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Autore: AliceBellamy    03/02/2014    5 recensioni
Piccola one-shot un po' cattiva venuta fuori, tempo fa, mentre guardavo il live from Abbey Road
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dominic Howard, Matthew Bellamy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti,
ho scritto questa one-shot un po' di tempo fa ma non mi convinceva. Tutta colpa di GiuliaNishe se ora la trovate qui: mi ha aiutata a migliorarla e mi ha spinta a pubblicarla. Quindi prendetevela con lei... Potete insultarla comodamente dalla sua pagina che linkerò qui. Ovviamente scherzo, non la insultate D: lei è tanto cara e scrive delle storie meravigliose, leggere per credere. 
Bando alle ciance, vi lascio alla one-shot/cacca... vi avverto che è un po' cattivella. Niente cuccioli innamorati per Alice stavolta.

Alla prossima.

DISCLAIMER: i Muse non mi appartengono, nessuno mi paga (e vorrei ben vedere), le stupidaggini che scrivo sono frutto della mia fantasia (insieme ai puffi e ai folletti che ora mi danzano attorno).


 

If you promise not to fade away


Matt guardò il profilo perfetto del suo amico nella semioscurità della stanza d’albergo a 5 stelle che in quel momento gli sembrava quasi più squallida dei motel pidocchiosi nei quali dormivano quando erano una band sconosciuta e squattrinata. Aveva la schiena poggiata alla testiera, il lenzuolo lo copriva solo fino alla vita, dalle labbra piene fuoriuscivano nuvole di fumo denso. Guardò la mano che stringeva la sigaretta, rimasta ferma all’altezza della bocca: tremava. Gli tremavano sempre le mani per un buon quarto d’ora dopo che avevano finito di fare sesso, o l’amore che dir si voglia. Aveva gli arti intorpiditi Matt, non era un batterista lui, le sue braccia non erano così allenate come quelle dell’altro. Una volta Dom gli aveva detto che gli tremavano le mani dopo il sesso perché, quelle stupide, ci mettevano un po’ a capire che avevano finito e fremevano per stringerlo ancora. Che stronzata! Sorrise il chitarrista pensando a tutte le cose stupide che il suo amico gli propinava quando, effettivamente, gli poneva delle domande cretine a cui l’altro non sapeva dar risposta.
 
Prima lo guardava quando finivano di fare sesso, o l’amore che dir si voglia. Lo fissava negli occhi per interminabili minuti, faceva scorrere le dita sul suo viso e tra i suoi capelli sorridendo come un idiota. Poi se ne usciva con cose sdolcinate e completamente stupide, come che i suoi occhi erano la cosa più bella che esiste o che il suo profumo lo faceva impazzire. Che ragazzina romantica!
 
Era cambiato Dominic, ora non lo stava guardando: ora era lui che fissava il suo profilo senza essere ricambiato. Non sentiva più i suoi occhi adoranti addosso mentre suonava Starlight ed aggiungeva quella nota alta al ritornello che gli piaceva tanto, adesso non la suonava nemmeno più la chitarra durante Starlight. Questa era la cosa che aveva portato il biondo ad affermare “Ti sei venduto il culo allo showbiz Bellamy” - lo aveva fatto imbestialire quella volta-  sorrise amaro, il vecchio Dom non lo avrebbe mai pensato, il vecchio Dom l’avrebbe adorato classificando l’accaduto come una delle trovate eccentriche con cui ogni tanto se ne usciva.
 
Era un compito duro far finta di non accorgersi che qualcuno ti ama.
 
Sentì qualcosa di fastidioso negli occhi e nella gola al pensiero di quegli occhi adoranti che lo cercavano, lo desideravano e bramavano ogni fibra del suo essere. Perché non mi guardi più Dom?  Forse è perché ho messo su un po’ di ciccetta. Abbassò velocemente lo sguardo sul suo addome arrotondato, sorrise di se stesso. Era un pensiero stupido. Un po’ di ciccia non avrebbe potuto cancellare le emozioni che leggeva in quello sguardo. Forse poteva farlo avere un figlio da un’altra e trasferirsi a vivere in America con la sua nuova famiglia. Forse poteva farlo prendere a farsi sentire poco o, più correttamente, quasi per niente. O, ancora, poteva farlo non fare l’amore con lui per 2 anni. Ecco, forse questo sì.
 
Era stato strano stare di nuovo con lui -con un uomo- e doloroso visto che Dominic gli si era avventato addosso senza premurarsi troppo di essere delicato o di lasciarsi prendere a sua volta. Il modo in cui avevano fatto sesso lo aveva fatto eccitare e sentire sporco allo stesso tempo. Beh, si sentiva sporco anche perché aveva un figlio e una fidanzata a casa che lo aspettavano: con questo ci avrebbe fatto i conti dopo.
 
Dopo Bing tutto era passato in secondo piano: non l’aveva mai provata Matthew, la tranquillità di una vita familiare, calda ed accogliente. Un bel quadretto in cui non c’era posto per le scopate con il proprio migliore amico. Che poi erano solo scopate? Voleva solo dimenticare quanto fosse sbagliato, quanto fosse capace di rovinare qualsiasi cosa che toccasse e che amasse, dimenticare il suo egoismo smisurato e senza vergogna. E poi si era dimenticato anche di Dom, semplicemente non ci aveva più pensato. Questa volta voleva fare le cose fatte bene. Non alla cazzo, non rimettendoci pezzi di cuore e di sanità mentale un po’ qua e un po’ là.
 
«Che guardi?» sbuffò irritato Dominic dopo aver spento la sigaretta.

«Co…cosa? Io… io, niente… ero sovrappensiero.» L’atro lo guardò con sguardo piatto.

«Che c’è non ti è piaciuto come ti ho scopato?»

Quella domanda gli diede i brividi e il groppo nella gola si fece più grosso e pesante.

«Che cazzo… che cazzo di domanda è?» chiese tirandosi a sedere sul materasso; non riuscì ad evitare che un’espressione di dolore si dipingesse sui suoi lineamenti. L’altro lo scrutò alzando entrambe le sopracciglia.

«Ti fa male il culo? Ci sono andato giù troppo pesante?»

«Smettila! Cazzo, smettila!»

«Di fare cosa?» chiese l’altro con genuina sorpresa.

«Di renderlo squallido!»

«Perché non lo è? Non è squallido che due stronzi di 35 anni, uno dei quali felicemente accasato con un figlio, si mettano a scopare in una stanza d’albergo perché sono troppo arrapati per tenerlo nelle mutande?» Non c’era traccia di rabbia o astio in quella domanda, la cosa non fece che inquietare Matthew ancora di più.

«Che stronzo! Fanculo… Quindi è solo questo? Con tutto quello che c’è tra noi…»

«Che c’era tra noi Matthew, che c’era.»

«Bene… Evidentemente per te, adesso, sono solo uno da scopare quando hai voglia. Mi fai schifo!»

«Ahahah, sei ridicolo… ahah davvero ridicolo.»

«Mi fa piacere che tu ti stia divertendo. Il solito coglione. Non mi guardi nemmeno più in faccia né mentre suoniamo né mentre mi scopi.»

«Non eri tu quello a cui piacevano le scopate senza impegno? Che c’è ti manca il cucciolo adorante che ti aspetta scodinzolando? Il tuo ego ne sente così tanto la mancanza?»

«Ma di cosa stai parlando?»

«Non fare l’ingenuo Matt Bellamy.» Si voltò a fronteggiarlo. «Non con me.» Si alzò dal letto, non preoccupandosi di coprire la sua nudità, e si diresse al tavolino sul quale aveva lasciato il resto delle sigarette. Ne tirò una fuori dal pacchetto con calma, poi fece scattare l’accendino e ne prese un tiro profondo.

«Potresti smetterla di intossicarmi con il tuo merdoso fumo passivo? Apri almeno la finestra, cazzo!»

«Siamo diventati anche salutisti!» continuò con un sorriso storto accomodandosi di nuovo a sedere sul letto. Fece scendere un po’ di cenere nel bicchiere d’alcool vuotato poggiato sul comodino, poi si allungò per aprire la finestra.

Matt osservò il suo corpo nudo distendersi: era dimagrito, un fascio di nervi e muscoli asciutti era quello che rimaneva sulle sue ossa minute. Gli ricordava se stesso, tanti anni fa, quando la sua anima era tormentata e il mondo amaro. Sorrise, quando si sono scambiati i nostri ruoli? Dom lo osservò alzando entrambe le sopracciglia, diede un’altra boccata alla sigaretta e portò il suo sguardo sulle tende che svolazzavano alla leggera brezza proveniente dalla finestra aperta.

«Non ci pensare Matt, domani tornerai a casa da tuo figlio e te ne scorderai. Non ci penserai più, te lo assicuro.»

Matthew si chiese quando il batterista avesse imparato a leggerli nella mente, si rispose che l’aveva sempre fatto. No, non glielo avrebbe detto che questa volta si sbagliava.
 
  
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