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Autore: Miriel_93    02/02/2014    2 recensioni
Dopo "It took a long time", i nostri eroi sono ritratti nella vita a un anno dalla sconfitta di Naraku. Come trascorrono le loro giornate, ora che il loro acerrimo nemico è stato cancellato dalla faccia della terra e, a parte qualche demone minore, la pace regna nell'epoca Sengoku?
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango, Rin/Sesshoumaru
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Mi piacerebbe poter dire che il mio comportamento negli ultimi mesi è stato impeccabile, ma la verità è assai diversa, purtroppo. Ho fatto del mio meglio, ma non posso farci nulla, sono fatto così. Ancora non mi viene automatico pensare agli altri prima di agire. Ho vissuto troppo solo e troppo a lungo, perché l’abitudine mi entri in circolo così in fretta, anche se c’è chi mi farebbe notare che ho avuto tutto il tempo del mondo per imparare. Al che mi verrebbe da chiedere se avrei dovuto farlo quando eravamo perennemente in lotta contro Naraku o quando dovevo imparare ad accettare l’idea che avrei perso Kagome per sempre. In sostanza, è meglio che la gente si faccia gli affari suoi. Non devo le mie scuse a nessuno, se non a Kagome.
Kagome. Il suo amore è la cosa più bella che mi sia mai capitata. A volte (molto spesso, a dir la verità) mi stupisco della fortuna che ho avuto. C’è chi dice che si è trattato di Destino, ma non è comunque Fortuna il fatto che mi sia toccato un Destino tanto perfetto? Una volta Miroku mi ha fatto notare che, probabilmente, si trattava di una forma di compensazione del mio passato tanto tragico. Io, però, preferisco vederla in un altro modo. Invece di considerare Kagome un premio, preferisco vederla come una promessa. Questo mi permette di considerare il mio passato come passaggio obbligato per raggiungere la felicità con lei. Sì, tenere buona l’idea di Miroku o la mia cambia ben poco le cose, è una questione di gusti, diciamo.
«Inuyasha, si può sapere che stai pensando?» La voce dell’anziana Kaede mi riscuote dai miei pensieri.
«Fatti gli affari tuoi, vecchia» Rispondo, scendendo dall’albero vicino alla mia capanna con un agile balzo.
«Devi imparare ad essere più rispettoso» Mi rimprovera. Alzo gli occhi al cielo e la ignoro.
«Come sta Kagome?» Domando, incrociando le braccia sul petto.
«Molto meglio, il riposo le sta facendo bene. Ormai non manca molto al parto, oserei dire che è questione di giorni. Cerca di non farla affaticare proprio ora, capito?» Risponde, rifilandomi un’occhiataccia.
«Sì, sì, certo»La liquido, con un gesto della mano, prima di avviarmi verso la capanna.
«E se dovessero esserci problemi, corri a chiamarmi»
«Quello era abbastanza ovvio, vecchia» Faccio notare, prima di sparire all’interno. La sento bofonchiare qualcosa sul mio comportamento e poi avviarsi verso il villaggio, dove certamente l’aspettano altre visite. Kagome è seduta sul futon, i capelli morbidamente liberi sulla schiena, le mani appoggiate sul ventre gonfio e un sorriso sulle labbra.
«Hai parlato con la venerabile Kaede?» Mi chiede subito, gli occhi brillanti di gioia.
«Certo» Le rispondo, sedendomi accanto a lei, posandole un bacio tra i capelli morbidi.
«Manca così poco! Non vedo l’ora!» Esclama, con la voce tremula per l’emozione. Dev’essere stata dura, per lei. Lo è stata per me che non ero costretto a letto, non oso immaginare cosa abbia significato questa gravidanza per lei. Se poi aggiungiamo la mia condotta tutt’altro che esemplare…!
Lo sguardo di mia moglie s’incupisce per un istante. Aggrotto le sopracciglia e le sollevo il viso, guardandola negli occhi.
«Cosa c’è che non va?»
«Niente. Ho solo un po’ paura. Sì, è vero, manca pochissimo…ma proprio per questo ho paura che la situazione precipiti. In fin dei conti finora non è successo nulla di veramente tragico e…» Non la lascio finire.
«Smettila di pensare a queste cose. Devi stare tranquilla, andrà tutto bene» Cerco di rassicurarla, stringendola dolcemente tra le braccia. «Andrà tutto bene» Ripeto, e non so se lo sto dicendo a lei o a me stesso. In fin dei conti anche io ho paura. Kagome ricambia il mio abbraccio e avvolge le braccia intorno a me. Non dice nulla, sospira e si limita a stringermi.
Qualche ora dopo ci raggiungono Sango e Miroku. Dicono di aver incrociato Kaede mentre tornava dal giro di visite e di aver saputo che era passata anche da noi, motivo che li aveva spinti a fare un salto per sentire le novità.
«Non c’è nulla da aggiungere alle parole della vecchia» Spiego, stringendomi nelle spalle.
«Nervosetto come al solito, eh, Inuyasha?» Mi stuzzica Miroku. Stringo i pugni e resisto alla tentazione di assestargli un gancio destro. Dannato monaco impertinente.
«Andiamo, lascialo stare, Miroku» Lo invita Sango, cullando Hajime. Quel bambino cresce a vista d’occhio. O è solo una mia impressione?
Kagome, di fianco a me, sussulta. Si porta una mano sul ventre e resta immobile per un istante, pensierosa. La guardo con aria enigmatica, attendendo col fiato sospeso che la sua espressione muti.
«Che c’è?» Domando, quando la vedo cercare di distendere la fronte.
«Nulla, ho sentito una piccola fitta, dev’essersi mosso bruscamente» Risponde, cercando di darmela a bere.
«Vado a chiamare Kaede» Annuncio, alzandomi. Preferisco andarla a chiamare per una stupidaggine, che rischiare di nuovo di perdere Kagome o il bambino o entrambi.
«Ma non ce n’è bisogno» Protesta Kagome, portando di nuovo la mano sul grembo. Non le rispondo nemmeno. Sento Sango farlo al posto mio mentre mi fiondo fuori.
«Kagome, è meglio essere sicuri» Le dice, dolcemente. Non sento altro, sono già troppo lontano.
«Kaede!» Chiamo, piombando nella capanna della vecchia senza troppi complimenti. La sacerdotessa solleva lo sguardo dal mortaio in cui sta macinando alcune erbe e non fa nemmeno in tempo a chiedermi perché sto facendo tutto quel baccano. «Kagome ha delle fitte» Comunico e lei, senza dire nulla si alza e mi segue fuori dalla capanna. Sono così impaziente che mi tocca caricarmela sulle spalle.
Quando arriviamo Miroku è in piedi fuori dalla nostra abitazione con Hajime in braccio.
«Credo che sia arrivato il momento, Inuyasha» Bofonchia, visibilmente preoccupato. Kaede si precipita dentro intimandoci di non stare in mezzo ai piedi. Vorrei entrare per stare vicino a Kagome, ma Miroku mi trattiene.
«Credimi, è meglio se resti qui» Consiglia. Mi rendo conto che ha probabilmente ragione, ma sono terrorizzato all’idea di perdere Kagome. So che anche se fossi al suo fianco non potrei fare nulla di concreto per aiutarla, però…!
Mi rassegno e comincio a battere nervosamente un piede sul terreno, tenendo le braccia incrociate. Poi mi siedo, appoggiando la schiena contro la capanna. Un istante dopo mi rialzo, prendendo a camminare avanti e indietro. Poi mi sistemo sul ramo più basso dell’albero che cresce vicino alla nostra abitazione. Poi scendo e mi metto a fissare la porta, dalla quale escono i lamenti strazianti di mia moglie e le incitazioni di Sango e Kaede. Il figlio di Miroku mi rivolge uno dei suoi gorgoglii incomprensibili, sembra quasi dirmi di restare calmo. Mi passo una mano sul viso e sbuffo.
«Ricordi quando è nato Hajime?» Mi chiede il monaco, sistemandosi il bambino sull’altro braccio.
«Cosa vorresti dire?» Taglio corto.
«Nulla, solo che al tempo mi prendevi in giro per la mia impazienza» Confessa, abbozzando un sorriso ansioso. In circostanze normali gli sbotterei contro, ma non sono molto in vena.
«Sta’ zitto. Sango non era in pericolo di vita» Lo liquido. Noto che avrebbe qualcosa da ridire, ma prende la saggia decisione di lasciarmi alle mie angosce.
 
A giudicare dalla posizione del sole, sono ormai passate almeno quattro ore. Ho i nervi a pezzi. Quattro ore di urla e lamenti. Quattro ore di pentimento. Come ho potuto desiderare così tanto qualcosa che sta facendo soffrire così terribilmente Kagome? Come ho potuto essere così egoista?
Di tanto in tanto Sango usciva dalla capanna per andare a recuperare dell’acqua pulita e io la tempestavo di domande, alle quali lei rispondeva sbrigativamente e con poca concentrazione. Anche se la odiavo per questo, capivo che aveva il suo bel da fare. Non sarei mai stato in grado di ringraziarla per quello che faceva, ne ero consapevole, e probabilmente lo era anche lei. Vedendola passare Hajime allungava le sue piccole mani, nella speranza che la madre lo prendesse in braccio, ma ogni volta Sango si limitava a rivolgergli un sorriso dolce e teso, prima di sparire di nuovo all’interno della capanna, lasciando suo figlio un po’ perplesso e deluso.
«Inuyasha fa davvero paura, vero Miroku?» Domanda Shippo, sottovoce. Avrei preferito che non ci raggiungesse. Circa un’ora dopo che Kaede era entrata nella capanna il cucciolo di volpe aveva fatto la sua apparizione, lamentandosi del fatto che, se non fosse passato per caso, nessuno sarebbe andato a chiamarlo. Era bastata un’occhiata a zittirlo.
«Sssh, Shippo. Abbi pazienza» Gli consiglia Miroku, notando che l’avevo sentito nonostante il tono di voce piuttosto basso.
L’ennesimo urlo di Kagome increspa l’aria. Poi il silenzio. Rabbrividisco. Sto trattenendo il fiato e mi accorgo che anche Miroku e Shippo stanno facendo la stessa cosa. Poi un suono lamentoso, un gorgoglio appena udibile si mescola al silenzio. Mi fiondo verso la porta e quasi sbatto contro Sango, che stava uscendo a chiamarmi. Blatera qualcosa, ma non la ascolto. Corro da Kagome, mi si gela il sangue nel vederla tanto pallida. È seduta sul futon, avvolta da una coperta. E tiene in braccio il nostro bambino.

Sono una brutta persona, lo so, ci ho messo di nuovo una vita ad aggiornare, ma abbiate (tanta) pietà ç_ç
Sono una studentessa in crisi per gli esami, come mi capita fin troppo spesso ç_ç
In più ieri sono andata al Festival del Fumetto a Novegro e bo, ho incontrato Inuyasha, Sesshomaru, Kagura e Shippo e stavo tipo morendo. Poi ho comprato un kimono troppo figo e, sì, insomma, mi devo ancora riprendere dall'emozione. 
Detto questo mi ritiro, siate clementi e vogliatemi bene <3
Baci baci :3

 
  
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