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Autore: Scattered Dream    02/02/2014    1 recensioni
Prima classificata al contest "....And what about crack!pairings?" Indetto da Iris e Alle sul forum di EFP.
[Tratto dalla storia]:
"-Qualcosa non va?- Gouenji si accorse di essersi imbambolato a fissarlo. Distolse immediatamente lo sguardo, recuperando con una velocità impressionante il suo atteggiamento riservato e composto. Gettò una veloce occhiata all'orologio: erano le diciassette di una bianca e disastrosa giornata di Dicembre."
"Perché potresti riuscire a vedere tutto l'Universo solo guardando davanti a te"
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Axel/Shuuya, Bryce Whitingale/Suzuno Fuusuke, Shuu
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Autore: Soul Fire
Titolo: Stars and Chocolate
Pairing: GoGa *-*
Parole:  1937 (escluso questo specchietto e le note a fine capitolo).
Frase assegnate: mi è stata assegnata la frase n.7:
[Allora, tutte le stelle,
ti piacerà guardarle,
tutte saranno tue amiche]
Note: A fine capitolo.
 
Stars and Chocolate
 

 La neve scendeva lenta dal cielo grigio. La città sembrava quasi più bella ammantata di bianco; le macchie di fango, la sporcizia, le crepe e gli angoli dimenticati delle strade erano coperti, cancellati, spariti. Quella soffice e fredda coperta rendeva tutto molto omogeneo, come se un pittore avesse deciso di passare una pennellata di bianco sul paesaggio che aveva disegnato. Ai lati del marciapiede erano addossati piccoli cumoli di neve sporca, e gli alberi spogli, i cui rami scheletrici si tendevano verso il cielo in un grido silenzioso, erano incoronati da merletti di ghiaccio.
Mise le mani in tasca, nella speranza di riscaldarle almeno un po’, ed aumentò il passo, riuscendo ad attraversare la strada  un attimo prima che l’omino del semaforo pedonale diventasse rosso. La sciarpa, di morbida lana bianca, gli copriva quasi metà volto, lasciando intravedere soltanto gli zigomi, arrossati per il gelo, e gli occhi che, a differenza di quella gelida mattinata, erano di un caldo color nocciola. Attraversò altri due isolati, poi si fermò davanti ad una piccola vetrina, da cui si potevano intravedere chiaramente un bancone pieno di dolci e una fila di tavolini neri sulla destra. Erano quasi tutti vuoti, tranne l’ultimo della fila, su cui sedeva un ragazzo che, ne era certo, non aveva mai visto prima. Stava bevendo un cappuccino, lanciando occhiate distratte al giornale spiegazzato e strappato in un angolo.
Distolse lo sguardo e si decise ad entrare, spingendo la porta e facendo tintinnare allegramente i campanellini che vi erano appesi sopra. Natsumi, seduta alla cassa, guardò nella sua direzione, salutandolo con un sorriso appena accennato, per poi tornare a rivolgere la sua attenzione alla rivista di cucina che stava leggendo. Aveva deciso di iniziare un corso culinario per migliorare i suoi piatti,  da quando Endou, con tutta la delicatezza del mondo, le aveva fatto capire quanto fosse necessaria quella scelta.
-Gouenji-kun, benvenuto!- Aki gli corse incontro, salutandolo calorosamente, per poi togliergli a forza la giacca, appendendola all’attaccapanni in legno lì vicino, e spingerlo verso uno dei tavoli, dicendogli che la sua solita cioccolata sarebbe stata pronta in un battito di ciglia. Il ragazzo sorrise leggermente, mentre si accomodava meglio sulla sedia e prendeva il quotidiano, su cui c’era una foto di una squadra di calcio stampata in prima pagina. Quel locale, un tempo, era appartenuto al signor Hillman, ma poi lui si era ritirato, affaticato da tutti quegli anni di lavoro, e l’aveva lasciato nelle mani di Natsumi e Aki, che l’avevano trasformato nel delizioso “Bar-Pasticceria: Le tre rose”.
Smise di guardare la pagina di giornale, andando a rivolgere la sua attenzione alla piccola lavagna bianca vicino alla cassa, su cui c’era scritta, in stampatello, la frase del giorno:

Allora, tutte le stelle,
ti piacerà guardarle,
tutte saranno tue amiche.

 
Le ragazze avevano l’abitudine di scrivere una frase diversa per ogni giorno della settimana e, come loro stesse avevano dichiarato, ciò che scrivevano sulla lavagnetta era strettamente legato al loro umore. Quindi, non c’era da stupirsi poi tanto, se entravi il lunedì e trovavi una frase romantica, mentre il martedì leggevi una di quelle frasi che ti deprimevano senza nemmeno esser arrivato all’ultima parola.
 Gouenji restò a fissare per alcuni secondi quelle poche righe, non riuscendo a capirne del tutto il significato, quasi fossero il risultato dei vaneggiamenti di un folle. Sospirò, chiedendosi perché, poi, gli importasse così tanto capire una stupida frase che, forse, un significato preciso non ce l’aveva nemmeno. 
-Bella, non ti pare?- Aki interruppe il corso dei suoi pensieri, posando davanti a lui una tazza bianca, da cui risalivano piccole spirali di fumo provenienti dal denso liquido scuro che vi era all’interno. Il biondo annusò l’odore invitante della cioccolata, e ne bevve un sorso; un calore intenso gli scese lungo la gola, riscaldandolo piacevolmente.
-Si, bella- mentì, notando ancora una volta il ragazzo che se ne stava seduto in dispare, facendo finta di leggere il giornale. Preso com’era ad osservarne i capelli bianco-grigi e il volto inespressivo, non si accorse neppure che la ragazza aveva posato sul tavolino il piatto con i biscotti. Un attimo prima che se ne andasse, l’afferrò per un polso, avvicinandola a lui, per poi domandargli in un sussurro:
- Chi è quello seduto all’ultimo tavolo della fila?- La ragazza lo guardò perplessa, come se le avesse rivolto una domanda priva di logica, poi, voltandosi appena per vedere di chi stesse parlando, sgranò un poco gli occhi e l’ombra di un sorriso comparve sul suo volto. Aprì e chiuse la bocca un paio di volte, come se avesse qualcosa da dire ma non trovasse il modo per farlo.
-Oh, lui è Suzuno Fuusuke. Si dice si sia appena trasferito in questa città- disse alla fine -E’ un tipo di poche parola. Veramente poche- aggiunse e, come se nulla fosse, si girò con il vassoio vuoto stretto tra le mani, ritornando  dietro il bancone. Qualche minuto dopo, Shuuya la vide dirigersi verso il ragazzo dall’insolito colore di capelli, con una sottile fetta di torta al cioccolato dalla particolare forma a stella. Gli si avvicinò, disse qualcosa voltandosi nella sua direzione, mentre posava delicatamente il piattino sulla superficie nera del tavolo, per poi scomparire nel retro del bar.
Gouenji rimase a fissare il biscotto mezzo mangiucchiato nella sua mano, mentre un’idea spaventosa gli attraversava la mente come un fulmine a ciel sereno; non è che, quella matta di Aki, avesse detto al ragazzo misterioso che lui gli aveva offerto quella torta? No, non era possibile, nessuno con almeno un po’ di cervello lo avrebbe fatto.
-Immagino debba ringraziarti per … La fetta di dolce- disse una voce distaccata, dal timbro basso ma caldo. Il biondo, imprecando mentalmente, alzò gli occhi con una lentezza quasi innaturale, come se avesse paura di guardare. In un attimo, tutti i suoi dubbi divennero spaventosamente realtà:  il ragazzo era in piedi di fronte a lui, e lo stava guardando con un sopracciglio leggermente inarcato. Aveva gli occhi di un azzurro intenso, come il mare più limpido, come il cristallo più lucido, azzurri come il cielo terso di un pomeriggio d'estate. Era impossibile pensare di fissarli per più di qualche secondo senza rischiare di perdervisi dentro. Inoltre, nonostante ostentassero un’innata freddezza, erano luminosi quasi come una stella. Si, se avesse dovuto dare una descrizione sicura e precisa di quegli occhi, avrebbe detto che essi erano due stelle azzurre che brillavano nel buio della notte.
-Qualcosa non va?- Gouenji si accorse di essersi imbambolato a fissarlo. Distolse immediatamente lo sguardo, recuperando con una velocità impressionante il suo atteggiamento riservato e composto. Gettò una veloce occhiata all’orologio: erano le diciassette di una  bianca e disastrosa giornata di Dicembre.
-No, va tutto bene. Io mi chiamo Shuuya Gouenji.- Con un gesto della mano invitò il ragazzo dai capelli grigio-bianchi ad occupare il posto vuoto di fronte a sé. Lo vide guardare indeciso sia lui che la sedia, poi, come se avesse affrontato un ragionamento di ore, si sedette con eleganza, guardando brevemente la tazza bianca, al cui interno, ormai, la cioccolata si era freddata. Con un unico, aggraziato, gesto della mano, chiamò la cameriera, dicendole di portargli la fetta di torta a forma di stella che aveva lasciato sul suo tavolino.
-Io mi chiamo Suzuno Fuusuke- si presentò dopo aver finito di parlare con Aki che, nel frattempo, si era allontanata canticchiando un motivetto allegro. -Come mai mi hai offerto quel dolce?- domandò con freddezza dopo pochi secondi di imbarazzante silenzio, in cui Gouenji aveva cercato disperatamente di trovare qualcosa da dire, mentre beveva il liquido scuro che, c’era da dirlo, ormai aveva perso tutta la sua bontà. 
- Oh, è una storia a cui è difficile credere … - iniziò Shuuya, raccontandogli, a grandi linee, cosa fosse successo veramente. Passò dieci minuti buoni a cercare di rendere il suo racconto convincente, senza smettere mai di guardare gli occhi di Fuusuke. Era vero che gli piaceva guardare in faccia le persone quando parlava, ma doveva anche ammettere che provava una sorta di attrazione verso quel paio di stelle incastonate in un viso da angelo.
Quando finì di parlare, osservò la reazione di Suzuno, cogliendo una sorta di divertimento nel suo sguardo, mentre mangiava l’ultimo pezzetto di torta. Si pulì le labbra rosate e sottili con la punta del tovagliolo e, quando ebbe finito, finalmente parlò:
-E così sarebbe colpa di Aki? Una storia davvero interessante- Gouenji battè un paio di volte le lunghe ciglia nere; evidentemente, tutti i suoi sforzi per cercare di rendere credibile la verità erano stati vani, ed ora si sentiva molto, molto stupido e, soprattutto, imbarazzato. L’altro ragazzo dovette notarlo, perché cambiò discorso, chiedendogli se gli piacesse la cioccolata a tal punto da berla addirittura mezza congelata.
Trascorsero il tempo a chiacchierare come se si conoscessero da una vita, provando una sensazione di piacere nello stare l’uno in compagnia dell’altro. Fu così che Shuuya scoprì  il colore preferito di Fuusuke, la scuola che frequentava e quanti anni avesse (per la cronaca, avevano la stessa età). Venne a sapere anche che si era trasferito dall’Hokkaido perché suo padre aveva trovato un lavoro migliore lì, a Tokyo, dove lavorava come direttore di un’importante azienda. Gouenji si rese conto che, in fondo, Suzuno non era poi il ragazzo così freddo che si era immaginato, ma, anzi, il suo carattere si avvicinava a qualcosa di simile al gentile.
-E, dimmi, sei fidanzato?- gli domandò il ragazzo dagli occhi azzurri, per poi mordicchiarsi lievemente il labbro inferiore, come se si fosse pentito, in un certo senso, di averlo chiesto. Il silenzio scese imbarazzante tra loro, mentre ognuno, nell’intimità dei suoi pensieri, cercava un pretesto qualsiasi per ricominciare a conversare. Fortunatamente, in quel momento arrivò Aki con un bigliettino bianco in mano, che posò sul tavolino. Fuusuke si sporse un poco per leggere cosa ci fosse scritto, inarcando perplesso un sopracciglio.
-Cosa vorrebbe dire?- domandò, con un finto tono di disinteresse. Anche il biondo allungò la testa per vedere. In realtà, i foglietti che aveva portato la ragazza erano due: il conto da pagare e un foglietto ingiallito. Su quest’ultimo vi erano scritte, con una calligrafia ordinata ed elegante, le seguenti parole:

Allora, tutte le stelle,
ti piacerà guardarle,
tutte saranno tue amiche.
 
Istintivamente, Shuuya piegò le labbra all’insù, capendo solo in quel momento cosa significasse realmente quella frase. Era una frase soggettiva, come tutte le frasi, del resto, e poteva essere interpretata in centomila modi diversi, a seconda della persona che la leggeva. Per quanto riguardava la sua situazione, lui le sue “stelle” le aveva già trovate, erano azzurre, e gli era piaciuto guardarle fin dal primo momento in cui le aveva viste; due puntini luminosi in quel mondo grigio e tutto uguale. Ma, cosa più importante, quei due famosi astri, erano suoi amici, perché lui poteva vedere chiaramente l’interesse che dimostravano nei suo confronti quando lo guardavano, aveva imparato a distinguere, seppur in poco tempo, il luccichio di divertimento che li rendeva ancor più luminosi quando lui faceva una battuta.
-Oh, è solo una frase, tranquillo- rispose Gouenji, infilandosi una mano in tasca ed tirandovi fuori il portafogli in pelle che sua sorella gli aveva regalato al compleanno. Si alzò per andare alla cassa, ma sentì qualcuno che lo tratteneva per una manica. Si voltò e, sapendo benissimo cosa volesse colui che l’aveva fermato, disse: -La torta te l’ho offerta io, no? La prossima volta paghi tu!- L’altro non rispose, si limitò a lanciargli un’occhiata fintamente offesa, per poi tornarsi a sedere al tavolino.
Quando raggiunse la cassa, Shuuya Gouenji gettò un rapido sguardo all’orologio: erano le diciotto e trenta di una bellissima giornata di Dicembre.
 
 
 
Note Autore:
Salve!
Eccomi qui con un’altra fic.
La GoGa perché è la mia OTP e siccome nel mio cervello contorto, era una delle coppie adatte per questa storia, l’ho scelta. Spero sia venuto un bel lavoro, comunque.
La frase che mi è stata assegnata, come avrete capito, l’ho adattata un po’ –tanto- alla mia interpretazione:  la mia idea è stata quella “di avere gli occhi come due stelle”perché ho visto un disegno di un occhio fatto molto bene (mi ha davvero emozionato, quel dannato schizzo), e ho pensato “Le stelle non devono per forza essere quelle del cielo, possono anche essere mille altre cose, come degli occhi, ad esempio” . Così, i miei –pochi- neuroni hanno iniziato a lavorare come mai prima d’ora, partorendo questa cosa.
Perciò, ricapitolando, la GoGa mi è sembrata la crack più appropriata perché gli occhi di Suzuno, almeno secondo me, si prestavano magnificamente a quest’idea folle (?). Insomma, chi  non è rimasto a fissare gli occhi di quel ghiacciolino almeno una volta?
Ringrazio Little Holly e Iris che hanno indetto questo contest, e ringrazio anche tutti quelli che recensiranno/leggeranno.
Soul.
 
 
 
 
  
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