Eva si guardò allo specchio.
Prese la confezione di tintura comprata in profumeria solo il giorno prima, l'aprì ed iniziò l'operazione.
Erano le cinque di mattina e suo padre era ancora a lavoro, a fare il turno di notte. Come sempre, d’altronde. La madre invece già da anni non viveva più in quella casa.
Era il giorno del suo diciottesimo compleanno e quella vita non la poteva più sopportare.
Alle sei e trenta i capelli erano finalmente corti e rosa.
Indossò una maglietta leggera e dei jeans consumati. Le scarpe... Beh, erano quelle di sempre.
Mise al collo la collana della nonna. L'unica persona per cui sarebbe valsa la pena rimanere. Ma lei non c'era più.
Controllò il cellulare. Erano le sei e quarantaquattro. Il treno sarebbe partito in meno di un'ora.
Non c'era tempo da perdere: mise lo zaino in spalla e partì, lasciando poche parole scritte a matita su un foglio per quel padre che per lei era sempre e solo stato un estraneo.
Arrivò alla stazione pochi minuti prima che il treno lasciasse il binario tre.
E lei era là.
La sua metà. L'angelo sceso dal cielo per salvarla.
La sua Gioia.
La baciò.
E seppe che da quel momento tutto sarebbe andato per il verso giusto.
Il treno partì con due ragazze ed una nuova vita pronta da vivere.
*********
Nota dell'autrice: la storia è nata la sera del 2 febbraio 2014, casualmente. Mi era stato proprosto di scegliere una fotografia e da quella inventare un piccolo racconto.
Questo ne è il risultato.
In ogni caso i personaggi ed i luoghi sono di pura fantasia e non riconducibili alla realtà.