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Autore: just a british boys    03/02/2014    2 recensioni
Le persone a volte pensano di poter gestire ogni tipo di situazione. Con un lucchetto e una chiave, credono che il mondo sia nelle loro mani. Ma la passione è dotata di una potente pinza da lavoro capace di spezzare ogni rapporto creatosi per mezzi umani.
Il destino ci ha legati già dal principio. Ma non con ferro, cemento o acciaio. Con del semplice cioccolato.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Liam Payne, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La famiglia Malik è sempre stata legata alle tradizioni. Era gente di antica cultura e pretendeva onore e rispetto per tutto ciò che riguardava la loro religione e i loro costumi. Trisha era la donna di casa, lo strappo alla regola, quella per cui Yaser non ha sposato altre donne, quella per cui ha rinunciato alle sue ferree idee, quella che da sempre amava. Origini inglesi, tratti somatici anglicani ma puramente dolci, l’uomo adorava il bel viso di sua moglie almeno quanto il Corano. Aveva sposato quella donna per amore non calcolando gli usi islamici, ma voleva che i suoi quattro figli si maritassero con il/la loro promesso/a sposo/a. Aveva perso il riguardo di suo padre già una volta, non voleva rischiare di nuovo. Desiderava renderlo fiero con tutta la sua anima e le sue decisioni erano da sempre tutte condivise con il grande uomo di famiglia.
Doniyha era la più grande tra i geniti ed anche la più educata. Viveva di principi, di libri e di galateo: il suo più grande sogno era avere una casa, un buon marito e dei figli ma questo non si è mai realizzato siccome da poco aveva sposato un rozzo uomo di ricca famiglia a cui era stata presentata circa due mesi prima. Lei non lo amava ma non voleva deludere suo padre, felice di tutti gli incassi del mahr entrati nella sua umile casa per la cerimonia.
Zayn, il maschio di casa, l’erede di Yaser. Tutti lo chiamavano ‘il nuovo re’ e a lui piaceva quell’appellativo. Era una persona introversa ed incredibilmente vanitosa. Aveva un buon rapporto con le sorelle e il suo bell’aspetto conquistava l’attenzione di molte giovani ragazze prossime alla promessa coniugale. Ma a lui non interessava: finché aveva i suoi pastelli, un pezzo di carta e Waliyha, era felice. La sua più grande passione era il disegno ma l’unica che lo sapeva  era sua sorella, la più grande confidente che il ragazzo abbia mai avuto -e anche l’unica-. Secondo Yaser il disegno era un’arte solamente femminile e privava l’uomo della sua caratteristica virilità. Zayn però, per quanto ci tenesse ad apparire, viveva solo con una matita in mano. La sua famiglia aveva stretto un accordo dalla sua nascita: era destinato a sposare la figlia di uno dei più importanti uomini islamici, Maryam Amer.
Waliyha era conosciuta come la più bella tra le figlie. Assomigliava molto a suo padre ma i lineamenti erano molto simili a quelli di sua madre. Capelli neri corvino, occhi castani leggermente a mandorla e labbra piene, rosse. Piaceva a tutti ma a lei non piaceva nessuno. Di una selettività impressionante, la ragazza aveva un caratterino acido, una mentalità molto complessa in cui si nascondevano una miriade di colori e forme rappresentanti il suo lato nascosto, quello che solo suo fratello maggiore riusciva a vedere. Viveva in un mondo tutto suo ma ai suoi genitori stava bene così, dicevano che era parte della sua crescita adolescenziale . Quando le avrebbero trovato un marito sarebbe cambiata -pensavano loro-.
Safaa era la piccola di casa, vivace e scattante, come qualsiasi bambina della sua età. Amava le principesse e voleva abitare in un grande castello di fiori, sognava ad occhi aperti il suo futuro, immaginandosi bellissima, sobria e ammiratissima. La sua infanzia era passata troppo velocemente contornata da una solitudine cronica dovuta alla grande differenza di età tra lei e i suoi fratelli.
Una normale famiglia musulmana pronta all’incombente matrimonio del secondo genito nonché unico figlio maschio, l’orgoglio di casa, con la più bella e ricca nubile dell’intero oriente.
**
Lahore, Pakistan
Le carezzava i capelli con una dolcezza esasperante continuando ad osservare le poche nuvole presenti nel cielo primaverile di una delle città più grandi dello stato Pakistano. Indossava un hijab azzurro decorato con fiori dorati in abbinamento con il suo Kj turchese su cui erano cuciti brillanti di finissimo oro. La guardò assottigliando lo sguardo per via della luce fioca del sole diurno. Era bellissima. Si truccava da sempre per le grandi cerimonie e gli incontri importanti, ma quel giorno aveva esagerato. Zayn l’aveva vista pochissime volte in ‘acqua e sapone’ ed era convinto che fosse ancora più carina senza nulla. Per quella riunione, tutta la famiglia si era sistemata in ghingheri stando attenta a non spiegazzare nemmeno un millimetro delle pregiate stoffe dei loro Kj. Ma Waliyha e Zayn non avrebbero mai rinunciato al loro quotidiano appuntamento con il fresco prato del giardino dietro casa per un qualsiasi evento. Amavano starsene lì, uno accovacciato tra le braccia dell’altro ad osservare quegli immensi batuffoli bianco candido costituenti la rilassante atmosfera di Primavera.
“In città dicono tutti che Maryam sia bellissima” disse la più piccola continuando a fissare l’alto
“Secondo me, tu sei più bella” la ragazza sorrise onorata da uno dei tanti complimenti del suo grande confidente.
Rimasero lì per un’abbondante mezz’ora, finché non sentirono il motore di una macchina avvicinarsi, voci umane diffondersi nell’aria e il campanello suonare. A malavoglia rientrarono sistemandosi con qualche buffetto i loro vestiti. Zayn si sentiva fuori luogo con quell’abito addosso, di solito girava in tuta o in jeans, odiava la monotonia di quelle divise tutte uguali varianti l’una dall’altra solo per colore o fantasia. Sbuffò, si diede un’ultima sistemata e raggiunse i suoi genitori pronti per ospitare la famiglia Amer nella loro dimora.
“Sakale Bhalo” Trisha si chinò con le mani giunte al petto pronunciando il suo saluto. Yaser la seguì con un semplice “Hyalo”. Il diretto interessato accennò solo un sorriso non sviluppando alcun saluto.
“Lei è mia figlia Maryam” la ragazza si fece avanti insieme a tutto il ben di Dio presente sul suo esile corpo: brillanti, zaffiri, rubini… Zayn rimase incantato più dal suo abito incastonato che dalla ragazza che lo indossava. Un velo rosa confetto sulla testa, uno sul viso lasciante scoperti solo gli occhi neri, uno scialle di pietre preziose le copriva le spalle posandosi sulla delicata stoffa del vestito magenta e cadendo all’altezza della vita in fili di oro bianco. Una lunga gonna partiva dai fianchi ed arrivava ai piedi morbida e informe. Non le risaltava le curve già abbastanza evidenti: larghi fianchi, seno prosperoso, pancia piatta, gambe sottili. Il sogno di ogni uomo ma non quello di Zayn che, a dirla tutta, non aveva ancora trovato il suo prototipo ideale. Tanto non sarebbe servito, avrebbe sposato quella donna con o contro la sua volontà.
Dopo 30 minuti di occhiate fuggenti un “Bene Rashijd, che ne dice di parlare un po’ in salone mentre i nostri figli si conoscono?” da parte di Yaser permise finalmente ai due di parlarsi.
“Mi piace il tuo Kj” mentì Zayn per cominciare un dialogo. Non poté vedere l’espressione dell’interlocutrice per via del velo coprente.
“Sì, mio padre si sta attivando a rifarmi il guardaroba per il nostro matrimonio” a Zayn salì un groppo in gola appena sentì quella fatidica parola uscire dalle labbra della sua promessa. Sapeva cosa ne sarebbe stato della sua vita sentimentale ma nessuno era mai stato così diretto con lui e odiava sentirsi in soggezione. Maryam stava partendo decisamente col piede sbagliato.
“Tutto bene?” chiese con falsa premura la giovane ricevendo un semplice segno affermativo da Zayn.
Continuarono a parlare di sciocchezze per una ventina di minuti  capendo sempre di più che il loro fidanzamento era la cosa più sbagliata che ci potesse essere. L’unica cosa che condividevano era la bellezza e di certo non potevano conversare su quest’ultimo argomento. Il ragazzo si sentiva sempre più privato della sua personalità e non sopportava chi osava mettergli i bastoni davanti al carro, era uno spirito libero e lo avrebbe voluto essere per sempre.
“Bidaya” i genitori di Zayn congedarono Rashijd e la bella Maryam con un rispettoso saluto, avventandosi subito dopo sul figlio e chiedendogli di tutto sulla futura sposa. Erano più entusiasti il padre e la madre che il diretto interessato. Inventò qualche banale parola per levarsi dai piedi quei due e raggiunse sua sorella raccontandogli il vero esito di quell’incontro in cui Waliyha aveva fatto semplicemente da comparsa.
“Sarai invidiato da tutti se la sposi” le diceva sua sorella per tirarlo su di morale sapendo quanto apparire fosse importante per il ragazzo.
“Non voglio l’ammirazione di nessuno. Sarà anche bella, istruita, ricca ma non è il mio tipo” Zayn era diverso. Mentre i suoi amici guardavano le ragazze semi nude sulle riviste, lui le usava come ispirazioni per nuovi disegni; mentre gli altri ragazzi fantasticavano sull’aspetto fisico della loro futura sposa, lui meditava sui libri.. tutti pensavano che questo atteggiamento fosse dovuto al suo carattere narcisista ma il moro sapeva che non era affatto così. In realtà non aveva mai capito perché provava questa repulsione per le donne. Le rispettava, le onorava ma non le amava. Erano muse per lui, non spose.
“Dillo a papà” consigliò Waliyha pur sapendo che non sarebbe servito a nulla. Quel patto era nato con Zayn, e Yaser non ci avrebbe mai rinunciato per un ‘capriccio’ di suo figlio. Molte volte i due ragazzi pensavano che all’uomo interessassero più i soldi che la loro felicità, ma in un mondo governato dal Corano e quindi dal rispetto familiare, ogni loro supposizione non sarebbe servita a nulla. Avrebbero fatto tutto ciò che era di volontà del padre di famiglia pur essendo contrari.
“Non mi ascolterebbe” sbuffarono all’unisono proiettandosi nel mondo Occidentale, come era loro solito fare. Amavano l’America, i McDonalds, i clackson assordanti, i cibi precotti… tutto ciò che nella loro civiltà era raro trovare. L’unica cosa positiva del matrimonio era che la famiglia Amer aveva molti parenti a Londra e a New York perciò sarebbe stata una consuetudine per i giovani sposi fare visita ai parenti lontani.
Passarono le poche ore che li separavano dalla notte in chiacchiere senza toccare cibo. Il solo pensiero che tra una settimana Zayn si sarebbe sposato faceva ritorcere lo stomaco al moro. Avrebbe perso tutto con Maryam, dalla libertà alla verginità, dal disegno alla sorella. Si addormentarono con un pensiero fisso cercando di dimenticare che tra soli sette giorni non avrebbero più vissuto sotto lo stesso tetto.
**
La tinta rossa prendeva forma sulle mani di Zayn provocandogli leggeri brividi lungo tutta la schiena. Una donna anziana gli dipingeva la pelle, un'altra lo truccava con del carboncino per occhi nero, la stilista rintoccava l’abito costoso sul vecchio letto, la parrucchiera lo pettinava parendo sprezzante nei confronti del taglio ‘ribelle’ del ragazzo fatto senza l’approvazione di nessuno e per cui non poté uscire dalla sua stanza per un mese.
Il moro sentiva un ronzio di voci e odiava trovarsi nel caos. Tutti gli prestavano attenzione e a lui faceva molto piacere ma trovava il silenzio la cosa più bella che il suo Allah abbia mai creato. Aveva pinze su tutta la testa, pittura rossa su tutte le braccia, trucco su tutta la faccia. La sua vanità gli ricordava che con qualsiasi cosa, lui fosse un bel ragazzo ma tutti quei gingilli ridicoli sul vestito matrimoniale gli facevano perdere un bel po’ di autostima. Si vestì da solo fregandosene del culto del vestimento da parte delle sue serve. Avrebbe tanto desiderato un jeans e una maglietta bianca in quel momento.
Si specchiò disgustato dal suo riflesso completamente diverso dal suo vero essere, uscì dalla sua stanza insieme alle serve e si diresse in giardino. Suo padre, sua madre e le sue tre sorelle erano in riga dal più vecchio al più giovane. Appena lo videro sorrisero tutti tranne Waliyha che capì al volo il suo reale stato d’animo. Il padre lo accompagnò all’auto d’epoca scelta per lo sposo rassicurandolo con dolci parole che Zayn sapeva essere false. Stette al gioco annuendo ad ogni raccomandazione.
Arrivarono alla moschea in perfetto orario trovando Maryam e suo padre, nonché celebrante della cerimonia, già pronti per l’inizio. I due uomini si accordarono per la cifra del donativo nuziale cercando di andarsi incontro. Stabilito il prezzo, Rashijd raggiunse il suo posto ed invitò sua figlia, Zayn e le due bambine davanti a raggiungerlo. Con un sottofondo musicale pienamente orientale, i quattro entrarono nella nikah a testa alta. Gli occhi di Maryam sembravano felici, sereni, quelli di Zayn avrebbero tanto voluto vedere una tela bianca piuttosto che quell’orrido spettacolo desiderato da due burattinai assetati di chissà cosa.
Appena arrivati di fronte al tutore della sposa, si chinarono per ricevere il marchio rosso sulla fronte. Dopo qualche onoranza al Corano, il signor Amer chiese ad entrambi se desideravano davvero condividere la loro vita con la persona al loro fianco e Zayn per poco non gli sputava in un occhio. Il suo fu un sì poco convinto, strozzato, visibilmente detto a fatica. Deglutì cercando di reprimere tutto l’odio verso gli Amer.
La cerimonia si concluse e con una collana di fiori intorno al collo e la mano incrociata a quella del/della loro nuovo/a marito/moglie, uscirono dalla moschea falsamente felici. Susseguì un banchetto aperto solo ai parenti più stretti e verso sera i due sposi potettero raggiungere casa Amer per vedere la loro camera matrimoniale.
“E’ molto grande” furono le prime parole che Zayn rivolse a Maryam dopo le loro promesse coniugali. La ragazza sorrise.
“Tra due giorni partiremo, i miei zii ci aspettano a Londra” disse tutto d’un fiato provocando stupore nell’ignaro ragazzo. Zayn però non parve sorpreso o sconvolto. Il suo sogno era vedere quelle terre tanto ambite perciò per lui non consisteva esattamente in una scelta forzata. Sorrise, immaginando con occhi trasognanti il fatidico Big Ben e la London Eyes.
Fu l’unica cosa che quella notte lo sollevò. L’idea che da un giorno all’altro avrebbe dovuto mettere incinta Maryam lo deprimeva e cercava nuovi pretesti per posticipare quel giorno. Inventò già un mal di pancia improvviso, la stanchezza, un appuntamento imprevisto.. gliene servivano di più, così passò la notte a pensarci.
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La servitù di casa Amer si divise in vari gruppi. Tre signore anziane aiutarono Maryam, altre tre aiutarono Zayn, quattro sistemarono Rashijd e le altre si occuparono dei vari parenti del ricco uomo. Aveva 5 mogli, 6 figlie e 9 figli di cui solo 3 erano sposati. Le stanze del palazzo erano una miriade e poteva offrire ospitalità a tutti i suoi generi e le sue nuore.
“Abbiamo terminato” disse la più anziana tra le signore ritirando la matita con cui aveva definito leggermente la forma magnifica degli occhi ramati di Zayn. Come di consueto, il ragazzo si avvicinò al grande specchio vedendo l’immagine di fronte a se con la solita espressione annoiata. L’abito sfarzoso quel giorno era verde con le cuciture dorate e una fantasia indescrivibile per quanto era orribile. Odiava il suo viso truccato, gli dava un’aria altezzosa e cattiva. Voleva dare una buona impressione su di lui ma quell’aspetto lo ridicolizzava soltanto. Non riusciva a capire come un foglio e una matita potessero sminuire la virilità di un uomo mentre il trucco la potesse valorizzare. Suo padre celava una parte di lui totalmente contorta che solo i suoi figli e sua moglie conoscevano.
Appena scoccarono le dieci all’orologio da muro, il ragazzo sospirò e aprì la porta trovandosi subito davanti sua moglie nel solito Kj lungo fino alle caviglie e scoprente la pancia. La sua vita diventava ogni giorno più monotona ma per l’Europa avrebbe sopportato quello e altro.
“Andiamo” gli disse lei col solito tono superiore e insopportabile. Prese il ragazzo sottobraccio e lo trascinò nell’immenso vialetto dove si trovavano quattro limousine bianche. Una era per i due sposi, l’altra per le mogli, le terza per i figli e l’ultima per Rashijd.
Zayn e Maryam si infilarono in una delle auto e aspettarono l’ordine del padrone di casa per partire.
Nel tragitto Lahore- Copenaghen in macchina ci fu un silenzio tombale. Due respiri sottili, il ticchettio delle dita impazienti del ragazzo contro la sua coscia, qualche sbuffo qua e là, il continuo rumore della limousine in moto rimbombavano nel piccolo spazio.
“Mi piace il tuo vestito” disse Zayn per l’ennesima volta dal loro primo incontro. Quando voleva attaccare bottone usava il solito complimento.
“Grazie, le sarte ci hanno messo 5 settimane per confezionarlo” disse pacata come al solito rendendo stupore nella mente di Zayn. Gli abiti del moro erano di poco valore, la sua famiglia comprava le stoffe al mercato della città e cuciva Kj per tutti i parenti. Cercò qualche altro argomento ma non trovò nulla, così si arrese e annegò nel silenzio, trovandolo per la prima volta forse incredibilmente soffocante.
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Londra, Inghilterra
Presero il traghetto e dopo un taxi fino a raggiungere la loro destinazione: Charing Cross. Quest’ultima è una delle strade più importanti di quell’imponente città e per il ragazzo quello costituiva parte della sua grande ambizione.
In quella via troneggiava un mix di odori, tra cui smog stradale, profumi floreali e un aroma di focacce appena sfornate proveniente dal panificio di fronte l’abitazione. Il ragazzo respirò a pieni polmoni incantato da quel miscuglio così poco comune dalle sue parti. Di solito a Lahore primeggiava l’odore dell’incenso uscente dalle mille moschee, la forte fragranza dell’erba fresca ai lati delle strade, l’olezzo dei greggi di pecore accompagnate in città dal pastore per pascolarle e nel frattempo fare colazione.
Sospirò, si sistemò tra Maryam e Rashijd e aspettò che qualcuno aprisse la porta di quell’immensa villa. Finalmente l’entrata si spalancò e una donna vestita esattamente come loro si presentò a Zayn e salutò il resto della famiglia con il classico inchino. Il ragazzo si guardò intorno notando le cornici in oro e argento, le  statuette di cristallo e il parquet sotto i suoi piedi. Tutto era lussuoso, in ordine, pulito. Diede un’occhiata in salotto dove li aspettavano parecchie persone. Zayn, di carattere, detestava trovarsi in mezzo a sconosciuti, lo rendevano nervoso, silenzioso, triste. Di solito si perdeva nei suoi pensieri lasciando che il mondo continuasse a girare intorno a lui. La maggior parte delle volte nessuno si accorgeva della sua assenza morale e al ragazzo andava più che bene così. Entrò nella sala sorridendo falsamente accompagnato dalla signora di cui aveva completamente ignorato il nome e da Maryam. Rashijd era in cucina con un paio di uomini e una bottiglia di Whisky tra le mani.
“Lui è il marito di Maryam, si chiama Zayn” presentò a gran voce provocando l’attenzione di tutti. Alcuni di loro indossavano magliette, gonne e pantaloni, erano di carnagione chiara e presentavano tatuaggi sulle braccia. Il ragazzo assottigliò lo sguardo studiando questi ultimi. Invidiava quella loro libertà e avrebbe voluto togliersi sua moglie dai piedi, strapparsi di dosso quel terribile abito e accendersi una sigaretta. Sospirò cercando di trattenersi dallo scoppiare.
“Loro sono parenti di mio marito” precisò indicando due ragazzi seduti al divano. Da quell’affermazione Malik capì che quella donna, chiunque lei fosse, possedeva gli stessi ideali di suo padre. Quegli occidentali dalla parlata scurrile e l’abbigliamento trasandato non erano suoi parenti. Solo il pensiero che lei potesse essere imparentata con gente di così ‘poco conto ’ le dava fastidio e il moro trovò la cosa parecchio divertente. Ridacchiò leggermente inudibile.
Successivamente si occupò dei due ‘nipoti del marito ’: uno riccio, biondo, esile, l’altro castano, muscoloso. Rabbrividì. Si sentì mancare un attimo appena vide quest’ultimo e involontariamente allentò la presa su Maryam. Un profilo estremamente perfetto costituito da un naso dritto, bocca carnosa, lunghe ciglia e occhi vivaci. Lo sconosciuto ragazzo si morse il labbro inferiore portando una mano tra i corti capelli bruni acconciati più o meno nel suo stesso taglio. Dopo si voltò ed incrociò lo sguardo del moro, troppo preso da tanta bellezza per distogliere gli occhi e far finta di nulla. Zayn si sentì piccolo, impotente e all’altezza del petto percepiva qualcosa scalpitare prepotentemente. Si toccò i pettorali cercando si riprendere senno. Occhi color nocciola di una magnificenza indescrivibile scrutarono le pupille del moro invadenti. Le voci sembrarono assottigliarsi, la gente sparire, la luce infiochire. Udiva solo il suo forte respiro accelerato.
“Zayn, tutto bene?” la giovane vicino a lui lo riprese e Zayn imprecò lei di tutto. Maryam aveva il dono di rovinare la vita del marito sempre e comunque. Se Rashijd non gli avesse staccato un braccio, in quel preciso istante avrebbe decapitato sua moglie.
“Sì” la fulminò ma lei non si fece scrupoli.
Arrivò il momento delle presentazioni e stranamente Zayn si sentì rincuorato. Strinse in fretta e furia tutte le mani non aspettando altro che la stretta di quel ragazzo dalla canotta decisamente larga e scollata. Arrivò e in pochi attimi lo attraversarono miliardi di brividi.
“Zayn” allungò la mano e il ragazzo gliela vide quasi con disgusto.
“Sono Liam” disse semplicemente con tono tranquillo e piuttosto annoiato. Inutile dire che il moro ebbe un crollo morale e si sentì bruciare da ogni parte. Cercò di non darlo troppo a vedere e così passò a salutare il biondino
“Mark” disse quest’ultimo posando una mano attorno alla spalla dell’amico. Non ebbe il tempo di provare nessun rancore perché la padrona di casa lo prese e lo portò con violenza in cucina.
“Non parlare con loro! Non hanno alcun modo. Sono…” si portò una mano alla fronte inorridita dal vocabolo non ancora pronunciato. Zayn assottigliò lo sguardo mostrando interesse sul complemento della frase. “gay. Stanno insieme”  il moro parve stordito e attraversato da mille dubbi
“Non sono cugini?” chiese
“Liam è lontano parente di mio marito, Mark è solo il suo compagno. Ero tanto disgustata da aver saltato questo particolare” sputò
“E che ci fanno qui?” continuò dimenticandosi del rapporto di indifferenza che soccombeva tra i due
“Liam purtroppo abita qui da quando i suoi genitori sono morti. Oggi ha invitato quel maleducato del suo f…f…fidanzato” si fece vento con una mano quasi avesse urlato una bestemmia. Il moro provò molta pena per quella donna talmente troglodita da non accettare nemmeno l’omosessualità.
‘Che cosa c’è di strano infondo? -pensò Zayn- Sono semplicemente due persone che si amano, nient’altro.’ Forse lo pensava semplicemente perché avrebbe provocato l’ira del padre se solo l’uomo avesse potuto ascoltarlo oppure perché in qualche modo quelle parole le sentiva davvero sue.
“Tu sta’ sempre accanto a me, ti farò conoscere le persone giuste” il moro incassò quella frase sapendo comunque che quel giorno non avrebbe potuto conoscere persona più giusta di quei due ragazzi. Quando a Zayn davvero interessava qualcosa, pensarci su sembrava la cosa più futile del mondo: se gli importava sul serio doveva essere l’istinto a percepirla, rielaborarla e senza troppi giri valorizzarla. Beh, quegli sguardi erano al centro di ogni suo pensiero, di ogni sua attitudine, i suoi impulsi nervosi sembravano eleggere solo l’immagine dello sconosciuto ragazzo e quello sembrava bastare per dimostrare a Malik che la cosa gli interessava.
Tornò in salotto dove attuò il suo classico atteggiamento: si sistemò su uno dei 4 divani, cercò di parere presente e corse a rifugiarsi nella sua mente dove, senza dubbio, avrebbe usato meglio il tempo.
Dopo però due ore di continue chiacchiere inutili non resistette più e non avendo nessuno con cui parlare, decise di chiudersi in bagno.
Gli ci volle molto tempo per trovare la toilette ma alla fine ci riuscì. Chiuse la porta con garbo trattenendosi dal volerla sbattere per esprimere il suo -già fin troppo trattenuto- dissenso a quello schifo di vita. Era in una delle città più belle del mondo e doveva passare le sue ore chiuso in appartamento soffocante con 40 chili di trucco sul viso e un vestito che odiava. Si tolse la giacca verdognola rimanendo a dorso nudo, afferrò una delle sigarette dal suo pacchetto nascosto cautamente tra il lento elastico del pantalone e la sua pancia e la accese. Non fumava da molto tempo e forse non aveva mai sentito la mancanza del tabacco così tanto: la nicotina consisteva per lui nel migliore dei tranquillanti e quando era abbastanza nervoso, non esisteva niente di meglio di un tiro dalla sua amata Winston. Una delle terre dove si produce il miglior tabacco del mondo, e gli uomini di riducono a fumare frutta in negozi specializzati: odiava i pachistani per quella loro mentalità contorta, odiava suo padre per avergli dato quel futuro, odiava sua madre per averlo assecondato, odiava Waliyha perché non era li ad aiutarlo, odiava Maryam perché esisteva.  
Si sedette sul bordo della grande vasca guardando il suo riflesso nello specchio di fronte. Pensò che chiunque se lo avesse visto avrebbe avuto dubbi sul suo ‘profondo amore’ nei confronti della sua nuova moglie: occhi incavati di un nero pece sbiadito, guance rosse per via della troppa rabbia repressa, mani tremanti al solo pensiero di ciò che lo aspettava.
Terminò la sigaretta e buttò il filtro rimanente nell’acqua del gabinetto, scaricando. Non se la sentiva ancora di uscire così finì di schiena contro il freddo marmo dello scaffale vicino al lavandino chiudendo gli occhi e immaginandosi da qualsiasi altra parte.
Avrebbe dovuto passare in quella casa cinque giorni e pregò Allah in tutte le lingue del mondo di far passare quelle ore il più felicemente possibile.
**
“Allora Zayn… cosa intendi fare della tua vita?” chiese la signora Aroosh facendo gli onori di casa
“vorrei entrare nel mondo dell’imprenditoria e continuare sulle orme di mio padre” fece sorriso a cattivo gioco portando un boccone di falafel alla bocca.
Il pranzo nel mondo arabo era sacro ma a quanto pare non in Occidente. L’inglese doc dal bel fisico accentuato mangiava tutto di fretta con una scompostezza che in Pakistan non esisteva. Il cellulare catturò la sua attenzione per tutto il pasto quasi come lui la attirò a Zayn.
“sarete una famiglia davvero felice” la forchetta del moro cadde nel piatto di ceramica provocando un grande frastuono. Si scusò. Secondo lei erano una famiglia felice? Quella donna non viveva sulla Terra, ma su Giove.
Maryam e Zayn  erano fatti per stare insieme quanto le rose e i crisantemi in uno stesso bouquet di fiori. Uno simboleggiava il rosso, la passione, l’amore e nel loro caso rappresentava Zayn, l’altro invece costituiva l’oscurità, il nulla, il nero cioè Maryam. Malik più si sforzava di capirla, più non ci riusciva. Non aveva sentimenti, emozioni, sensazioni: viveva di razionalismo e questo era il peggiore dei difetti che una donna potesse avere.
“Potreste venirci a trovare qualche volta” propose la ricca sposa pronunciando un piccolo sorriso scettico. Non voleva davvero che sua zia la venisse a trovare, ma il bon ton la costringeva ad offrirle anche la sua anima.
“Io vado in camera, chiamo Mark” Liam procedette la sua tutrice
“Rimani seduto” ordinò Aroosh senza però alcun risultato, così cercò di alleviare il colpo di grazia alla sua dignità ormai andata: “Abbi la briga almeno di far vedere a Zayn la sua stanza!” ricevette uno sbuffo in tutta risposta. La signora lo prese come un ‘sì’ e invitò il moro a seguire l’inglese.
Il cuore del pachistano pompava sangue ad una velocità non umana e sarebbe svenuto a momenti.
Si alzò con una lentezza esasperante, si avvicinò a Liam e abbozzò un sorriso. Quella scena ricordava a Zayn uno dei suoi mille quadri:
..Il ragazzo amava rappresentare paesaggi naturalistici ma quel giorno pioveva e fu costretto ad assorbirsi prediche su prediche dai suoi genitori spazientiti. Con le brutte giornate, arrivava anche un cattivo umore generale di cui però il moro non faceva parte. Poteva avere tutto quello di cui aveva bisogno anche in casa.
In ogni caso, quel giorno Trisha e Yaser avevano litigato per via di Doniyha. Sua sorella, per quanto possa essere gentile, quando non sopportava qualcosa era incapace di tenerselo dentro. Aveva urlato contro suo marito cose terribili quanto sincere. Continuava a spiazzarlo con frasi del tipo ‘sei un illuso’ ‘guardati sembri un rimbambito’ ‘ti odio, mi hai rovinato la vita’ di conseguenza all’annuncio di un nuovo matrimonio. E’ inconcepibile nel mondo islamico che una donna si ribelli al proprio sposo così gli toccò la punizione: Asif, l’uomo in questione, le ustionò mani e piedi con l’olio bollente e la poverina finì in ospedale d’urgenza.  Secondo Yaser, il suo genero aveva fatto più che bene a castigare sua figlia. Una ragazza che si ribella alla scelta di un uomo più grande di lei andava punita con la morte secondo le leggi mussulmane e Asif aveva avuto fin troppa pietà. Secondo Trisha invece, Doniyha aveva tutto il diritto di rimproverare quello che dovrebbe essere l’uomo che gli ha giurato fedeltà a vita: per lei, donna occidentale, il tradimento o il secondo matrimonio non erano possibili e se fosse successo a lei forse avrebbe preferito la morte piuttosto che quella vita.
La lite tra i genitori dei 4 ragazzi diventò culminante, era questione di istanti prima che volassero piatti e bicchieri.
Zayn era tranquillamente spaparanzato nella sua stanza con un pennello tra i denti e una mente sovraffollata quando gli venne sete e decise di affrontare la tensione in salotto. A passi piccoli si avvicinò alla cucina e vide entrambi lì.  Sua madre cucinava con lo sguardo basso e le guance arrossate, suo padre leggeva un libro sul tavolo battendo ripetutamente i piedi sul pavimento in marmo. Il ragazzo era fermo sullo stipite ignorato dalle due persone troppo pensanti per accorgersi di loro figlio. Capì al volo che se si trovavano nella stessa stanza significava che provavano una forte mancanza verso l’altro che non potevano esternare per via delle loro idee contrastanti. Il moro tossì ricavando l’attenzione dei due che usarono quell’improvviso rumore per rivolgersi un’occhiata. Gli occhi ramati del piccolo Malik catturarono quella scena ricavandone qualcosa di talmente bello da non poter non essere disegnato. Nell’incrocio degli occhi ambrati di sua madre e quelli nocciola di suo padre si celava un amore che in quel momento erano costretti a racchiudere in una scatola nel loro muscolo più importante. Faceva male a tutti e due ma era inevitabile se si pensava che di mezzo c’era la loro primo genita. Forse  Zayn non lo capiva ma lo ascoltava alla radio, lo vedeva in giro, lo leggeva nei libri: l’amore era più forte dell’odio, del rancore, della rabbia, dell’ira, dell’inganno. L’amore guidava gli animi verso la felicità e verso la vita, rimbombava nell’aria e ne lasciava un suono melodioso, si insinuava tra gli odori e ne lasciava un aroma meraviglioso, catturava il cuore e rendeva ciechi. Tutto questo il moro lo percepì in un solo piccolo gesto importante più di tutte le occhiate di Maryam e Zayn messe insieme.
Il dipinto della cucina domestica e dei suoi genitori, il ragazzo lo aveva ancora. Era chiuso nell’armadio tra la polvere e i vecchi vestiti, insieme ad altri trenta quadri paesaggistici che Waliyha oramai osservava ogni giorno.
In Liam e Zayn, quest’ultimo riconosceva sua madre e suo padre e non riusciva a spiegarsi il perché visto che lui era sposato e il ragazzo di fronte lo ignorava completamente. Scosse la testa ritornando alla vita reale.
Salirono le scale il silenzio con un sottofondo di voci femminili.
“E’ questa.. è la più grande della casa, sentiti onorato ‘nuovo re’” disse con filo sarcastico Liam arcando la fronte e facendo un passo verso l’uscita
“Fai tanto il disinteressato ma a quanto pare qualcosa di me la sai” Zayn si fece prendere dal nervosismo di quell’ironia davvero inappropriata.
“Beh è da una settimana che Aroosh non fa altro che informarsi su di te” rispose a tono il castano grattandosi la nuca. Sembrava…imbarazzato.
“Aroosh è comprensibile, ma tu? Potevi tranquillamente fregartene” assottigliò lo sguardo sentendosi in un certo senso felice.
“Hai ragione” scrollò le spalle ed uscì dalla stanza con passo tranquillo. Malik si sentì bruciare da ogni parte e scendere da sua moglie non era conveniente vista la sua situazione. Aveva parlato con Liam e doveva ancora calmarsi del tutto. Respirò parecchie volte ma servì poco e niente.
‘Bhitarera Nirmalata’ :così gli arabi osavano definire la purezza dell’anima e il moro per la prima volta la concepì come propria.
**
In Oriente, la vita del marito e della moglie erano ben separate. Lui lavorava, pregava, fumava tutta la giornata, lei cucinava, lavava, ordinava la casa.  Quella monotonia sarebbe toccata anche a Zayn e Maryam appena tornati a Lahore e nel frattempo i primi accenni iniziavano a vedersi.
Quel giorno, la ragazza ere in giro con sua zia a visitare un po’ la città. Aroosh indossava un burka nero che le copriva il volto per scelta del marito, la più giovane invece vestiva un semplice Kj indiamantato da qualsiasi parte. A Zayn non importava nulla se sua moglie venisse guardata, pedinata, stuprata.. gli avrebbero fatto solo un favore togliendogliela dai piedi.
Il ragazzo invece era in uno di quei locali dove il fumo rendeva l’aria talmente pesante e invadente da non poter guardare nulla e nessuno. Lo avevano costretto ad uscire con il suo nuovo cognato quella mattina e lo invase un senso di abulicità.
“Allora Zayn, com’è Maryam?” chiese in tutta confidenza l’uomo sconosciuto portandosi il grande sigaro alla bocca.
“Una persona normale” scrollò le spalle. L’inquietante signore rise mostrando i suoi denti ingialliti. Cosa c’era di tanto divertente?
“Se avessi avuto qualche anno in meno avrei sposato lei e non quella squilibrata di sua zia” sputò offendendo la sua coniuge. Zayn doveva ammettere che era una donna abbastanza pesante, suscettibile, impaziente.. ma aveva anche i suoi lati positivi: era comunque bella per la sua età, gentile, educata…
“Che ha di male Aroosh?” assottigliò lo sguardo e allora anche Rashijd scoppiò in una grande risata. Zayn si irritò sentendosi umiliato, deriso
“E’ vecchia!” sorrise malizioso facendo capire al ragazzo inesperto cosa intendesse con quell’aggettivo. Arrivati ad una certa età, tutti gli uomini finivano per tradire le proprie mogli oppure, quando non c’era questa possibilità, finivano in bagno a masturbarsi con qualche rivista pornografica. In Pakistan era una regola e appena Zayn lo scoprì, ne rimase allibito e promise a se stesso che non avrebbe mai fatto cose di quel genere.
Dicendo che Aroosh è vecchia, i due uomini volevano esplicitamente affermare che non c’era più una vita sessualmente attiva e che quindi non aveva più senso il loro matrimonio. Erano quelli i momenti in cui Malik non si sentiva un uomo. Non aveva mai pensato a cose del genere e sinceramente ne era fiero.
“Hai altre due mogli…” replicò il più giovane. Rashijd scosse la testa come per dargli dello stupido.
“Sono più decrepite di lei.. purtroppo arriva un’ età in cui certe cose diventano solo ricordi” il moro immaginò il vecchio e sua moglie in una scena erotica e la bile gli salì in gola. Era talmente indignato di quei due schifosi che approfittò del  primo momento di distrazione per lasciarli lì, da soli. Scappò.
La sua testa era ancora proiettata in quella conversazione così comune per loro, quasi stessero parlando dei loro curatissimi giardini…
La strada di casa era nota al ragazzo dalla memoria quasi fotografica. Infatti tornò a casa senza alcun problema, anche perché il locale distava pochi passi dall’abitazione.
Usò le chiavi che Aroosh gli aveva fedelmente prestato e con atto teatrale entrò e sbatté la porta irritato. Non sentì alcun rumore e non resistendo più, corse nella camera da letto, si spogliò di quell’orrenda vestaglia, indossò una maglietta semplice e un jeans attentamente nascosti al momento della partenza dal ragazzo per prevenzione. Aveva fatto più che bene a portarseli.
Si sentì libero in quegli indumenti così incredibilmente comodi. Infilò il pacchetto e l’accendino nella tasca e corse in cucina non aspettando altro che tirare della nicotina da una, due o forse tre Winston.
Con un gesto veloce bruciò la carta e il tabacco all’estremità della sigaretta aspirando con un lungo, lunghissimo tiro. Buttò tutto fuori in un sbuffo e si sentì molto più rilassato. Si strizzò gli occhi godendosi ogni istante di quel meraviglioso silenzio. Zayn era abituato a chiudersi in se stesso: pensava, rifletteva, ardeva di odio o di amore dentro il suo esile corpo senza far pesare i suoi sentimenti a nessuno. Forse era per questo che tutti lo credevano davvero innamorato di Maryam, forse era per questo che nessuno aveva mai capito che il suo vero talento era il disegno, forse era per questo che si sentiva tanto male da dover rifugiarsi in una stecca di tabacco, nicotina e catrame al fine di provare un minimo di piacere. Voleva Waliyha, lì, all’istante. L’idea che non l’avrebbe mai più avuta vicina gli creava una morsa fortissima nel petto.
“Che ci fai qui?” sobbalzò appena sentì una voce alle sue spalle. Si voltò incontrando un paio di occhi color nocciola scrutarlo con sorpresa.
Liam si era fatto un’idea tutta sua di Zayn: pensava fosse il tipico pachistano dalla mentalità antica e le parole del Corano nelle vene. Quegli abiti di cui Aroosh gli aveva tanto parlato ma che continuava a dimenticare il nome, tutti colorati, ornati, impreziositi davano al moro un’aria seria, altezzosa, estremamente egoista. Ma ora non sapeva più che pensare, la sua mente era in subbuglio. Sigaretta stretta tra le dita emanante un filo leggerissimo di fumo vagamente visibile, maglietta bianca larga, jeans scuri e labbra serrate. Doveva ammettere che in quelle condizioni, Malik aveva un’aria davvero attraente.
Si avvicinò non potendo staccare gli occhi dalla leggera scollatura intravedente il petto del pachistano.
“Pensavo foste fuori tutta la mattinata” rinunciò al suo timbro fermo e freddo sentendosi, di punto in bianco, molto più nervoso.
“Li ho piantati. Non ce la facevo più” disse il moro risentendosi l’irritazione scorrere nel sangue. Tanto era arrabbiato da non aver ancora del tutto messo a fuoco quello che stava succedendo. Aspirò un altro tiro dalla sigaretta, buttò fuori in dei cerchi concentrici. Fumava da molto ed era ormai molto abile in quelle cose.
“Ti immaginavo molto più spocchioso, riverente e.. mussulmano” si poggiò con i gomiti sul ripiano di legno osservando il moro con sguardo sottile.
“Dovrei offendermi?” chiese Zayn incrociando gli occhi nocciola dell’inglese e sentendo inevitabilmente un brivido scorrergli in tutto il corpo. Quel giorno Payne non si era rasato e la leggera barba sulle guance lo rendeva ancora più bello. Il taglio dei capelli gli donava, regalava al ragazzo un aspetto trasgressivo ma anche sorprendentemente ammiccante. Malik si sentì bruciare in viso e distolse lo sguardo imbarazzato.
Liam sorrise notandolo.
“Vedi un po’ tu.” Scrollò le spalle. Zayn si rigirò l’anello nuziale tra le dita studiandolo attentamente. “So che non la ami” affermò il castano con un piccolo sorrisetto innocente. Malik alzò gli occhi confuso da quella sua frase. Se avesse sentito bene, Liam sarebbe stata la prima persona a capire davvero la realtà.
“Perché vi siete sposati?” quella fu la conferma. Il castano stava entrando molto nel personale ma infondo il moro se lo aspettava con un carattere invadente e poco rispettoso e poi ,a dirla tutta, per il pachistano non era un problema raccontargli la verità. Forse perché in tal modo avrebbe fatto un torto a suo padre o forse perché sotto sotto sapeva che poteva fidarsi di Liam.
“Mio padre e Rashijd hanno stretto un patto alla mia nascita e io ne sono il salario.” Fumò altri due tiri di fila sentendosi ribollire al solo pronunciare quelle parole. L’inglese abbassò lo sguardo sapendo che un ‘mi dispiace’ o un ‘scusa, non lo sapevo’ non sarebbero serviti a niente. Odiava ricevere la pena altrui e darla era nella sua lista nera.
“Maryam è comunque una bella ragazza” disse semplicemente per incoraggiarlo pensandolo davvero: se non fosse stato gay, probabilmente l’avrebbe ritenuta scopabile.
“Potrebbe essere anche un dea, ma rimane comunque la rovina della mia vita” sbuffò vedendo l’ultimo filo di carta bruciare e il filtro iniziare. La spense nel posacenere di vetro e se ne accese un’altra.
“Pensavo che fosse il sogno di ogni uomo etero…” sorrise confessando quel suo pensiero. Zayn allora allargò le labbra in un’espressione divertita... Forse quella reazione ci fu perché solo allora capì che, in effetti, la sua irritazione in seguito alle parole dei due ‘parenti’ al locale, il suo disgusto per il corpo formoso di Maryam, il suo disinteressamento per le ragazze fin da bambino potrebbero anche avere radici omosessuali. Scosse la testa ripetendosi che un islamico non poteva assolutamente avere tendenze gay. Bocciò quell’ipotesi all’istante.
“Non mi piace” il più piccolo corrugò le sopracciglia al sentir quelle parole tanto strane vista la persona di cui si parlava
“Aqib impazzisce per lei e tu che potresti averla ogni notte tutta per te la detesti?” si riferì al suo tutore nonché marito di Aroosh. Zayn scrollò le spalle.
“E’ tanto strano?” chiese il moro.
“Beh per me no, ma tutti impazziscono per Maryam.” Rincontrò lo sguardo dell’inglese e deglutì rumorosamente. Improvvisamente dimenticò di cosa stessero parlando e un formicolio si impossessò delle sue mani.
“Mi dai una sigaretta?”Liam spezzò il silenzio riportando lo sguardo sulle sue mani.
“Questa è l’ultima. Se vuoi ti lascio due tiri” l’altro annuì con un sorrisetto di ringraziamento. Presto il tabacco si incenerì e di fumabile ne rimase poco. Il moro regalò la Winston all’altro ragazzo.
Nello scambiarsi il piccolo oggetto fu inevitabile lo sfioro tra le loro pelli. Per Zayn fu qualcosa di talmente inebriante da far divertire chiunque lo avesse visto o sentito il quel momento, Liam constatò solo quanto fossero calde la mani del pachistano.
Malik si chiese come potesse una persona mandarlo così fuori di testa con un semplice tocco involontario. La risposta c’era ma lui non era ancora pronto ad accettarla.
-Catene. Ecco cosa lo bloccavano. Delle catene immaginarie legate ai suoi polsi e a quelli di Maryam. La chiave era stata buttata in fiume e l’unico modo per liberarsi era fondere il ferro freddo che li univa in un rapporto forzato e sperare che la tensione tra gli anelli di metallo di indebolisse a tal punto da rilasciarli liberi. Ma per quanto quella metafora fosse vera, Zayn era più che certo che non esisteva nessuna fiamma in grado di spezzare quelle catene.. si poteva provare con una pinza da lavoro ma nessuno si sarebbe mai permesso di rompere quel legame a costo della propria vita. Nemmeno Waliyha.-
**
Quella sera Maryam si mostrò propensa a dare il via alla loro vita sessuale da coniugi ma Zayn parve molto scettico agli occhi della ragazza che scocciata ci rinunciò e si coricò tra le calde coperte del loro letto.
Alle undici di sera, tutta la casa riposava e lui e Liam erano gli unici ancora svegli. La cosa lo fece esaltare. Pensare che c’era solo un muro a separarli, gli faceva passare per la testa i migliori film mentali. Si imbarazzò della sua stessa immaginazione e decise di uscire da quella camera soffocante dove sua moglie dormiva tranquilla con un espressione delusa sul volto.
Andò in salotto, si distese su uno dei divani come se fosse a casa sua e accese la TV praticando un continuo zapping sulle trasmissioni horror o porno trasmettenti dopo la prima serata.
Divenne annoiato e gli occhi facevano fatica a rimanere aperti, li strizzò.
“Che fai a quest’ora?” sentì bisbigliare al suo orecchio e ci mancò poco dal farlo urlare dallo spavento. Si voltò e di colpo si sentì più tranquillo. A torso nudo e pantaloni della tuta, in tutta la sua bellezza, c’era Liam. Corrugò la fronte aspettando una risposta da parte del moro.
“Niente, non riuscivo a dormire e quindi..” l’inglese annuì. Si sedette di fianco all’altro sul divano contemplando le immagini in bianco e nero davanti a se.
Appena Payne si era presentato in salotto, lo zapping era finito lasciando spazio ad un film targato anni ’60 con Michael Caine. L’inglese riconobbe subito il film e sbuffò ricordando quanto fosse noioso.
“L’ho sempre odiato questo film.. come facevano a guardare questa schifezza?” si passò una mano tra i capelli corti meritandosi tutta l’attenzione di Zayn. Quest’ultimo scrollò le spalle divertito.
“Nel mio paese esiste solo Bollywood. Le donne cadono in pianti deprimenti e gli uomini guardano disgustati. Il sabato sera a Lahore sembra di trovarsi in un romanzo drammatico.” Assottigliò lo sguardo pensando a tutte le pizze consumate con quei pochi amici che la sua stanza poteva contenere mentre sue madre e suo padre rannicchiati  guardavano uno di quei film smielati.
“Aroosh e Aqib oramai hanno perso molte usanze orientali. L’unica cosa che li lega ancora al vostro amato popolo è la preghiera.” Sorrise appena pronunciò la parola ‘amato’…
Liam sapeva che in quel ragazzo c’era qualcosa di strano, un segreto che riconosceva solo a lui stesso ponendoci davanti un muro di cemento indistruttibile, ma per quanto lo trovasse curioso non aveva la minima intenzione di essere suo amico. Erano molto diversi all’apparenza e troppo uguali moralmente per costruire un qualcosa di vagamente lontano dalla conoscenza.
“Sono sempre stato nel posto sbagliato” disse Zayn senza neanche rendersene conto.
“Anche adesso?” anche Liam parlò senza il minimo pensiero. Buttarono giù le prime parole che erano passate per le loro teste quasi stessero conversando con un loro amico stretto. Entrambi si guardarono straniti dalle loro stesse affermazioni. Ma il moro non esitò.. non aveva nulla da perdere perciò tanto valeva dire la verità.
“Qui...adesso…no, anzi” abbassò lo sguardo sentendosi avvampare dappertutto. Forse non aveva riflettuto molto, forse doveva semplicemente far finta di non aver sentito.. ma come già detto, era quasi impossibile riuscire a fermare i loro pensieri in quel momento.
“Mh” annuì semplicemente Liam morendo dalla voglia di chiedergli la motivazione di quella sua serenità nel luogo in cui erano. Iniziò a giocare con le dita non sapendo più cosa dire e sentendosi più nervoso del solito. Nemmeno quando conobbe Mark si era sentito così.
In meno di due minuti ogni sua opinione sul pachistano cambiò. Forse avrebbe potuto conoscerlo, avrebbe potuto studiarlo, magari aiutarlo. Liam era una persona parecchio egoista ma dentro sperava di poter giovare in qualche modo al moro e riconobbe una parte lunatica di sé che non seppe spiegarsi. Che gli stava succedendo?
Fu Zayn a rompere il silenzio..
“Questo è molto meglio di Bollywood” ammise senza neanche aver seguito un secondo di film. Era troppo concentrato sul ragazzo vicino a se per vedere quei colori monocromatici muoversi sul grande schermo al plasma.
“Beh, allora siete davvero messi male” rispose l’altro provocando una leggera risata in entrambi. Ebbe un impulso e questa volta gli fu impossibile reprimerlo “che ne dici domani di uscire?” le orecchie del moro arsero in meno di un attimo e il suo cuore parve talmente impazzito da non poter formulare nemmeno un monosillabo. Annuì con la testa e osservò che anche il suo interlocutore era arrossito. La situazione sembrava essere sfuggita di mano ad entrambi ma la cosa non sembrava disturbarli per niente.
“Domani però dovrò farmi perdonare per la mia fuga di sta mattina” ricordò Zayn facendo ruotare gli occhi annoiato
“Potremmo inventarci qualcosa.. a quanto pare io non riesco a dormire, tu nemmeno, abbiamo un’intera notte” entrambi si sorrisero trovandosi davvero belli.
-Il ferro duro di quelle catene si fuse per via del bruciore ardente proveniente dal corpo rallegrato di Zayn. Il metallo sembrò trasformarsi in alluminio e successivamente in plastica dura. Esso rappresentava un filo di speranza. Sì.. la speranza di essere salvati da un destino mai voluto e ora al ragazzo toccava solo spezzarli. Ma malgrado ogni tentativo, fallì un’ennesima volta.-
**
Liam si sorprese di quello che stava per fare. In due giorni la sua idea di Zayn era cambiata da sprezzante ad indifferente ad adorante. Sì, si poteva dire che Liam adorava il moro: gli piaceva il suo modo di vedere il mondo, gli piaceva il suo odio per l’oriente, gli piaceva il suo carattere apparentemente chiuso e distante ma in realtà simpatico e divertente… era bastata una sola notte per permutare le idee del ragazzo
“Aroosh, Zayn ha la febbre” parve indifferente mentre confessava la ‘brutta notizia’ alla sua tutrice.
“Oh davvero? Maryam!” la chiamò a gran voce e la ragazza arrivò in un minuto abbastanza tranquilla. “Zayn ha la febbre” forse era più dispiaciuta la zia che la nipote.
“Sarà meglio che resti con lui oggi allora” disse la moglie del moro poggiando una mano sulla spalla di Aroosh
“Non ti preoccupare, ci penso io. Questa mattina non ho nulla da fare…” scrollò le spalle scoprendo di non essere tanto male come attore.
Le due donne esitarono per molto, moltissimo tempo trovando l’idea dell’inglese inadatta.
“Zayn è d’accordo?” chiese la più vecchia e il ragazzo annuì. Ci pensarono un altro po’ e successivamente arrivò un segno affermativo impacchettato con una miriade di raccomandazioni su cosa cucinargli e come trattarlo.
Le donne uscirono qualche minuto dopo.
L’orologio da muro scoccò le 11.00 e i due ragazzi erano pronti per uscire. Il moro aveva rinunciato al Kj e indossava un jeans e una maglietta di Liam offertosi di prestargli qualcosa per quella mattinata. La sua finta convalescenza fece preoccupare molto Aroosh che chiamava circa ogni 2 minuti con il suo smartphone occidentale avanzato. Lo ebbe al compleanno da Liam. Il ragazzo lo fece più come dispetto che come dimostrazione di ringraziamento e affetto. Quella donna odiava le terre occidentali più di tutto ma il caso ha voluto che ci vivesse dall’infanzia.
“Sei pronto?” Liam fece capolino nella stanza e Zayn si guardò un’ultima volta allo specchio ammirando la sua bella immagine. Stava davvero bene vestito così: camicia a quadri rossa, maglietta con collo a V, jeans e un paio di anfibi neri. Payne non riusciva a scollargli gli occhi di dosso e si chiese come avesse potuto pensare che Malik fosse un orrendo presuntuoso dai modi ostili.
Da quando entrò in casa sua non aveva fatto altro che giudicarlo, ma in quel momento, dopo due giorni di contemplazione continua, sentiva di aver capito tutto di lui e riconosceva di aver sbagliato fin dall’inizio accecato da tutti i pregiudizi che vagavano nella sua mente dopo l’esperienza con Aroosh e Aqib. Liam aveva classificato tutti gli orientali come superbi, arroganti, viziati, altezzosi.
“Non sono mai stato a Lahore.. com’è?” chiese Liam cacciandosi le mani nelle calde tasche  della sua felpa firmata. Lanciò un’occhiata al moro ritornando poi a fissare davanti a se.
“Paragonata a Londra è una schifezza ma per certi stereotipi credo sia la città giusta” rispose lasciando intendere ,tra le righe, che lui non c’entrava assolutamente nulla con quel paese.
“Quindi pensi che i tipi come Maryam ci si trovino bene?” la domanda di Liam fu retorica
“Sicuramente. Se sei di buona famiglia e hai soldi da spendere, Lahore è sicuramente perfetta. La corruzione, i matrimoni combinati, le false amicizie… è tutto una conseguenza. E io sono parte di questo giro schifoso” sbuffò riavendo la solito fitta allo stomaco
“Capisco.” Provò molta compassione ma cercò di non darlo a vedere.
“E’ la prima volta che cammino per Londra” il moro si guardò intorno cercando un pretesto per essere felice. Ne aveva due in quel momento perciò non c’era alcun motivo per provare rancore.
“Quando c’è il sole è stupenda” guardarono entrambi il cielo annuvolato promettente pioggia.
“Immagino” Zayn sorrise ritornando ad osservare il profilo di Liam troppo impegnato a guardare le mattonelle del marciapiede.
Passarono le 2 ore seguenti a conoscersi. Scoprirono di essere quasi due gocce d’acqua: amavano entrambi la musica e il disegno, non sopportavano le loro famiglie, erano estremamente intelligenti.
Liam non era solo bello, ma a parere di Zayn, era anche una bravissima persona. Fosse stato per il moro, probabilmente, non avrebbe mai smesso di conversare con lui ma era ora di tornare a casa e ritrasformarsi nel freddo ragazzo orientale che tutti pensavano di conoscere.
“Dai presto, prima che rientrino” sussurrò l’inglese all’altro spiando il corridoio dalla stanza di Zayn attraverso una fessura dovuta alla semichiusura della porta . Il pachistano si stava cambiando in fretta e furia godendosi gli ultimi minuti di tranquillità con l’unica persona con cui si era davvero sentito a casa.
La serratura scattò e delle voci fecero eco nel grande ingresso. Zayn si sistemò sotto le coperte e Liam lo salutò con un sorriso. Il moro si sentì mancare il respiro ma cercò di dargli poco peso e concentrarsi sulla sua falsa influenza.
Emise qualche colpo di tosse per niente credibile e socchiuse gli occhi. Sentì delle voci dal corridoio
“Come sta Zayn?” chiese la più grande
“Tutto bene, gli ho preparato una camomilla e ho soddisfatto ogni sua richiesta” quel ragazzo era un attore nato. Il moro voleva non smettesse mai di parlare, la sua voce decisa penetrava i timpani del pachistano come una dolce melodia. Sospirò perdendosi tra le note soffuse che attraversavano la porta e lo raggiungevano.
Zayn approfittò di quel lasso di tempo per tirare le somme della mattinata appena trascorsa: Liam era socievole, divertente, curioso. Gli piaceva, ma non come tutti i suoi amici di vecchia data, non come Waliyha: non riusciva a spiegare la sua attrazione. Era strana ma bellissima. Non si era mai sentito così e credette per un attimo di toccare le nuvole.
“Come stai?” sentì la porta cigolare e tornò sulla Terra bruscamente. Maryam e Aroosh si avvicinarono ponendogli tremila domande senza accorgersi che Zayn non le stava calcolando minimamente. Era troppo preso dalla figura ai piedi del suo letto per dare conto alle due. Braccia incrociate, viso rilassato, occhi sereni, labbra socchiuse. Non riusciva a non fissarlo e Liam altrettanto.
Scattò qualcosa nei loro meccanismi, un desiderio incredibile. Nessuno di loro volle reprimerlo anche se la situazione imponeva di farlo: tra tre giorni Zayn sarebbe tornato a Lahore e Liam alla sua normale vita con Mark. Ma oltre ciò, il moro era musulmano e come ogni uomo credente, doveva essere etero. La religione non voleva, le loro famiglie non volevano, il destino non voleva ma i loro cuori avevano appena capito di sì.
-Le fiamme si ripresentarono e insieme a loro una forte malleabilità. Le catene divennero più deboli, meno tese ma ancora insufficientemente spezzabili. Erano più elastiche. Il duro materiale da cui erano formate si era trasformato in una sottospecie di molla. Poteva essere più indipendente, sì.. ma comunque era legato a Maryam.-
**
Il pomeriggio passò in fretta e i due non si videro per niente. Liam era in camera occupato in una videochiamata tramite Skype con Mark, Zayn doveva fingersi malato almeno per altre 8 ore perciò si sorbiva tutte le attenzioni della sua nuova famiglia.
A cena però, il moro sostenne di stare meglio e così si presentò a tavola. Aroosh però gli permise di bere solo una tazza di helba. Quella donna si premurava per il genero più per la reputazione con Rashjd e Yaser, che per interesse riguardo la sua salute.
“I tappeti persiani erano davvero incantevoli” aveva detto Maryam con la sua caratteristica pacatezza riferendosi al negozio visto quella mattina. Aroosh, più sfacciata, aveva grugnito con la bocca piena.
Le sue abitudini occidentali la distinguevano dall’educata, fine, composta Maryam Amer.
“Laila, una mia amica, ne sta giusto svendendo un paio. Se ti interessano posso provvedere” disse ingoiando. Zayn sorrise vedendo l’espressione leggermente disgustata di sua moglie.
“No, grazie zia. Mio padre ne sta facendo arrivare alcuni dalla Malesia.” Il moro non ne sapeva nulla ma non ne rimase tanto offeso.
“Sì, sto cercando di fare del mio meglio per questo matrimonio” rispose Rashjd con tono altezzoso e falsamente innocente. Zayn lo odiava.
“Eccomi” tutti i commensali si voltarono. Il moro sorrise. Liam si aggiustò la maglietta attraverso i lembi e si accomodò alla sua solita sedia situata proprio di fronte all’altro ragazzo.
Sedette nella sua postazione e lanciò uno sguardo di intesa al suo nuovo amico. Sarebbe stata un’altra notte insonne e i due ne erano più che consapevoli.
Dopo i soliti battibecchi tra l’inglese e i suoi tutori, qualche discussione tra Rashjd e Aqib, i sorrisi falsi di tutti e la preghiera verso la Mecca, si congedarono.
Alle 23.00 tutta la casa era crollata nel silenzio e a passi piccoli Zayn cercò di uscire dalla sua stanza senza svegliare Maryam. Ci riuscì e sospirò dal sollievo.
Appena arrivò in salotto ammirò il ragazzo già spaparanzato sul divano con i piedi sul tavolino , il telecomando in un mano e una sigaretta nell’altra.
Prese posto vicino a lui sbottonandosi la camicia di seta costretto ad indossare per la notte. Era comoda ma imbarazzante. Preferiva piuttosto rimanere in mutande.
Liam sgranò vedendolo. Poggiò il gomito sul bracciolo e sistemò la testa sulla mano. ‘Wao’ pensò. Mentre si svestiva 10 ore prima, lui doveva spiare il corridoio e sì e no aveva sbirciato qualcosa.
Non era palestrato, ma nemmeno esile. Era semplicemente perfetto. Senbrava impossibile definire a parole le bellezza di quel fisico. L’inglese scosse la testa cercando di non fare pensieri troppo perversi. Era gay ma il pachistano no. Lui era fidanzato e Zayn sposato. Non potevano.
Aspirò un tiro dalla sigaretta e continuo il suo zapping.
“Oh c’è David Letterman!” disse con falsa sorpresa. Doveva ancora riprendersi dallo shock.
“In Pakistan ne ho sentito parlare. Mi hanno detto che si tratta di uno spocchioso programma americano che intervista gente ipocrita che vuole farsi conoscere.” Scrollò le spalle. Liam rise.
“Scherzano? E’ il talk show più popolare del mondo forse” arcò le fronte
“C’è Leonardo Di Caprio” disse poi indicando il televisore. Essendo interessato agli uomini, Liam non poté evitare qualche commento sconcio su uno degli attori più attraenti del pianeta. Zayn rise ammettendo che quell’uomo era davvero sexy.
Si sorprese dei suoi stessi pensieri ma non li respinse. Qualcosa non andava in lui e lo capì. Voleva sapere cosa gli succedeva e una mezza ipotesi già ce l’aveva. Non trovava bella Maryam, ma pensava che Di Caprio fosse provocante. Provava senza dubbio qualcosa per Liam e non per sua moglie. Che fosse dell’altra sponda? Non era omofobo e l’idea si essere omosessuale non lo disturbava per niente ma voleva esserne sicuro prima di classificarsi tale.
“Non so cosa darei per entrare in quei pantaloni” continuò l’inglese. Intanto gli occhi di Zayn si fecero talmente pesanti da riuscire a vedere a stento cosa avesse davanti. Non sapeva il perché, ma si sentiva davvero esausto. Gli si offuscò tutto d’improvviso e forse senza accorgersene poggiò la testa sulla spalla coperta di Liam. Quest’ultimo arrossì. Quella sera il pachistano aveva deciso di farlo morire.
Con mano tremante, accarezzò il braccio ambrato. Gli venne la pelle d’oca. La superficie cutanea del ragazzo era liscia,  delicata, morbida. Gli venne spontaneo odorare il profumo emanante i suoi capelli. Sapeva di shampoo alle erbe e inebriato chiuse gli occhi godendoselo il più possibile. Gli piaceva quell’essenza.
Si sentì attratto da quel corpo inerme e non riuscì nemmeno a complessarsi sulla gravità della situazione, seguì un impulso. Recuperò il viso del moro con due dita sul mento , questo grugnì risvegliandosi, lo alzò di qualche centimetro e in un attimo si ritrovarono  a qualche centimetro l’uno dall’altro. Studiarono i loro sguardi per qualche secondo e con una telepatia surreale, nello stesso istante, si avvicinarono e in uno sfioro permisero alle loro labbra di toccarsi. Le mani di Liam finirono sui fianchi nudi dell’altro. Payne lo avvicinò di più a sé e premette con più decisione la bocca su quella di Zayn. Era sbagliato, incredibilmente sbagliato ma i loro cuori battenti a ritmo di ogni emozione scalpitante nei corpi dei due erano pronti a commettere il più grande sbaglio della loro esistenza. Adrenalina nella testa, piacere nelle vene, eccitazione sulla pelle li rendevano incredibilmente egoisti ma per quanto riguardava Zayn, finalmente aveva trovato il suo posto e anche se era stanco, pesante, debole, voleva andare fino in fondo per scoprire il meglio di sé, quello che suo padre aveva represso per 20 anni. Liam indossava una maschera menefreghista, arrogante ma dentro soffriva per dei genitori poco conosciuti, per una affetto mai avuto, per un amore mai provato. Riuscì ad avvicinarsi a qualcosa di vagamente simile a questi desideri in quel momento e non avrebbe abbandonato quel divano per nulla al mondo.
Con gesto teatrale, il pachistano finì a cavalcioni sull’inglese e socchiuse la bocca per permettere il libero accesso alla lingua di Liam che con poca delicatezza si scontrò con quella di Zayn. La castità del bacio si tramutò in un travolgente bagno di saliva dal sapore forte di fumo e di dentifricio alla menta permesso dal continuo inseguimento delle lingue dei due. I bacini si scontrarono parecchie volte e i due erano parecchio eccitati ma Zayn non era ancora pronto. Non voleva offrire la sua verginità ad un ragazzo che conosceva da malapena due giorni.
Liam poggiò le mani sui pettorali dell’altro e con una lentezza esasperante li accarezzò. Nel frattempo il moro intrecciò le dita sul collo di Payne e appena sentì i pollici di questo toccargli il basso ventre gemette.
Non aveva mai dato un bacio con così tanta disinvoltura e trasporto. Aveva sempre pensato che quelle dimostrazioni fisiche di affetti inesistenti non avevano senso, ma tutto era diverso lì. L’affetto c’era, la passione anche.
Sentirono uno scricchiolio e con uno schiocco allontanarono le loro labbra. Zayn si alzò in piedi, recuperò il suo pigiama e lo indossò velocemente.
Liam si distese sul divano e fece segno al pachistano di andare in cucina. Quest’ultimo capì al volo e corse silenziosamente nell’altra camera.
Rashjd si diresse al frigo in cerca di un bicchiere d’acqua e appena vide il moro si allarmò.
“Che succede?” gli chiese con un’ espressione corrucciata
“Nulla, volevo solo prepararmi una camomilla. Mi sentivo male” si giustificò sorpreso di lui stesso per la velocità con cui aveva elaborato quella bugia. Si chiese se con quel bacio, Liam gli avesse trasmesso un po’ del suo talento teatrale. Sorrise d’istinto appena ripensò al ragazzo.
“Va bene. Ma va da Maryam dopo.” Lui annuì
“Zayn” lo chiamò dopo “oggi sei stato molto distante nei confronti di mia figlia. Più delle altre volte. Io cerco di venirti incontro, mi dico che col passare del tempo andrà meglio ma tu invece di migliorare, peggiori. Perciò vedi di trattarla bene o te ne pentirai” minacciò e il ragazzo deglutì impaurito. Era passato un breve periodo dal matrimonio. Cosa pretendeva? Che Maryam annunciasse l’arrivo di un bambino? Zayn era convinto che avrebbe dovuto aspettare un’altra vita per ricevere una notizia del genere.
Il suocero lo fulminò con lo sguardo mentre sorseggiava il suo bicchiere di acqua minerale. Tornò in stanza e Zayn rimase un attimo a fissare il pavimento. Avrebbe dovuto passare la sua vita circondato da quell’uomo e la cosa era davvero deprimente. Non voleva avere un figlio con Maryam, non voleva sottostare a Rashjd, non voleva ritornare a Lahore.
Sentì un groppo alla gola farsi sempre più grande e la stanchezza scomparve del tutto. Se prima sapeva che sarebbe andato a letto sereno, ora non ci sarebbe andato proprio.
“Ehy, che ti succede?” gli sussurrò Liam sedendosi sul bancone della cucina e accarezzandogli la nuca con due dita. Il moro alzò lo sguardo.
“Tra poco partirò” non riuscì a nascondere il tremolio della sua voce e Liam storse le labbra.
“In due giorni siamo riusciti a parlare e conoscerci...” sorrise timido non sapendo se pronunciare o meno la parola -baciarci- “in altri tre riusciremo a inventarci qualcosa, te lo prometto” si rivolsero uno sguardo e il moro si sentì rincuorato.
“Mi piaci” disse l’inglese con le dita ancora tra i capelli dell’altro. Quella volta sapeva quello che stava diceva e riconobbe a sé stesso di non aver mai affermato nulla di più profondo e sincero. In realtà il suo era più di semplice interesse ma non trovandoci una precisa definizione e non volendo spaventare Zayn, si limitò a quelle due semplici parole.
Il moro si alzò sulle punte e l’altro chinò la testa. Sembrava essere la cosa più normale del mondo baciare un ragazzo di cui una settimana prima non si sapeva nemmeno l’esistenza, in piena notte, mentre il resto della casa dormiva in tutta tranquillità. Li eccitava parecchio, soprattutto perché emozioni così non le avevano mai provate.
Erano le due del mattino quando i due decisero di andare a letto.
**
“Dormito bene?” chiese Rashjd al genero.
“Sì, grazie” si strizzò l’occhio. Non era per niente credibile.
Si trovavano nello stesso locale di due giorni prima e Zayn guardava tutto con innato sprezzo. C’era una kappa parecchio densa e a stento il ragazzo riconosceva i suoi interlocutori.
“Per la scappatella dell’altro giorno dovresti offrirci da bere” disse Aqib rivolgendosi al moro. Questo alzò un sopracciglio.
“Non ne hai ancora avuto abbastanza?” intervenne Rashjd indicando l’ennesimo sigaro.
“No caro fratello, voglio bere dello Zabov” si lamentò come un bambino. “E questo bel ragazzo me lo offrirà” gli tirò un buffetto tutt’altro che amichevole.
“Non ho soldi con me” sputò Zayn cercando disperatamente un orologio. Voleva andarsene al più presto.
“Va bene, va bene offro io. Altrimenti che suocero sarei..” scrollò le spalle Rashjd ordinando uno Zabov e due bicchieri di vodka liscia.
La religione musulmana vietava l’alcol fermamente ma ai due non sembrava importare molto. Era una di quelle famiglie che rispettava  la religione solo quando faceva comodo e questa era una cosa che tutti i Malik avevano sempre detestato.
‘Quando una cosa ci appartiene, dobbiamo rispettarla e assecondarla in tutto. Non si è musulmani solo quando si parla di soldi, proprietà e sessismo.’ Yaser viveva di questa filosofia.
Voleva riscappare, tornare da Liam e stare con lui. Ci pensò un attimo: non sarebbe convenuto molto alla sua reputazione già abbastanza scadente ma in quel momento rifletté sulle due figure spocchiose e scorbutiche davanti a sé e sul ragazzo attraente e adorabile che avrebbe trovato nella sua abitazione temporanea se fosse fuggito. Non c’era motivo abbastanza logico che tenesse in piedi l’opzione di rimanere e così… 1,2,3. Scattò via da loro, uscì dal locale respirando a pieni polmoni l’aria fresca di quella bella giornata di sole e corse. Corse a casa, corse da lui.
Aprì con le chiavi di Aroosh, si sfilò la giacca artigianale rosse in ricami giallastri e la buttò a terra. Prese il pacchetto e con gesto teatrale portò una sigaretta alla bocca, la accese, aspirò.
Sentì delle voci al piano di sopra, salì, fece capolino alla porta di Liam e riconobbe il ragazzo e un’altra faccia conosciuta.
“Mark io…” lo interruppe l’altro
“Liam! Non ci vediamo da due giorni e ora mi fai tutta una ramanzina sul perché piombo a casa tua senza invito.”  Sospirò “ che ti succede amore?” Zayn sentì il cuore in gola e sarebbe esploso a momenti.
“C’è che ci ho pensato Mark. E.. credo sia finita” il biondino sgranò gli occhi e il moro dietro la porta sembrò tranquillizzarsi
“Che cazzo dici Payne? Che è cambiato? Spiegamelo!” si alterò
“Nulla Mark. Solo, non possiamo stare insieme. Tu mi piaci come amico” scrollò le spalle sembrando tranquillo
“Però quando ti ho scopato queste cose non me le hai dette” ok, ora Zayn era furioso.
“Abbiamo scopato una volta sola Mark ed è stato due settimane fa. La nostra vita sessuale fa schifo e non solo quella.” I passi del biondo si fecero più pesanti. Appena afferrò la maniglia, il moro in silenzio scese le scale e si sedette sul divano con una velocità sorprendente.
“Potremmo rimanere amici” gridò Liam inseguendo il ragazzo che nel frattempo era sull’uscio della porta.
“sì, sì” sbatté e l’inglese sbuffò.
Una volta solo nell’atrio nel soggiorno, si passò la mano sui capelli corti castani. Si accigliò alla vista del capo arabo spiegazzato sul pavimento della stanza. Sorrise pensando che solo una persona in quella casa avrebbe potuto trattare con così poco riguardo un abito di quel valore…
Si guardò intorno riconoscendo il ragazzo sul divano, sdraiato a dorso nudo. Era lui.
Zayn Malik in tre giorni aveva ribaltato la sua vita. Se non stesse vivendo in prima persona quella situazione, l’avrebbe creduta una fiaba, uno di quei romanzetti che piacciono tanto alle ragazzine, in cui i due protagonisti si conoscono, si baciano, si scopano, si amano. Il nesso cronologico è sempre lo stesso, cambiavano solo i nomi e le ambientazioni. Basti pensare a Jack e Rose sul Titanic o Ronnie e Will in the Last Song… amori nati in pochi giorni o settimane. In realtà Liam non credeva nemmeno nell’amore e trovava assurdo che da riconoscerlo come una cosa assurda, impossibile, inesistente, in pochissimo tempo lo credeva plausibile.
Aveva lasciato Mark dopo una riflessione lunga un’intera mattinata. Quella rottura però non profumava di rancore, non sapeva di amaro, non si presentava come un profondo dolore… era semplicemente inodore, insapore, inodore, come qualsiasi cosa che non riguardasse Zayn nelle ultime 48 ore.
Cosa gli stava succedendo? Era pazzo?  Capriccioso? Cosa? Cercava una risposta da quella che gli sembrava una vita e il bacio della notte precedente era un avviso più che chiaro ma cercò di respingerlo in tutti i modi: non poteva piacergli un ragazzo islamico. Lui non voleva, non doveva, non poteva invaghirsi di lui per tanti, troppi motivi.. ma.. cazzo, era così perfetto, così semplice, così dannatamente eccitante. Si perse negli addominali del moro… e posticipò i suoi logici e razionali pensieri.
“Come mai qui?” chiese con molta meno sicurezza di quanto pensava averne. 
“Sono scappato di nuovo” Malik fece spazio sul divano all’inglese che si sedette poco dopo. “Aqib e Rashjd sono le persone più noiose che abbia mai conosciuto” si lamentò portandosi una mano sulla nuca. Liam si leccò le labbra attirando la piena attenzione dell’altro.
Erano infatuati uno dell’altro e ora mai l’eterosessualità di Zayn era finita nel cestino insieme alla ragione, a Maryam e alla sua famiglia.
“Capisco…si incazzeranno a morte quando torneranno” lo avvertì Payne ma al moro non sembrò interessare molto.
“Non voglio pensare a dopo..” il pachistano fece spallucce mordendosi il labbro inferiore. Il più piccolo deglutì lasciandosi trasportare da ogni film perverso attraversante la sua mente.
“E.. a c-cosa v-vorresti pensare?” si accigliò. I loro sguardi si incontrarono e le intenzioni di entrambi erano leggibili nelle loro pupille iniettate di serenità e passione.
Liam si avvicinò con un lentezza impressionante studiando a pieno il bellissimo viso dell’altro. Sentì il respiro accelerato del moro sulle sue labbra e non esitò e toccarle con caste aspettative tramutatesi in meno di un secondo in qualcosa di più..
-Quelle fatidiche catene sentirono una pressione incontrastabile e parte della loro forza attraente svanì con quel tocco di pelli tanto atteso. La debole attrazione che ancora tratteneva insieme Maryam e Zayn non era sufficiente per allontanare i due ragazzi del tutto persi in un mondo in cui l’islamismo, le regole, la famiglia non esistevano… e ci volevano rimanere per anni.-
Si udì un leggero rumore seguito da uno scatto. La serratura consentì il libero accesso a due donne e Malik spinse con occhi sbarrati l’altro cercando di parere il più naturale possibile.
“E questa? Che ci fa qua?” Aroosh recuperò il tessuto steso sulle mattonelle. Assottigliò lo sguardo.
“Potrebbe essere di Aqib?” chiese Maryam non riconoscendo il costume di suo marito. 
“No, sicuramente non è sua…” Si affacciarono in salotto e  nel frattempo Zayn si era nascosto sotto il divano.
“Ciao Aroosh” Liam gesticolò con la mano destra con fare naturale. La sua tutrice si accigliò.
“Liam, perché ho trovato questo a terra?” gli indicò il capo e il ragazzo elaborò una buona scusa
“Stamattina avevo intenzione di fare il bucato e sarà caduto dalla cesta” scrollò le spalle e la donna più anziana spalancò la bocca sorpresa dal gesto sicuramente innaturale.
“Oh.. beh, apprezzo ma la prossima volta fa più attenzione” stoffe così delicate andavano trattate a mano ma Aroosh tralasciò questo particolare davvero colpita dall’azione di Payne.
L’inglese annuì e le due si diressero in cucina.
Il moro uscì dal suo nascondiglio imprecando a bassa voce sua moglie. Prese la mano del castano e lo invitò a salire. In tal modo avrebbe potuto camuffare la sua presenza e allo stesso tempo passarci qualche minuto insieme.
Liam cercò di fare il meno rumore possibile facendo da palo nel caso Maryam si fosse resa conto di ciò che stava succedendo.
Clandestinamente, Zayn e Liam si rifugiarono nella stanza di quest’ultimo.
In teoria dovevano essere preoccupati, nervosi, cercare una soluzione a quell’enorme problema ma i loro pensieri lavoravano su tutt’altro. Si contemplarono per qualche attimo.
“E’ stato… divertente” sussurrò il ragazzo scamiciato
“Se ti avessero scoperto non so cosa sarebbe successo..” rispose l’altro con tono altrettanto basso
“Dopo il matrimonio, ogni mia azione è considerata giusta per cui non penso sarebbero stati eccessivamente rudi ” disse tranquillamente perdendosi in quelle iridi nocciola che da tre giorni consistevano nel suo paradiso personale. Non avevano niente a che fare con gli occhi castani di Maryam. Questi ultimi erano freddi, gelidi, indifferenti e diffidenti. Tutte le emozioni che provava passavano dalle sue labbra lucide. Ogni muscolo in quella donna sembrava una macchinazione di suo padre. Quanto lo odiava...
Ritornò a nuotare in quel mare di cioccolato godendosi ogni singolo millimetro di dolcezza presente; d’improvviso sentì vera aria nei polmoni e percepì un senso di libertà mai provato. Come se per la prima volta poteva davvero vivere con i suoi ideali. Sorrise d’istinto. Non resistette alla tentazione di avvicinarsi e abbracciare la sua ancora di salvezza, quella che sapeva, nel profondo, lo avrebbe aiutato in quella che sembrava un’esistenza da burattino. 
Poggiò le testa sulla spalla dell’altro rendendosi conto della differenza di altezza. Le mani fredde di Liam si posarono sulla schiena ambrata scoperta del moro che sentì un intenso brivido accompagnato da un piacere sorprendente.
La minima effusione era sempre stata vista dagli occhi di Zayn con disgusto  ma allora si rese conto di quanto un semplice gesto possa cambiarti la vita fino al punto di scoprire il tuo posto, quello per cui sei nato. Il destino aveva scelto uno fra tanti, tanti fra tanti, lui: Liam Payne per denudare la vera essenza del pachistano.
Tra le stelle i loro nomi brillavano finalmente di luce propria e la densità di quel bianco ammaliante sminuiva il firmamento fino a farlo sembrare un inutile combinazione di punti messi lì per far spiccare un sentimento tanto forte da poter durare un’eternità. Tutto era perfetto e quei due sembravano concepire in simbiosi quella situazione ma… la realtà li circondava. Tante lame taglienti erano pronte a uccidere le loro anime e rifare di quei corpi quello che erano sempre stati: oggetti.
“Dopodomani parti” deglutì al pronunciare quelle parole. Il moro sospirò.
“Non avrei mai pensato che in tre giorni potesse succedere tutto questo” disse con un timbro abbastanza piccolo
“Ma è successo” Liam continuava ad osservare la parete bianca della sua stanza studiandola attentamente quasi fosse un monumento. 
Si staccarono “ci conosciamo pochissimo”. Zayn cercò di rendere tutto un po’ meno difficile toccandosi ogni tanto il petto. L’organo palpitante non gli dava tregua con i suoi 3000 battiti al minuto rendendolo ancora più fievole.
In effetti si conoscevano pochissimo ma quel lasso di tempo era bastato per renderli vulnerabili sulla questione.
“a me sembra di conoscerti da sempre” ammise in tutta sincerità Payne ritrovando un lato di sé che aveva perso con la scomparsa dei suoi genitori. Era sempre stato un bambino timido, sincero, dolce ma appena i suoi morirono capì che doveva farsi le ossa e tener testa a tutti in modo tale da non essere calpestato dall’arroganza e dalla presunzione dei suoi tutori e di tutti coloro che lo volevano indebolire per divertimento o vendetta.
“Non so cosa dirti” Zayn non fece altrettanto. Era nuovo ad ogni tipo di sentimento e se nelle sue precedenti piccole confessioni il suo subconscio era riuscito a farlo parlare, quella volta la ragione lo trattenne. Si mostrò freddo, diffidente come se per lui ogni bacio, l’abbraccio, i sorrisi, le chiacchiere notturne e non, avessero significato praticamente nulla. Non era vero, ma le labbra ascoltavano solo il nervosismo proveniente dalla sua mente.
“Che vuoi fare allora?” disse Liam non sapendo davvero cosa pensare. Il moro scrollò le spalle
“Non lo so. La mia vita è stata già programmata”
“Annulla tutto allora” per l’inglese sembrava una grande ovvietà “Decidi tu cosa fare! Studia, lavora, ama come una normale persona”
“Il concetto della normalità varia molto da ovest ad est, credimi”
“tu cosa vuoi Zayn?” chiese e il pachistano aveva la risposta pronta ma si trattenne e sospirò un “non lo so”.
Furono interrotti da Aroosh che bussando avvisò Liam di aiutarla ad apparecchiare. I ragazzi si lanciarono un’ultima occhiata e la densità di quel momento apparì strana quanto frustrante agli occhi di entrambi che erano senza dubbio troppo giovani e distanti per intraprendere un discorso di quel tipo.  Qualcosa però in loro insisteva, voleva che si rendessero conto di una strana analogia.  Per il moro la scoperta della sua omosessualità era già abbastanza devastante ma in confronto a tutto ciò che avrebbe provato in seguito, quello valeva meno di zero.
L’inglese uscì dalla stanza lasciando l’altro solo e pensieroso. Sentiva un bruciore all’altezza del petto e l’appetito gli passò di colpo. Avrebbe dovuto pensare ad una buona scusa per Rashjd e Aqib ma l’unica cosa che vagava per la sua mente era Payne.
Tirò su col naso d’improvviso e fu subito dopo preda di un attacco di pianto. Cercò di essere silenzioso ma i profondi singhiozzi non sarebbero passati inosservati. Eppure nessuno sentì o percepì nulla.  Sgattaiolò in bagno e si lavò la faccia. La sua figura riflessa nello specchio non gli era mai sembrata così pessima. Sentì un impulso: voleva un tatuaggio. Tra tutti i suoi capricci, quest’ultimo non aveva mai oltrepassato nemmeno l’anticamera del cervello ma quella volta gli parve ancora più di un puntiglio. Studiò attentamente il suo petto e poi le scapole. Un disegno stilizzato o magari due, forse qualcosa di più complesso, un’immagine che lo rispecchiasse, un animale? Una carta da gioco? Una scritta? Un teschio? Due teschi! Sì, gli piaceva. Si toccò la pelle liscia e ambrata pensando alla grandezza delle figure e al loro preciso aspetto. Pensò che questo sarebbe stato anche un ottimo pretesto per ritornare in facili rapporti con Liam evitando di deprimersi per qualsiasi rimorso. Ideò  il tutto e lo trovò un’ enorme genialata.
Nel frattempo il più piccolo sistemava piatti e bicchieri intorno alla grande tavolata. Rashjd aveva molti figli e parecchie mogli per cui ogni pasto era un casino. Forse era l’unica motivazione per cui desiderava se ne andassero.
Osservò Maryam  con occhio attento. Sapeva che il moro non la amava, né tanto meno aveva intenzione di passare il resto della sua vita con lei ma in un certo senso la invidiava. Avrebbe avuto la fortuna di addormentarsi e svegliarsi con Zayn accanto, ci sarebbe andata a letto, lo avrebbe baciato quando voleva e vedere il suo sorriso angelico mattina e sera. Scosse al testa riconoscendo di non aver mai lontanamente pensato a cose del genere. Di solito di un ragazzo immaginava quanto fosse dotato dentro i pantaloni o la sua esperienza in giochi erotici, non pensava al suo viso, alle sue labbra, ai suoi occhi..  a nulla che non riguardasse le sue abilità sessuali o la sua lingua.
“Credo che l’amore non abbia bisogno di tempo. Ci sono persone che riconoscono la persona giusta a prima occhiata”  ritornò sulla Terra e riconobbe la voce della sua tutrice
“Tra me e Zayn si svilupperà in seguito invece” disse con sicurezza l’altra ragazza e Liam roteò gli occhi
“Sì, probabilmente sarà così” rispose la più anziana
“No, sarà  sicuramente così” ribatté nervosa. Quell’affermazione era sintomo di un’insicurezza che tormentava Maryam dal giorno del suo matrimonio: voleva che suo marito le stesse più vicino o che una sera prendesse l’iniziativa e le dicesse che era ora di coronare a pieno la loro unione. Aveva chiesto lei a suo padre di sposare lui. Allora non pensava che sarebbe stato così difficile. Era abbastanza sicura di sé per sapere che lui non avrebbe desiderato altro che entragli dentro ma ora stava perdendo tutte le sue certezze. Il più giovane e bello scapolo di tutta Lahore era anche il più strano e complicato.
Sospirò cercando di cambiare discorso con la sua noiosa e incompetente zia.
Liam finì di sistemare e in un lampo tornò in camera sua trovandola vuota. Dove era finito Zayn?
Un istante dopo la porta cigolò e comparve una figura maschile in tutto il suo splendore.
“Puoi accompagnarmi da una parte?” chiese leggermente in soggezione a causa di tutto il precedente accaduto
“Dove?” chiese Liam abbastanza rincuorato
“Da un tatuatore. Quello che ti ha fatto quelli magari” indicò il suo avambraccio dove c’erano alcune macchie di inchiostro nero.
“cosa? Sei impazzito?” assottigliò lo sguardo. L’ultima cosa che avrebbe immaginato era un musulmano che gli chiedeva di portarlo da un tatuatore.
“No, voglio un tatuaggio. Se ti dispiace ci vado da solo” era testardo.
“Sai che se te lo vedono sei nei guai?” il ragazzo non sembrava per niente preoccupato
“Se ne faranno una ragione” scrollò le spalle e Payne si arrese.
“ok, quando ci vuoi andare?” domandò
“Adesso” il più piccolo sgranò gli occhi scoprendo tutta la pazzia del moro
“Ma è ora di pranzo e Aroosh farà neri entrambi se non ci presentiamo a tavola”
“Ammettilo che ti annoi con loro, che ti viene da vomitare ascoltando i loro -interessantissimi- aneddoti da quattro soldi. Perché dovresti mangiare roba  orientale con gente che odi?” Liam ci pensò su. Era allettante la sua proposta: avrebbe pranzato, accompagnato e rassicurato Zayn.. non c’era storia.
“Ok, ma come usciamo di casa?”
“Sono talmente impegnate in cucina, che non si accorgeranno di nulla, credimi”
Si prepararono, Zayn intascò una mazzetta di soldi presa dalla valigetta di Rashjd, si vestì con maglietta e pantaloni e con scaltrezza riuscì ad abbandonare casa Amer con Liam.
**
“Ehy Bob”  si salutarono con un battito di pugni e l’inglese spiegò al suo ‘amico’ cosa, come e dove voleva tatuarsi il moro.
Anche il grande Bob Medley era gay dichiarato e non poté non osservare Zayn con sguardo ammaliato.
Quando si tolse la maglietta, l’uomo dai capelli biondo cenere si leccò le labbra intento a flirtare il più possibile con quello che sembrava essere il ragazzo più perfetto del pianeta.
Gli toccò i centimetri di pelle interessata dopo averlo fatto stendere con delicatezza sul lettino. Non sapeva che Malik era sposato e per altro interessato ad un altro ragazzo perciò spudoratamente fece domande invadenti e affermazioni poco adatte.
Liam era lì, consapevole che Bob ci stesse provando ma sapeva che era meglio guardarlo male e zittire: Zayn non lo avrebbe mai più calcolato quindi era del tutto inutile sprecare fiato. Ammetteva però di provare una scrupolosa gelosia che gli faceva ritorcere ogni muscolo. L’uomo dalla mano completamente ricoperta da un cobra nero disegnato nei minimi dettagli, lo toccava, lo accarezzava, lo stuzzicava e l’altro sembrava non accorgersi di niente. Ogni tipo di rapporto gay per il pachistano era nuovo e questo Liam lo sapeva benissimo perciò non si allarmò molto quando il moro sorrise e si morse il labbro. Poteva essere il dolore, i suoi pensieri, Maryam…
“Ok bellissimo, abbiamo finito” mise sopra le due figure delle pellicole di plastica e gli raccomandò di disinfettare la pelle.
Gli lasciò il suo biglietto da visita congedandolo con un occhiolino alquanto malizioso che irritò parecchio Liam.
“ci stava palesemente provando con me” ridacchiò Zayn strappando e buttando al primo cestino pubblico il piccolo foglietto di carta prestampata. Liam ne rimase sorpreso. Quel riso involontario, la sua voce divertita, i suoi occhi vivaci gli provocarono una sensazione nuova. Ebbe il desiderio di prenderlo per il colletto, metterlo di spalle al muro o su una macchina e baciarlo fino allo sfinimento.
Non biasimava Bob. Zayn Malik era bellissimo e resistergli era una cosa impossibile.
Sorrise e con molta lentezza gli carezzò il braccio destro. La pelle calda sotto il suo tocco fugace provocò brividi in tutto il suo corpo. Si scambiarono un’ occhiata attenta non sentendo né soggezione né alcun tipo di sentimento negativo. Quello non era semplice interesse, quello non era una cotta, un’ attrazione rimpiazzabile, un invaghimento… era di più. Ma uno dei più famosi Casanova versione gay della storia di Londra e un pachistano alle prime armi come potevano capire che tutte le reazioni che avvenivano nel loro corpo ad ogni tocco, sguardo o bacio potessero essere sintomo del cosiddetto amore vero?
Liam distolse lo sguardo ed invitò l’altro ad andare a mangiare.
Entrarono al McDonald’s più vicino aspettando il loro turno tra chiacchiere irrilevanti. Parlarono di Lahore, di Mark, di Maryam, di Aroosh e Aqib, di Rashjd, della sua famiglia decisamente troppo grande. Si divertirono parecchio.
“Non ho mai assaggiato questo genere di cibo” disse il moro accigliato sul suo panino imbottito di carne, insalata e varie salse.
“E’ davvero buono” rispose l’altro già impegnato a masticare il suo Crispy Mcbacon.
Quella bomba calorica non faceva assolutamente per Zayn, abituato fin dalla nascita a riso, zuppe leggere e frutta secca. Il suo fisico pelle e ossa ne era la dimostrazione.
Addentò un morso piccolo presentando alle sue papille gustative quei nuovi e deliziosi sapori. Era davvero buono ma il pachistano non riuscì comunque a finirlo tutto.
Si leccò le labbra in un’espressione di piacere e Liam cercò di mantenere la calma un’ennesima volta. Come faceva ad essere così attraente con un solo movimento involontario? Picchiettò il tavolo con le dita in cerca di un argomento.
“Non ha fatto poi così male” disse Zayn indicandosi le scapole
“Non è nulla di lancinante come fanno credere” rispose l’altro in totale accordo.
“Ora dovremmo tornare?” chiese con sguardo basso consapevole che avrebbe dovuto affrontare suo suocero e cognato. 
“Beh no, potremmo rimanere in giro e magari ritirarci più tardi” vederlo amareggiato o sovra-pensiero provocò compassione in Payne che si propose subito di organizzare il loro pomeriggio in giro per Londra.
Lo sguardo di Malik si illuminò.
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London Eye, Buckingam Palace, Big Ben, Westminister Abbey, Tower Bridge, Kensington Palace.
Zayn aveva utilizzato tutti i soldi di Rashijd per quel giro turistico ma non ne era per niente risentito. Il suo buon umore gli impediva di preoccuparsi per un uomo irritante con una figlia spocchiosa.
Erano le dieci di sera quando i due lamentarono fame. Non volevano tornare a casa. D’improvviso a Payne venne un’idea che visti i tempi e le intenzioni era del tutto fattibile.
“Sei mai stato in un pub?” la domanda retorica suonò strana all’orecchio di Zayn che non sapeva cosa significasse quel termine. Si accigliò sperando di non fare la figura dell’idiota.
“E’ un locale in cui ragazzi come te o me si ubriacano, fumano, spacciano, limonano... si divertono insomma” scrollò le spalle e il moro comprese.
Non gli sembrava un’idea cattiva soprattutto in quel momento. Avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di allontanarsi dalla sua famiglia. Accettò.
Liam frequentava esclusivamente locali gay e anche in quel caso optò per uno di questi. Non avendo una macchina, gli era molto difficile dirigersi per Londra ma i suoi tutori non volevano regalargliela  quindi non poteva far altro che camminare o usare mezzi pubblici.
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“Provalo dai, è forte ma buonissimo” lo invitò Liam ridacchiando per l’espressione incerta con la quale il moro guardava il suo cocktail alla fragola.
Il più piccolo se ne era scolati almeno 4 ma vista la sua capacità di reggere l’alcool intendeva perfettamente.
Erano seduti su un divanetto rosso con due bicchieri pieni fino all’orlo di un mix di alcolici contemplati da mezzo locale.
Un ragazzo dai capelli radi e i muscoli scolpiti incrociò lo sguardo di Liam che per quanto possa trovarlo attraente non si avvicinò né accennò a qualcosa. Ci pensò l’altro.
“Ciao bellezza” disse ad alta voce per sovrastare la musica. Entrambi i ragazzi si voltarono.
“Ciao” rispose l’inglese
“Questa canzone è davvero orrenda  ma per te farei uno sforzo, balli con me?” gli porse la mano e Zayn deglutì. Poteva accettare gli sguardi suadenti, gli occhiolini, i movimenti delle anche per far parere il corpo attraente, le lingue perennemente attorno alle labbra… ma quello no.
Era un tipo pacato, tranquillo e quello che stava per fare avrebbe distrutto la sua etichetta per sempre. Ma cos’altro poteva fare?
“Ehy Mr. Muscolo non vedi che è impegnato?” si alzò in piedi avvicinandosi al palestrato.
“Lo vedo ma essendo tu di cattiva compagnia, volevo rallegrargli la serata” disse in tutta risposta facendo nascere nel pachistano un’irascibilità incontenibile.
“Ripeti?”
“Zayn” lo richiamò l’altro ma lo sconosciuto parlò
“Che c’è vuoi violentarmi?” ridacchiò. Il suo sorriso durò meno di un secondo. Si ritrovò a terra con una mascella semi-disintegrata e un ragazzo sulla pancia che lo picchiava a suon di pugni. Divenne centro di attenzione di molte coppiette che spaventate o divertite osservavano spettegolando.
“Zayn!” Liam appena si riprese dallo shock  si avventò sul moro e cercò di staccarlo dalla faccia insanguinata nel ragazzo senza nome.
Gli circondò il bacino e lo tirò su rimanendo avvinghiato in quella posizione per gli istanti successivi. Non voleva staccarsi da lui, cercava di godersi quei pochi attimi di piena spensieratezza. Non esisteva quella folla stupita, non esisteva quella musica assordante, non esisteva quel cumulo di sangue e muscoli sul pavimento. L’unica cosa che sentiva era il respiro affannato del ragazzo fra le sue braccia. Sembrava una melodia, la più bella di tutte.
“Prova a parlare di nuovo” lo sfidò il pachistano. Era arrabbiato e questo a Payne faceva davvero piacere anche se si sentiva un verme a pensarlo visto come è stato conciato un semplice ragazzo.
“Andiamo” slacciò le braccia dal suo ventre ma l’altro gliele bloccò.
“Sì” lo guardò negli occhi prima di dirigersi verso l’ingresso con le mani ancora intrappolate in quelle del moro.
Arrivarono fuori e l’aria leggermente fredda invase i loro corpi bollenti.
Zayn non si era ancora del tutto capacitato delle sue gesta, la rabbia lo accecava ancora ma Liam aveva alleviato il furore.
Era la causa e la soluzione di tutto.  Il centro della sua vita era sempre stato il disegno, ma il rapporto tra lui e la tela non lo soddisfava nemmeno un quarto di quanto lo faceva quello tra lui e Liam.
-Erano più diversi del mare e del fuoco, del cielo e della terra, dell’astrazione e della concretezza, del vero e del falso… ma tutto ha un punto di incontro, niente è uguale o differente dal resto, veniamo tutti da un'unica origine, da un mondo perfetto. Liam Payne e Zayn Malik insieme avevano ritrovato loro stessi,  erano tornati al principio scoprendo che non serviva guardare film, libri, leggende per sognare un determinato stereotipo, la bellezza era tra di loro, era in loro e se la catena elastica che legava Zayn a Maryam era stata montata da esseri umani, quella tra loro due esisteva da sempre. Quest’ultima non consisteva in ferro, plastica, alluminio… no, era molto più sottile, più piacevole, più giusta. Era di cioccolato. -
Liam mise una mano sul fianco dell’altro e con l’altra lo spinse dolcemente contro il muro di mattoni. Osservò i suoi occhi scuri per poi passare alle labbra semi-chiuse ancora impegnate a recuperare aria. Si avvicinò di qualche centimetro facendo scontrare i loro nasi. Inspirò un’ultima volta prima di baciarlo. La bocca era fredda ma Liam la sentì comunque fervida. Posò entrambe la mani sui fianchi del moro che con un movimento di bacini li fece scontrare violentemente fino a sentirsi entrambi nel profondo. Le lingue si incontrarono poco dopo e si assaporarono lentamente. Erano chiusi in una bolla di emozioni ignari dell’inferno che avrebbe susseguito quel momento.
Un suono di clacson, due, tre. La chiusura violenta di una portella, dei passi veloci, un richiamo di voci femminili…
I due si staccarono per via di uno spintone con cui Liam cadde a terra rudemente. Gli occhi dell’uomo proiettavano ira, furia, disgusto, disprezzo, odio. Un Rashjd al massimo della sua collera sferrò un pugno sulla faccia del suo genero più giovane.
“Noi ci preoccupiamo su dove potreste essere finiti e voi fate questo? Io ti uccido Malik! Maledetto fu quel giorno in cui mi fidai del tuo stupido padre. Aspettati un ripudio se non di peggio. Finirai male ragazzo, molto male. Brutto stronzo avvicinati di nuovo alla mia famiglia e giuro che ti ammazzo con le mie stesse mani. Andate all’inferno, tu e il tuo amico malato” la distanza tra suocero e genero era allarmante e Zayn voleva sprofondare. I suoi occhi erano spalancati sia per lo stupore che per la paura..
“Io…n-non” riuscì a balbettare giusto qualche parola prima di ricevere un altro pugno in piena faccia.
“Non pensi, caro zio” Liam pronunciò le ultime due parole con quanto più sarcasmo poteva “Che la colpa di tutto alla fine sia tua? Cazzo basta vederlo negli occhi per capire che la sua vita gli fa schifo! La verità è che per te tutto è lecito finché soddisfa i tuoi bisogni e comunque, se ricordo bene, tu non puoi ripudiare nessuno” sorrise sapendo che, una volta sposati, il marito può ripudiare la moglie da casa sua ma il padre di lei non ha alcun potere sulla coppia. Rashjd deglutì.
“Questo ragazzo ha promesso mawadda e rahma* a mia figlia!”
“Tu lo hai fatto a sette donne diverse!” disse in tutta risposta l’altro. Zayn apprezzava quella presa di parte ma non voleva peggiorare la sua situazione. Anche se non sarebbe morto o cacciato di casa, avrebbe perso il rispetto di tutti. Baciare una donna era più che lecito, ma due uomini fidanzati non potevano assolutamente esistere.
“Tu sei un uomo! Guardati! Diventerete lo zimbello dell’intera Lahore! Pensare che mia figlia potrebbe restare con te mi fa ribrezzo… Strusciarti contro un altro ragazzo, vergognati! Cosa penserà tuo padre? Sei una delusione per tutti” una lacrima cadde involontariamente dagli occhi per moro. Rashijd aveva capito che doveva colpire il diretto interessato, molto più vulnerabile, debole, insicuro dell’altro. Quella situazione lo schifava ma a confronto con tutte le sue esperienze era nulla. Tra riviste porno e sveltine pagate fior di quattrini, le sue mogli avevano saputo e anche visto di tutto. Era tutta scena, anche perché sua figlia gli era molto indifferente. Il loro rapporto -se così si poteva definire- non era mai stato più profondo di un ‘buongiorno’ detto la mattina per rispetto.  
L’uomo afferrò i due ragazzi per i polsi e li trascinò in macchina. Liam si beccò truci occhiate da parte di Aroosh e Zayn dovette ascoltare gli infiniti singhiozzi di Maryam. Perché piangeva? Capiva l’ira, l’irritazione, l’odio…  ma non aveva senso quell’atteggiamento.
**
“Grazie per l’ospitalità Aroosh” Rashjd la salutò con un semplice gesto di mano. Dopo la grande scoperta della storia clandestina tra Zayn e Liam, l’uomo aveva deciso di anticipare la partenza di un giorno e così appena sorse il sole, tutta la famiglia Amer aveva fatto le valigie e prenotato nuovi trasporti.
Aroosh e Aqib stavano salutando tutti i loro numerosi ospiti con molta dolcezza e senso di colpa. Liam aveva rovinato tutti i loro piani e da essere in cima alla lista bianca del potente pachistano, sicuramente ora erano all’ultimo posto delle persone di cui tener conto.
Facevano i finti mortificati per cercare di aggiustare l’irreparabile.
Zayn strinse la mano dell’uomo e poi della donna non evitando di mostrare la sua peggior espressione. Si sentiva come spazzatura. Aveva riconosciuto se stesso da meno di 48 ore e doveva rinunciarci per stare vicino ad una donna che odiava mentre il ragazzo che voleva lo guardava dalla finestra della sua stanza. I loro sguardi si incontrarono parecchie volte e anche se il riflesso contro luce del vetro non permetteva di osservarlo con chiarezza, Zayn poteva affermare che Liam avesse gli occhi lucidi.
Si salutarono con un sorriso simbiotico: ne avevano bisogno entrambi. Miriadi di parole attraversarono l’uno per arrivare all’altro nelle loro menti e speravano che il diretto interessato le potesse percepire: <> <> <> <> <> …
“Zayn! La macchina è pronta!” Rashjd lo risvegliò dai suoi pensieri. Il ragazzo raggiunse la grande macchina verniciata nera e prima di entrarci lanciò un’ultima occhiata alla finestra. Si dissero addio nel più difficile e rude dei modi.
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Lahore, Pakistan
“Ciao Zayn!” lo salutò la madre con un abbraccio affettuoso. Il ragazzo ricambiò non sembrando però tanto entusiasta.
“Zayn Jawaad Malik” disse il padre con un viso corrucciato e un’espressione tanto calma da mettere i brividi pure nella più calda giornata d’estate. “Il tuo egoismo mi ha stravolto davvero.. e mi sorprende che ti faccia vedere con la tua bella signora qui”
Il moro si morse il labbro sapendo già la ramanzina che gli toccava ma in testa aveva solo il viso immacolato di Liam per cui appena suo padre avesse iniziato a rimproverarlo, insultarlo, spregiarlo… avrebbe staccato la mente da tutto e premuto il tasto ‘pausa’.
“Un comportamento deplorevole! Ci hai pugnalato alle spalle! Tra te e Doniyha la nostra famiglia non ha più una reputazione!...” il moro abbassò la testa in segno di pentimento cercando di non far vedere i suoi occhi trasognanti ancora pieni della bellissima figura dell’inglese. Zayn avrebbe tanto voluto dire a suo padre che se avesse la possibilità di tornare indietro nel tempo farebbe la stessa identica cosa, che il suo comportamento è stato più che lecito in confronto a quello dello stesso Yaser, che quello che provava per Liam non lo ha mai provato per nessuno e che questa volta non voleva zittire e subire…
Il braccio destro lo legava a Maryam, ma quello sinistro sosteneva una catena lunga chilometri che gli ricordava che nulla era finito, che l’indebolimento dell’ormai sottile  filo che lo legava alla potente donna stava portando ad una definitiva rottura e più cresceva il suo sentimento nei confronti di Payne, più sentiva quella tensione svanire ed era la sensazione più bella del mondo.
C’era la distanza, c’era Rashijd, c’era Yaser, c’era il Corano, c’era la convenzione… ma c’era anche altro, qualcosa di fortissimo, potentissimo, grandissimo,  quel qualcosa di cui ogni essere umano ha bisogno ma che nessuno riesce a capire: c’era l’amore.
“Scusa” disse il moro appena non sentì più parola.
“Il tuo futuro è con questa donna che ti piaccia o no” disse infine e Zayn si sentì morire. Il suo futuro era segnato da un paio di occhi neri privi di tutto, lo aveva sempre saputo ma ora gli sembrava doppiamente tragico.
**
Londra, Inghilterra
“come ti è saltato in mente? Con il genero? Sai che ci siamo giocati la faccia vero?” Liam stava piangendo ma nessuno dei due sembrava essersene accorto. Il ragazzo era seduto sul divano con la mani intorno al viso. L’ultima volta che aveva pianto era stato tre anni prima. Da allora aveva passato giorni abbastanza monotoni e proprio adesso che aveva ricevuto la svolta decisiva, quella che avrebbe dovuto cambiare la sua intera vita, doveva pure rinunciarci. Non voleva, Non doveva, Non poteva. Stupida Mariam, stupide leggi, stupide usanze. Odiava tutto. Tutto tranne lui.
“Ho accettato la tua omosessualità, il tuo carattere, i tuoi fidanzati, la tua nonchalance quando si tratta di qualcosa di serio, ma questa no!” disse Aqib gesticolando qualcosa con le braccia in preda all’irritazione. Erano seriamente arrabbiati ma a Payne importava meno di zero.
“Non puoi più stare qui! Cercati un posto tuo, io non ti voglio più in casa mia.” Concluse l’uomo con la ruga sulla fronte ancora ben definita. L’ira continuava a scorrergli in corpo.
 Nessuno capì mai se quelle parole gli uscirono dopo una lunga riflessione oppure erano state generate dalla collera.  Fatto sta che il ragazzo alzò il viso confuso ancora con qualche lacrima sulle guance, totalmente allibito da quell’affermazione. I due gli avevano dato parecchi ultimatum riguardo la scuola, gli amici, le feste… ma la convivenza non era mai parso un problema per nessuno, o almeno così credeva l’inglese.
“Sei grande oramai, puoi farlo” furono le ultime parole di Aqib.
Preso dall’orgoglio e dall’odio profondo nei confronti dell’uomo, Liam recuperò le sue cose e senza avvisare nessuno scomparve da quella casa in meno di un’ora. Non sarebbe mai più rientrato, non avrebbe mai più rivisto i suoi tutori. Non sapeva che fare e così chiamò Mark.
“Pronto?” disse scocciato l’interlocutore
“Ehy, mi puoi fare un favore?” chiese con grande sfacciataggine
“No, veditela da solo” l’inglese si portò le mani sul viso cercando di studiare delle belle parole per convincere il suo ex.
“Sto soffrendo, molto. Pensavo che tutto sarebbe andato bene ma sbagliavo. Ho bisogno di te, sei la persona più importante che ho, ti prego.” Sfruttò la situazione a suo favore. Sapeva che Mark era cotto di lui per cui quella ‘confessione’ sarebbe stata il suo biglietto d’entrata per il cuore non del tutto sigillato del biondo.
“Dove sei?”
“Drury Lane”
“Ok, aspettami, tra 10 minuti sarò lì” chiuse la chiamata e Liam sbuffò. Sembrava un senzatetto in cerca di elemosina ma la sua mente era troppo presa da altri pensieri per preoccuparsi di quello che la gente pensava vedendolo lì, solo, con un intero patrimonio accanto.
Sentì il suo cellulare vibrare, lo recuperò dalla tasca:
-Aqib mi diede tutti i numeri della sua famiglia appena arrivai  a Londra. Nel caso di necessità. Beh, questa lo è. Ti sembrerà stupido ma… mi manchi. Zayn x-
Lui e il moro non si erano mai scambiati i numeri di telefono ora che pensava.  Liam si sentì talmente meglio da non essere sicuro di riuscire a fingere malinconia all’arrivo di Mark. Zayn gli aveva scritto, lo aveva fatto davvero. Gli mancava e la cosa era reciproca. Si portò una mano alla bocca -classico gesto gay-.
Nemmeno quando vinse la sua squadra di football era stato così felice. Forse le due emozioni non erano minimamente paragonabili.
Voleva rispondere ma le sue mani tremavano a tal punto da non riuscire a digitare nemmeno una virgola.
Quando si stabilizzò rispose
-Manchi anche tu. Quando torni? Liam x-
Si morse il labbro leggendo quelle poche lettere tremila volte prima di inviarle. Forse sarebbe parso troppo impulsivo, troppo sciocco, troppo depresso… Voleva scrivere le parole giuste ma non sapeva nemmeno quali fossero. Era sovrastato da ogni tipo di sentimento congruente alla serenità e iniziò a prendere in considerazione il pensiero che il suo era più che interesse… In realtà era da molto che ci pensava ma ora che erano lontani tutte le sue affezioni si era ingrandite fino a trasformarsi in qualcosa di talmente forte da non essere più represso.
Sentì l’apparecchio tra le sue mani muoversi
-Non lo so. Sono tutti arrabbiati con me e sicuramente non mi lasceranno tornare presto a Londra. Zayn x-
Il ragazzo sospirò. Il suo cuore riaffondò e quel cambiamento d’umore improvviso, i sorrisi e dopo le delusioni, i pensieri, Mark… lo resero tutto d’un tratto consapevole che forse era innamorato. Nei film, le donne vittime di questo tipo di sentimento si sentono esattamente come lui e rifletté su quanto tutto d’un tratto iniziò a comprendere la motivazione dei gesti tanto azzardati e ‘malsani’ di Jack nei confronti di Rose in Titanic.
Amore. Ma significava davvero quello? Sentirsi tanto persi da voler morire? Credere che tutto sia finito d’improvviso? Non voler altro che lui? Vivere in relazione ai ricordi trascorsi insieme? Sognarlo?
Non era un tipo molto loquace quando si trattava di ciò che provava e in quell’ultimo piccolissimo lasso di tempo aveva sentito la necessità di sfogarsi con qualcuno molte volte e pensava di poter impazzire a momenti. Aveva parecchi amici ma nessuno lo conosceva davvero e non si sarebbe mai permesso di chiamare qualcuno di poco familiare e raccontargli tutta la sua vita sentimentale.
Forse la cosa migliore era parlarne con Zayn ma lui non c’era e comunque Liam non avrebbe mai avuto il coraggio di rivelargli tutto.
Sospirò, osservando in lontananza la Mercedes grigio metallizzata di Mark. A quanto pare non avrebbe dovuto fingere nulla: era abbastanza sconfitto da poter mostrare se stesso.
“Ciao” posizionò le valigie sui sedili posteriori di quella conosciutissima auto e sedette vicino al ragazzo.
“Ciao” rispose freddo l’altro “non sapevo avessi delle valigie” guardò i bagagli dietro di lui.
“Aqib mi ha cacciato di casa. Era stanco del mio stile di vita molto… em…spericolato” scrollò le spalle cercando di giustificarsi nel più disinvolto dei modi. Mantenne una riga costante, lontana dalla veridicità dei fatti.
“Quindi? Dove pensi di andare?” chiese appena Liam finì di raccontare la sua geniale bugia. “Vu-Vuoi v-venire a casa mia?” chiese imbarazzato e Payne ci avrebbe scommesso su quella affermazione. Forse il suo atteggiamento era crudele, sbagliato, decisamente cattivo… ma in amore e in guerra tutto è concesso e lui era vittima di entrambi per cui aveva doppie motivazioni.
“Grazie Mark” abbassò la testa, consapevole che i prossimi mesi della sua vita sarebbero passati lenti, in un ricordo lungo tre giorni. Gli erano sembrati secoli e contemporaneamente secondi quelle 72 ore. Capì che una cosa a Rashijd e Maryam gliela doveva: grazie a loro aveva capito cos’ era l’amore.
Aroosh aveva proprio ragione: “L’amore non è una questione di tempo, ma di istinto”
**
5 anni dopo
Messaggi su messaggi, pensieri su pensieri, lettere su lettere… Nessuno era a conoscenza del rapporto epistolare clandestino tra Liam e Zayn.
Tutti i ‘ti amo’ confessati, i ‘mi manchi’, i ‘ho voglia di te’, i ‘quando mi raggiungi?’ scritti su carta, cellulare o computer. Tutti i sorrisi, le risate, i pianti per via di quella maledetta distanza che impediva loro una vera e propria relazione.
Erano passati 5 anni e sia Zayn che Liam ricordavano nitidamente ogni singolo particolare fisico dell’altro. Bastava loro chiudere gli occhi e immaginare il viso angelico del proprio sogno per sentirsi meglio e peggio contemporaneamente.
Ma dopo 60 mesi esatti dal loro ultimo sguardo, il pachistano era di ritorno a Londra. Rashijd era venuto a mancare poco tempo prima per via di un infarto improvviso e per il moro fu più una liberazione che un dolore. Aveva distrutto la sua vita per troppi anni per ricevere anche solo una lacrima da parte di suo genero in vista del suo funerale. Il giovane Malik non pianse, non si disperò, non accennò a nulla. Si limitò alle condoglianze.
-Le catene così si erano spezzate e oramai niente lo legava a Maryam. L’avrebbe potuta ripudiare, lasciare, perseguitare ma aveva troppo buon senso per lasciare per strada una ragazza. E poi era la madre dei suoi due figli: Haroon e Yaser e non voleva separarli. Si sentiva un uomo migliore di Rashijd e non si vergognava a pensarlo.
La tensione della dolce sostanza che legava in una catena i due innamorati diminuiva ad ogni chilometro e l’aroma piacevole di quell’essenza amabile iniziava a diffondere buon umore nel suo inconscio. Lo percepiva da quando seppe che poté tornare a Londra quella sensazione, ma allora iniziò a farsi più penetrante. -
Aveva diversi cattivi pensieri su cui riflettere ma in quel viaggio, con due bambini urlanti e una donna affannata, non riusciva a pensare ad altro che a Liam.
Durante le ore che lo separavano da Payne, aveva riletto i loro messaggi uno ad uno, sorridendo a ciascuna parola.
“Zayn puoi aiutarmi?” chiese sua moglie con Haroon in grembo e un Yaser piangente tra le braccia.
Malik la aiutò.
**
Heathrow, Londra
Tra pochissimo lo avrebbe rivisto. Wao. Non ci credeva. Aveva sognato e risognato la stessa scena per 5 anni ed era giunto il momento di metterla in atto. Non gli sarebbe fregato di nulla, di Aqib e Aroosh al suo fianco, di Maryam, dei bambini, di tutto. Aveva aspettato decisamente troppo.
Lì, in quell’aeroporto stracolmo di gente, non riusciva a non fissare il portone di vetro da cui Zayn avrebbe fatto il suo ingresso tra qualche minuto. Picchiettò le dita sulla coscia nervosamente sentendo l’adrenalina dentro di sé scorrere in grandi quantità.
Un bambino vestito di tutto punto tirò la grande porta e si precipitò dentro l’enorme sala, poi un altro, poi una donna e…niente.
I tre gli vennero incontro e uno dopo l’altro lo salutarono. Maryam presentò al ragazzo e ai tutori Haroon e Yaser e Liam stava morendo dalla voglia di chiederle dove fosse suo marito.
“Sono stati 5 anni davvero di svolta. Zayn e io abbiamo vissuto di tutto.” Spiegò Maryam non riuscendo però ad attirare l’attenzione desiderata da Payne.
“Capisco. Deve essere stato difficile, ci è dispiaciuto non essere presente al funerale di Rashijd” disse con un falso tono rammaricato Aqib.
“Sì, è stato molto difficile.” Tutto era ignoto in quegli estenuanti istanti per Liam. Continuava a fissare la porta non perdendo un briciolo di emozione.
Eccolo. 3,2,1… con uno scatto velocissimo superò e spintonò almeno 10 persone cercando di raggiungere il più velocemente possibile il ragazzo appena entrato.
Zayn aveva lo sguardo perso e cercava disperatamente un viso familiare. Appena sentì un paio di mani cingergli il collo e due gambe circondargli il bacino, si sentì a casa come non mai. Ricambiò l’abbraccio cercando di riprendere l’equilibrio a stento mantenuto istanti prima.
“Cazzo, non lasciarmi più” singhiozzò  Liam e il moro si godette ogni sillaba pronunciata con quella voce paradisiaca. ‘Dio quanto gli era mancata. Lo strinse ancora di più a sé.
“Ti amo” rispose semplicemente Zayn sentendo la sfrenata esigenza di dirgli quelle due parole.
“Anche io, amore, ti amo anche io” Liam era fuori di sé, troppo euforico per far parlare la sua testa. Il suo cuore stava sfogando ogni parola pensata in quegli anni e Zayn lo apprezzò molto.
Stettero in quella posizione per parecchi minuti sotto gli occhi stralunati di quei tre. Maryam pensava che dopo così tanto tempo, sia suo marito che l’inglese si fossero dimenticati l’uno dell’altro e invece… si piacevano ancora, tanto da saltarsi tra le braccia, tanto da lasciare due famiglie di sana a pianta per corrersi incontro.  La ragazza era delusa, pensava di aver conquistato Zayn, di averlo fatto suo ma quest’ultimo non l’aveva mai abbracciata come stava facendo in quel preciso istante con Liam. Aveva tutto Lahore ai suoi piedi tranne Zayn Malik che, per uno strano caso del karma, era proprio suo marito. Le scese una lacrima involontariamente noncurante delle mille domande che i suoi figli continuavano a farle riguardo il comportamento del loro padre.
Aqib propose di raggiungere l’auto e sistemare i bagagli, spazientito per il comportamento del suo figlioccio. Così i due rimasero ‘soli’.
“Sei stupendo” disse Liam ripoggiando i piedi a terra.
“Tu lo sei di più” gli accarezzò la guancia. I loro occhi si incontrarono e un mare di frasi percorsero quel contatto visivo prima che il moro si fiondasse sulle labbra dell’altro con tutta la foga e la passione possibile.
C’era chi applaudiva, chi si disgustava, chi spettegolava, chi fotografava… ma i due non si accorsero di nulla. Era tutto nero intorno a loro, tutto buio, incolore e inodore, semplicemente nullo. L’unico colore, l’unica fragranza, l’unica visione che desideravano era davanti a loro. Tutto era così giusto e sbagliato contemporaneamente. Niente era diverso da 5 anni prima, tutto impediva loro un rapporto ma ora erano consapevoli che un sentimento dal sapore dolce viveva in loro e finchè sarebbe rimasto nei corpi e sui polsi sinistri di Zayn Malik e Liam Payne, avrebbero continuato a lottare per ciò che erano davvero senza alcuna vergogna.
”  
Niall chiuse il piccolo libro e si scusò per il tanto tempo perso nella lettura. Disse qualche parola a riguardo esprimendo un sincero parere. Guardò i due ragazzi davanti a sé che non smettevano di sorridere e pensò a quanto quel momento fosse incredibilmente giusto. Il suo migliore amico non era mai stato così felice.
“Stiamo per incominciare” si affacciò Josh avvisando i tre.
“Arriviamo subito” rispose il biondo lanciando un’altra veloce occhiata sia a Styles che a Tomlinson.
“Ehy Niall, perché ci hai letto questa storia?” chiese Louis.
“Louis, nulla è contro natura. Se esiste vuol dire che qualcun altro lo ha voluto. Oggi voi due potreste fare un passo importante, come potreste benissimo tornare a casa e in futuro raccontare della vostra relazione ai familiari, in ogni modo la catena che lega i vostri polsi sinistri sarà ben salda. Vi amate e non conta nient’altro. Smettetela di complessarvi su Anne o Joannah, ok? Voi e i protagonisti della storia non siete poi così diversi. Ve l’ho letta per questo. Alla fine, hanno capito che non contava nient’altro che il loro rapporto e vorrei arrivaste anche voi due alla stessa conclusione” uscì dalla stanza con un piccolo sorrisetto.
Indossò il suo smoking e preparò l’altare. Alla cerimonia sarebbero stati presenti solo lui e qualche altro amico. Nessuno sapeva di quell’evento, nessuno sapeva di loro due. Harry e Louis stavano insieme da tre anni ma non avevano mai avuto il coraggio di dirlo a nessuno a parte Niall, Andy e Josh. In quell’ultimo periodo erano nervosissimi e non sapevano più se volevano o meno raggiungere il Texas per sposarsi. Così il ragazzo, aveva deciso di leggere loro quella storia per fargli capire che se avevano preso una determinata scelta era perché lo sentivano davvero e dovevano smettere di rendere tutto razionale.
A quanto pare il libro era servito perché un’ora dopo, Harry si presentò all’altare vicino al suo testimone, Andy. Era vestito con una camicia bianca, una giacca elegante e un pantalone nero di cotone molto stretto. Styles non avrebbe rinunciato al suo stile nemmeno quel giorno.
Louis arrivò all’altare poco dopo, affianco a Josh.
“Siamo qui per celebrare l’unione tra Harry Styles e Louis Tomlinson…” cominciò Niall, cerimoniante.
Ogni cosa era stata fatta di nascosto e questo rendeva tutto un po’ più magico e romantico. L’atmosfera semplice ma così ricca di emozioni rendeva quella una comune scena da film.
Arrivò il momento delle promesse e dalle loro bocche stracolme di amore uscirono parole spontanee  -non si erano degnati di scrivere qualcosa, classico di Harry e Louis-.
Il più grande aveva gli occhi lucidi e appena infilò la fede nell’anulare sinistro di Harry emise un singhiozzo. Tutti i ragazzi risero. Era sempre stato parecchio emotivo.
“..Vi dichiaro ufficialmente sposati” con gesto teatrale richiuse il libro davanti a sé e pronunciò le fatidiche parole “potete baciarvi” e i due dolcemente si diedero un casto bacio sotto l’applauso di quelle 6 mani.
-Le persone a volte pensano di poter gestire ogni tipo di situazione. Con un lucchetto e una chiave, credono che il mondo sia nelle loro mani. Ma la passione è dotata di una potente pinza da lavoro capace di spezzare ogni rapporto creatosi per mezzi umani.
Il destino ci ha legati già dal principio. Ma non con ferro, cemento o acciaio. Con del semplice cioccolato-

 
*onore e rispetto

Per tutti voi arrivati fino a qui, grazie mille.
So che è lunga ma non volevo dividerla in più capitoli. Sorry.
Per quanto riguarda i contenuti, spero davvero che vi sia piaciuta. L’ispirazione mi è venuta leggendo qualche tweet da parte di una Ziam shipper.
So che non è niente di che, ma come ho già scritto nella bio, da sempre sento l’esigenza di scrivere. Sono una persona parecchio lunatica e al variare del mio umore, c’è subito un personaggio pronto a prendere forma in una nuova storia. Volevo pubblicare qualcosa e magari accettare da parte vostra qualche suggerimento sul mio modo di scrivere al fine di migliorarlo.
Volevo precisare che ogni riferimento al mondo arabo non è stato scritto senza prima una profonda ricerca. Mi sono informata sia sul matrimonio che sul resto.
Detto questo, vi ringrazio moltissimo per aver speso tempo della vostra vita a leggere questo mio piccolo lavoro. Non sono una Ziam o una Larry shipper, ma se stessero veramente insieme sarebbero l’amore **
Se mi cercate, sono qui: https://twitter.com/LetterFromHell1
Vado, a presto.
Chiara. 

 
  
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