Fanfic su attori > Ben Barnes
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Autore: _joy    03/02/2014    7 recensioni
"La sera in cui Ben Barnes lasciò Rebecca Milani era una sera piovosa e grigia."
Quello che accadde tra un addio e un ritrovarsi.
Perché niente altro conta.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quel giorno Carolina era entusiasta, come sempre quando aveva la possibilità di occuparsi di Tommaso.
 
Aveva insistito con Rebecca perché - anziché barcamenarsi come al solito tra corse a destra e manca, riunioni, sopralluoghi e il piccolo – le lasciasse tenere il bambino per un paio d’ore.
Adorava Tommi e quella mattina, visto il bel tempo, aveva preparato per lui un programma speciale: una gita sulla spiaggia.
 
La giornata era luminosa e tersa, ma, essendo un giorno lavorativo, in spiaggia c’erano poche persone.
Tommaso caracollava felice, con la sua buffa andatura da paperotto, inseguendo il suo pallone colorato.
Carolina lo tallonava, sapendo che il bambino odiava che gli si tenesse la mano quando giocava con la palla, ma intenzionata a non perderlo d’occhio.
Per un po’ procedettero inciampando, lanciando e rincorrendo, poi Tommaso diede senza volerlo un calcio più forte che lo mandò a gambe all’aria e spedì la palla più lontana del previsto.
Carolina si precipitò a rialzarlo, ma il bambino sembrava preoccupato solo per il suo giocattolo: si guardò attorno appena fu rimesso in piedi e poi indicò la palla che rotolava, guardando allarmato la sua guardiana.
Lei ridacchiò, perché Tommi di solito non parlava – diceva solo qualche rara parola – ma si faceva capire benissimo.
Infatti il bambino mugugnò e indicò ancora il pallone.
«Ma sì, non preoccuparti, ora lo prendiamo… ecco, vedi, si sta fermando!»
 
Infatti la palla si era fermata accanto a due ragazzi, che passeggiavano vicino alla riva.
Uno dei due si guardò attorno, vide la ragazza con il bambino e si chinò a raccogliere il pallone.
Tommaso guardò ad occhi sgranati il ragazzo che si avvicinava con in mano il suo giocattolo e, quando quello fu vicino e si inginocchiò per porgerglielo, si nascose lesto dietro le gambe di Carolina.
Il ragazzo sorrise e posò la palla a terra, quindi alzò gli occhi per sorridere alla ragazza - di quel sorriso che gli adulti si scambiano di fronte alle buffe azioni dei bambini - e quindi andarsene.
 Invece, sussultò perché la ragazza lo fissava a bocca aperta e con gli occhi sgranati.
Ben si raddrizzò e aggrottò la fronte.
«Ehm…ciao» disse.
Lei, per tutta risposta, mosse le labbra senza che ne uscissero suoni e fece due passi indietro.
Una fan? - si chiese Ben, perplesso.
A volte le fan ammutolivano e lo guardavano come se lui fosse una divinità o qualcosa di altrettanto enorme e fuori dal comune… ma, a dirla tutta, questa ragazza sembrava più spaventata che emozionata.
E stava ancora lì, fissandolo come se avesse visto un fantasma.
Ben batté le palpebre e accennò un sorriso di circostanza, preparandosi a voltarsi.
Quindi guardò di sfuggita il bambino, che faceva capolino dietro le gambe di lei.
 
I loro occhi si incontrarono.
 
Ben sorrise automaticamente, notando gli occhi curiosi del piccolo.
Gli tese la palla, ma il bambino non si mosse per prenderla: si limitò a fissarlo guardingo.
Ben sorrise più apertamente ed allungò una mano per fargli una carezza prima di andarsene.
Era un così bel bimbo, gli venne spontaneo.
 
Non si aspettava certo che lei reagisse scostandogli bruscamente la mano.
 
«Ehi» protestò, spiazzato, nel suo italiano approssimativo «Non stavo facendo nulla di male!»
Lei aveva ancora un’espressione spiritata.
Goffamente, spinse il bambino lontano da lui e il piccolo, per pura testardaggine, si fece avanti.
La ragazza lo sollevò facendolo strillare.
Ben la guardò come se fosse pazza e in quel momento si avvicinò Jack.
«What’s wrong, Ben?»
Sentendo il nome, la ragazza fece un salto.
Ben la fissava, come sentendo che gli mancava un tassello per completare un quadro.
 
Poi, suo fratello guardò il bambino.
E poi lui.
E poi di nuovo il bambino.
E poi lui, ancora.
 
Ben batté le palpebre, fissò Jack, poi espirò.
Ok, non essere idiota – si disse – quanti bambini al mondo hanno i capelli e gli occhi scuri?
 
 
Di fronte agli sguardi fissi dei fratelli Barnes, Carolina deglutì terrorizzata.
 
*
 
Era fatta.
 
Un contratto chiuso e qualche idea già definita: il nuovo matrimonio sembrava non richiedere particolare impegno, decise Rebecca.
Raccolse i suoi quaderni con foto di location e allestimenti, salutò la coppia di fidanzati e si diresse alla macchina.
Caricò tutto, si stiracchiò e solo allora prese il cellulare in mano.
Lo silenziava sempre durante i primi incontri con i nuovi clienti, per dedicare loro tutta la sua attenzione.
Una volta, sua madre l’aveva rimproverata:
«Non puoi fare così» le aveva detto «Sei madre di un bimbo piccolo e non puoi mai sapere se e cosa succede a tuo figlio!»
Rebecca aveva fatto di nascosto le corna e aveva continuato a silenziare il telefono: dopotutto, lei non lasciava mai suo figlio da solo e quindi cosa poteva accadere?
Ci sarebbe sempre stato qualche adulto, con Tommaso.
 
Ma quel giorno, quando vide sul dispaly quindici chiamate perse da parte di Carolina, si sentì prossima ad avere un infarto per la paura e, mentre guidava a velocità folle per le stradine di campagna, promise e giurò e spergiurò che mai, mai più avrebbe staccato quel dannato telefono, purché a suo figlio non fosse accaduto nulla di male.

   
 
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