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Autore: Pachiderma Anarchico    01/02/2014    1 recensioni
--STORIA DA RIPRENDERE A BREVE--
2 anni sono passati dall'ultimo campionato mondiale e dalla sconfitta della BEGA.
2 anni dove la calma e la quiete hanno aleggiato sul mondo del Beyblade.
Ma qualcosa sta per cambiare.
Un viaggio inaspettato.
Una sfida ancora più grande.
Demoni che non possono essere cancellati, cicatrici che non possono essere dimenticate e uno sparo di luce nell'oscurità più nera.
Cosa sei disposto a sacrificare per salvare ciò che ami?
Cosa sei disposto a perdere per vincere?
Ci sono davvero attimi, in cui il corso degli eventi dipende solo da una tua scelta?
Forse perchè quando hai il sole dentro, non importa se fuori piove?
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kei Hiwatari, Takao Kinomiya, Un po' tutti, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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⊱Coraggio & Fierezza⊰



 

 

 

"Sono solo due giorni, solo due giorni.." continuava a ripeterle ogni persona che si imbatteva nel suo cammino.

"Vedrai che si farà presto vivo..", e allora perché Julia non ci credeva affatto? Perché la scomparsa di Raul le provocava un groppo allo stomaco sconosciuto e allo stesso tempo familiare? Perché tutto ciò sembrava fin troppo strano?

Raul non sarebbe mai andato via senza avvertirla, non avrebbe mai lasciato sua sorella senza dirglielo. Poi perché? Non rispondeva neanche al cellulare, e continuamente quella fastidiosa segreteria le comunicava che suo fratello non aveva alcuna intenzione di farsi rintracciare.

Di parlare con lei.

Ma Raul non avrebbe mai fatto così..o forse si?

Un suono distinto la distolse dalle sue congetture, mentre con occhi assenti si godeva il turchese del mare dei Caraibi in lontananza.

Quasi irritata nel doversi trovare difronte l'ennesima persona che voleva farle le sue rassicurazioni, aprì la porta pronta ad annunciare che si sentiva poco bene e sarebbe rimasta a letto, quando la presenza sulla soglia mandò completamente in frantumi ogni sua idea.

Capelli simili a fiamme vive, occhi di azzurro cristallo e pelle di neve, Yuri Ivanov era in piedi davanti a lei, impassibile e indecifrabile.

Julia quasi si aspettò che anche lui volesse dire la sua per tranquillizzarla, ma si era forse dimenticata che paragonare Ivanov a qualunque altro essere umano sulla terra era sempre un grande errore, infatti lui si limitò ad allungare una mano.

-Da parte di Hilary.-

Solo allora la ragazza si accorse che il bel russo le stava porgendo un biglietto, che lui ovviamente non aveva fatto mancare di notare andando dritto al punto.

Fermo, irremovibile, categorico.

Julia afferrò il pezzo di carta.

-Grazie.-

Anche lei sapeva essere categorica, se voleva giocare a questo gioco.

E il rosso non si muoveva, non se ne andava.

-Perchè sei tu a portarmelo?-

Gli chiese a quel punto con una punta di sarcasmo, consapevole del fatto che Yuri Ivanov normalmente non si metteva a fare il postino.

-Oggi non avevo niente di meglio da fare.-

E ancora una volta Julia non poté non impressionarsi nell'udire quella voce così simile a ghiaccio da poterne sentire quasi il gelo sulla pelle.

Bella, persuasiva, eterea..ma fredda, così fredda da farti diventare impotente dinnanzi a lei.

E Julia per la seconda volta in una settimana sentì l'impulso di mollargli un pugno, ma uno di quelli forti, da rompergli il setto nasale..proprio li, al centro del viso, di quel viso ermetico, delicato e sensuale da..

Si,

un pugno se lo meritava proprio.

E così andava da lei perché non aveva niente di meglio da fare?

Ma poi che risposta era? Neanche un po' di contegno, neanche fare buon viso a cattivo gioco.

Ma visto che non se ne andava, tanto valeva tirare un altro po' la corda.

-Che c'è, vuoi farmi anche tu la predica del "Raul torna presto"?- chiese incrociando le braccia, mentre la più che udibile nota aspra nella voce che usò si perdeva nell'aria intorno a loro.

-Perchè dovrei dirti che Raul torna presto se non è vero?-

E nel vedere quel viso fermo, nell'udire quella voce tanto tranquilla quanto irritante in quello che disse, Julia avvertì per la terza volta l'impulso violento di mollargli un pugno, e questa volta non si contenne.

La sua mano partì veloce, pronta a colpire, decisa, ma il russo fu più veloce di lei.

Le bloccò il polso con un movimento fulmineo e prima che Julia potesse anche solo avere una vaga idea di cosa stesse succedendo, con uno strattone si trovò a pochi centimetri dal viso del blader, con i suoi magnetici occhi azzurri puntati pericolosamente su di lei, e finalmente un sentimento balenò su quella maschera di pietra.

Minaccia, o forse ironia?

Sembrava divertito e allo stesso tempo irritato.

Sicuramente la voce che uscì chiara e tagliente dalle labbra color cipria non fu delle più rassicuranti.

-Non lo rifarei una seconda volta, se fossi in te.-

Non che Julia non avesse voluto sputargli insulti uno dietro l'altro, non che non le fosse venuto in mente niente da dirgli, anzi, aveva tutte le sue belle parole sulla lingua, pronte per scaricargliele addosso..ma maledetti occhi azzurri!

E non solo quelli..!

Com'era possibile che proprio lei, che aveva sempre detto ciò che le passava per la testa, che era sempre stata netta, sincera e niente e nessuno le aveva mai impedito di far qualcosa, adesso si lasciava morire la voce in gola per un bel visino anche alquanto menefreghista?!

La presa sul suo polso era salda, ferma, immobile, quasi se a tenerla non fosse un essere vivente, ma una statua.

La pelle di Yuri, all'inizio fredda, diventava più calda man mano che stava a contatto con quella di Julia, creando una sensazione piacevole..più che piacevole..

-Cosa succede qui?-

La ragazza ritrasse la mano con un gesto brusco allarmata dall'improvviso cambio d'aria, e distolse con non poca fatica gli occhi dal viso candido del moscovita per posarli su quello color sabbia di Michelle.

Nel frattempo il biondo si era avvicinato, e li guardava attentamente, percependo una certa tensione.

-C'è qualche problema?-

-No Michelle- rispose subito la ragazza, sfiorandosi il polso dove meno di un secondo prima erano strette le dita affusolate di Yuri.

-Ne sei sicura? Altrimenti..-

-Altrimenti cosa?- Yuri volse finalmente il viso verso quello di Michelle, come se per la prima volta da quando fosse arrivato avesse detto qualcosa degna di attenzione.

Il biondo si avvicinò al rosso, sostenendo il suo sguardo ora glaciale.

-Mi stai per caso sfidando?-

-Tu, per caso, stai sfidando me?- rispose il russo inarcando un sopracciglio.

-Perchè, penseresti che io abbia paura?-

-No, penserei che tu non solo sia un incosciente, ma anche uno sciocco.-

Michelle si avvicinò ancora di più contraendo la mascella in un gesto rigido, ma Julia fermò appena in tempo ogni altra azione di attacco e di difesa.

-Basta- mormorò posandogli una mano su un braccio.

Michelle guardò prima lei, poi Yuri, e si lasciò convincere a lasciar perdere, almeno per questa volta.

Yuri dal canto suo non avrebbe avuto nessun problema a continuare quel piacevole scambio di opinioni, ma mentre il biondo invitava la ragzza a qualche festa per quella sera, tornò sui suoi passi senza voltarsi indietro.

 

Pochi minuti più tardi la spagnola, seduta sul suo letto, ripensava a quel breve scambio di battute di quel tardo pomeriggio.

Le immagini scorrevano veloci davanti ai suoi occhi, nitide come se stesse guardando un film in HD, e le voci di Yuri e di Michelle si alternavano nella sua mente.

Ma per quanto ci riflettesse, per quanto cercasse di raggiungere un altro risultato e per quanto si sforzasse di capovolgere la situazione o guardarla in modo diverso, la conclusione a cui arrivava era sempre una: gli occhi azzurro cielo di Michelle Lavalier non avrebbero mai potuto vincere contro quelli di ghiaccio di Yuri Ivanov.

 

*

 

-Mao..- aveva sospirato Rei per l'ennesima volta quel tardo pomeriggio, mentre la ragazza, seduta accanto a lui, parlava ininterrottamente del "Come sarebbe facile dirlo a Lai".

-Devi solo..- cominciava sempre lei.

-Non è così semplice- concludeva sempre lui.

E Mao ogni volta sbuffava e alzava gli occhi al cielo, convinta che Rei sul fatto dell'onore fosse proprio fissato.

-Mi sembra di parlare con Lai certe volte- brontolò tirando un colpetto sul ginocchio destro di Rei.

-Mao per te è diverso, tu sei sua sorella, puoi dirgli tutto, indifferentemente, male che vada non ti parla per una settimana.-

-Allora glielo dico io-.

Mao si alzò, sollevò il mento e si preparò a farsi grossa dinnanzi al fratello.

Era il suo modo di farsi rispettare, come gli animali, come i felini, farsi più grossi e minacciosi davanti ai pericoli.

-No no- Rei la avvicinò di nuovo a sé. -Devo farlo io.-

-Allora fallo!- Mao si alzò parandosi difronte a lui e puntò le mani sui fianchi, un gesto che ricordava molto Hilary. -E' il tuo migliore amico, è come se fosse tuo fratello, siete cresciuti insieme, cosa vuoi che accada??-

-Ehm, vorrei avere ancora tutti i miei capelli il giorno dopo che glielo dirò.-

La ragazza sospirò esasperata, e le parole che pronunciò dopo furono non furbe, di più, astute, perché centrarono perfettamente il punto, come una pallottola al centro della testa, o in questo caso, del cuore.

-Kai avrebbe detto ciò che provava-.

Gli occhi ambrati del cinese si sollevarono sul suo viso, le sue sopracciglia nere si inarcarono e la sua figura si sollevò.

-Dov'è Lai?-

 

*

 

Tre minuti d'orologio dopo era salito fino al quarto piano che ospitava la squadra dei White Tigers e quella della Barthez o Zehtrab Squadra e busso alla porta dell'amico.

Era deciso, era pronto, era determinato.

Ripensò mentalmente alle parole di Kai della settimana scorsa, quando gli aveva detto di dimenticare Mao se non fosse riuscito a confessare tutto al fratello.

Era questa la ragione per cui stata ignorando secoli di tradizioni della sua tribù, era per questo che avrebbe affrontato Lai, costi quel che costi, perché di dimenticare Mao non se ne parlava neanche, niente di quello che Lai avrebbe detto o fatto sarebbe stato peggio che perdere la ragazza che amava.

Si ritrovò a stringere i pugni, ma il suo sguardo era fiero come quando si sente di essere nel giusto, come quando si ha la certezza di stare lottando per la cosa giusta.

Sentì qualcuno armeggiare con la porta prima di aprirla.

Doveva essere Lai, probabilmente stava dormendo..

Ma proprio in quel momento una figura decise di avvicinarsi al cinese, provocandone la sorpresa immediata.

-Ivan- mormorò osservando il più piccolo dei russi, che non vedeva da quattro anni, avanzare verso di lui.

-Rei- disse quello in tono sbrigativo.

Lai spalancò la porta.

-Mister X ha chiamato Takao dall'India.-

E la scena che si presentò davanti agli occhi di chi li vide fu quasi tragica.

Ivan aveva difronte Rei che lo guardava praticamente pietrificato, con la mascella quasi a terra e gli occhi se possibile ancora più aperti, Ivan che passava il peso da un piede all'altro, sentendosi vagamente a disagio e chiedendosi se avesse dovuto rianimare Rei, e Lai mezzo addormentato, con un occhio chiuso e uno aperto, i capelli scuri alla Dragon Ball, che li scrutava con l'aria di chi non ci aveva capito una mazza.

 

*

 

-Mister X mi avrebbe chiamato dall'India?-

Chiese Takao quindici minuti dopo nel bel mezzo della pista da corsa.

-Come lo sai?- chiese Boris guardando il suo ex compagno di squadra.

Boris naturalmente era rimasto sorpreso e felice del suo arrivo e, come di consuetudine, non più di cinque minuti dopo stavano già litigando su argomenti della massima importanza, come il colore dei pantaloni di Ivan.

-Me lo ha detto lui stesso- rispose il russo con una certa irritazione nella voce, come se pensasse che il suo ex compagno non credesse attendibili le sue informazioni.

-Di persona?-

-No per telefono, ma riconosco la voce del tizio se la sento.-

-Ivan- Yuri raggiunse il gruppetto e diede una stretta di mano che chiunque non avesse fatto parte dei Demolition Boys e poi della NeoBorg avrebbe definito insolito, ma per quei ragazzi significava che la persona a cui la concedevano era uno di loro.

-Ma come, sei felice di rivedere questo nanerottolo?- disse Boris con un sorrisetto strafottente sulle labbra.

Ivan andò in escandescenza e Serjei dovette letteralmente sollevarlo da terra per trattenerlo, cosa non molto difficile constatando che era una montagna bionda, che lo sostenne con una mano a tre metri da terra.

-Io sono felice di rivedere tutti i miei- Yuri sorrise ponendo fine alla discussione, e quell'espressione tanto rilassata sparì velocemente come era apparsa, mentre il viso lasciava il posto a un'espressione seria e controllata dinnanzi alla praticità della faccenda.

-Come stavo dicendo X ha chiamato Takao per metterlo, e mettervi, a conoscenza di alcune situazioni..-

-Perchè non hai avvisato che saresti venuto?-

lo interruppe Serjei con la faccia di chi considera il suo quesito più importante di qualsiasi altra informazione.

In realtà la domanda del grosso russo andò a segno.

-E' proprio questo il punto, non potevo.-

Yuri socchiuse gli occhi affilando lo sguardo, mentre una scintilla guizzava nelle sue iridi.

-Perchè non potevi?-

Appena Ivan aprì la bocca per rispondere Takao gli volò addosso, scansato bruscamente da un corridore che si trovava ad allenarsi sulla stessa pista su cui si era piazzato Takao.

Il russo passò direttamente in modalità difesa e Takao si ritrovò con un pugno nello stomaco e uno nella pancia scagliati così velocemente da aver percepito solo il dolore.

Trattene il fiato piegandosi in due mentre Ivan si raddrizzava con l'aria di chi è stato indegnamente offeso, e Kai si fermava togliendosi gli auricolari dalle orecchie.

-Ah..ne è valsa la pena.-

Takao alzò gli occhi quel tanto che bastava per poter insultare la figura che gli stava difronte.

-Kai.. io.. ti.. ammazzo! Brutto bastardo stronzo prepotente!- urlò sparando imprecazioni come proiettili.

-Brutto non direi..- disse Emily avvicinandosi al sestetto senza riuscire a trattenere un largo sorriso.

-Vieni qui..Vieni qui..! Aspetta che mi riprendo..e dopo ti..faccio vedere io..Aspetta aspetta..-

 

*

 

Per calmare Takao dovettero comprargli un panino mentre, sdraiato sul suo letto, masticava lamentandosi dell'addome dolorante dopo i colpi di Ivan.

Quest'ultimo ,d'altronde, sembrava ancora infastidito dalle azioni di Takao e Kai e si rifiutava di rivolgere la parola ai due.

-Perchè Mister X si trova in India?- domandò allora il professor K, sovrastando con la voce i brontolii di Takao.

-Quello è un nomade, se ne va a spasso senza una meta- precisò Michelle, appena entrato nella stanza del K, dove si erano riuniti.

Ivan però aveva informazioni diverse.

-In verità X si trova lì per un motivo preciso. L'India si sta rivelando un focolaio acceso, circolano le voci più vivaci e veritiere riguardo agli esiti dei movimenti segreti in tutto il mondo, come una piazza dove tutti si ritrovano e parlano degli ultimi avvenimenti.-

Yuri scoccò un'occhiata di superiore soddisfazione a Michelle, le cui parole non si erano rivelate corrette.

Il biondo lo ricambiò con una smorfia sottile.

-Takao se ti stai fermo forse posso controllare.-

Rei tentava di contstatare che il blader non avesse niente di rotto o di gravemente lesionato, visto che continuava a mugolare anche con la pancia piena.

Quello invece si dimenava ancor di più esordendo a voce assordante che si faceva male.

-Oh diamine.- Yuri si avvicinò a Takao premendo le dita nella carne di tutte le parti accessibili del suo corpo con fare meccanico.

Il giapponese sembrava in preda alle convulsioni, emettendo grugniti e muovendosi all'impazzata.

-Stai benissimo, sei sano come un pesce. In massimo due settimane non hai più niente.-

-Due settimane?!- urlò.

Yuri alzò lo sguardo sugli altri.

-Davvero questo è il campione del mondo?-

-Cosa dicono le voci che ha sentito Mister X?-

riprese il Professor K, facendo notare a Takao che non era il momento di certe scenate.

-Fonti abbastanza attendibili sosterrebbero che Vorkov si stia muovendo.-

-Muovendo?- il dorato negli occhi di Rei scintillò.

Il Professor K volse lentamente lo sguardo su un punto indistinto oltre il vetro della finestra, sul cielo nero e privo di stelle.

-Vuole i Viribus Herocis..i Poteri Leggendari..ovvero..- i suoi occhi si spostarono su tre persone presenti nella stanza, incatenandosi a loro. -Voi tre-.

Il viso di Yuri era una fierezza intoccabile, quello di Takao una forza di emozioni e quello di Kai un enigma ferreo, ma quello si scostò dal muro, alzò il viso e i suoi occhi ardenti incendiarono la stanza.

-E noi saremo pronti-.
 

*

 

-Non posso, le probabilità non sono a mio favore..-

Una boriosa pacca sulla schiena fece quasi volare il Professor K per terra.

-Ma quali probabilità e probabilità- lo schernì Takao mentre lo spingeva verso la sala Bianca, dove un flusso numeroso di persone si stava riunendo per il pranzo.

-Andrai alla grande!-

Kappa accennó un sorriso teso, come a volersi lasciar convincere dalle parole sprizzanti ottimismo dell'amico, e si aggiustò il gilè nero perfettamente abbottonato sulla camicia verde oliva.

-Allora, pronto per il grande passo?-

La voce amichevole di Max lo raggiunse prima del suo proprietario e il Professor Kappa si voltó indietro, pronto a darsela a gambe.

-Eh no- la sua camminata nervosa venne fermata dal pararsi di Rei sul suo cammino, con un sorriso solare sul volto e l'aria di chi la sapeva lunga.

-Ma..- Kappa li squadró tutti dalla testa ai piedi. -Vi siete organizzati?-

-È un complotto- annunció sarcasticamente Kai passando vicino a loro per entrare nella sala.

-Non credo di..-

-Noi crediamo di si.-

E così dicendo lo spinsero nella sala mentre un brusio vivace li avvolgeva.

Appena vide la sua chioma color del tramonto in corti riccioli, Kappa sentì il cuore battergli all'impazzata e le gambe molli.

Si allargó il nodo della cravatta scura mentre stritolava il braccio di Takao accanto a lui.

-Ai..ai..ai..-

Ma Kappa non gli prestava attenzione, niente che non fosse lei, gli interessava. In quel momento era come se tutta la sala si fosse svuotata di ogni suono e colore, come se tutti gli altri non esistessero, c'era solo lei.

Emily indossava ancora il camice blu notte degli scienziati che lavoravano nella struttura, e sotto spuntava una felpa color verde acqua e una canottiera merlettata giallo sole.

Anche se il Professor K si era tolto il camice, pensava realmente che a lei donasse.

In quel momento le sarebbe stata bene qualunque cosa.

La ragazza parlava con Hilary di qualcosa apparentemente interessante, perchè sia lei che Mao erano piegate verso di lei con lo sguardo attento e le orecchie tese.

Julia sembrava ascoltare vagamente le parole di Emily, i suoi occhi non sembravano in quella sala, il suo sguardo era perso, lontano da quel luogo, le voci non sembravano raggiungerla.

Matilda dal canto suo, era sorridente e allegra nella sua perenne vena ottimista e positiva.

Alle volte sembrava Takao al femminile, se solo fosse stata più esuberante e testarda.

Rei fece l'occhiolino al Professore avvicinandosi al loro tavolo e Max, già seduto, gli riservó un incoraggiante "Okay" con la mano.

Daichi al momento pensava ad ingozzarsi di cibo e non sembrava interessarsi all'imminente collasso del Professor K.

Takao gli poggió le mani sulle spalle sorridendo, poi lo lasció stando vicino a lui.

-Emily..ehm..Emily- chiamó a mezza voce il professore, e in tutto quel trambusto non era più di un sussurro.

Emily si voltó.

-Professore, hai scoperto qualcosa sulle particelle quantiche?-

-Ehm..si.. Quello è senz'altro uno studio interessante ma..ció che ti volevo dire era..-

Emily si sporse in avanti.

-Come?-

-..Io volevo chiederti se..-

-Scusa Professore ma non ti sento- replicó lei aggrottando le sopracciglia

A quel punto Takao fece cenno agli altri di abbassare la voce, ma per lo più nessuno sembrava prestargli ascolto.

Ognuno rideva, parlava, scherzava e si faceva i fatti propri senza curarsi del volume della propria voce.

-Zitti..ragazzi..abbassate le voci..ragazzi..zitti..un attimo..eii..-

-SILENZIO!-

E all'istante silenzio fu.

Tutti gli occhi erano fissi su Kai, in piedi accanto agli altri due, che era riuscito con una sola parola a far ammutolire tutti nello stesso istante.

Se in quel momento fosse caduta una foglia sul prato, se ne sarebbe sentito il tonfo.

-Il Professor Kappa deve dire qualcosa- continuó lui.

Kappa sembrava ben intento a scomparire, era rosso fino alla punta delle orecchie e stringeva la scatolina in vetro che teneva in mano tanto forte che avrebbe potuto spaccarsi da un momento all'altro.

Emily lo guardava con un sopracciglio inarcato.

Il Professor Kappa guardó il suo viso e in un attimo accadde l'impossibile.

Il Professore salì sul tavolo difronte quello di Emily e prese un grosso respiro.

Yuri scosse la testa sorridendo.

Cos'era successo?

Perché il mingherlino, riservato, schivo Professor Kappa aveva fatto un gesto così anormale per lui sotto gli occhi di tutti?

Cos'era cambiato?

I tempi erano cambiati.

Prima non avrebbe mai fatto una cosa del genere, avrebbe aspettato, si sarebbe nascosto, ma come i tempi cambiano, le persone cambiano, diventano più forti, più coraggiose, più sagge.

Si cresce e si capisce che il mondo non ti aspetta, che le cose accadono senza chiederti il permesso,che tu devi essere semplicemente in grado di affrontarle.

O nuoti o anneghi, non c'è un'altra scelta, non esiste un altro modo, solo il coraggio e la fierezza.

Le uniche armi con cui si vince davvero.

E' un tunnel buio, lungo, faticoso e pericoloso.

Ogni volta che svolti un angolo qualcosa di molto più grande si abbatte su di te, e tu non puoi far altro che lottare, lottare anche se non vedi la luce, lottare anche se questo tunnel sembra non finire mai, lottare anche se perderai molto, lottare anche se non puoi vincere.

D'altronde, il male qui non si può vincere, ma si deve continuare a combatterlo.

E poi ad un tratto, proprio quando meno te lo aspetti, qualcuno inizia combattere con te, inizia a guardare verso la tua stessa meta, inizia a respirare la tua stessa aria e a percorrere il tuo stesso cammino.

Ma chiunque essi siano, sono validi alleati che imparerai ad amare e ad odiare, a rispettare e a conoscere, e saranno sempre li, quando cadrai, quando volerai, quando non vorrai far altro che scomparire, loro saranno li, a farti capire quanto forte tu sia, a dirti che la guerra non è ancora finita e che vali più di quanto ti abbiano mai lasciato credere,

Sono quelle cose che la vita ti regala quando ti offre una seconda possibilità per vivere, per riscattarti, per conquistare il tuo posto, per far vedere all'universo di che pasta sei fatto, cosicché anche il fuoco si metta a camminare con te.

Alcuni li chiamano Angeli, altri semplicemente Amici.







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Ringrazio come sempre chi mi segue e si prende la briga di leggere i capitoli della mia storia.
Non mi sprecherò in parole, volevo solo dirvi che significa tanto per me.

Grazie.

  
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