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Autore: Danila_s    02/02/2014    12 recensioni
Ricordo solo alcuni particolari di quel momento: la temperatura oltre i duemila gradi della mia faccia e due mani enormi che mi raccoglievano da terra. Ricordo in modo particolare il tatuaggio a forma di croce sulla mano sinistra dell’eroe per il semplice fatto che la fissai per tutto il tempo durante il quale il mio salvatore teneva le mie mani chiedendomi se stessi bene. Una cosa da trauma infantile, vi giuro. Solo quando (sempre l’eroe) urlò a tutti di smetterla di ridere, facendosi per altro rispettare, ebbi il coraggio di alzare lo sguardo e SBAM! rimasi come una rincretinita a fissargli il viso, occhi di un verde incredibile, sorriso da infarto e fossette da bambino. Ma voi ve la immaginate una scena così?! Mi sono sempre chiesta cosa abbia pensato di me in quel momento. Non solo la cretina casca come una pera cotta spiaccicandosi sul pavimento e non parla, rimane addirittura a fissarti mentre le sorridi e le dici che sei Harry Styles e che è un piacere conoscerti.
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Parla con me

 


 

 

“La musica assordante di questo posto rischierà di rompermi i timpani!” mi urla Jenna in un orecchio, costringendomi a strizzare le palpebre per il fastidio che la sua voce mi ha causato.
“Se urli, non mi aiuti!” ribatto, annoiata. Lei sbuffa, poi mi fa capire a gesti che andrà a prendere da bere e senza darmi tempo di annuire la perdo di vista in mezzo alla pista.


Mi ha convinta a venire a questa stupida festa solo perché è l’ultima sera che passo in questo posto prima che arrivi l’estate e quindi la vacanza con i miei in Francia e perché in fondo vedere con i propri occhi una villa con piscina, di quelle che si trovano solo nei film, ha incuriosito persino me.
Non che di solito non vada alle feste, insomma, sono un’adolescente anch’io; è solo che di norma non vado matta per le discoteche, i ragazzi ubriachi fradici che invece di tentare di approcciare dicendo due parole in croce preferiscono mettersi dietro di te e strusciarsi un po’ mentre balli, sperando che tu ti giri e ti lasci andare tra le loro forti braccia. La cosa che più mi disgusta è che c’è davvero qualcuno che dà retta a carciofi simili, io li trovo orribilmente banali, ma d’altronde io sono una di quelle ragazze che trae esperienza dai libri o dai racconti delle amiche.
STOP.
Torniamo indietro.
Con questo non voglio dire che sono una secchiona o asociale racchia studentessa di liceo. Non sono magra, non sono enorme, non sono bellissima, non sono brutta. Inutile piangersi addosso, sono consapevole che quando voglio faccio la mia sporca figura, ma non per questo devo sbavare dietro al primo che passa.
Ho il mio cerchio di amici, non sono una sfigata come non sono popolare, ogni tanto qualcuno ci prova con me e SPESSO quel qualcuno non è esattamente il mio tipo, ho avuto delle esperienze più o meno spinte con dei ragazzi ma non ho ancora … concluso.
Fatto il misfatto. Insomma dai, il tanto venerato sesso.
Ci sono altre cose che non ho fatto, ma non intendo soffermarmi su questo punto.
Quando un gran bel pezzo di figo mi passa vicino o per caso, incrocia il mio sguardo, non è che divento un pezzo di ghiaccio o al posto degli ormoni ho due melanzane ammuffite. E’ solo che mi sono fermamente convinta, date esperienze e testimonianze, che il sopracitato bel pezzo di figo è:
A. fidanzato con un’altrettanto bella pezza di figa;
B. gay;
C. uno di quelli che si farebbe persino tua nonna;
D. sexy, single e gentile ma non mi vedrebbe nemmeno se gli sbattessi contro.
E non sono di certo melodrammatica! E’ solo la verità e ormai me ne sono fatta una ragione.

Sono talmente persa nei miei pensieri che non mi accorgo che qualcuno cerca di attirare la mia attenzione finché questo qualcuno non mi urla nell’orecchio, di nuovo.
“Daphne! Ti sto chiamando da mezz’ora!” questa volta è Carmen, la mia vicina di casa, nonché la persona tramite la quale ho conosciuto Jenna e tutti gli altri e a cui non smetterò mai di essere grata appunto per questo.
“Scusa non ti sentivo! La musica è troppo alta!” rispondo dopo un attimo di smarrimento.
“E’ esattamente questo il bello!” mi dice lei, con un’espressione talmente esaltata da essere probabilmente causata da tutto l’alcol che ha ingerito. “Zayn è meraviglioso questa sera!” continua con il tono di voce a due mila.
Certamente ubriaca.
“Come hai fatto a riconoscerlo, scusa?” le chiedo, un po’ confusa. Già, dimenticavo di dire che oltre ad essere già di per sé una stupida festa, è doppiamente ridicola, dato che mi sono dovuta conciare come un’idiota solo perché quando Louis Tomlinson aveva invitato Jenna a casa sua aveva specificato, sia di portare tutte le amiche che voleva ovviamente, e che “in perfetto stile Tommo”, parole sue, la festa sarebbe stata in maschera. Il tutto accompagnato da sguardi ammiccanti e occhiolini che Jenna mi aveva riferito nel minimo dettaglio, tanto che ormai conosco anche la più inesistente sfumatura degli “occhi più belli che abbia mai visto in tutta la mia vita!”.
Adoro Jenna, ma spesso mi chiedo cosa ho fatto di male per meritarmi una migliore amica così vivace e senza freni. A volte mi fa paura.
Tornando a Carmen, questa è decisamente partita per la tangente a raccontare che naturalmente era bastato uno sguardo per riconoscere il sedere “da Dio” di uno dei ragazzi più belli della scuola.
Grazie a Dio arrivano per trarmi in salvo Niall e Lottie, rispettivamente, il migliore amico più straordinario del mondo, e la sua ragazza, nonché organizzatrice della festa e sorella minore del pollo, aka Louis Jenna-è-pazza-di-me Tomlinson. Non ho neanche il tempo di salutarli che una mano mi acciuffa il braccio e mi trascina in mezzo alla folla. Ma sono io o questa sera è come se non avessi il pieno controllo di quello che succede SENZA NEANCHE ESSERE SBRONZA?!
“Ok, ho appena visto Lou in piscina, cazzo cazzo cazzo, IN COSTUME!!” Jenna, naturalmente.
Timpano, davvero, non è colpa mia, perdonami.
Faccio una smorfia in direzione della mia amica ma ovviamente anche lei come Carmen è completamente andata e attacca una dettagliata quanto disgustosa descrizione degli occhi di Louis che rispecchiano la piscina e bla bla bla.
Dio, la adoro, ma se non mi allontano adesso, rischio il collasso.
Le suggerisco di andare a parlargli (l’ho fatto davvero?) e le urlo un’in bocca a lupo (mi sono dovuta purtroppo lasciar condizionare dal volume assordante della musica e adattarmi alle urla, ma sono già pentita, giuro). Scappo via prima che abbia il tempo di dire nulla e vago alla ricerca di un posto più tranquillo.
Da qualche parte nella mischia di ragazzi e ragazze dovrebbe esserci anche Lizzie, l’ultima scalmanata che posso considerare tra le mie migliori amiche. Formiamo un bel gruppetto noi quattro: Carmen e Jenna sono sicuramente le più folli, con la differenza che Carmen, con i suoi capelli ramati e gli occhi così scuri da sembrare neri, quando si tratta di ragazzi impazzisce quasi per chiunque, ha una categoria per ogni ragazzo che le passa sotto mano, il misterioso, il simpatico, il bello, l’antipatico, il timido, e la cosa preoccupante è che le piacciono TUTTI. Ognuno di loro ha qualcosa che la attrae, l’anno scorso ha passato una settimana in fissa con Cole, che di sicuro è un ragazzo dolcissimo e, come diceva Carmen, sempre pronto ad aiutare gli altri, ma il fatto che Jenna lo avesse incrociato un pomeriggio al parco mentre discuteva con due ragazze su quale delle due fosse DAVVERO la sua fidanzata, l’aveva fatta rinsavire. Jenna invece, con i suoi adorabili ricci scuri e gli occhi color caramello, è da circa tre anni stracotta di quel pollo di Tomlinson, non che abbia qualcosa contro di lui, anzi, penso che addirittura sia un bravo ragazzo, è solo che assistere al rossore che ricopre interamente la faccia minuta di Jenna ogni volta chiamo Louis con qualche epiteto poco carino, mi fa sbellicare troppo dalle risate per poter smettere. Lizzie, invece, è quella pacata, la saggia: quando Carmen dà di matto per qualcuno solo lei riesce a farla ragionare; da un po’ di tempo ci parla di un ragazzo del corso di filosofia di cui è cotta, ma che, a quanto dice lei, neanche la guarda in faccia. Detto tra noi, ne dubito fortemente, gli occhi azzurri nascosti dagli occhiali squadrati, i capelli biondi e lunghi fino a metà schiena e la sua pelle chiara punteggiata di lentiggini non passano mai inosservati, di sicuro nemmeno a questo fantomatico Liam.
Mi fermo un attimo per chiedere una bottiglia di birra in cucina.
State tranquilli, non finirò come nelle migliori storie d’amore ubriaca o drogata e salvata dal principe azzurro, è soltanto una normalissima birra tedesca.
Ma torniamo a noi, non mi sono presentata per bene: Mi chiamo Daphne Rogers, ho 18 anni e sono, lo ammetto, la più normale del gruppo. Non lo dico certo per vantarmi!
Ognuna di loro ha un qualcosa di particolare o originale, che si fa notare. Io sono di una banalità giornaliera.
Una di quelle che nessuno si gira a guardare per strada o nota alla prima occhiata. Non sono troppo alta, né troppo bassa, i capelli e gli occhi sono dello stesso banalissimo castano, non ho due tette da guinness world record ma neanche due mozzarelline appassite, non ho il sedere di Rihanna, ma neanche quello moscio di Dakota Hirvin, la secchiona del corso di letteratura inglese, non ho doti particolari, i miei voti sono nella media, ho dei genitori non troppo permissivi ma neanche troppo severi, una sorella maggiore rompipalle con cui litigo continuamente e tre gatti adorabili.
Adesso capite cosa intendo quando dico normale?

Interrompo il mio commovente monologo interiore quando mi rendo conto che non c’è neanche uno straccio di angolino tranquillo dove sedersi e aspettare che la serata scorra il più velocemente possibile.
Poi però adocchio le scale da cui non proviene alcuna luce e senza dare troppo nell’occhio salgo al piano di sopra. Provo una sensazione vicina all’estasi quando mi rendo conto che la musica lassù è notevolmente attutita, la terra promessa in sostanza.
Ci sono la bellezza di sette porte chiuse, e io come faccio a capire quale aprire?!
Supero le stanze da dove provengono rumori e ansiti sospetti e mi ritrovo davanti alla penultima stanza su cui penzola il cartello “bagno”. Chiudo gli occhi per il sollievo e spalanco la porta rimanendo pietrificata sul posto subito dopo, perché cavolo quella è proprio Lizzie, e quella è proprio la sua bocca attaccata ad un’altra bocca. Sono nel mezzo della stanza e il ragazzo, che, conoscendo Liz, deve essere il famoso Liam, sta schiacciando la mia amica contro il lavandino.
Non appena il mio cervello recepisce il tutto non posso fare a meno di sbottare:
“Oh porca troia!”
I due finalmente si accorgono di me e sobbalzando si voltano in contemporanea verso la porta. Elizabeth ha le guancie rosse e la bocca spalancata, ma non riesce a dire nulla che mi rendo conto della situazione in ritardo ed esclamo: “Scusate il disturbo, buon proseguimento!”
Decisamente un uscita ad effetto, ma che diamine sono traumatizzata. Non per il bacio in sé, ma per le condizioni di Liz, vedere la persona più calma che conosci sconvolta in quel modo, non è una cosa da tutti i giorni. Però sorrido, perché so che se la bionda ha permesso che una cosa simile accadesse significa solo che sono entrambi stracotti l’uno dell’altra e la cosa non può che farmi piacere.
Prima che Elizabeth decida di seguirmi, corro a nascondermi all’interno dell’unica stanza che ancora mi rimane. “Meno male che non c’è nessuno” penso, appoggiandomi alla porta con la schiena. Sospiro, finalmente in pace. Dalla luce che proviene dalla serranda quasi completamente chiusa, scorgo un letto matrimoniale a pochi passi da me, giusto il tempo di scolarmi l’ultimo sorso di birra e di lasciarla a terra che mi ci lancio sopra a peso morto.
“Finalmente, la pace.” sussurro tra me e me, nel mio agognato relax.
“E’ davvero così male questa festa?”
No, quella che parla non sono io e bè…
“Ma porca puttana! Chi cazzo c’è?!” urlo, terrorizzata, schizzando a sedere sul letto.
Sento una risata roca provenire da destra e rilassandomi mi rendo conto che c’è un tipo seduto a terra appoggiato alla parete di fronte alla porta.
“Scusa non volevo spaventarti” dice, e sento dalla voce che sta ancora sorridendo per la mia reazione.
“Scusa, ci conosciamo?” già perché io questa voce l’ho già sentita solo che non riesco proprio a ricordare dove.
“Non lo so, non riesco a vederti” risponde lui. Ovvio.
Mi sporgo ad accendere la piccola lampada sul comodino, strizzando gli occhi per il fastidio.
Torno a girarmi, ma proprio non lo so se la mia faccia dimostra quanto sia sconvolta o se sono rimasta neutrale, riesco solo a pensare: “cazzo, è quel coglione di Styles”
Lui mi sorride, evidentemente ignaro del fatto che io lo conosca già.
Non pensate chissà cosa, che sia uno di quei bad - boy sexy che si portano a letto una ragazza diversa ogni giorno e che pensano di avercelo solo loro. E’ questo il problema. Lui è esattamente l’opposto!
Intendiamoci, sexy è sexy, ma è uno di quelli appartenente alla categoria D. ! Presente?!
“Il pezzo di figo sexy, single e gentile che non mi vedrebbe neanche se gli sbattessi contro.” Bè é esattamente lui.
Il primo giorno che entrai nella nostra scuola, durante il terzo anno, ero così nervosa che la prima adorabile figura che mi premurai di fare appena varcata la soglia fu inciampare in una fottutissima mattonella e far innamorare la mia faccia e il pavimento a prima vista… o a prima botta.
Una di quelle scene da film in cui lo sfigato di turno fa una caduta epica davanti a tutti e in modo assolutamente tenero tutti intorno impazziscono e ridono fino a sentirsi male. Ricordo solo alcuni particolari di quel momento: la temperatura oltre i duemila gradi della mia faccia e due mani enormi che mi raccoglievano da terra. Ricordo in modo particolare il tatuaggio a forma di croce sulla mano sinistra dell’eroe per il semplice fatto che la fissai per tutto il tempo durante il quale il mio salvatore teneva le mie mani chiedendomi se stessi bene. Una cosa da trauma infantile, vi giuro. Solo quando (sempre l’eroe) urlò a tutti di smetterla di ridere, facendosi per altro rispettare, ebbi il coraggio di alzare lo sguardo e SBAM! rimasi come una rincretinita a fissargli il viso, occhi di un verde incredibile, sorriso da infarto e fossette da bambino. Ma voi ve la immaginate una scena così?! Mi sono sempre chiesta cosa abbia pensato di me in quel momento. Non solo la cretina casca come una pera cotta spiaccicandosi sul pavimento e non parla, rimane addirittura a fissarti mentre le sorridi e le dici che sei Harry Styles e che è un piacere conoscerti.
Sapete cosa feci poi?! Assolutamente niente. Rimasi a fissarlo per un tempo indefinito finché lui mi disse che “mi dispiace, ma ora devo proprio andare”. Una roba agghiacciante. Da quel giorno ho sempre evitato contatti troppo ravvicinati con lui, mi limitavo a guardarlo ogni tanto da lontano.
Voi magari vi chiederete: “Perché non hai mai provato a parlarci? Non sembra il tipo che prenderebbe in giro una ragazzina solo perché lei tenta di attaccare bottone.”
E, infatti, avete assolutamente ragione. Il punto è che, dopo una settimana d’incertezza e “ci vado o non ci vado” il MIO eroe è passato alla categoria A. in coppia con niente meno che Carolina Thompson, una super stangona/figa da paura di due anni più grande di lui. ANDAVA GIA’ AL COLLEGE!
Certo, si sono lasciati dopo un anno, ma cavolo se mi ricordo quando lei lo veniva a prendere a scuola con la sua macchina bella quanto lei e rimanevano minuti interi a mangiarsi la faccia appoggiati allo sportello. Ammetto che i primi tempi ci rimasi malissimo, li guardavo con tristezza e gelosia, dopo di che passai al rancore e infine, poco prima che si lasciassero, alla rassegnazione. Quando mi accorsi che i due si erano lasciati ero ormai già convinta che non avrebbe mai guardato una come me nello stesso modo in cui guardava una come lei e avevo rinunciato a provarci, per non parlare del fatto che anche quando gli passavo accanto o incrociavo il suo sguardo lui non mi aveva mai salutata, ovviamente non si ricordava di me.
Adesso capite?! La commovente storia della mia vita. Ovviamente dopo un po’ mi è passata e sono andata oltre, neanche facevo più caso a lui.. ed ORA?! Me lo ritrovo in una stanza buia durante una festa dai Tomlinson. Destino crudele.
Lui continua a guardarmi con un’espressione leggermente confusa di chi si aspetta qualcosa che non arriverà. Ovvero? Una mia parola.
Dejavù.
Sbuffo, talmente la situazione è irreale, e mi lascio di nuovo andare di schiena sul letto.
“Si può sapere che c’è? Questo tipo di festa piace a tutti” mi dice lui. Non molla eh?
“Non questa sera, evidentemente” gli rispondo, telegrafica.
Sono quasi tentata di tornare di sotto, ma poi ricordo il volume della musica e decido che posso sopportare ancora un po’ la presenza di Harry Styles.
“Come siamo scorbutiche”
“Come siamo rompicoglioni!”
Non sono così antipatica di solito, davvero. E’ che i ricordi mi hanno resa nervosa, abbiate pietà.
“Ahia” lo sento sussurrare.
Non dice più nulla, probabilmente avendo capito che non sono in vena di chiacchiere.
Sospiro di nuovo e di nuovo penso a quello che è accaduto. Si merita davvero la mia acidità?
La sua unica colpa è stata quella di non avermi più riconosciuta, ma non è che io gli sia mai andata incontro.
“Senti, mi dispiace.” Sussurro fissando il soffitto. “E’ che sono nervosa stasera.”
“Non preoccuparti. Ti capisco”
A questo punto giro la testa verso di lui, osservandolo curiosa.
“Anche tu nervoso?” lo vedo annuire e aggrotto la fronte, questa non me l’aspettavo. “E come mai?”
Si gira verso di me, con un sopracciglio sollevato. “E tu?”
Faccio una smorfia ma poi decido di dirgli una mezza verità. “Pensavo che venire qui sarebbe stato divertente, ma per ora ho assistito solo alle mie amiche brille che non facevano che ripetere oh quant’è bello, oh quant’è bello. Domani parto con i miei per la Francia e mi sarebbe piaciuto passare una serata tranquilla tra di noi, invece di venire a questa stupida festa con tutto questo casino” Forse mi sono lasciata andare un po’ troppo, ma lui non sembra turbato; annuisce, continuando a guardarmi.
“Stamattina” comincia, tendendo lo sguardo inchiodato al mio “mio cugino, Louis, mi ha detto di questa festa e all’inizio pensavo di non venirci. Non che non mi piacciano le feste, è solo che a volte non ho molta voglia di passare una serata in mezza a gente semisconosciuta a bere superalcolici e a scopare con ragazze conosciute neanche 5 minuti prima.” A questo punto, mi esce naturale sollevare le sopracciglia.
“Wow, viva la sincerità”
Lui ride (cazzo me lo mangerei) e risponde “Scusa, ma me l’hai chiesto tu.”
“E poi, che è successo” chiedo.
Stavolta è lui a sospirare. “Mia sorella è tornata a casa dopo pranzo incazzata come una iena e in lacrime con il suo ragazzo, Bob, al seguito. All’inizio dal soggiorno ho sentito solo delle voci ma poi sono iniziate le urla e sono accorso a vedere. Mia sorella stava cercando di spingere fuori dalla porta quella testa di cazzo mentre lui non faceva che urlare piccola, davvero mi dispiace, è stato un errore, ti amo! Lei continuava a piangere e a urlare di andare via al che io non ci ho visto più. Ho preso quel coglione per il bavero della giacca e l’ho spinto fuori. Probabilmente ho fatto male i conti e Bob è finito con una spalla su uno di quei ridicoli nani da giardino pesanti due tonnellate, facendosi male ad una spalla. Ha iniziato a frignare come un’idiota tanto che mia madre ha dovuto chiamare l’ambulanza. L’ho fissato in cagnesco tutto il tempo che l’ambulanza ci ha messo per arrivare a casa, dopo di che ho chiesto a mia sorella che cavolo fosse successo. Pensa che non voleva quasi dirmi che quel cretino l’aveva tradita e lei li aveva beccati in flagrante. Ero tentato di andare al pronto soccorso ad ucciderlo. Mia madre ha iniziato ad urlare e a dirmi che sono un irresponsabile e che Bon poteva anche denunciarmi.” Fa una piccola pausa e stringe i pugni. “Che avrei dovuto fare?! E’ mia sorella!” Finito il racconto rilassa i muscoli e sospira, lasciandosi andare contro il muro.
“Quindi hai deciso di venire a questa festa per staccare un po’ la spina?” gli chiedo, alzandomi dal letto e sedendomi accanto a lui, sul pavimento.
Gira lentamente la testa verso di me e rimane qualche secondo di troppo a fissarmi. Spero di non essere arrossita. “Già.” Sussurra. “Solo che non ha funzionato granché. Continuo a immaginare la faccia di quel coglione sfigurata dai miei cazzotti.” Rabbrividisco leggermente immaginando la scena e lui sembra accorgersene perché cambia argomento.
“Perché non ti levi quella maschera?” M’irrigidisco istantaneamente. Non voglio toglierla.. una parte di me ha paura che anche essendo così concentrato su di me e a così poca distanza dal mio viso, possa ancora non riconoscermi, l’altra parte, invece, che gli torni in mente la prima volta che ci siamo visti e scoppi a ridermi in faccia come avevano fatto tutti gli altri.
“Fa più mistero così” gli rispondo, agitata.
“Oh andiamo! Non mordo mica” Scuoto la testa, sempre più rigida. Sono talmente nervosa che non mi accorgo della sua mano sinistra che con uno scatto afferra il davanti della maschera e me la solleva sulla testa. Faccio in tempo solo ad alzarmi di scatto e a voltargli le spalle che la mia maschera gli rimane in mano ed io non so proprio che fare.
Sento i fruscii dei suoi vestiti e la sua presenza dietro di me. Un attimo dopo posa le sue mani calde sulle mie braccia, causandomi un brivido. Facendo una leggera pressione mi sprona a girarmi ed io pregando per non so neanche quale reazione mi volto, trattenendo il respiro.
Lui fa inizialmente un’espressione confusa e pensierosa, come qualcuno che sta cercando di ricordare, e infine un lampo di comprensione gli attraversa quegli occhi da favola.
“Tu sei quella ragazza” sussurra, con un tono sorpreso e gli occhi leggermente spalancati.
“Quale? Quella che ti è caduta davanti ai piedi come un’idiota due anni e mezzo fa? Si, sono io”
Lui fa una faccia ancora più confusa. “Perché non volevi che ti vedessi?”
“E me lo chiedi pure?!” sbotto, al limite della sopportazione. “Cazzo, la prima volta che ci siamo visti sono rimasta a fissarti con una faccia da cretina imbalsamata, poi ho passato giorni interi a decidere se era il caso di venire a presentarmi e a ringraziarti, dato che eri stato così gentile. Ma poi bum! Spunta fuori Carolina la-vacca-amica che non fa altro che aspettarti fuori da scuola, salutarti con quella manina che ha toccato più genitali maschili di una porno diva, e mangiarti la faccia davanti a tutti. E per finire neanche quando voi due piccioncini vi siete lasciati tu ti sei accorto della mia esistenza e ogni volta che provavo a sorriderti per farti capire che ehi baby sono QUI! tu neanche mi vedi.” Ho il respiro affannato come se avessi corso chilometri senza mai fermarmi e le guancie in fiamme come quel giorno che io e Harry ci conoscemmo. Lui continua a fissarmi inebetito con gli occhi spalancati e le labbra socchiuse, ed io riesco a pensare solo: cazzo quanto vorrei baciarlo.
E allora lo faccio e penso tanto domani parto per la Francia e la scuola ormai è finita.
Gli circondo il collo con le braccia e premo la mia bocca sulla sua. Tengo le palpebre serrate immaginando che magari se non guardo, io non sto facendo una cazzata simile.
Poi accade l’inevitabile. Sento le sue mani fare pressione sui miei fianchi e allontanarmi. Rimango con gli occhi chiusi. Non ci penso proprio ad aprirli.
“Com’è che ti chiami?” mi chiede lui.
“Daphne.” Rispondo, la mia voce, un sussurro che io stessa stento a sentire.
“Daphne, guardami”
Sospiro e obbedisco aspettandomi da un momento all’altro una risata di scherno.
Ma lui è impassibile e la sua espressione imperturbabile.
“Hai una cotta per me dalla prima volta che ci siamo visti?” domanda, con tono serio. Io penso che ormai il danno l’ho fatto e che verità in più verità in meno, non cambia nulla.
“Ti ho sempre visto mentre sorridevi a tutti, una volta hai persino aiutato Dakota Hirvin, che nessuno sopporta nell’intero istituto, a raccogliere alcuni libri che le erano caduti dalle braccia, rispondevi con gentilezza a chiunque ti facesse una domanda, hai persino chiesto ad un ragazzino del primo anno cosa c’era che non andava quando l’hai visto piangere vicino ai bagni. Tu non sei solo un guscio. Mi ha sempre affascinato quello che c’era dietro. Sei una di quelle rare persone di questo mondo che brillano di luce propria, che è bella dentro e fuori e che farebbe innamorare chiunque.” Poi sospiro, ripensando ad una cosa che ho detto prima. “Carolina non e’ davvero una vacca, anzi. E’ bellissima e sono certa che per meritarsi un ragazzo come te deve essere anche un’ottima persona. Non volevo offenderla. O almeno, non davanti a te”
Lui sorride e scuote la testa. “Perché diavolo non sei venuta a parlarmi prima?”
Faccio solo in tempo a socchiudere le labbra dallo stupore, che mi trovo le sue mani tra i capelli, il suo corpo addosso al mio e la sua bocca sulla mia. Mi riprendo giusto in tempo per stringermi a lui con tutta l’anima. Le nostre labbra si aprono in sincrono e, quando la sua lingua viene a contatto con la mia, penso: che cavolo se ne è valsa la pena.

 








 
CIAO BELLA GENTE!
Dopo un'anno intero sono tornata con una one-shot.
E' stato faticoso riniziare a scrivere qualcosa ma comunque una bellissima sensazione.
Ringrazio di cuore Jas e tutte le ragazze che ho stressato con questa cavolata. Grazie davvero tantissimo.
Spero vi piaccia.
Fatemi sapere!
Un bacio enorme, Danila.
   
 
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