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Autore: pentolina    03/02/2014    6 recensioni
Stana e Nathan si rivedono dopo quattro anni...
Cosa succederà? Come cambierà la vita dei nostri personaggi in 276 giorni?
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Family'
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Giorno 32
5.00 P.M. Studios
“Ciao… scusa ma ho poco tempo.” Lo saluta Stana guardando l’orologio e aprendo la bottiglietta.
“Sarò breve… Dylan è mio figlio?” Domanda a bruciapelo Nathan.
A Stana va di traverso l’acqua che sta bevendo.
“Come scusa?” Domanda nel tentativo di prender tempo.
“Hai capito benissimo! Dimmi semplicemente: si o no.” Insiste tamburellando le dita sul tettuccio dell’auto.
“Non è tuo figlio.” Risponde lei senza però guardarlo negli occhi.
“So che è nato con venti giorni di ritardo quindi: o mi hai tradito o è mio figlio.” Chiarisce lui.
“Ti ho tradito. Scusa ma adesso devo rientrare.” Risponde voltandosi per andar via.
“No. Non è vero.” Afferma Nathan spostandosi di fronte alla donna che continua a guardare ovunque tranne che lui.
“Si, invece. Mi dispiace che tu l’abbia scoperto così.” Insiste lei.
“Ok, allora guardami e dimmi che Dylan non è mio figlio.” La sfida lui.
“Non è tuo figlio.” Dichiara dandogli una rapida occhiata, cercando poi di fuggire.
“Non così. Guardami dritta negli occhi!” Grida lui bloccandola tra l’auto e il suo corpo.
Stana non ha il coraggio di guardarlo sa che se solo alzasse lo sguardo lui capirebbe.
“Stana, guardami.” Ripete questa volta più dolcemente alzandole il mento con il dito.
I loro occhi finalmente si incontrano.
Stana è sull’orlo del pianto… Nathan odia vederla così ma vuole sapere la verità.
“Non è tuo figlio.” Sussurra con il groppo in gola.
“Stai mentendo.” Dice lui asciugandole una lacrima con il pollice.
“No.” Bisbiglia lei.
“Se non hai nulla da nascondere allora voglio fare un test di paternità!” Afferma Nathan.
“Assolutamente no. Non hai nessun diritto di presentarti qui, dopo quattro anni, pretendendo di voler fare un test a un bambino che non è tuo.” Controbatte lei.
“Se è mio o no lo dirà il test. Di cosa hai paura?” Domanda non capendo il continuo negare della donna.
“Non ho intenzione di discutere con te ulteriormente. Devo andare.” Dice cercando di spostarlo.
“Dimmi la verità e ti lascio andare.” Insiste fermando il suo tentativo di fuga.
“Nathan, lasciami.”
“Ho diritto di sapere.” Afferma iniziando ad arrabbiarsi.
“MAMMA!” Urla Dylan mollando la mano di Tamala e correndo verso di lei.
Stana si asciuga velocemente gli occhi e Nathan si sposta immediatamente lasciandola andare.
“Ciao amore mio!” Lo saluta Stana sollevandolo in aria e facendolo ridere.
“Cos’hai tesoro?” Domanda Tamala vedendo gli occhi rossi dell’amica.
“Ti spiego dopo.” Bisbiglia Stana.
“Ciao Nate!” Lo saluta Dylan.
“Ciao campione…” Contraccambia lui sorridendo.
“Che ci fai da queste parti?” Chiede Tamala.
“Niente. Me ne stavo andando.” Risponde aprendo lo sportello.
“Stana, ne riparliamo.” Afferma Nathan per poi salire in macchina.
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10.00 P.M. Tamala’s house
Tamala offre all’amica un bicchiere di vino sedendosi accanto a lei sul divano.
“Allora? Ne vuoi parlare?” Chiede bevendo un sorso.
“È convinto che Dylan sia suo figlio e insiste per fare un test di paternità.” Confessa Stana.
“Sapevi che c’era il rischio che tornando qui succedesse.” Commenta appoggiando il bicchiere sul tavolino.
“Non dovevo accettare l’invito al matrimonio. Dovevo venir qui gira il film e tornarmene a Miami senza incontrarlo. Ma io no sono la solita stupida. Ho voluto rischiare e adesso eccomi qui.” Afferma passandosi una mano sul viso.
“Cosa intendi fare?”
“Non lo so. So solo che Nathan non mollerà fino a quando non avrà ottenuto ciò che vuole. Non posso nemmeno tornare a Miami ho firmato un contratto e devo portarlo a termine. Sa che siamo qui da te e anche se ci trasferissimo in albergo o da qualcun altro lui ci troverebbe…” Dice, nel tentativo disperato di trovare una via di fuga.
“Forse è arrivato il momento di confessare.” Suggerisce Tamala.
“Devo pensarci… ho bisogno di tempo. Tempo che però non ho.” Afferma alzandosi.
“Tam, ho paura!” Ammette dopo un momento camminando avanti e indietro.
“Ehi… Vieni qui.” Dice Tamala invitandola ad avvicinarsi aprendo le braccia.
Stana l’abbraccia lasciandosi coccolare dall’amata amica.
“Qualsiasi decisione prenderai l’affronteremo assieme.” La rassicura baciandola sulla tempia e stringendola forte a se.
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Giorno 39
1.00 A.M. Tamala’s house
“Nathan, sul serio? Sai che ora sono?” Domanda arrabbiata spalancando la porta di casa.
“Se avessi risposto alle chiamate non sarei qui a quest’ora di notte!” Controbatte lui entrando.
“Intanto abbassa il tono di voce!” Gli ordina chiudendo la porta.
“Voglio sapere, con che diritto mi hai portato via mio figlio? Tre anni senza sapere che ho un figlio! Chi sei tu per decidere che io non posso essere padre?” Chiede incazzato.
“Io sono sua madre ed era la scelta giusta da fare.” Risponde lei.
“Questa è bella… La scelta giusta per te non per nostro figlio. Ogni bambino ha diritto di crescere con entrambe i genitori. Tu non sei dio. Tu non puoi alzarti la mattina e partire con MIO figlio.” Afferma alzando il tono di voce.
“Non potevo restare qui con te che mi rendevi la vita impossibile. Non mi hai lasciato altra scelta. Non potevo trascorre i nove mesi di gravidanza in quelle condizioni con l’ansia sempre addosso perché tu mi facevi gli agguati a tutte le ore. Eri sempre ubriaco, non so se te lo ricordi!?!” Gli rammenta lei.
“E perché mi ero ridotto così?! Lo sai? Per colpa tua!!! Tu, non hai voluto perdonarmi. Non hai mai voluto ascoltare le mie scuse darmi una seconda chance. Non dare la colpa a me. Io sono stato malissimo a causa tua. Io, ti amavo!” Urla le ultime due frasi avvicinandosi pericolosamente alla donna.
Stana spaventata fa un passo in dietro.
“Se ami una persona non la tradisci. Non la fai finire all’ospedale con una commozione celebrale perché accecato dalla gelosia. Non la sbatti contro il muro per scopartela con la forza.” Grida con le lacrime che le rigano il viso.
Nathan la guarda confuso… mezze di queste cose non se le ricorda nemmeno.
“Avevo paura di te non potevo restare.” Sussurra Stana cercando di calmarsi asciugandosi il viso.
“Cos’ho fatto...” Bisbiglia Nathan schioccato cercando di ricordare.
“Mamma…” Una vocina fa girare entrambi gli adulti.
Dylan, spaventato dalle urla è bloccato all’ingresso del soggiorno. Vuole raggiungere la mamma ma per arrivarci deve passare vicino a Nathan.
“Amore, mi dispiace non volevamo urlare.” Spiega Stana raggiungendolo.
Dylan, stringe forte intorno al collo della mamma, sussurrandole all’orecchio: “È l’uomo cattivo?”
“No, amore. Nathan non è cattivo. Vero?” Risponde cercando di coinvolgere l’uomo ancora sotto shock.
“Scusa Dylan, non dovevo alzare la voce con la mamma.” Si scusa avvicinandosi ai due.
“Perché urlavi?” Domanda sbadigliando il piccolo.
“Ogni tanto anche i grandi litigano. Come quando ti arrabbi con Kevin per un gioco.” Spiega Stana.
“Anche voi litigate per un gioco?” Domanda ingenuamente.
“Si più o meno. Adesso è meglio che torniamo a dormire, che dici?” Domanda Stana accarezzando la schiena del figlio appisolato contro la sua spalla.
“Ok…” Sussurra sbadigliando nuovamente.
“Cosa succede? Come mai sei sveglia?” Domanda Tamala dall’ingresso vedendo la luce accesa.
“Ah… scusa non sapevo avessi compagnia.” Afferma entrando in soggiorno e vedendo l’uomo.
“Potresti accompagnare Nathan alla porta.” Chiede Stana all’amica per poi sparire lungo il corridoio.
“Certo.” Risponde lei.
Nathan raggiunge Tamala che aprendo la porta dice: “Immagino non ti abbia invitato lei alle 1 di notte. Evita queste tue brillanti idee. Qui c’è un bambino piccolo che non deve essere coinvolto nelle vostre discussioni.”
“Hai ragione, non ci ho pensato. Ma è mio figlio non mi terrete lontano di lui ancora.” Afferma Nathan uscendo di casa.
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Giorno 51
8.00 A.M. The six coffee
“Grazie per aver pazientato cinque giorni senza presentarti alle una di notte a casa.” Dice Stana sedendosi di fronte all’uomo.
“Voglio passare del tempo con lui.” Afferma schietto Nathan.
“Non è così semplice.” Risponde lei.
“Cosa vuoi dire?” Domanda rigirando la tazza di caffè tra le mani.
“Voglio dire che prima d’iniziare questa cosa devo sapere quali sono le tue intenzioni. Dobbiamo chiarire un po’ di cose. Devo proteggere mio figlio non posso semplicemente dirgli “ecco tuo padre passa del tempo con lui.” Voglio capire prima un po’ di cose. Abbiamo bisogno di parlare e sistemare un po’ di cose tra noi.” Spiega Stana bevendo un sorso di caffè.
“Vuoi sapere le  mie intenzioni!?! Voglio passare del tempo con lui e recuperare gli anni di cui TU mi hai privato. Ecco, quali sono le mie intenzioni!” Risponde seccato.
“Mi dispiace ma fino a quando terrai questo atteggiamento e questi propositi non passerai nemmeno un secondo con lui.” Afferma pronta ad alzarsi.
“È anche mio figlio non solo tuo, ricordatelo!” Chiarisce Nathan alterato.
“Non puoi venir qui minacciarmi e pretendere che io ti lasci vedere Dylan. Cambia atteggiamento se vuoi avere la possibilità di fare il padre.” Risponde, altrettanto arrabbiata.
“Non puoi impedirmi di vederlo!” Controbatte lui.
“Sei sicuro!!? Non metterti contro di me. Che ti piaccia o no prima devi riuscire ad avere un rapporto civile con me… fino allora scordati di poter passare del tempo con Dylan. Cambia atteggiamento!” Afferma alzandosi lasciando Nathan a bocca aperta.
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10.00 P.M. Jon’s house
“È vero che le ho fatto tutte queste cose?” Domanda Nathan all’amico.
“Si… non ti ricordi?” Chiede sorpreso Jon.
“Ho dei ricordi confusi…”
“Eri fuori dalla grazia di dio. Spero di non vederti mai più in quelle condizioni. Le cose sono peggiorate quando l’hai vista cenare con Tamala e altri due ragazzi. Eri sempre ubriaco. Ho pulito più vomito in quei mesi che in tutta la mia vita.” Racconta Jon offrendogli una birra.
“Sono stato un vero e proprio coglione... Ma questo non giustifica il fatto che mi abbia mentito. Mi ha privato di mio figlio. E ora insiste che dobbiamo fare a modo suo. Vuole anche comandarmi, capisci?!” Spiega infastidito.
“Ascolta bro… Voglio un bene dell’anima a Dylan e non voglio vederlo soffrire. Stana ha sbagliato ma è una madre fantastica. In questi anni non l’ho mai vista mettere niente prima di lui. Vive solo ed esclusivamente per lui. Tutta la sua vita è studiata per non fargli mancare nulla. Fidati di lei. Se dice che dovete andare prima a destra e poi a sinistra, allora fallo.” Afferma rigirando la bistecca sulla piastra.
“Come faccio a fidarmi? Come faccio a sapere che una volta tornati a Miami lei non mi impedirà di vederlo?” Domanda Nathan mescolando le patate.
“Ci metto le palle, amico. Stana non è una che fa conoscere Dylan al primo che passa… non fa entrare nessuno nella sua vita se non è sicura al cento per cento. Se ha deciso di darti la possibilità di fargli da padre significa che non ti caccerà alla prima occasione, a meno che tu non faccia il coglione. E nonostante quello che le hai fatto passare sta dimostrando di volersi fidare di te quindi smettila lamentarti e fidati.” Gli suggerisce Jon.
“Non posso dimenticare quello che mi ha fatto... Cazzo, mi ha portato via mio figlio!” Afferma bevendo un sorso di birra.
“Tutti e due avete fatto errori ma ora è arrivato il momento per entrambi di ricominciare. Hai voglia di essere parte della vita di Dylan o no? Vuoi essere un padre per lui?” Domanda incrociando le braccia al petto.
“Si.” Risponde deciso.
“Allora prenditi il tempo che ti serve e perdonala. Avete un figlio stupendo non rovinatelo per colpa del vostro orgoglio. Pensaci.” Conclude Jon mettendo le bistecche nei piatti.
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Giorno 59
10.00 A.M. The six coffee
“Ciao.” Saluta Stana sedendosi di fronte a Nathan.
“Ciao. Ti ho preso il caffè come piace a te. Almeno spero che ti piaccia ancora così.” Dice mettendole davanti la tazza fumante.
“Grazie... certe cose non cambiano.” Risponde assaggiandone un sorso.
“Dopo una settimana ho preso la mia decisione.” Inizia Nathan. “Voglio far parte della vita di Dylan. Ne sono convinto al cento per cento. Sarò sincero sono ancora arrabbiato, ma mi interessa di più far parte della sua vita. L’unica cosa che devi promettermi è che una volta finito il tuo lavoro qui mi permetterai di vederlo.”
“Se questi mesi andranno bene potrai vederlo quando e come vuoi. Ma ora vediamo di affrontare il presente, per il futuro ci sarà tempo. Un passo alla volta?” Domanda, tendendo la mano verso lui.
“Un passo alla volta.” Risponde stringendole la mano.
 
  
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