I fantasmi del passato
-Di nuovo-
[...] "Quella non è una sala macchine" affermò semplicemente, tutti si voltarono verso il vicecomandante della shinsengumi che trafficava nel macchinario amanto per cercare una soluzione.
"Eppure ero sicuro fosse quella"
"Sei un idiota! Non sei nemmeno in grado di leggere una cartina" gli urlò contro il terrorista,
"Se fosse stato per te non avremmo mai trovato neppure la cella di Gintoki quindi taci" i due non riuscivano proprio ad andare d'accordo, poi Takasugi interruppe di nuovo tutti,
"In questa navicella non esiste una sala macchine..."
"Allora come fa a funzionare?" chiese Sakamato incuriosito, magari poteva utilizzare quel metodo nelle sue navi,
"Con i cadaveri" [...]
Takasugi
osservò le loro reazioni fumando, i suoi vecchi compagni avevano assunto
un'aria triste ma rimanevano fermi immobili... Si vedeva che erano Samurai
temprati dagli orrori della guerra, erano preparati.
I due cani
del governo cercavano di rimanere imperturbabili, ma le loro mani tremavano.
Sintomo di nervoso e disgusto.
"Cadaveri?
Non scherziamo!" esclamò Shinpachi iniziando a sudare,
"Che
schifo" Kagura si sventolò una mano davanti come per scacciare un cattivo
odore.
Doveva
aspettarselo da dei ragazzini addestrati da quella bestia ammaestrata.
Ma dovevano
pur avere qualche dote, no?
"E'
economico e gli amanto si divertono a pensare che i loro nemici alla morte
diventino una parte importante della nave" si strinse nelle spalle come se
la situazione lo lasciasse completamente indifferente,
"Te
come fai a saperlo?" chiese sospettoso il vicecomandante della
Shinsengumi, tenendo la mano sull'impugnatura della sua katana, un ghigno
enigmatico affiorò sul suo volto,
"Posso
diventare un fantasma se voglio, studiarli da vicino non è stato un
problema"
"Comunque
anche se non è una vera e propria sala macchine possiamo farla saltare in aria
lo stesso, no?" chiese il ragazzo con gli occhiali rivolto prevalentemente
a Sakamoto che tra tutti era, probabilmente, il più esperto,
"Bhe
effettivamente se senza questo la nave non va, credo non cambi molto che tipo
di combustibile usino" rispose il comandante della flotta commerciale
esaminando la porta,
"Ma non
penso sia così facile entrare" terminò,
"Qui
c'è un rilevatore di calore" affermò Hijikata osservando da vicino dei
piccolissimi pannelli che parevano infrarossi,
"Appena
qualcuno prova ad entrare ed ha una temperatura corporea diversa da quella
registrata negli standard di quegli amanto, diventerà combustibile"
specificò il capo dei mercenari, nonostante fosse leggermente stupito
dall'attenzione del poliziotto, il suo viso rimase indecifrabile... Anzi sembrava
quasi divertito.
"E
questo?" chiese Kagura avvicinando la mano ad una tastierina lucida,
"Ehi!
Non toccarla" il demone nero non riuscì a terminare di parlare che un
allarme suonò nuovamente, la ragazza aveva appoggiato la mano sulla superficie
"Rilevatore
di impronte, serve per aprire la porta" terminò osservandola con uno
sguardo assassino.
Qualche
minuto dopo stavano correndo per i corridoi cercando un luogo sicuro dove
nascondersi,
"Tutto
questo è ridicolo, sono stato in questa astronave per mesi e nessuno si è mai
accorto di me. Poi siete arrivati voi idioti e vi siete fatti beccare"
"Vecchio
mio, è questo il bello" rise Sakamoto appoggiandogli una mano sulla spalla
e accostandocisi durante la corsa,
"Se non
togli quella mano te la staccherò a morsi"
"In
realtà mi vuole bene" rise, ma seguì comunque il consiglio,
"Immagino
come io ne voglio a Hijikata" constatò Okita ricevendo un'occhiataccia dal
suo superiore.
"Ho un
piano, Katsura hai un po' di quei teli che utilizzi per camuffarti?"
chiese Takasugi,
"Sempre
a portata di mano"
"Perfetto,
ora ascoltatemi"
Seriamente,
quante possibilità c'erano che Lya fosse ancora viva?
Inesistenti.
Il corpo era ancora caldo quando l'avevano sotterrata ma il cuore non batteva.
La testa le era stata staccata brutalmente dal busto...
Ma quella
era lei, non aveva dubbi.
Perchè da
quando l'aveva rivista il cuore aveva fatto un salto ed aveva ricominciato a
battere dopo tanti anni.
"Per
caso avete un guasto ai sensori di allarme? Quelle sirene non fanno che
suonare" affermò sarcastico rivolto alla guardia che era stata lasciata
fuori dalla sua cella. L'amanto non si voltò neppure, temendo di finire come il
suo predecessore.
Shiroyasha
continuava a ruotare le mani e a cambiare posizione per cercare di liberarsi
dalle catene. Ogni movimento gli provocava una fitta di dolore e nuovo liquido
rosso usciva dalla ferita.
"Merda"
un forte bruciore gli fece capire che dai polsi logorati stava iniziando ad
uscire del sangue.
A causa
della forte perdita del sangue, la carenza di acqua e di cibo iniziava a
farsi sentire prepotentemente.
"Se
continui a dimenarti le mani ti si staccheranno" disse il carceriere
disturbato dal continuo tintinnio delle catene unito allo stridio dell'allarme,
"Ma
guarda, non sapevo che le bestie sapessero parlare"
"E io
non credevo che i samurai fossero così deboli"
"Perchè
non entri e ne parliamo a quattr'occhi?"
"Non
sono stupido"
"Cavolo
eppure ne ho uccisi tanti della tua razza in questo modo, vuoi dirmi che vi
siete evoluti?" l'allusione alle perdite che gli amanto avevano avuto per
causa sua gli fecero perdere la testa.
Gintoki vide
la porta spalancarsi e la mole enorme dell'amanto coprirgli parte della sua
unica fonte di luce.
L'alieno con
la testa d'aquila l'afferrò per il kimono da combattimento con i lunghi
artigli, avvicinandolo a sè,
"Non ne
ucciderai più umano" l'argenteo soppresse un gemito di dolore causato
dallo stiramento delle braccia, rimaste ancorate al muro.
"Se non
lo farò io ne faranno altri, non cambierà niente dopo la mia morte"
l'amanto gli sputò il faccia quindi lo ributtò in terra.
Prima di
andarsene gli calpestò la ferita sulla spalla, Gin urlò dal dolore e dalla
rabbia... Ma i suoi occhi immersi nel fuoco non vacillarono un attimo,
continuarono ad osservare il torturatore con odio e disgusto.
Se solo
fosse stato libero.
"Questo
è il tuo posto" quindi la guardia uscì, tornando alla sua postazione,
Sei
veramente uno stupido il samurai guardò con soddisfazione il pugnale che era
riuscito a far cadere al suo aggressore senza che se ne accorgesse,
Diamo il via
ai giochi chissà se si ricordava ancora le
mosse che gli aveva insegnato Takasugi per spezzare le catene.
Gli amanto
nel frattempo continuavano a correre nei corridoi, ormai era sicuro che c'erano
degli intrusi e se non fossero riusciti a catturarli Shein non li avrebbe
perdonati tanto facilmente.
Ad un
tratto i loro TracciaOdori si erano spenti, sembrava che avessero
raggiunto l'obbiettivo... Si guardarono intorno ma non c'era niente.
Un rumore
assordante e gli inseguitori fecero appena in tempo ad alzare gli occhi verso
il soffitto per vedere un ombrello calare sulle loro teste.
Molti
perirono altri rimasero ad osservare allibiti la voragine sul terreno.
Tra le
polveri e le ceneri create intravidero dei capelli color carota ed un sorriso
largo,
"E tu
chi sei?"
"Solo
una dipendente di un cespuglio incolto" rispose appoggiando l'ombrello
sulla spalla,
"Poco
importa, sei circondata."
"Sarà
una passeggiata ucciderti" terminò un altro. Ma il sorriso non lasciò il
volto di Kagura,
"Sicuri?"
improvvisamente i suoi compagni lasciarono cadere a terra i teli dietro i quali
si erano riparati.
"Credo
sia il contrario" affermò in una nuvola di fumo Takasugi alludendo alla
loro disposizione a cerchio, disporsi in quel modo era stata un'ottima idea.
Nonostante fossero in minoranza li avevano praticamente accerchiati.
"Dimostriamo
a questi amanto a temere i samurai" disse semplicemente Tsura estrendo la
katana, con il suo attacco lo scontro ebbe inizio. Il sangue schizzava ovunque,
gli attacchi erano fatti per uccidere, ma Shinpachi e Kagura non avevano il tempo
di fermarsi a pensare.
Lo dovevano
anche al loro capo, amico, fratello.
Tutti
rimasero colpiti dalla loro rapidità e forza, credevano che fossero totalmente
inesperti invece stavano dimostrando di essere in grado di cavarsela
egregiamente.
Li hai fatti
diventare delle bestie senza artigli, ma hanno delle belle fauci pensò Takasugi vedendoli combattere
con uno stile grezzo ma aggressivo.
Gintoki
sospirò di piacere quando riuscì a fare leva nel punto giusto liberandosi i
polsi, senza fare alcun rumore si allontanò dal muro e si osservò le braccia.
Per potersi liberare si era procurato nuovi tagli e ferite, ma non importava.
Sorrise
vittorioso guardando la porta. Si riavvicinò al punto precedente e si accucciò
mesto fingendo di essere ancora legato.
"Ehi
tu! Stavo pensando che se ti sei arrabbiato il quel modo prima vuol dire che ho
ucciso qualcuno che conoscevi" non ricevette alcuno risposta quindi
proseguì,
"Un
amico? Io credo un parente... Magari un fratello o un padre" le spalle
dell'amanto sussultarono,
"Beh certo
ti sentirai in colpa, forse se tu ci fossi stato non sarebbero caduti sotto la
mia lama" il corpo del carceriere iniziò a tremare,
"Mi
ricordo la tua razza, prima di uccidere il vostro nemico gli strappavate gli
arti o lo violentavate" la voce era carica di disgusto a ricordare quegli
episodi,
"Meritavate
di essere decimati"
"Ora
basta!" la porta si spalancò e la figura con la testa da rapace entrò con
passo violento ed estrasse la katana che teneva ad un fianco.
"E'
tradizione prendere qualcosa del vinto... Mi prenderò una tua gamba e poi mi
sorbirò la punizione di Shein ma ne varrà la pena" appena fu abbastanza
vicino Gintoki si alzò di scatto e lo pugnalò al centro del petto.
“Allora io
mi prenderò la tua vita, se non ti spiace”
La lama
sprofondò in profondità, perforandogli addirittura i polmoni,
"Bastardo"
esalò con l'ultimo respiro cadendo a terra,
"Quello
è il tuo posto" replicò Gin emulando le parole dette poco prima
dall'amanto. Gli prese la spada ed alcuni oggetti che trovò rovistandogli nella
veste.
Lentamente
si ritrovò nel corridoio ed iniziò a percorrerlo, appoggiandosi con una mano al
muro per cercare di sorreggersi e di avanzare velocemente nonostante la
stanchezza.
Ascoltò il
silenzio per cercare di percepire ogni minimo rumore. Sicuramente i suoi amici
si erano fatti beccare prima di fare saltare in aria la sala macchine, li
avrebbe raggiunti. Il suo pensiero volò a Katsura, a Sakamoto e, chissà, a Takasugi.
Non si
perderebbe una battaglia per nulla al mondo lo giustificò, era sicuro che l'avrebbe
trovato insieme agli altri ex compagni. D’altronde era una battaglia che, tempo
prima, avevano perso insieme.
Avrebbero
combattuto, di nuovo, contro quegli amanto che continuavano a togliere loro la
libertà e persone a loro più care.
Di nuovo
avrebbero sofferto o gioito.
Uniti per
continuare la guerra cominciata molti anni prima. Di nuovo vicini, con le spade
unite... Pronti a perdere o a trionfare.
Con una
lealtà che solo i samurai avevano.
Con un onore
che solo gli uomini rispettavano.
Fatemi sapere cosa ne pensate!!
A presto ^^
(P.S. temo che Takasugi mi stia venendo un po' OCC )