“..mio
piccolo Achille.” disse con
voce flebile e un sorriso così perfetto da far invidia al
sole. Quei
suoi occhi verdi brillavano come stelle per via delle numerose
candele e la sua voce soave riecheggiava nella testa come il suono di
un'arpa suonata dalla migliore musicista di Atene.
“Madre, se io sono discendente di
Achille, qual'è il mio tallone? Quale sarà la mia
sconfitta?”
chiese curioso, inclinando il capo da una parte, la sua voce
però
era squillante e pulita.
“Oh mio Alessandro, il tuo tallone è
proprio qui..” sussurrò avvicinandosi, si
chinò di fronte a lui e
gli puntò il dito sul petto all'altezza del cuore
“..ma non sarà
la tua sconfitta. Sarà il tuo più grande pregio.
I re precedenti a
te erano vili e rozzi, ciò importava a loro era solo la sete
della
vittoria, la voglia di nuove donne e il desiderio di uccidere e
sottomettere. Ma tu, in te, c'è un cuore enorme. In te vedo
un vero
re, in te vedo un grande uomo Alessandro. Non dimenticarlo.”
gli
sorrise dandogli un delicato bacio sulla fronte e poi portò
i suoi
occhi di fronte a lui. Sorrise ancora.
Alessandro
aprì lentamente gl'occhi,
convinto che quello non era un sogno ma uno strano e bellissimo
ricordo. Si portò una mano sul viso sfregandosi gl'occhi con
due
dita e poi voltò il capo alla sua sinistra, ritrovandosi il
viso di
Efestione a pochi centimetri.
Dormiva tranquillamente e sulle sue
labbra vi era una smorfia, simile ad un sorriso. Si doveva essere
addormentato così.
Si voltò sul fianco rivolto verso di
lui e rimase a fissarlo, quasi come se fosse uno dei dipinti
più
spettacolari nella storia della Grecia. Allungò una mano
verso la
sua spalla ma ostentò a sfiorargli la pelle. Forse per paura
di
svegliarlo o forse per paura che tutto ciò fosse un sogno.
Ma quando
appoggiò la mano sulla sua morbida pelle sorrise, era tutto
vero.
Ma quel momento fu' disturbato da
qualcuno che bussò bruscamente alla porta.
Alessandro si tirò su
con il busto e fece per parlare, ma chi bussava lo
precedette.
“Alessandro? Sei sveglio? Ho urgentemente bisogno di
parlarti. Ora!” urlò appena Roxane.
Alessandro roteò gl'occhi
stringendo una mano a pugno.
“Alessandro? Avanti sveglia!”
urlò, ma questa volta con più insistenza,
battendo una mano sulla
porta.
A quel forte rumore Efestione aprì
gl'occhi e ancora addormentato si volse con il capo verso la
porta.
“Alessandro avant..” fece per parlare ma Alessandro
si
girò velocemente verso di lui e con un piccolo sorriso gli
posò due
dita sulle labbra, Efestione sorrise annuendo appena.
“Sssht,
zitto. Non azzardarti a farti sentire.” sussurrò
guardandolo negli
occhi per poi stendersi lentamente su di lui, facendo scivolare la
mano tra i suoi capelli.
“Uomo tu sei folle.” gemì appena
Efestione, appoggiando le mani sui suoi fianchi mentre lo guardava
negli occhi.
“Oh non puoi sapere quanto.”
sussurrò ridendo silenziosamente.
“Alessandro!” urlò nuovamente
Roxane, battendo entrambi i pugni sulla porta.
Efestione volse il viso verso la porta
a quel gesto, ma Alessandro gliela voltò nuovamente e
premette le
labbra sulle sue, chiudendo gl'occhi.
Efestione rimase per un'attimo
interdetto, ma si rilassò velocemente, avvolgendo un braccio
intorno
al suo collo e di scatto lo strinse con forza a se, ricambiando il
bacio.
Quando i due si staccarono, si guardarono intensamente
negli occhi, entrambi sereni.
“Come ti senti, mio re?” mormorò
il giovane, passando una mano tra i capelli del ragazzo.
“Divinamente, per Dioniso” sussurrò
il re, sorridendo ancora più ampiamente e poi
inclinò il capo da un
lato come suo solito fare “E tu, mio più fedele
amico?”
“Mi hai letto nel pensiero,
Alessandro.” mormorò ancora alzando appena il capo
dal cuscino e
lasciò un veloce bacio sulle labbra socchiuse del re.
Alessandro rimase immobile, ma poco
prima che Efestione si staccò gli morse il labbro inferiore.
Poi
scese dal letto distendendo le braccia verso l'alto e prese da terra
la tunica della sera prima.
“Fuggi da me? Così presto?” disse
Efestione, mettendosi seduto sul letto.
“Voglio scoprire cosa aveva di così
importante da dirmi quel cane rognoso che ha disturbato il tuo
sonno.” annuì sorridendo mentre si
sistemò la tunica sulla vita
prima di mettersi i pantaloni arabi.
“Avanti ammetti che ti manca così
tanto, quella..quella brava donna.” disse Efestione quasi con
lieve
amarezza mentre sorrise scendendo dal letto. Diede una piccola
spallata al re e si diresse verso il bagno.
“Idiota di una macedone!” rise
Alessandro, lanciandogli la sua tunica.
Efestione rise voltandosi un'attimo
verso di lui e poi grattandosi la spalla sussurrò.
“Vedi di muoverti Re Macedone o
potrei scappare io.” annuì sorridendo prima di
sparire dietro il
muro del bagno.
Alessandro scosse il capo sorridendo e una volta
infilatosi i calzari nei piedi uscì dalla camera.
Mentre
camminava verso gli alloggi di Roxane, si sistemò i capelli
con una
mano, scuotendo il capo ripensando a quella notte. Quasi come se non
ci credesse.
Arrivò davanti alla porta e dopo un lungo respiro
bussò.
Roxane aprì subito la porta e lo guardò dalla
testa ai
piedi, poi alzò la mano come per dargli una sberla, ma i
riflessi di
Alessandro, se pur mattina, erano perfetti e le bloccò la
mano
prendendogli il polso.
“Azzardati ancora una volta e giuro che
ti pentirai di averlo anche solo pensato.”
sussurrò Alessandro
fissandola negli occhi e la spinse dentro la camera, sbattendo la
porta dietro di se.
“Mi fai male.” emise la donna, stringendo
i denti.
Una volta chiusa la porta le lasciò il
polso scagliando via la sua mano.
“Cosa volevi prima, eh?” disse
ignorando quasi le sue parole, e si guardò attorno.
Fulminando con
lo sguardo le sue ancelle, che impaurite uscirono dalla camera in un
batter d'occhio.
“Volevo parlare con te di nostro
figlio.” disse Roxane massaggiandosi il polso, con i segni
evidenti
delle dita del re.
“Nostro figlio?” rispose Alessandro
scoppiando a ridere e tornò a guardarla “E chi mi
dice che sia
mio, mh?” disse ancora avvicinandosi nuovamente a lui.
La donna
indietreggiò appena, abbassando lo sguardo,
balbettò qualcosa e poi
si morse il labbro inferiore “Mio re, come puoi pensare che
io ti
stia traendo in un così grande tranello?”
sussurrò.
“Se
prima lo dubitavo, ora ne sono certo Roxane. La tua mente è
così
contorta e difficile, che hai ideato tutto ciò pur di
tenermi
incollato a te. Nemmeno mi guardi, indietreggi al mio arrivo e fai
difficoltà a parlare. Qualcosa mi dice che hai raccontato
una
menzogna più grande di te.” le sussurrò
e finì la frase portando
le labbra vicino al suo orecchio.
Roxane sgranò gl'occhi guardando
davanti a se e quasi senza accorgersene tremò lievemente.
Alessandro
si staccò nuovamente da lei e la guardò negli
occhi.
“Fai in
modo che io non scopra mai chi sta complottando insieme a te, ovvero
il padre del bambino, perché sai bene che non
sarò clemente. Con
nessuno!” disse puntandole un dito e poi si voltò
uscendo dalla
porta che lasciò aperta.
Roxane, ancora immobile, cadde sulle
ginocchia senza parole. Sapeva cosa aveva appena
scatenato.
Alessandro,
preso dalla furia si diresse verso gli
alloggiamenti dei generali e si fermò davanti alla porta di
Tolomeo,
bussando diverse volte con insistenza.
“Arrivo, arrivo.”
mormorò Tolomeo dall'altra parte e aprì la porta,
spalancando
gl'occhi quando vide Alessandro. “Mio re, c'è
qualcosa che ti
turba?” chiese subito.
“L'unica cosa che mi turba ora è
vederti in questo stato Tolomeo. Quanto hai bevuto ieri
notte?”
fece una smorfia guardandolo e entrò nella camera,
portandosi una
mano sul fianco.
Tolomeo scosse il capo, chiudendo la porta e poi
si volse verso il ragazzo, incrociando le braccia al petto.
Alessandro andò a guardarlo e inarcò
un sopracciglio, non capendo, ma al cenno di Tolomeo capì.
“Roxane
mi ha mentito. E io stolto che ci ho creduto. Non è in
attesa di mio
figlio. E' il figlio di qualcun' altro quello che porta in
grembo.”
allargò le braccia, fissando l'amico.
“Hai qualche sospetto?” disse
Tolomeo avvicinandosi appena al re.
Alessandro scosse il capo continuando a
guardarlo e si appoggiò le mani sui fianchi.
“Non ti preoccupare Alessandro,
troveremo chi è. Farò in modo che salti fuori
come un bocciolo in
primavera. Te lo prometto.” continuò il generale
posando una mano
sulla spalla del re.
“Sapevo di poter contare sul tuo
aiuto.” annuì sorridendo appena e poi fece un
lungo respiro.
“Ma dimmi un po', giovane uomo..”
sussurrò Tolomeo dandogli un piccolo pungo sul petto
“..com'è
andata la notte eh?” mormorò ridendo.
“Per gli Dei Tolomeo!”
rise il re spingendo via l'amico e poi scosse appena il capo
guardandolo.
“Avanti, pensi che non abbia capito
cosa sia successo? Mi insulti se pensi che io non ti conosca
così
bene.” rise ancora il generale, pizzicando il fianco del
ragazzo.
“Allora sei sai, non - hai - bisogno
- di - chiedere.” disse Alessandro scandendo ogni parola
mentre gli
bloccò la mano, per poi uscire ridendo.
“Ci vediamo al
banchetto, Tolomeo.” finì uscendo dalla camera e
al fondo del
corridoio incrociò lo sguardo con Cassandro, che giaceva
appoggiato
alla piglia con un calice in mano.
Alessandro socchiuse gl'occhi
guardandolo attentamente e poi imboccò il corridoio che
portava alla
sua camera.
Vi entrò e si voltò per chiudere la porta, quando
due mani gli oscurarono gl'occhi. Poi sentì delle calde
labbra sul
collo. Sorrise nuovamente appoggiando le mani sulle sue e
inclinò il
capo da una parte.
“Ci hai messo troppo, Alexandrè.”
sussurrò Efestione vicino al suo orecchio.