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Autore: Madama Rosmenta    03/02/2014    1 recensioni
Anne Mills viene scoperta nell’ufficio del professor Piton
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Severus Piton, Sorpresa | Coppie: Lily/Severus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto, Dopo la II guerra magica/Pace
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Un sorriso da sogno
 
 
Ce l’avevo fatta, mi ero intrufolata per l’ennesima volta nell’ufficio del professor Piton. Dall’inizio dell’anno ripetevo quel gesto folle, guardavo ammirata gli scaffali ricolmi di libri di pozioni e qualche ampolla. In un angolo c’era sempre un calderone con un misterioso intruglio, sempre differente. Non lo riconoscevo mai, non ero bravissima a Pozioni anche se, per attirare l’attenzione del professore, mi impegnavo al massimo delle mie capacità, ma senza grandi risultati, purtroppo: ero ormai abbonata all’Accettabile. Non riuscivo a spiegarmi, a volte, come fossi riuscita a passare l’anno ed essere ammessa ai M.A.G.O. Il mio punteggio era giusto sufficiente per raggiungere la promozione: le pozioni che dovevamo preparare mi riuscivano solo discretamente.
Però nella mia carriera scolastica non avevo mai fuso un calderone, era già una buona cosa, no?
Mi accovacciai dietro la scrivania e presi i miei fogli e la matita.
Adoravo quel posto.
Un respiro profondo e cominciai a disegnare quell’ufficio che tanto mi affascinava, il luogo dove il professore passava molto del suo tempo lasciando un po’ della sua personalità in ogni oggetto, mai sistemato in modo casuale. Ero cosciente della pericolosità del mio gesto, avrei rischiato di essere espulsa, ma da qualche mese a questa parte ero sempre riuscita a farla franca trasfigurandomi in mosca ed uscendo appena i passi del professore, che ormai avevo imparato a riconoscere, risuonavano nel corridoio avvicinandosi minacciosamente al suo ufficio.
Quella volta però non lo avevo sentito arrivare.
Entrò leggero e rapido si inginocchiò di fianco a me, troppo concentrata per accorgermene se non quando fu troppo tardi.
«Cosa ci fai qui, Mills?»
Un soffio caldo mi accarezzò il viso, la voce del professore era profonda e sensuale come sempre, ma quella volta percepii una punta di fastidio nelle sue parole. Mi voltai di scatto nascondendo il mio disegno. Il suo volto era vicino, le sue labbra erano socchiuse come gli occhi che mi studiavano da cima a fondo. Mi alzai velocemente facendo qualche passo verso la porta.
«N-nulla, signore.» tentai di giustificarmi, ma la porta si chiuse prima che potessi avvicinarmi ad essa. Non potevo scappare.
«Siediti.» intimò il professore, mantenendo la sua solita calma. Io obbedii a testa bassa tentando di nascondere il rossore delle mie guance. Sprofondai in una poltrona di velluto verde morbidissimo, proprio davanti alla sua scrivania. L’uomo mi porse un calice d’argento con un espressione impassibile sul volto, all’interno c’era del succo di mele, lo avevo riconosciuto dal profumo.
«Ora bevi tutto.»
La voce del professore sembrava minacciosa, come se stesse tramando qualcosa. Ero spaventata, perché mai avrebbe voluto offrirmi un succo dopo che mi aveva scoperto nel suo ufficio? Assaporai titubante la bevanda, era tutto normale, pensai poggiando poco dopo il calice vuoto sulla scrivania. Piton ripeté con tono più deciso la domanda fatta poco prima.
«Cosa ci fai qui?»
Avrei voluto inventarmi qualche scusa ma finii per dire la verità.
«Stavo disegnando il suo studio, signore.»
Il suo volto rimase impassibile, poi continuò a chiedere: 
«E, di grazia, perché disegnavi il mio studio?»
Io deglutii un po’ spaventata.
«Perché è un bel posto, signore… ma soprattutto perché è il suo studio.» avevo capito che il professore aveva messo qualcosa nel calice e stavo cercando di fare resistenza, ma con scarsi risultati, anzi, pessimi. Che fosse Veritaserum? Probabile, anzi, di sicuro.
L’uomo alzò lievemente un sopracciglio, tenendo le labbra socchiuse.
«Il mio?»
Le sue parole ora erano colorate dalla curiosità. Tentai di non dire nulla, ma ogni sforzo fu inutile.
«Si, perché la trovo affascinate, signore e stare nel suo studio mi dà l’illusione di poter condividere qualcosa con lei.»
Stupida, pensai, non dovevo affatto dirlo, ora che avrebbe pensato di me il mio amato professore?
Piton si chinò su di me poggiando le mani sui braccioli della poltrona, era vicinissimo e le sue labbra, prima socchiuse e senza emozioni si schiusero in un sorriso beffardo e compiaciuto. Il cuore in gola non mi fece pensare alla straordinarietà dell’evento, non riuscivo più a ragionare, batteva all’impazzata e respiravo a fatica. Il viso del professore si avvicinava lento ed inesorabile, i suoi occhi neri come la notte guardavano le mie labbra, che poco dopo subirono la delicata pressione di quelle tiepide di lui.
Un tocco, e ci smaterializzammo nella mia stanza. Si allontanò accennando un sorriso compiaciuto aprendo la porta.
«Ti consiglio di non ripetere più questo gesto, Mills, non sarò così clemente la prossima volta.» concluse sparendo dietro il pesante legno della porta che si chiuse con un cigolio. Restai impietrita, seduta sul letto: non sapevo se dovevo stupirmi più del bacio che il mio amato professore mi aveva regalato, o più per averlo visto sorridere ed esserne io la causa.
Sbattei le palpebre, incredula.
La stoffa scura del baldacchino mi sovrastava, ero nel mio letto, sotto le coperte. Tutto sembrava normale, avevo forse sognato? La stanza era buia, illuminata solo dalla luce lunare, le mie amiche stavano dormendo. Sussultai quando una di loro grugnì girandosi rumorosamente nel letto. Presi il baule che avevo sotto il letto facendolo scorrere sul pavimento, frugai tra i miei disegni: di quello che raffigurava l’ufficio del professore nemmeno l’ombra.
Riflettei un momento, dopo essermi seduta di nuovo sul letto.
All’interno del castello è impossibile smaterializzarsi, come ho fatto anche solo a pensarlo? E soprattutto, Piton non avrebbe mai trasgredito alle regole e al suo ruolo di insegnante, non avrebbe mai baciato un’alunna, nemmeno se maggiorenne come lo ero io: non avrebbe mai intaccato la sua integrità per un motivo così futile. Un uomo che aveva agito così eroicamente nell’ultima guerra – davvero fedele ad Albus Silente – ed era sopravvissuto in modo miracoloso grazie al tempestivo intervento di Fanny, non si sarebbe comportato in modo così frivolo da ricambiare attenzioni amorose ad una sua studentessa. I miei pensieri erano giusti, quello che era successo era frutto della mia immaginazione: era stato solo un sogno.
Non riuscii a non sorridere.
Un bellissimo sogno.
  
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