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Autore: gwuncan99    02/02/2014    7 recensioni
Ci troviamo a New York, dove tutto ebbe inizio.
Due ladri ricercati per loro vari precedenti, Duncan e Geoff, cercano di rapinare una delle tante banche della città, ma Gwen, la ragazza che stava lavorando lì, involontariamente, gli mette i bastoni tra le ruote. I due sono costretti a fuggire, portandosi dietro anche lei.
Sarà una fuga dalla polizia, da avvocati e spacciatori assetati di vendetta, in tutto gli Stati Uniti, tra Rave Party, rapine e traffici illegali.
Riusciranno i nostri tre fuggitivi a scappare dal loro destino?
Serie DxG
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Duncan, Geoff, Gwen | Coppie: Bridgette/Geoff, Duncan/Gwen
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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--->Capitolo VIII


"Buongiorno." mormorai stiracchiandomi, entrando in cucina lentamente, manco fossi uno zombie. Avevo un'aspetto a dir poco orribile: la pelle più pallida del solito, il trucco tutto sbavato in faccia, i capelli arruffati peggio di un cespuglio e due occhi che non riuscivano nemmeno ad aprirsi per colpa della luce. Sbadigliai rumorosamente.
"Dormito poco?" chiese divertita Heather, che continuava a squadrarmi da capo a piedi mentre addentava una brioche al cioccolato.
"Eh già." risposi, dando un leggero bacio sulla guancia a Geoff, che sorrise amorevolmente, e sedendomi accanto a loro, prendendo uno dei caldi biscotti che si trovavano dentro un piattino celeste posto al centro della tavola. Il profumo era molto invitante, e rendeva quell'atmosfera adorabile. La finestra socchiusa, decorata con delle tende lilla floreali, faceva entrare dei caldi e deboli raggi di sole -strano che a febbraio la temperatura sia così alta!- che illuminavano quella piccola cucina di legno, molto antica probabilmente. 
"Li hai fatti tu?" domandai spezzando il piacevole silenzio che si era creato, mordendo e assaporando lentamente un pezzetto del biscotto al cioccolato. Buonissimo.
Fece cenno con la testa di sì, con fare molto soddisfatto.
"Mi ha aiutata anche lui." aggiunse poi, indicando il festaiolo che sorrideva entusiasto.
"Wow. Non sapevo che sapessi fare i biscotti." lo schernii ironicamente, sorseggiando poi un po' di caffè che avevo trovato già pronto in una tazzina di ceramica.
"Sono pieno di doti, io!" si vantò lui, sistemandosi un ciuffo biondo di capelli che gli era ricaduto sul viso.
Ammirai dolcemente il suo semplice gesto, accennando un sorriso.
"Devo ricredermi. Il tuo amico è molto simpatico!" mi risvegliò dai miei pensieri l'asiatica, mischiando il suo latte con del caffè.
Il ragazzo in questione sfoggiò un altro sorriso orgoglioso.
Che scena così...familiare? Mi mancavano questi momenti. La colazione, dove tutta la famiglia si raduna e parla del più e del meno prima di andare a lavorare o a scuola...
Anche se ero stata adottata, certe esperienze le avevo provate anch'io. Anch'io avevo due genitori -adottivi- che mi volevano bene. Solo che, non sopportando più né loro né Trent, sono dovuta andar via, restando sola.
Lanciai un altro sguardo al ragazzo accanto a me, che stava teneramente inzuppando un biscotto nel latte. Mangiò poi una brioche e bevve tutto il latte.
Mi girai dopo verso Heather che, dopo aver finito di mangiare, si alzò dal suo posto, prendendo i vari oggetti da mettere nel lavabo.
"Geoff, dove hai messo la forchetta?" chiese poi al ragazzo, avvicinandosi a lui per sparecchiare.
"L'ho POSATA!" ribatté, scoppiando subito dopo a ridere fragorosamente, contagiando anche me.
"Ah ah. Battuta molto divertente." commentò sarcastica, aprendo il palmo della mano davanti la faccia di Geoff. "La forchetta." ordinò fredda.
"Ridi, ogni tanto!" la 'rimproverò' lui deluso, porgendole la posata.
La ragazza, sbuffando sonoramente, pulì in un lampo tutta la cucina, e, prendendo il suo pacchetto di sigarette 'Camel' dal tavolo, raggiunse il balcone, dove si poggiò  con le braccia sul davanzale di pietra. Io e il festaiolo la seguimmo, scrutando il paesaggio di quel piccolo paese. Heather si accese una sigaretta, portando gli occhi su di noi.
"Ne volete una?" chiese gentilmente, facendoci vedere il pacchetto.
"No no, ho le mie." rispose il ragazzo, estraendo dalla tasca le sue 'Marlboro Gold'.
"Io sì." ribattei invece io, prendendone una dalla sua mano.
Dopo qualche tiro e una manciata di secondi passati in un silenzio non troppo teso, mi resi conto che mancava qualcosa, o qualcuno.
Io, Geoff, Heather...Dov'era Duncan? Quando mi ero svegliata non c'era!
In un nanosecondo la mia mente si riempì di ogni dettaglio della sera precedente, facendomi rabbrividire. Una scossa di piacere mi percorse tutto il corpo, e rimasi immobile a fissare il vuoto davanti a me, ricordandomi tutti i particolari...Molto più di quanto ricordavo della notte nel locale...
"Gwen?" mi chiamò Geoff con una nota di preoccupazione, scrutando la sigaretta tra le mie dita che si stava consumando velocemente, ed il mio sguardo piuttosto distratto.
"Ma...Duncan?" domandai esitante, risvegliandomi nuovamente dal mio trans.
"Si è alzato presto per andare a fare delle...'commissioni'." mi rispose Heather, gesticolando con le mani per fare il segno delle virgolette sull'ultima parola.
Buttai il mozzicone giù dal balcone, sospirando. Chissà di che tipo di commissioni stava parlando...
Lasciai da soli i due ragazzi, che avevano cominciato a parlare di Bridgette e di come si siano allontanati, e ritornai nella camera in cui io e Duncan avevamo...dormito. Mi diedi una veloce, e schifata, occhiata allo specchio, e presi dei vestiti per andarmi a lavare: un semplice maglione blu notte, ed un paio di jeans stretti chiari, con delle scarpe da ginnastica.
Prima di chiudere la porta alle mie spalle, intravisi un foglietto di carta piegato sul comodino accanto al letto. Incuriosita, andai a prendere quella specie di lettera, aprendola.

 
Sono uscito a risolvere un piccolo problemino,
tornerò oggi pomeriggio, non preoccuparti.
Duncan.

Sbuffai. Mille dubbi mi assalivano la mente.
E se quel problemino fosse grave? O peggio, se Duncan fosse andato via da me dopo aver ottenuto ciò che voleva? Se volesse ritornare dalla sua ex? Non mi aveva nemmeno accennato nulla sulla notte precedente...
Delusa, feci per chiudere il bigliettino, ma notai un' altra frase.

 
P.S.: Ti amo anch'io.

Non riuscii a trattenere un sorriso a trentadue denti. Chiusi il foglio, me lo misi in tasca, e tutta contenta saltellai verso il bagno.

***

"Hai portato i soldi?" domandò esitante il ragazzo incappucciato davanti a me. Manteneva il suo sguardo basso, le mani in tasca, e si agitava nervosamente. Poco esperto?
"Certo. E tu hai portato la roba?" ribattei io con la stessa freddezza. Diedi le spalle all'entrata dell'oscuro vicolo, coprendo così il ragazzino per non destare sospetti ai passanti.
"Sì." mosse una mano nella sua tasca, facendomi intendere dove si trovava quello di cui stavo parlando.
"Perfetto." mormorai.
Sgancia una banconota da cinquanta dollari, ma il ragazzo indietreggiò di un passo lontano da me.
"Punk da strapazzo, avevo detto che volevo di più." sibilò a denti stretti.
"Pff. Ragazzino, tu non mi freghi. Quello schifo non dovrebbe valere nemmeno la metà di quello che ti sto offrendo!" lo sgridai, tenendo sempre il tono di voce basso.
"Allora te lo scordi." tentò di raggirarmi, invano, sventolandomi davanti agli occhi la merce. 
Bambino.
"Ma lo sai chi sono io?!" lo minacciai irritato, impugnando la pistola che avevo nascosta, ma prima che potessi estrarla, un suono rompi-timpani di sirene rimbombò nel vicolo, e le pareti si illuminarono di luci blu e rosse che si alternavano velocemente.
"Vaffanculo!" urlai in faccia al ragazzino, rubandogli dalla mano ciò che doveva essere mio, e scavalcai con abilità il muretto alla fine del vicolo cieco, lasciando impietrito come un broccolo quel marmocchio dietro di me, che fu subito ammanettato da un poliziotto.
"EHI TU! DOVE CREDI DI SCAPPARE?!"
 Soffocai una risata malefica, cominciando a correre senza meta, cercando di non farmi prendere. Superai qualsiasi ostacolo mi capitasse davanti e scavalcai muretti e pareti, come fossi un'abile gatto. Sfrecciavo come una saetta.
Beh, in realtà ero molto bravo a praticare Parkour.
Quando ero proprio sicuro di averli seminati, mi fermai per prendere aria, ma una grossa auto nera parcheggiò proprio davanti a me, bloccandomi l'unica via di uscita.

***

Era da più di un ora che mi riempivo di biscotti sul divano, comodamente poggiata sulla spalla di Geoff. In tv non trasmettevano nulla di interessante, per cui il ragazzo accanto a me faceva zapping continuamente.
"Che ore sono?" mormorai debolmente, stanca e annoiata da quel pomeriggio, appunto, noioso.
"Le 19:30." rispose Geoff, che aveva dato uno sguardo all'orologio appeso sul muro del salotto.
"Dov'è Duncan?" continuai poi, sempre con un tono di voce quasi impercettibile. Mi strizzai gli occhi, mi stiracchiai e feci un lungo sbadiglio, prima di alzarmi goffamente dal divano rosso in pelle.
"Non lo so..." disse lui come se non gliene importasse nulla.
"Bene."
Spostai una tenda, scrutando fuori dalla finestra appannata per l'umidità.
"Geoff...il Sole è tramontato da un bel pezzo." lo informai, cominciando a preoccuparmi, per cui andai a prendere il cellulare. "Non mi ha nemmeno lasciato un messaggio!"
"Avrà avuto un imprevisto!" azzardò lui, spegnendo finalmente la televisione, ma continuando comunque a mangiare biscotti.
"Appunto! Che imprevisto?!" digitavo rapidamente il suo numero, impaziente di chiamarlo.
Proprio in quel momento, il suono del campanello interruppe la nostra 'allegra' conversazione.
"E' lui?" domandai tra me e me, correndo verso la porta.
"Ehi, querida! Heather è in casa?" 
Davanti ai miei occhi apparve un ragazzo niente male. Carnagione abbronzata, capelli morbidi e castani che gli ricadevano sulle spalle, due occhi verdi e magnetici, un corpo che sembrava un tempio, ed un mazzo di rose rosse tra le mani.
Boccheggiai in cerca di parole da formulare, poiché ero rimasta senza voce.
"Tu chi sei?" chiese subito dopo sospettoso, riducendo i suoi splendidi occhi a due fessure.
"I-io sono...Gwen! Una vecchia amica di Heather." finalmente riuscii a parlare, anzi, a balbettare. Allungai un braccio per stringere la sua mano, ma lui me la prese, avvicinandosela alla bocca per baciare le nocche. Che galantuomo!
"Io sono Alejandro. Piacere di conoscerti!" si presentò lui, facendomi un occhiolino molto provocatorio.
Mmh, allora è lui il ragazzo di cui parlava la mia cara amica!
"Heather è in casa. Entra!" lo invitai, scansandomi per lasciarlo passare.
"Chica!" disse con il suo caliente accento spagnolo alla vista della sensuale ragazza che era appena venuta.
Indossava un vestitino nero senza spalline, molto scollato al petto e corto fino a nemmeno metà coscia. Insomma, lasciava libero spazio ai pensieri perversi della sua preda!
"Alejandro!" squittì lei con provocazione e malizia, avventandosi su di lui. Dopo interminabili secondi di scambi di effusioni, si girò verso di me.
"Ah, darkettona! Ho ritrovato il numero di Scott." mi informò con menefreghismo, porgendomi un foglietto sulla mano.
"Darkettona?" ripetei io confusa. Da quanto non sentivo più quel soprannome?
"Mi mancava chiamarti così!" si scusò divertita, ritornando a limonare aggressivamente con il suo Alejandro, mentre lui la portava via, probabilmente in camera da letto. Il tutto sotto lo sguardo paralizzato di Geoff, che era stato tutto il tempo in silenzio ad ammirare la scena dal divano, mentre sgranocchiava patatine.
Inutile dire che pochi secondi dopo esserci scambiati un'occhiata scoppiammo a ridere fragorosamente.
Quando mi ricomposi, guardai attentamente il numero che mi aveva dato Heather.
Scott.
Scott...
Scott! Ho il numero di Scott!
Già decisa a precipitarmi sul cellulare per chiamarlo, cambiai subito idea. Come mai in tutto quel tempo in cui mi trovavo a New York non mi aveva cercata nemmeno una volta? Infondo, il mio numero ce l'aveva!
Delusa ancora una volta, portai il foglietto dentro la tasca e mi ributtai sul divano accanto a Geoff, che si era appisolato come un bambino. Sbuffai, ripensando a quanto fosse tardi, e che Duncan non fosse rientrato...
Heather era occupata con Alejandro, Geoff dormiva...
E se lo andassi a cercare io?

Dopo alcuni minuti in cui meditavo sul fatto che fosse sbagliato o meno uscire di notte in cerca di un ladro in una città sconosciuta, avevo deciso di andare. Erano già le 20:00. In che guaio si era cacciato quelli idiota?!

Misi un giubbotto nero trovato in giro per la casa e, furtivamente, uscii di casa. Una forte brezza di vento mi colpì la faccia, scompigliandomi i capelli che avevo accuratamente piastrato; maledizione! Scostai i numerosi ciuffi disordinati che mi coprivano gli occhi, molti dei quali si erano attaccati al mascara, e girovagai per il marciapiede accanto alla casa di Heather. Il cielo era già oscuro, quasi come fossero le tre di notte, ed una grande luna piena illuminava le vie della piccola cittadina.
"Ma quella..." dissi tra me e me sorpresa, trovando l'auto di Duncan parcheggiata dove l'avevamo lasciata ieri. "E' andato a piedi?!"
Mi avvicinai, ghignando non appena intravisi le chiavi sul cruscotto. Le aveva anche dimenticate lì, che furbo.
Mi affrettai ad aprire la portiera e ad entrare; girai la chiave e accesi il motore.
"Calma Gwen, calma. Infondo, hai guidato solo due o tre volte, all'esame per la patente sei quasi stata bocciata per eccesso di velocità e hai preso una multa durante le prime prove con l'auto di un'amica...Che sarà mai?" mi auto convincevo a mente mia, stringendo saldamente i pugni sul volante. "Lo sto facendo solo per Duncan." finii poi, spingendo aggressivamente il piede sull'acceleratore, partendo a tutta velocità.
Mi trattenevo dal bestemmiare e mandare maledizioni a chiunque, mentre sfrecciavo come una saetta in quella via buia e desolata. Almeno non avrei investito nessuno!
"Appena lo trovo, giuro che lo apro in due e lo bastono." imprecai un'ultima volta, prima di notare qualcosa di sospetto, o meglio, prima di sentire un suono alquanto familiare in questo ultimo periodo.
Due o tre auto della polizia mi superarono con rapidità, andando chissà dove. Decisi dunque di seguirle.
"E se Duncan si fosse cacciato in un guaio?" pensai poi, imboccando la rotatoria che avevano preso le pattuglie.
Dopo qualche secondo in cui stranamente mantenevo una velocità stabile, riuscii a localizzare le auto di poco fa parcheggiate davanti ad una banca, probabilmente. Mi accostai lì davanti, non molto lontana dalla polizia.
"No, no, no, no." cominciai a mormorare preoccupata, mettendomi le mani tra i capelli. "Fa che non sia Duncan..." pregai infine, vedendo uscire un ragazzo coperto da un passamontagna con un borsone rosso in mano.
Quando mi lanciò uno sguardo veloce, cercò di raggiungermi correndo quanto poteva.
"Ok, è lui." commentai rassegnata, accendendo subito l'auto pronta a partire appena sarebbe salito.
Non appena entrò, mi fece cenno di andare, e spinsi sull'acceleratore.
40...50...80...100...120 km/h! Sudavo freddo. Andavo spedita peggio di un razzo in una piccola stradina seguita da almeno tre auto della polizia, che mi stordivano con le loro continue sirene maledette.
"Come mai eri qui?" chiese col fiatone Duncan, sfilandosi il passamontagna e scoprendo i suoi meravigliosi capelli scompigliati e il suo meraviglioso viso da...IDIOTA!
"Ah, niente. Mi andava di fare una passeggiatina e per caso ti ho salvato il culo." ribattei sarcastica, con un tono quasi irritato. Insomma, era normale che un ragazzo andasse a rubare da solo e oltretutto senza un mezzo con cui scappare?!
"Che caratterino." ghignò divertito e malizioso, guardando poi dietro di noi.
"Stupido, non girarti!" lo rimproverai. "Potrebbero vederti!"
"Pff." sbuffò, obbedendo al mio ordine.
Intanto mantenevo lo sguardo sulla strada oscura, intimorita di poter andare a sbattere contro qualche palo.
"Perché non mi hai avvertito?!" domandai preoccupata ma allo stesso tempo arrabbiata.
"Ho avuto un contrattempo, e...ho anche perso il cellular-"
"E ti pare una scusa?! Sono stata tutta la giornata in pensiero per te!" lo bloccai, urlandogli in faccia.
Rimase a bocca aperta. "Gwen..io-"
"ARRENDETEVI, O APRIREMO IL FUOCO!" fu interrotto nuovamente, ma questa volta da una voce che ci minacciava dal megafono.
"Ma che cazzo..." mormorai, prima di sentire diversi botti dietro di noi, che ci fecero sobbalzare. "Stanno sparando?!"
"Resta alla guida!" mi ordinò lui, rimettendosi il passamontagna e impugnando la sua pistola.
"Duncan...cosa pensi di fare?!" pretesi una risposta all'istante, poiché in quel momento ero molto nervosa.
Il ragazzo, senza parlare, si spinse troppo fuori dal finestrino, cominciando a sparare ai nostri inseguitori. 
"TU SEI PAZZO!" gli gridai contro nuovamente.
Dallo specchietto retrovisore mi accorsi di un'auto che, dopo aver sbandato diverse volte, andò a sbattere contro il muro di un palazzo.
"E uno è andato." mi informò orgoglioso il punk, sistemando nella borsa rossa, piena di soldi, la sua arma.
"Duncan..." riuscii a pronunciare il suo nome con un filo di voce, troppo occupata a guardare a bocca aperta ciò che avevo davanti a me.
Non ottenendo alcuna risposta, stritolai il braccio del ragazzo. "DUNCAN!" urlai, facendolo girare verso la strada, ovvero un ponte rotto dove davanti a sé vi era solo il vuoto.
"FRENA!" comandò lui.
"Non funziona!" ribattei a mia volta agitando il piede sul freno. "E' rotto!"
Ci scambiammo un'occhiataccia per niente tranquilla.
"Al mio tre saltiamo, ok?" sussurrò, tenendomi per mano. Annuii con un cenno della testa poco convinto.
"Uno..." respirai profondamente.
"Due..." il ragazzo prese la sua borsa, e tutti e due portammo le mani sul manico della portiera.
"Tre!"
...

***

"Geoff!" mi richiamò urlando la ragazza da un'altra stanza
"Mmh?" pronunciai solo un suono impercettibile, stiracchiandomi goffamente. Mi ritrovai sul divano dove diverse ore fa stavo guardando la tv. Mi sarò appisolato...
"Geoff! Geoff! Accendi la tv!" mi ordinò impaziente. Dal suo tono arrabbiato, sentii una nota di preoccupazione.
"Che è successo?" chiesi curioso, strizzandomi gli occhi e mettendo bene a fuoco.
"Senti!" mi indicò lo schermo del suo televisore, che mostrava il telegiornale.
"Dopo una recente rapina in banca i due colpevoli hanno cercato di fuggire con la loro auto inseguiti dalle nostre truppe della polizia, ma la loro corsa è giunta al termine con una caduta mortale nel fiume di Terre Haute. Non si sa per certo se siano ancora vivi o no, ma da ciò che si può vedere in queste immagini, è quasi certo che non siano più in vita..." spiegò la giornalista sul bordo di una strada, dove sullo sfondo vi era un ponte rotto e bloccato da vari nastri rossi.
"E...quindi?" chiesi perplesso, non capendo ancora dove volesse arrivare Heather. Mi scompigliai distrattamente i capelli.
"Quella macchina..." mi indicò un punto preciso del video che stavano mostrando in tv. "Quella...Non è l'auto di Duncan?" aggiunse infine, guardandomi spaesata.
Sgranai gli occhi, osservando con attenzione tutto il video, probabilmente filmato da un elicottero. La corsa finiva esattamente nel fiume, dove l'auto si era buttata.
"M-ma...ma..." balbettai scioccato, alzandomi di scatto dal divano. Corsi immediatamente verso l'uscita della casa, controllando per tutto l'isolato se ci fosse traccia della presunta macchina. "Dove cazzo è Gwen?!" urlai in preda al panico.
"Geoff! Mi vuoi spiegare cosa cazzo significa tutto questo?! Cosa stavano facendo quei due?!" mi sgrido a sua volta l'asiatica, molto spaventata anch'essa, ma comunque nascondeva la sua paura dietro la rabbia.
Sbuffai, sedendomi sul marciapiede e poggiando la testa sulle mie mani tremanti.
"Ok, forse è meglio che tu sappia la verità..."

---->Angolino dell'autrice<----

Zan zaaaan Ciao a tutti:3
Quanta suspance!! Cosa ne pensate?
Cosa sarà successo ai nostri piccioncini? eheheheh, questo lo scoprirete presto!^^
Intanto...volevo farvi vedere un bellissimo disegno che ha fatto apposta per la mia storia la nostra bravissima Dalhia-Gwen!:3 Da ora in poi la userò come copertina!
Grazie ancora cara!;DD
Un bacio a tutti, e mi raccomando..recensite!;)
gwuncan99

  
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