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Autore: Di_amanti    02/02/2014    2 recensioni
" Ci sono giorni in cui proviamo disperatamente a farci appartenere una vita al di là di un vetro. E' quello che succede a chi ha vissuto troppo a lungo di illusioni e non le tollera più.
Cosa gli rimane? Semplicemente guardare come la vita si diverte a giocare da sola.
Perciò ecco spiegato il motivo per cui Caroline Forbes si trovava paralizzata davanti alla finestra della cucina.
I colori dell'autunno sembravano volerla riscuotere da quel sonno interminabile. Incredibile che il sole regnasse così prepotentemente nel cielo terso di un novembre già inoltrato.
Si trovò ad osservare le foglie rossastre che oscillavano ai sospiri del vento per lasciarsi cadere su un letto di malinconica natura appassita. Si trovò a pensare a quanto le sembrasse pacifico quel lungo letargo, in attesa di un domani più degno di essere vissuto.
Era una di quelle foglie? "
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Damon Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Terminando la lenta corsa, la lancetta corta raggiunse la più lunga, che sembrò accoglierla con benevolenza sul gigantesco numero rosso dell'orologio. Le due in punto.

Caroline si limitò a sospirare, gli occhi che viaggiavano tra ricordi e presente.

Per quanto tempo aveva guardato le foglie secche cadere? Da quante ore si trovava lì, precisamente? Una? Due?

Si rispose che dopotutto non aveva importanza.

Ci sono giorni in cui proviamo disperatamente a farci appartenere una vita al di là di un vetro. E' quello che succede a chi ha vissuto troppo a lungo di illusioni e non le tollera più.

Cosa gli rimane? Semplicemente guardare come la vita si diverte a giocare da sola.

Perciò ecco spiegato il motivo per cui Caroline Forbes si trovava paralizzata davanti alla finestra della cucina.

I colori dell'autunno sembravano volerla riscuotere da quel sonno interminabile. Incredibile che il sole regnasse così prepotentemente nel cielo terso di un novembre già inoltrato.

Si trovò ad osservare le foglie rossastre che oscillavano ai sospiri del vento per lasciarsi cadere su un letto di malinconica natura appassita. Si trovò a pensare a quanto le sembrasse pacifico quel lungo letargo, in attesa di un domani più degno di essere vissuto.

Era una di quelle foglie?

- Permettere ad un ragazzo di ridurti così, complimenti Car. - Mormorò in tono ironico alla sua parte emotiva, allontanandosi in direzione della porta.

- Damon! Suonare il campanello non guasterebbe qualche volta! - Fece con espressione irritata, concentrandosi su quanto un viso amico le dovesse essere di conforto, dopo una settimana di isolamento.

Non era così.

- Potrei anche farlo, ma non penso lo sentiresti. Sembravi molto impegnata a... a fare cosa scusa? -

Damon inarcò un sopracciglio, accennando alla finestra con un movimento del capo.

- Nulla. - Rispose lei in un sospiro. - Ma anche fare nulla è più importante che stare qui a parlare con te. - Gli sorrise sorniona ricevendo in cambio un'occhiata fulminante. - Che vuoi? -

- Accidenti, a qualcuno la solitudine non giova, sai cosa potresti... -

- Damon! -

- D'accordo, vado al punto. Dopo quanto è successo Stef ed Elena credono che li odi e che non tornerai mai più. - Il ragazzo si sistemò il colletto della giacca di pelle nera. - Chi meglio di me ti può infastidire al punto da farti sentire la mancanza di Mystic Falls? -

Caroline rise. - Tu saresti il mio eroe? -

- Preferisco salvatore. -

- Damon le tue battute peggiorano di giorno in giorno. -

- Mi pare di aver visto un sorriso, però. - Fece lui bisbigliando. Portandosi teatralmente una mano accanto alle labbra continuò. - Che ne è stato del tuo rossetto? L'hai usato per scrivere messaggi minatori sugli specchi di Elena? -

La bionda rise di nuovo, stupefatta di se stessa. Aveva lavorato per una settimana su quella finta risata. Una risata di plastica. Il suono sembrava rimbalzare da ogni parte, eccetto che dentro di lei. E così le stava bene.

Riguardo come riuscisse a dissimulare, fingere che tutto si chiudesse lì, oltre quel vetro, non si pose domande.

Notò che anche Damon stava ridendo. Ed entrambi rimasero in piedi sulla porta, per qualche minuto, Damon a lasciarsi bagnare da quella pioggia di risate, a lasciarsi travolgere da quell'unica goccia di allegria, in quell'oceano di disperazione. Caroline a ricordare, senza dolore finalmente.

Fu il più vecchio a parlare. - Ci manchi, Forbes. -

- Mi mancate anche voi, Damon. Ma non posso tornare. Non prima di... -

- Capisco. - La interruppe lui. - Se ti consola, Tyler sarà fuori gioco per un bel po'. -

- Cosa gli hai fatto? - Non si preoccupò di celare una nota di finta preoccupazione nella sua voce.

- Solo ciò che si meritava. Non è più lui ormai, Caroline. -

- Lo so, ma... -

Si domandò tra sé e sé come potesse essere così facile cancellare in un secondo tutti i sentimenti di una vita.

- Ma ti piacerebbe che potesse tornare ad esserlo. - Damon la interruppe di nuovo. - Ma occorre che

guardi in faccia la realtà, per quanto possa fare male. Dopo il vostro litigio io e il licantropo abbiamo avuto un banalissimo scontro, da cui ovviamente io sono uscito vincente. - Caroline scosse la testa in segno di disappunto. - E poi ha scelto lui stesso di andarsene. E... -

Gli occhi chiari del vampiro sembravano fuggire da quelli della sua interlocutrice.

- E cosa? Damon? - Fece lei spazientita.

- E di non tornare. - Lui risollevò lo sguardo, preparandosi ad annegare in un mare di lacrime.

Ma non vide ciò che si aspettava. Non vide una Caroline pallida, intrisa di pensieri negativi, magari suicidi. Non vide un' adolescente che necessita il calore di un abbraccio, delle parole smielate o quant'altro.

Osservò Caroline annuire convinta, spezzare quel velo di speranza che le aveva sempre avvolto il cuore da quando la conosceva.

E in un attimo realizzò.

- Car, che hai fatto alle tue emozioni? -

  
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