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Autore: shesbroken    02/02/2014    3 recensioni
Non credo che riuscirò mai ad amare qualcuno, come mia madre ama mio padre, forse
per il semplice motivo che nessuno potrà mai avere una storia come la loro. Una storia
d'amore che supera qualsiasi ostacolo, qualsiasi problema gli si pari davanti.
Il mio nome è Mia Styles, figlia degli ormai più che famosi Harry Styles e Victoria Ferrari.
Cap. 1
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 9
We are the children of the sun

Non appena raccontai tutto alla ragazza fu più che entusiasta. Mi spaccò quasi un timpano quando gli dissi il modo in cui aveva reagito Trevor. «Secondo me inizi a piacergli.» Disse quando si fu calmata, dall'altra parte del telefono. Io e quel ragazzo insieme? Non esisteva proprio. «Non essere stupida Lol.» Dissi ridendo, mentre alzavo gli occhi al cielo. La casa era fortunatamente vuota, così ne approfittai per prendere una boccata d'aria fresca nel giardino sul retro. «Una cosa ho imparato nei miei diciassette anni di vita. Tutto può accadere.» Disse probabilmente ferita dentro mentre io cercavo di non ridere. Non volevo offenderla più del dovuto, ma veramente mi sembrava una cosa assurda. E poi pure Cam mi aveva messo in guardia. Cam! «Ehi hai avuto notizie di Cameron?» Chiesi curiosa di sapere che fine avesse fatto il mio migliore amico. Non era da lui sparire così all'improvviso. «No, ma sai com'è fatto. Presto si farà senire, vedrai.» Disse tirando un respiro profondo. Probabilmente aveva ragione Lol, mi stavo facendo troppe paranoie. Dopo essermi seduta sulla panchina, cercai di non pensarci. Non appena salutaiLol, sentii i passi dei miei genitori avvicinarsi, per poi sentire la voce di mio padre mentre mi chiamava. Senza esitare gli andai incontro con un gran sorriso mentre loro mi osservavano.. intimoriti. «Ehi tutto bene?» Chiesi dopo aver dato un bacio a mia madre, che subito dopo mi prese per mano, chiedendomi se potevamo parlare. Da quando in qua erano i figli a mettere ansia ai genitori? «Certo?» Dissi seguendoli in salotto, prima che mia madre si sedesse accanto a me su quell'enorme divano, mentre mio padre si accomodava sulla sua poltrona. Sembravano felici, ma riuscivo a leggere un pizzico di ansia nei loro occhi. «Che succede?» Chiesi guardando prima mia madre, poi mio padre, entrambi sorridenti. Mi volevano mandare al manicomio. Mia madre sembrò cercare le parole giuste da dire. «Io e tuo padre è da tempo che volevamo dirti una cosa, ma abbiamo voluto aspettare il momento giusto. Spero che non te la prenderai a male.» Disse stringendo la mia mano, mentre io provavo a immaginare. Solo una cosa mi balenò subito alla mente. «Volete dirmi che..» Dissi lasciando la frase in sospeso, prima che mio padre proferisse parola, dando voce ai miei pensieri. «Avrai un fratellino.» Disse con gli occhi ancora lucidi, prima che io mi stringessi forte a mia madre. Come potevo essere arrabbiata con loro? «Dio non sapete quanto sono felice.» Dissi per poi correre ad abbracciare mio padre, mentre Ruth si univa ai festeggiamenti. Quel cane ormai era parte della nostra famiglia, e presto lo sarebbe stato anche il mio fratellino. «Quanto tempo?» Chiesi sedendomi sul bracciolo della poltrona di mio padre, che nel frattempo si era rilassato, come del resto mia madre. Non capivo perchè tutta quell'ansia. «Tre mesi.» Disse mio padre, ancora emozionato, mentre la donna non la smetteva di sorridere. Adoravo vederli così felici, si vedeva che erano al settimo cielo. «Hai sentito Ruth, qualcun'altro su unirà a noi..» Dissi al cane, mentre i miei genitori mi guardavano entrambi sereni. Non avevano nulla di cui preoccuparsi, o almeno così credevano loro. Credevo io.
«Sei emozionata?» Mi chiese Lol, mentre con un frappè in una mano e una busta dello shopping nell'altra, ci dirigevamo verso la palestra dei ragazzi. Era stata felicissima di sapere che i miei genitori stavano aspettando un altro bambino. Sarebbe stato tutto perfetto. «Si insomma, era da tempo che volevo un fratellino.» Dissi sorridendo involontariamente. Finalmente i miei genitori si erano decisi a soddisfare i miei desideri. «E per quanto riguarda questo appuntamento?» Mi chiese dandomi una gomitata, mettendomi ancora di cattivo umore. Era solo un'uscita tra amici, sempre se potevamo considerarci tali. Non ero ancora riuscita a capire se gli stessi almeno simpatica. Quel ragazzo era un taboo. «Perchè ti ostini a volere che ci mettiamo insieme. Siamo troppo diversi.» Dissi mentre la ragazza buttava il suo frappè, ancora mezzo pieno. Voleva con tutta se stessa una cosa che non sarebbe mai successa. Non era decisamente fatti per stare insieme. «Perchè tu mi ci vedevi con Kevin? Eppure guarda.» Disse iniziando a gesticolare, mentre io scrollavo la testa. Ogni volta che lei usciva con qualcuno dovevo per forza farlo pure io. Ecco come ragionava la mia migliore amica. «Senti, lasciamo che la vita faccia il suo corso, ok? Ne ho di tempo per farmi mettere in gabbia.» Dissi, poco prima di arrivare davanti alla palestra. Eravamo giusto un po' in anticipo, così, senza dire nulla, Lol mi trascinò dentro la palestra mentre io mi lamentavo dicendo che li avremmo potuti aspettare fuori. «Voglio solo salutare il mio ragazzo.» Si scusò lei, poco prima di vedere in lontananza Kevin e Trevor mentre prendevano a pugni due sacchi da box. La rabbia che ci mettevano era sorprendente. «Andiamo.» Disse la ragazza prima di continuare a trascinarmi, verso i due ragazzi, che presto si accorsero della nostra presenza. Ero rossa dall'imbarazzo, non mi sentivo per niente a mio agio. «Ehi sei stranamente in anticipo.» Disse Kevin, abbracciando la ragazza, che si alzò in punta di piedi per stampare un veloce bacio al ragazzo, mentre Trevor continuava a fissarmi con il suo solito sguardo duro. «Ti trovo bene Mia.» Disse sempre Kevin, catturando per un momento la mia attenzione. Il suo sorriso fece involontariamente sorridere anche me. Si vedeva che era sincero. «Se ne avete per molto vi aspettiamo fuori.» Aggiunsi subito io, prima che Lola proponesse di accompagnarli nello spogliatoio. L'avrei ammazzata volentieri a quel punto. Fortunatamente fu Trevor a parlare. «Mentre ci cambiamo potreste andare a trovare Cam, è nella sala accanto.» Disse facendomi illuminare lo sguardo, prima che trascinassi a mia volta la mia migliore amica, dicendo ai due ragazzi che li avremmo aspettati all'ingresso. Fui felicissima non appena incrociai lo sguardo del mio migliore amico. «Che fine avevi fatto?» Dissi andandogli incontro, mentre lui scendeva dal tapiroulant. Fu un sollievo abbracciarlo. «Sono stato impegnato in questi giorni, e tu? Tutto bene?» Mi chiese sinceramente interessato, mentre io annuivo. Stavo decisamente meglio dopo averlo visto. «Aspetto un fratellino.» Dissi prima di ricevere l'ennesimo abbraccio, sotto lo sguardo geloso di Lol, che nel frattempo ci aveva raggiunto. «Sono così felice per i tuoi.» Disse con un gran sorriso, prima che la ragazza catturasse l'attenzione, facendo ridere sia me che Cam. In un attimo entrambe ci ritrovammo tra le braccia del ragazzo. Avevo sempre adorato i nostri abbracci. «Ma che ci fate qui?» Disse infine spaesato, mentre sul volto di Lol si dipingeva un gran, grandissimo sorriso. Non volevo che sparasse ulteriori cazzate. Per quella giornata ne avevo avuto abbastanza. «Trevor ci ha invitato a prendere qualcosa al bar insieme a lui e Kevin.» Disse dicendo esattamente come stavano i fatti. Non volevo che Cam si facesse strane idee. «Vuoi unirti a noi?» Chiesi alzando per un momento la voce, non riuscendo a controllarmi. Era la mia ancora di salvezza, ma quella smorfia sul suo volto non era nulla di buono. «Devo accompagnare mia madre a Bristol appena ho finito qua.» Disse grattandosi la nuca, prima di volgere uno sguardo severo verso di me. «Ma aspetta, voi due andate d'accordo?» Chiese riferendosi ovviamente a me e Trevor. Perchè tutti erano così cinici nei nostri confronti. Eravamo solo due persone che volevano stringere amicizia, o almeno così la pensavo io. «Si.» Dissi semplicemente stringendomi nelle spalle, mentre Lol si intrometteva nel discorso. Non volevo litigare anche con lui «Beh, dobbiamo proprio andare. Fatti sentire mi raccomando.» Disse Lol, trascinandomi via, prima che potesse accadere il peggio. Non me la sentivo proprio di litigare quel giorno. Soprattutto con il mio migliore amico, così, dopo essere arrivate all'ingresso, aspettammo per quasi cinque minuti Kevin e Trevor, finchè non li vedemmo arrivare, come se fossero appena usciti da un film. Non potevo di certo negare che fosse un bel ragazzo. La canottierra aderiva al corpo muscoloso e i pantaloncini della tuta aderivano alla pelle ancora bagnata. I capelli erano sempre disastrosamente scompigliati. «Finalmente, siete pronti?» Chiese Lol, avvinghiandosi a Kevin, che fu ben felice di accoglierla tra le proprie braccia, mentre Trevor mi guardava di sfuggita. L'imbarazzo si era impadronito della stanza.

«Vuoi dirmi che non ti piace? Neanche un po'?» Mi chiese Lol quando finalmente rimanemmo sole. I ragazzi si erano fermati per parlare con un loro amico, così iniziò a tartassarmi di domande che però non ottennero la risposta che desiderava. «Come te lo devo dire? Lo vedo solo come un buon amico.» Dissi alzando per un momento gli occhi al cielo, facendo sbuffare la ragazza che iniziò a fissare insistentevamente Trevor e Kevin. «Se non provi non potrai mai sapere.» Mi sussurrò all'orecchio, prima che i ragazzi ritornassero da noi. Era inutile insistere. Io volevo rimanere sola, Trevor era sempre in cerca di una buona scopata, non eravamo fatti per stare insieme. Eravamo come il diavolo e l'acqua santa. «Vieni dolcezza, ho bisogno di stare un po' con te.» Disse Kevin, trascinando via la mia migliore amica, che fu ben felice di seguirlo, lasciandomi lì impalata insieme a Trevor, che sembrava sorpreso quanto me. Dannazione. «Credo che ne avranno per un po'.» Dissi stringendomi nelle spalle, mentre osservavo i due ragazzi scappare via da noi. Il silenzio che seguì fu a dir poco imbarazzante, finchè Trevor non proferì parola. «Andiamo a prendere qualcosa da bere?» Chiese indicando il supermercato dall'altra parte del marciapiede, facendomi accennare un sorriso. Non volevo essere acida, e tantomeno scortese. «D'accordo.» Dissi semplicemente, prima di seguirlo nel piccolo supermercato di periferia. Era decisamente troppo strano. «Allora, hai chiarito col tuo amico?» Chiese cogliendomi del tutto alla sprovvista, mentre guardava lo scaffale delle birre. Lo sguardo era serio, ma sapevo che non era realmente interessato alla domanda. «Jake? Non l'ho più sentito.» Dissi rivolgendogli uno sguardo fugace, mentre prendeva una birra tra le sue mani, prima di voltarsi verso di me. «Birra?» Chiese indicando lo scaffale, facendomi stringere nelle spalle. Io e l'acool eravamo due cose totalmente diverse. «Prenderò una gazzosa.» Dissi prendendo la lattina, mentre il ragazzo seguiva ogni mio movimento. Mi sentivo terribilmente osservata, ma soprattutto, imbarazzata. Non ero mai uscita con un ragazzo che non fosse Cam. «Mi è venuta un'idea.» Mi disse improvvisamente mentre uscivamo dal supermercato, riuscendo quasi a spaventarmi. Non ero ancora del tutto sicura di potermi fidare di Trevor. Lo conoscevo a malapena. «Seguimi.» Mi disse senza l'ombra di un sorriso, mentre decidevo cosa fare. Mi aveva salvato da uno stupro, forse non era poi così male come poteva sembrare.
«La pista da skate?» Chiesi, non appena ci sedemmo un muretto, mentre osservavamo i ragazzi che si allenevano sui loro skate. C'erano quelli bravi, pieni di talento, quelli che se la cavavno e come al solito i principianti alle prime armi. Infondo non era poi così male come posto. Era abbastanza tranquillo. «Mi piace venire qua.» Disse col suo solito tono autoritario, prima di ricominciare a sorseggiare la sua birra, ormai non più così fredda, mentre io osservavo un bambino sullo skate. Nonostante la sua tenera età sembrava veramente bravo, finchè non cadde a terra, venendo così preso in giro dai suoi amici che iniziarono a puntargli il dito contro. «Sono degli stronzi.» Sussurrai tra me e me, osservando il bambino di appena otto anni, che si allontanava dal gruppo di ragazzini per tornare a sedersi da solo su una panchina. Così piccoli e così vigliacchi. «Qui è così. O impari a farti le ossa o vieni calpestato.» Disse Trevor, risvegliandomi dai miei pensieri, prima che gli rivolgessi uno sguardo fugace. A quanto pare lui conosceva bene posti come questi. Probabilmente anche lui era cresciuto in mezzo a una strada. «Devi solo scegliere se essere il lupo o l'agnello.» Aggiunse dopo qualche secondo di silenzio, mentre io incrociavo le gambe, osservando il bambino che iniziò a fugare nel suo zainetto, prima di estrarre una bottiglia d'acqua. Non era giusto. «Questo non significa che sia giusto prendersi gioco degli altri.» Dissi più a me stessa che a lui, facendolo voltare per la prima volta verso di me. I nostri sguardi per un momento si incrociarono, ma il ragazzo distolse subito lo sguardo, tornando così ad osservare la sua bottiglia. «Non ho mai detto che sia giusto.» Disse facendo spallucce, prima di ricominciare a bere la sua birra. Non appena tornai ad osservare la panchina ormai era vuota, mi si strinse un nodo alla gola. «Mi passi la lattina?» Chiese improvvisamente Trevor, cogliendomi per l'ennesima volta alla sorpresa. Dopo un attimo di esitazione gliela passai e rimasi a bocca aperta quando versò un po' della sua birra dentro la mia gazzosa. «Che diamine fai?» Chiesi allibita, prima che il ragazzo mi passasse la lattina, con un sorriso divertito. Non c'era niente di divertente. Io odiavo l'acool. «Birra e gazzosa sono la fine del mondo. Assaggia, non si sente nemmeno il sapore dell'acool.» Disse continuando a mostrarmi le sue fossette, mentre io guardavo la lattina titubante. L'ultima volta che avevo osato bere alcolici era finita male. «Pensavo fossi più coraggiosa Styles.» Mi disse prendendosi gioco di me, prima che io iniziassi a sorseggiare la bibita fresca. Aveva decisamente ragione. Il sapore della birra dominava su quello della gazzosa, ma in qualche modo non si sentiva poi così tanto il sapore dell'acool. «Come ti ho detto, è la fine del mondo.» Disse fiero di se, riuscendo a farmi accennare una risata, mentre lui continuava a sorridermi. Entrambi stavamo cominciando a fidarci, ma sapevo che non saremmo mai andati oltre. Eravamo troppo diversi per poter stare insieme. «Si, va bene, avevi ragione.» Dissi prima di sentire il cellulare vibrarmi nella tasca, non appena lessi il messaggio sul display rimasi perplessa. Torna a casa, dobbiamo parlare. Mia madre aveva bisogno di parlarmi, era forse successo qualcosa? Per un attimo mi sentii come mancare. «Tutto bene?» Mi chiese Trevor, tornando serio, prima che incrociassi il suo sguardo, realmente interessato. No, non andava bene per niente. «Devo tornare a casa.» Dissi ancora sconcertata, mentre raccoglievo la mia borsa e mi precipitavo fuori dalla pista, prima che Trevor mi bloccasse, stringendo la presa sul mio braccio. «Sei sicura? Vuoi che ti accompagno?» Mi chiese trafiggendomi col suo sguardo, facendomi rimanere a bocca aperta. Non potevo sprecare altro tempo. «No tranquillo, chiamerò un taxi. Grazie per il pomeriggio.» Dissi semplicemente prima di sfuggire alla sua presa. Dovevo correre a casa, e capire quello che stava succedendo.
Non appena arrivai a casa spalancai la porta, prima di iniziare a chiamare mia madre, che mi rispose della cucina. Non mi stupii quando la ritrovai sulla soglia della stanza, pronta ad aspettarmi. Gli occhi erano gonfi, molto probabilmente aveva pianto, e non appena mi vide, mi corse incontro per stringermi tra le sue braccia mentre io le chiedevo cosa fosse successo. Era silenziosa, molto silenziosa, e mi colse alla sorpresa quando, dopo aver sciolto la presa, mi tirò unoschiaffo in pieno volto, lasciandomi senza parole, mentre mi osservava con un pizzico di rabbia. Non c'era sollievo nei suoi occhi. «Perchè non ci hai detto nulla?» Mi urlò in faccia, ricominciando per un momento a piangere, mentre io provavo a immaginare a cosa si riferisse. Sia a lei che a mio padre avevo nascosto troppe cose nell'ultimo periodo. Si riferiva ad Ashton? A quella serata al pub? O forse.. «Pensavo che noi non avessimo segreti Mia.» Mi disse moderando per un momento il tono della sua voce. Cosa potevo dirle se non sapevo neanche a che cosa si riferisse? «Mi dispiace.» Dissi semplicemente stringendomi nelle spalle, mentre mia madre cominciava a guardarmi comprensiva. Forse avevo capito. «Non devi scusarti Mia, ma appena ho letto la notizia mi sono spaventata e..»«Letto la notizia?» Chiesi del tutto stupita, abbassando lo sguardo distrutta, mentre io sentivo un nodo formarsi alla gola. Dopo qualche secondo riprese a parlare. «Tutti i giornali hanno pubblicato la notizia del tuo tentato stupro. Qualcuno deve esserne venuto a conoscenza, ma in ogni caso, quello che mi interessa è che tu ora stia bene Mia.» Mi disse prendendo il mio volto tra le mani, mentre una lacrima mi rigava involontariamente il viso. Se solo non me ne fossi andata da quella festa, se solo fossi stata più responsabile. «Ti ho deluso?» Le chiesi con un filo di voce, prima che la donna mi accogliesse tra le sue braccia, stringendomi a se, mentre io affondavo il volto tra i suoi capelli. «Non lo devi neanche pensare. E' solo che non mi sarei mai perdonata se ti fosse successo qualcosa.» Mi disse prima che sentimmo la porta di casa aprirsi. Il secondo round poteva avere inizio. Decisi che non volevo più avere segreti, così raccontai tutta la verità ai miei genitori, o almeno quella che interessava a loro. Gli raccontai di quando me ne ero andata dalla festa, incurante dei rischi che potevo correre, di quel ragazzo che mi aveva inseguito senza darmi tregua e di Trevor. Già, gli raccontai anche della mia notte a casa di quel ragazzo che nemmeno conoscevano. «Sei rimasta a dormire da un perfetto sconosciuto?» Chiese mio padre alterandosi per un momento, prima che mia madre gli appoggiasse una mano sul ginocchio, cercando di tranquillizzarlo. Fortunatamente ottenne l'effetto che desiderava. «Cameron aveva la casa piena di ragazzi, Felicity ormai se ne era già andata e Lol era rimasta a dormire da Kevin. Non voleva farmi tornare a casa per paura che voi vi sareste preoccupati inutilmente.» Spiegai all'uomo che per un momento si tranquillizzò, prima appoggiarsi allo schienale della poltrona, chiudendo per un momento gli occhi. Avevo combinato un casino. Mia madre mi osservo ancora turbata. «E questo Ashton lo frequenti ancora?» Mi chiese mia madre inclinando per un momento la testa, nel tentativo di estorcermi qualche informazione. Quello sguardo non prometteva nullo di buono. «Sono uscita con lui e Lol oggi.» Dissi facendo aprire gli occhi di mio padre che iniziò a guardarmi con un pizzico di gelosia. Aveva sempre odiato sapere che la sua principessa frequentava dei ragazzi. «Allora dovresti portarlo qui a cena, ci piacerebbe ringraziarlo.» Disse facendomi sbarrare gli occhi, faceva veramente sul serio? Voleva che portassi in casa un ragazzo che persino io conoscevo a malapena. «Non penso che accetterà. Insomma, non so nemmeno se ci rivredemo e..»«Devi farti perdonare per lo spavento, no?» Mi chiese mio padre severo, sostenendo il gioco di mia madre. Stavano cercando di farmi sentire in colpa, e sinceramente, ci stavano riuscendo alla grande.

   
 
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