Squalo rispondeva con la stessa fame: sembravano volersi divorare reciprocamente, come dei naufraghi affamati davanti a un succulento banchetto.
Quando il moro gli entrò dentro, l’altro gli artigliò la schiena, piantandogli le unghie nella carne e facendola sanguinare.
C’era qualcosa di
fottutamente sensuale in quell’irruenza, in quel desiderio bruciante che annebbiava le loro menti ed acuiva gli impulsi e i desideri, rendendoli schiavi dei loro stessi istinti.
L’odore acre del sesso riempì la stanza, impregnando tutto, dalle coperte ai loro sensi e alla fine ciò che rimase fu il suono lieve dei loro respiri affannati.

“Merda” imprecò Squalo dentro di sé, portandosi un braccio a coprire gli occhi. Non aveva neanche le forze per sconvolgersi di quello che era appena successo e dato che non era stata la prima volta, una vocina nella sua testa gli disse che sarebbe stato da stupidi sorprendersi.
Solo che questa volta era stato… diverso.
Non sapeva neanche lui in che modo, ma sentiva che era così: forse dipendeva dal fatto che prima non l’aveva voluto con la stessa intensità di adesso.
Significava allora che Xanxus gli era mancato?
“Fanculo!” imprecò di nuovo, deciso a rimandare ad un altro momento le riflessioni.
Sentì l’altro muoversi accanto a lui e per poco non cadde per terra. Essendo su un letto singolo, sarebbero dovuti scendere a compromessi per starci insieme, ma il moro non sembrava essere della stessa opinione, dato che si era messo seduto con la schiena poggiata alla parete, occupando più spazio.
E Squalo si convinse che lo stesse facendo apposta.

Cercò di guardarlo senza farsi notare e ringraziò mentalmente il buio della camera che glielo concesse. All’improvviso provò il desiderio di stringersi a lui e se ne vergognò subito.
Quelle erano sdolcinatezze da ragazzine: lui, Superbi Squalo, non avrebbe dovuto provare certe cose.
Era tutto così sbagliato… tutta quell’assurda situazione: non solo erano due maschi – cosa a cui preferì non pensare per niente, perché se lo avesse fatto, avrebbe messo a repentaglio il suo status psichico -  ma erano… beh, erano loro.
Le due persone che meno al mondo ti aspetteresti possano stabilire un simile legame, eppure era successo.
E nonostante tutto, Squalo voleva comunque abbracciarlo. Voleva sentire il suo calore senza che vi fosse di mezzo il sesso.

“È una cosa così dannatamente patetica…”. Con uno sbuffo irritato, si alzò e andò in bagno per farsi una doccia veloce. Finito, recuperò i vestiti sparsi sul pavimento e si rivestì sotto lo sguardo di Xanxus, che non si era mosso dalla sua posizione.
Solo quando ebbe quasi ultimato, vide l’altro spostarsi e sedersi sul bordo del letto. Si era rimesso soltanto i boxer e Squalo indugiò accuratamente con lo sguardo sul suo corpo muscoloso, infischiandosene di quello che il moro avrebbe potuto dire o fare.
Quando parlò fu per salutarlo. << Io vado, torno da Dino prima che sospetti qualcosa. A dopo >>.
Ciò che l’argenteo non aveva ancora capito era che quando pronunciava il nome del biondo, nella mente del Boss scattava come una molla che gli rendeva  impossibile fingere indifferenza.
Ciò che il moro non aveva ancora capito era che la sua possessività altro non era che una semplice e pura gelosia.
<< Feccia, non hai dimenticato qualcosa? >> esordì Xanxus con voce tranquilla.
Squalo si controllò con sguardo accigliato: i vestiti li aveva tutti e il cellulare anche. Non aveva portato altro con sé.
Il Boss rise internamente per l’ingenuità che spesso l’altro dimostrava e quando gli si avvicinò come a chiedergli spiegazioni, un solo pensiero fece nuovamente capolino nella sua testa.
 
Lo voglio. Mi piace. È mio.
 
Mise un braccio attorno ai fianchi di Squalo e lo tirò a sé, mentre l’altra mano gli afferrava un polso e se lo portava al volto. Gli sollevò la manica della maglia e prese a baciargli la parte interna del braccio, lasciando anche dei piccoli morsi e passandoci sopra la lingua.
Squalo rabbrividì a quel contatto inaspettato e non poté trattenere dei piccoli sospiri e gemiti strozzati. Senza pensarci, infilò le dita di una mano tra i suoi capelli neri e li accarezzò piano.
Lasciato andare il braccio, Xanxus lo fece chinare su di lui e si appropriò della sua bocca: Squalo fu costretto a sedersi su di lui a cavalcioni, spingendo con le ginocchia sul materasso, mentre il moro continuava a tenerlo per un fianco.

Si baciarono con trasporto, ma non c’era irruenza in quei baci né foga o desiderio bestiale. Erano dolci e sensuali: niente morsi e violenza, solo lingue e labbra alla ricerca del semplice piacere del baciarsi.
C’era qualcosa di struggente in tutto quello e Squalo si sorprese: l’altro non l’aveva mai baciato in quel modo. Non credeva nemmeno che ne sarebbe stato capace, viste le sue tendenza sadiche e prepotenti.
Invece se ne stava dimostrando pienamente in grado e Squalo si strinse ancora di più a lui, circondandogli il collo con le braccia.
Dopo un po’ venne loro naturale sdraiarsi nuovamente sul letto, ma questa volta si limitarono a restare abbracciati e a baciarsi.
Lo fecero a lungo, tanto che entrambi persero il senso del tempo.
 

Fu il suono di qualcuno che bussava alla porta a rompere la perfetta calma del momento.
<< Boss! Sei qua? >> esclamò Lussuria.
I due si separarono e guardarono verso la fonte dell’interruzione.
<< Che vuoi, feccia? >> sbottò Xanxus con voce irritata. Aveva ancora metà del corpo attaccata a Squalo e non sembrava avere molta intenzione di spostarsi.
<< Stavo cercando Squaletto: per caso l’hai visto? >>.
Il moro guardò l’altro con un’occhiata divertita e l’argenteo scosse la testa con un sorriso.
<< Non l’ho visto e ora sparisci >> gli intimò per poi chinarsi di nuovo sulla bocca di Squalo.
<< Ma sei sicuro, Boss? >> insistette Lussuria, << non riesco a trovarlo da nessuna parte… >>.
Xanxux sollevò il busto e sbuffò, ma quando stava per mandare l’intruso verso lidi poco puliti, un ghigno si allargò sul suo volto e Squalo ebbe un brutto presentimento.
<< In effetti l’ho visto, anzi è proprio qu- >>. Le sue parole vennero bloccate dalla mano dell’altro che si piazzò sopra la sua bocca, tappandola.
<< Sei impazzito?! >> soffiò l’argenteo a bassa voce, fissandolo ad occhi sgranati.
<< L’hai visto? E dove l’hai visto, Boss? >>. La voce di Lussuria era trepidante.
Squalo affilò lo sguardo, cercando di renderlo il più minaccioso possibile, ma Xanxus, chiaramente divertito da quella situazione, prese a leccargli la mano, gli occhi un pozzo di lascivia.
Squalo si ritrovò ad arrossire, ma non mosse un muscolo.
<< Boooooss! Ci sei? >>.
L’assillo continuo di Lussuria costrinse l’argenteo a spostare la mano. << Non fare cazzate >> gli sibilò.
<< Feccia, non ti avevo forse detto di sparire?! Sono occupato adesso >> dichiarò il moro con tono fintamente incazzato.
Sentirono l’altro Varia sbuffare pesantemente e poi il suono di passi in allontanamento.

<< Ma che cavolo ti è saltato in mente?! >> sbottò Squalo, che però stava in effetti trattenendo una risata.
Xanxus ghignò e incrociò le dita della sua mano con quella dell’altro. << Volevo solo divertirmi un po’ >>.
<< Rivelando a Lussuria quello che stavamo facendo? >> replicò l’argenteo che però ricambiò la stretta.
Senza rispondere, il moro si chinò su di lui e riprese a baciarlo con la stessa struggente dolcezza di prima e Squalo si lasciò cullare da quelle labbra e da quel calore che proveniva dal corpo stretto al suo e che gli si diffondeva nel petto.
 
Quando si separarono per riprendere fiato, Squalo parlò prima che la sue mente potesse mettere un filtro alla sua bocca. << Che ti succede? >> gli chiese con voce un po’ preoccupata.
Tutto quel baciarsi come due innamorati non era da loro e soprattutto non era da lui e Squalo lo sapeva.
Ci doveva essere per forza una spiegazione a quello strano comportamento.
Xanxus inarcò un sopracciglio. << Che vuoi dire? >>.
Gli occhi dell’argenteo si spostarono per alcuni istanti. << Beh… ecco… questo >>, indicò con il braccio loro due e il letto, << non… insomma, non l’abbiamo mai fatto e… >>.
Non poteva certo dirgli che era stato quasi più bello che fare sesso e non voleva neanche farlo arrabbiare con le sue domande, ma voleva sapere.
<< E quindi? >>. La sua voce si era fatta fredda e Squalo capì di aver fatto il passo più lungo della gamba.
Sospirò, rassegnato e si tirò su a sedere, divincolandosi dal suo abbraccio. << E quindi niente: mi chiedevo solo se ti fosse successo qualcosa. Tutto qua >>.
Il moro sbuffò, infastidito.
<< Ho capito, lascia stare >> riprese subito l’argenteo, prima che il Boss se ne uscisse con una delle sue gentili espressioni, << fa’ finta che non abbia parlato >>.

Diavolo, quanto lo odiava quando faceva in quel modo! E quanto odiava se stesso per preoccuparsi per lui!
Neanche fosse stato... cosa? Il suo ragazzo?
Erano solo due che facevano sesso. Niente di più, niente di meno.
Era da stupidi illudersi.
Se solo fosse stato in grado di allontanarsi da lui...
 
<< Perché ti interessa? >>
Squalo, ancora seduto sul bordo del letto, voltò la testa verso il moro. Se ne stava disteso e lo fissava con i suoi occhi di fuoco.
Scrollo le spalle e sospirò. << Non lo so neanch'io... ma non avrei dovuto chiederti nulla >>,  si alzò in piedi e guardò Xanxus con un'espressione fredda, << tanto tu sei il Boss, no? Non hai bisogno di nessuno, se non di qualcuno con cui scopare, giusto? >>, sospirò ancora e scosse la testa, << meglio che me ne vada. A dopo >>.
Senza attendere una risposta,  uscì fuori dalla stanza, richiudendosi la porta alle spalle, ma vi rimase fermo con la schiena poggiata per lunghi secondi,  in attesa che Xanxus lo richiamasse e gli chiedesse di restare.
Tutto ciò che ricevette però fu il silenzio assoluto.
"Fanculo!" impreco prima di allontanarsi a grandi passi.
 
 

<< Squaletto! >>.
Una voce inconfondibile lo fece fermare e voltare  mentre camminava per il corridoio.
“Ci mancava solo lui…”
<< Finalmente ti ho trovato, Squaletto! >> esclamò Lussuria, interrompendo la sua corsetta gioiosa davanti a lui, << ti ho cercato dappertutto! Dov’eri finito? >>.
<< In giro >> rispose l’argenteo, facendo spallucce, << che volevi? >>.
<< Volevo darti questo >> dichiarò, allungandogli un pacchetto incartato.
Squalo aggrottò le sopracciglia e prese il regalo. << È per me? >>.
<< È una sciocchezza, ma quando l’ho visto in un negozio, ho pensato che ti sarebbe piaciuto >>.
Una parte di lui temette di ritrovarsi tra le mani uno di quegli oggetti kitsch che Lussuria adorava, invece, scartato il pacco, sgranò gli occhi: un bracciale composto da due piccole corde di pelle nera tenute insieme da due placche in metallo, separate da un teschio ammiccava in sua direzione. (https://encrypted-tbn0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcR_JghZIziVG_L_DBG1n2OaG_-2h8jfZpjj6gz01zYDrd34K3PSoQ )
<< Io… beh, grazie, è… bellissimo >> disse, ammirando il regalo. Era proprio il genere di cose che facevano per lui. << Non avresti dovuto… >>.
Lussuria gli sorrise. << Sono contento che ti sia piaciuto >>.
Squalo tolse il bracciale dalla scatola e lo indossò, ammirandone l’effetto che faceva al suo polso. Poi sollevò lo sguardo e lo puntò sull’altro. << Io però non ho niente da darti in cambio… >>.
<< Oh, non preoccuparti, Squaletto!  Volevo solo farti un regalo >> replicò Lussuria, continuando a sorridere.
Squalo abbozzò un sorriso in risposta e lo ringraziò di nuovo. Nonostante tutto, Lussuria era sempre stato gentile con lui e per quanto trovasse ancora irritante il fatto di non essere riuscito a fargli smettere di chiamarlo “Squaletto”, non poteva negare che avesse avuto davvero un bel pensiero.

<< Ma è tutto a posto? >> gli chiese all’improvviso, guardandolo da dietro i suoi occhiali scuri, << hai una faccia… >>.
Squalo gli rispose con un’espressione confusa. << Che ha la mia faccia che non va? >>.
<< Niente, Squaletto, sei adorabile come sempre >>, a quelle parole l’argenteo sentì il solito brivido di inquietudine di quando Lussuria gli faceva dei complimenti, << però mi sembri un po’ giù… non avrai già litigato con il Boss? >>.
Un leggero sussulto colpì le spalle di Squalo, ma si impose di mostrarsi indifferente. << Ti sbagli, non ci ho litigato… è solo che… Xanxus era strano… >>.
<< Strano? In che senso? >>.
Squalo sbuffò, irritato. << Non lo so in che senso! Era strano! Non sembrava lui… >>.
Lussuria si portò una mano al mento, come se stesse riflettendo su chissà quale profondo concetto filosofico. Dopo lunghi secondi schioccò le dita. << Forse ho capito! >> annunciò, ma subito dopo il suo umore diminuì. << È già passato un altro anno, eh… >>, il suo fu più un sussurro rivolto a se stesso che al suo interlocutore.
Il volto di Squalo si fece sempre più perplesso. << Un anno? >>.
<< Beh, ecco… tra una settimana sarà l’anniversario della morte di sua madre… >>.
<< Co-cosa? Sua madre? >>. In effetti, a pensarci bene, quando c’era stata la festa di compleanno del Nono, non aveva visto nessuna donna in compagnia del vecchio, ma a quel tempo non ci aveva prestato molta attenzione.
<< Già… è morta di cancro nove anni fa e ogni anno, in questo periodo, il Boss è sempre… strano, come hai detto tu… >>.
“Quindi è questa la causa del suo comportamento?”.

<< Lo sai anche tu com’è fatto >> riprese subito dopo, << vuole sempre fare l’arrogante, mostrarsi forte e indifferente a tutto e tutti, come se non provasse emozioni, ma alla fine ci sono sentimenti che neanche lui può fingere di non avere. Ovviamente non ne parlerebbe mai con qualcuno: equivarrebbe a farsi vedere come un debole e non c’è cosa che lui detesti più della debolezza. Negli altri e soprattutto in se stesso >>.
Da quando Lussuria era così saggio e perspicace? A quanto pareva conosceva il Boss meglio di lui e d’un tratto Squalo si sentì in colpa per essersene andato dalla sua stanza in quel modo, ma non era anche questa una forma di debolezza?
Xanxus si sarebbe di sicuro incazzato se Squalo avesse mostrato pietà o dispiacere per lui.
Preferisco essere odiato che essere compatito.
Gli aveva detto proprio così quando erano rimasti chiusi in infermeria e ora quella frase gli risuonava di nuovo in testa.
 
<< Già… credo che tu abbia ragione… >> fece alla fine Squalo con un leggero sospiro.
Più il tempo passava, più si rendeva conto di quanto poco sapesse su Xanxus: si chiese se qualcuno potesse affermare con certezza di conoscerlo davvero e si disse che avrebbe voluto essere lui quella persona.





E sono riuscita ad aggiornare anche questo capitolo ^^ è venuto fuori più lungo del solito, mi pare, ma posso dire che così mi sono fatta perdonare per il ritardo, no? :3 sono successe un pò di cose e i due piccioncini proseguono per alti e bassi <3 , ma dal prox capitolo la storia entrerà nella sua parte finale e ne capiteranno di cotte e di crude, quindi ho voluto concedere loro qualche momento di relax e ammmore >.< che dire, l'immagine di Xanxus e Squalo che si baciano in modo dolce forse potrà sembrarvi OOC (anke se spero di no u.u), ma ci tenevo molto a metterla xkè cmq io resto convinta che il Boss sappia essere gentile quando vuole <3 ^^
bene, ringrazio come sempre tutti voi che commentate e seguite la storia (e mi scuso con Musa07, Kyoite e Sweet Hell per non aver risposto alle vostre recensioni dello scorso capitolo) <3 vi voglio bene e spero che qualcun altro di voi mi faccia sapere che ne pensa ^^ su, non fate i timidi e commentate <3
un bacione e alla prossima!
  
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