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Autore: kuutamo    02/02/2014    1 recensioni
"Your love is the only thing I live for in this world
Oh how I wait for the day your heart burns
In these heavenly flames I have already scorched in
I just want you to know I'll always be waiting"
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Speravo tanto di non essere arrivato tardi. Non sapevo che volto avesse, quindi per me sarebbe stato già difficile riconoscerla in mezzo alle persone che arrivavano dal gate, figuriamoci se fossi arrivato tardi. Fortunatamente l'aereo non era ancora atterrato, ma stava per farlo, quindi mi cercai un posto nella sala d'aspetto e mi sedetti. Le luci all'esterno lasciavano intravedere una fioca pioggia e al pensiero rabbrividii. A quell'ora non c'era nessuno, ma scelsi il mio posto in modo da trovarmi di fronte alla porta da dove sarebbe uscita.

Non riuscivo a capire perchè mi ero preoccupato così, precipitandomi all'aeroporto. Le avevo risposto con una mail, ma ero quasi sicuro che lei non l'avesse letta. Forse la verità sotto l'ansia che avevo di conoscerla e di (ri)vederla, era che ero molto incuriosito da lei. Si era sempre comportata da persona normale, come se io fossi una persona normale e non l'ha fatto perché lo volevo io, ma forse per mettermi a mio agio. Insomma, non mi aveva fatto una proposta di matrimonio o qualcos'altro di peggio, e da questo deducevo che era davvero interessata a una sana e sincera amicizia, e quello che penso è che ne abbia un bisogno disperato. Non credo abbia parlato molto con qualcuno, almeno di recente; so che tende a tenersi dentro tutto, ma avrebbe dovuto avere qualcuno vicino che le volesse davvero bene. Ogni persona dovrebbe avere qualcuno accanto, soprattutto durante la crescita, perché è sempre difficile; non importa che tu sia un figlio di papà, un ragazzo normale o uno senza amici, crescere è duro per tutti, e lo è sempre, anche quando si smette di dire crescere e si usa il verbo invecchiare. La vita ci mette davanti molte cose diverse, e sono grato del fatto che io sia stato più fortunato di Matilda e abbia avuto al mio fianco i miei amici. 

Fantasticavo su come poteva essere, su cosa aspettarmi più che altro: mi chiedevo anche se lei si sarebbe sorpresa di trovarmi lì. Di sicuro le sarebbe preso un colpo; a un certo punto pensai :

 

' Spero che non fugga come al concerto e torni indietro sull'aereo ' 

Sorrisi al solo pensiero di quella scena.

 

L'aereo era atterrato e di lì a poco lei sarebbe stata davanti a me. 

Mi alzai, in preda al nervosismo e mi chiesi fino all'ultimo se quella fosse stata una buona idea. Poi però mi dissi che lei una volta scesa atterra sarebbe stata sola, in un paese che per di più non era il suo, e mi convinsi quindi che quella era la cosa giusta da fare - ' Un modo come un altro per ringraziarla '-mi dissi. La porta si aprì e un'orda di persone iniziò a invadere l'aeroporto deserto; all'improvviso mi ricordai di essere l'unico in quella sala d'aspetto, e quindi facilmente individuabile, quindi mi abbassai il beanie e iniziai a camminare intorno alle sedie, continuando a buttare sguardi verso la porta. La maggior parte delle persone era vestita con abiti da lavoro, o comunque aveva un aspetto troppo vecchio per essere una ragazza dell'età di Matilda. Passò qualche anziano e poi vidi una sagoma scura in fondo al corridoio illuminato. Attesi che si avvicinasse e poi diventò a poco a poco più visibile, fino ad esserlo del tutto. Doveva essere lei: era mediamente alta, più o meno snella e con lunghi capelli neri raccolti da un lato del collo, che le cadevano morbidi sulla spalla. Indossava dei capi neri e una maglietta con una scritta rossa che non riuscivo a leggere del tutto, che sembrava un'insegna luminosa al neon che diceva 'Fang…' . Teneva la testa bassa e leggermente inclinata da un lato, lasciando il collo scoperto; sembrava ..insofferente.  La osservai per pochi secondi e mi accorsi che aveva le cuffie nelle orecchie, che si tolse però subito dopo. Iniziò a voltarsi e a guardarsi intorno, e in quel momento realizzai che sperava che fossi lì. Così girai per dietro la colonna e mi avvicinai a lei, cercando di non spaventarla. Passò a rassegna tutta la sala con lo sguardo, passando anche tra le sedie dove ero stato fino a qualche momento prima, e poi arrivò nel punto della visuale  più vicino a lei, dove c'ero io che mi stavo avvicinando. 

S'immobilizzò come se si fosse trasformata in pietra, ma ormai ero vicino e mi accorsi che le sue pupille si dilatarono, come quelle di un gatto di notte. I suoi occhi erano di un castano chiaro ricco e denso, messi in risalto dalle sopracciglia arcuate e allungate che erano di un colore leggermente più scuro. Prese un respiro e in quel momento potei vedere la sua gabbia toracica dove all'interno i polmoni si dilatavano e distendevano. Era un buon segno, respirava. 

 

" Matilda, sei tu ? " - le chiesi con un sorriso. Lei mi guardò per un attimo negli occhi e poi rivolse lo sguardo a terra. 

" Si, ebbene,  sono io" - rispose poi con voce tremante. 

" Beh, finalmente posso vederti di persona " - mi avvicinai a lei di un passo e allungai la mia mano, in segno d'amicizia. Lei volse gli occhi dal pavimento e guardò la mia mano, che strinse . La sua mano era  piena di anelli particolari e rigorosamente d'argento, ma gelata, eppure non faceva molto freddo lì, ma non doveva essere abituata comunque a quel clima.

" E' un piacere conoscerti, o meglio vederti di nuovo, anche se la prima volta è stata beh.. un po' strana "- risi. Lei mi guardò e sorrise, chiedendomi scusa per come si era comportata in quell'occasione e per la figura maldestra che aveva fatto. Mi ringraziò almeno tre volte per aver ' perso tempo a scambiare e mail con lei ' , ma io le risposi che non era stato per niente del tempo sprecato, dal momento che lo avevo fatto con piacere. Dopo aver scambiato qualche battuta sul tempo e sul tempo lì a Helsinki, ci dirigemmo al nastro per prendere i suoi bagagli e mi mostrai disponibile, se non altro per portarle qualcosa.

 

" Non hai altro con te? " -le chiesi.

" No, solo questi due. Sai, non potevo portarmi troppa roba... "

"Già, sono molto fiscali su questo, soprattutto qui - mentre parlavamo ci avvicinavamo all'uscita, e naturalmente le mostrai la strada - ..Senti Matilda, hai già trovato un posto dove stare? "

" Beh, su internet avevo visto qualche hotel, ma erano tutti troppo cari, quindi credo che per stanotte andrò in uno di questi e poi ne cercherò uno più economico "

" Io ne conosco un paio molto carini e soprattutto accessibili, non troppo lontani dal centro, magari ti ci accompagno " - riuscii a vedere un barlume rosato che apparve sulle sue guance diafane .

" Oh grazie, grazie davvero ma hai fatto già così tanto.. cioè, sei venuto qui e per me è già questa una pazzia, e non voglio disturbarti ulteriormente; sono stata stupida a dirti che venivo, così ti ho solo messo in una situazione quasi di obbligo e non volevo. Accetto volentieri i tuoi consigli, ma non devi disturbarti per me "

Non la smetteva un attimo di torturarsi ed agitare le mani. 

" Matilda è un piacere per me aiutarti e queste sono solo sciocchezze : ti accompagno io, beh, a dire la verità ci accompagnerà un taxi, ma non voglio che tu ti trovi da sola in questo momento, e a quest'ora della notte per giunta . Hai bisogno di qualcuno che ti dia una mano, e poi ora sono libero, quindi nessun disturbo! "

Lei abbassò di nuovo lo sguardo e poi ci pensò su, lo capivo da come si rigirava l'anello intorno al dito: anche lei conveniva che fosse una buona idea, e lo sapeva.

" E va bene, ma ricorda, sono in debito con te, ti devo almeno mille favori, quindi sarò contenta di aiutarti in qualunque cosa se mai vorrai il mio aiuto. Grazie, Ville . "

Le risposi con un sorriso e le aprii la portiera del taxi che era fermo davanti all'uscita dell'aeroporto . Caricai i due bagagli dietro nel bagagliaio e m'infilai nell'auto anch'io; comunicai l'indirizzo all'uomo al volante e partimmo. Quando parlai all'uomo notai che Matilda si stringeva le braccia e ci guardava estasiata, con l'aria di qualcuno che non stesse capendo un' acca .

"Scusami, ho detto all'autista di non addormentarsi al volante, vista l'ora. Cosa stavi pensando? "

" Oh nulla, solo che la vostra lingua sembra molto difficile ma allo stesso tempo molto dolce e musicale "

" Beh si, non è sicuramente tra quelle più facili, ma credo che ci farai l'abitudine. E poi la imparerai pian piano "

" Già, spero di esserne capace… "

" Ci vuole solo tempo e pratica"

" Mi fido" - disse sorridendo. Anch'io le risposi con un sorriso e poi lei guardò davanti a sé ; le luci della città s'iniziavano a scorgere e la terra sembrava un cielo tempestato di stelle, un po' come appariva L.A. dall'alto. Si girò verso il finestrino e all'improvviso s'incupì un po'. Ero curioso di sapere cosa stesse pensando, e se fossi stato più sfacciato forse glie lo avrei chiesto, ma lo trovai ad ogni modo molto indelicato e invadente. 

Per un lungo tratto sull'auto regnò il silenzio, lo stesso silenzio che era calato sulla città ormai già da molte ore; solo qualche pub e locale erano ancora aperti , e la luce gialla dei lampioni copriva di uno strato lucido le pietre quadrate della strada bagnata. Matilda sembrava persa e incantata da tutto ciò, rapita da ogni angolo visibile a quella luce opaca e soffusa, e non potevo darle torto. 

" Ti piace ? "- lei mi rispose all'istante, come mai aveva fatto fino a quel momento.

" Si, mi piace tutto questo "

"Allora hai fatto benissimo a venire. Siamo arrivati, questo è uno degli hotel più carini di Helsinki, è qui più o meno dagli anni '80 "

Pagai il tassista, contro la volontà di Matilda ed entrammo nella hole per sistemare quello che c'era da fare.

" Prima o poi te li ridarò, stanne certo ! "- disse, ma suonò più come una minaccia. Alla reception insistette per parlare lei e io la lasciai fare, scoprendo che aveva un buon inglese, che evidentemente cercava di curare sempre di più. Quando ebbe sistemato tutto la accompagnai alla sua stanza e le passai i bagagli dalla porta. Lei li sistemò nell'entrata della camera e si tolse il giubbotto. 

" Ville, non so davvero come ringraziarti, hai reso tutto molto più facile "

" L'obbiettivo era quello, e sono felice di averlo raggiunto Matilda, e poi era il minimo che potessi fare "

" Grazie comunque. É stato bello avere qualcuno vicino, confortante.. "

" Ti posso capire, non volevo che ti sentissi sola perché so come ci si sente "

 Sorrise e scosse il capo, poi abbassò lo sguardo e calò un po' di silenzio. Aveva ragione, parlare faccia a faccia con le persone, soprattutto le prime volte, non è per niente facile, ma questo lo sapevo già. Era molto saggia. Si dondolò da un piede all' altro e poi parlai e ruppi il silenzio.

" Beh ora sarà meglio che ti lasci riposare, sono le quattro passate e tra poche ore sarà giorno. Mi ha fatto piacere finalmente conoscerti Matilda, t'immaginavo proprio così " - dissi con una punta d'imbarazzo che non lasciai trasparire. Lei si sorprese e mi guardò .

" Spero proprio che sia un complimento, d'altronde anch'io t'immaginavo così " 

Entrambi avremmo dovuto chiedere all'altro ' così come ? ' , ma nessuno dei due lo fece, perché fu come se ci capimmo al volo.

" Allora buonanotte, ah, ti lascio il mio numero di telefono, nel caso avessi bisogno di qualcosa o anche semplicemente di parlare come facciamo di solito, ma dubito che lo farai. " - scrissi il numero su un pezzo di carta che mi ritrovavo nella tasca del jeans, ma mentre stavo per finirlo di scrivere, lei tirò fuori il suo cellulare.

" Allora non scherzavi quando dicevi che sei tecnologicamente antico "- disse ridendo.

" Ma certo che no ! " 

Segnò il mio numero e poi ripose l'apparecchio.

" Buonanotte Ville, e ancora grazie di tutto "

" Di niente. Buonanotte e a presto Matilda, spero che ti troverai bene qui " - la salutai con un cenno della mano e mi voltai, iniziando a camminare lungo il corridoio che portava all'ascensore. Poi mi ricordai di una cosa importante.

" Matilda - dissi voltando indietro il viso , mentre lei che era entrata in quel momento, affacciò il suo dalla porta - non abbassare lo sguardo, non hai nulla da temere "

Lei mi guardò, colpita e quasi affondata dalle mie parole e poi s' impose di riprendersi e si sforzò di sorridermi . Poi alzò la mano e mi salutò, scomparendo dietro la porta della sua stanza.












Note:
Ho voluto cambiare immagine di copertina perchè questo punto della storia è una svolta per la protagonista, come un nuovo inizio, o almeno lei spera che sia così; quindi col cambiare delle cose è cambiata anche l'immagine, che spero risulti gradevole.
Ringrazio per i complimenti ricevuti, spero che questo capitolo soddisfi le aspettative.
Kiitos.

  
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