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Autore: ilrumoredeipensieri    03/02/2014    1 recensioni
E non c’è bisogno di altro che i loro respiri spezzati dalla cornetta, delle mani che forse tremano, che vorrebbero cercarsi e trovarsi. In quel silenzio pendono domande che Luke non ha il coraggio di fare e risposte in cui Diana non è certa di credere davvero, ma forse è così che cominciano le cose importanti, con piccoli passi.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo Uno - Luke


 
Diana si siede sui gradini del portico di villa Watts e si stringe le ginocchia al petto. Non sa come tornare a casa, se solo fosse un po’ più lucida e presente a sé stessa potrebbe tentare di raggiungere la fermata della metro più vicina a piedi, ma non lo è.
Valuta l’opzione di chiamare un taxi e fruga nella sua pochette alla ricerca di denaro per pagare il mezzo in questione, scoprendo di avere invece  solo il cellulare - scarico e comunque senza credito – e tre sterline abbandonate sul fondo, le quali non coprono neanche lontanamente  la somma di cui ha bisogno.
Sospira, osserva il proprio respiro condensarsi e si consola con l’idea che, se non altro, nella sua pochette c’è anche un pacchetto di Winston assieme ad un accendino. E’ una consolazione piuttosto magra, ma una delle lezioni che Diana ha appreso dalla vita è che bisogna imparare ad accontentarsi, ad ingoiare la pillola. Estrae una sigaretta e la accende con il gesto esperto di chi dipende da quelle sostanze da anni, inalando nicotina e tabacco furiosamente. Si sente leggermente più rilassata,  percepisce i sensi un po’ offuscati ed è certa che c’entrino anche gli alcolici che ha mandato giù qualche ora prima, ma non le importa.
Si accontenta del freddo che le sta intorpidendo il corpo e della nicotina che le invade i polmoni; ingoia la pillola e prova accettare il fatto che a James non è mai importato nulla di lei, che non era affatto "la sua unica stella" e che probabilmente non era sincero nemmeno nel dirle che, proprio come per lei, i Nirvana sono il suo gruppo preferito.
Ma non riesce a passarci sopra, probabilmente non lo farà mai completamente, e si morde le labbra fino a sentirle sanguinare, pur di non piangere.
E proprio mentre pensa che, in fin dei conti, nessuno dà importanza al mascara colato quando è la persona stessa a crollare e che forse le persone come lei hanno tutto il diritto di piangere, la porta alle sue spalle si apre e sente i passi di qualcuno rimbombare sul pavimento del portico.
Ricaccia indietro le lacrime, tira su con il naso e si accende una seconda sigaretta poi , senza voltarsi, ringhia un “Chiunque tu sia, sappi che se cerchi qualcuno che ti offra una sigaretta qui non lo troverai”
A risponderle sente solo una risata roca. Percepisce qualcuno sedersi accanto a lei, non abbastanza da poterla sfiorare.
“Io non fumo”
Diana non riconosce la voce del ragazzo affianco a lei, ma individua un accento che definisce australiano anche se nei suoi viaggi non si è mai spinta oltre le Highlands.
“Ho paura che mi comprometta la voce ed è l’ultima cosa di cui ho bisogno ora” continua quello.
Diana non ha intenzione di guardarlo, così punta gli occhi verso il cancello della villa e la strada scura di fronte a sé.
Aspira una boccata di fumo e dice: “Non te l’ho chiesto”
Lui ride ancora, forse la trova divertente ma lei sa benissimo di non esserlo né di non esserlo mai stata.
“Se la metti su questo piano, io non ti avevo chiesto nessuna sigaretta, ma tu mi hai comunque aggredito appena hai sentito dei passi, e non sai nemmeno come mi chiamo.”
Diana solleva un angolo della bocca, ha quasi voglia di sorridere.
Touche” risponde semplicemente.
Merci, mademoiselle
Scuote la testa, sistemando una ciocca di capelli chiari dietro un orecchio.
“Risparmiami il francese, ho una media scarsissima sin dal primo anno e non so nemmeno come abbia fatto ad arrivare al terzo.”
“In questo caso, posso anche ammettere che la mia conoscenza del francese si limita a queste tre parole, più ‘amour’ e ‘toilette’”
Diana questa volta sorride sul serio. Pensa che un ragazzo così schietto si meriti almeno un sorriso, no?
“Quando non ringhi sei molto più bella”
Ora Diana è più che convinta che lui quel sorriso se lo meriti del tutto e poi, in fin dei conti, le persone dirette le sono sempre piaciute.
Consuma la sigaretta con un solo tiro, osservando il tabacco e l’involucro bianco bruciare fino al filtro. Quella per lei è sempre la parte migliore, ma non l’ha mai detto a nessuno perché non è una cosa importante e le cose che non sono importanti spesso alla gente non interessano.
Magari, però, per il ragazzo accanto a lei le cose non importanti, i dettagli, hanno valore e Diana decide che ha voglia di scoprilo.
Si gira verso di lui e lo trova intento ad osservarsi la punta delle scarpe. Ha le gambe magre coperte da jeans neri strappati sulle ginocchia, sotto al giubbotto di pelle scura che lo ripara dal freddo di ottobre si riesce ad intravedere una t-shirt con il logo dei Nirvana e Diana, per un attimo, spera che a lui piacciano davvero.
Ha i capelli biondi, la carnagione del viso chiara con l’acne appena evidente, un piercing sotto al labbro inferiore, le mani grandi e le spalle larghe. E’ decisamente un bel ragazzo, pensa, e già le si annoda lo stomaco perché somiglia maledettamente a quel James di cui si è innamorata al secondo anno.
“Assomiglio a lui, vero?”
Lui la sta guardando e lei ha appena notato che ha gli occhi chiari, ma non sa se definirli grigi o azzurri.
“Scusa?” Finge di non aver capito la sua domanda, anche se le è arrivata forte e chiara, quasi come uno schiaffo in pieno viso, l’ ennesimo che la vita le tira e che lei vorrebbe solo che qualcuno curasse con una carezza.
“Assomiglio a quello che ti ha lasciata qua fuori, a quello che ti fa stare così”
Diana abbassa la testa, colta sul segno, abbozzando un sorriso. Questa volta, però, sulle sua labbra non c’è nulla di più della tristezza e del sapore dell’ultima sigaretta.
Pensa a James che ora è il suo motivo numero milleuno per voler gridare e trova la forza di sfogarsi.
Tuttavia non risponde a quella domanda, ma racconta di James che ha diciassette anni da poco più di un mese, odia leggere, gioca a football  e afferma di amare i Nirvana anche se non ha mai citato nemmeno una delle loro canzoni. Gli dice che a James piace il verde solo perché fa risaltare i suoi occhi e la sua carnagione, entrambi chiari, ma che la sua felpa preferita è blu.
Diana descrive anche la fossetta sulla guancia sinistra che appare quando lui ride, parla di come durante i test in classe si scompigli i capelli scuri con le mani per l’ansia, della chitarra che ha in camera ma che non  sa suonare e del pianoforte nel suo salotto che non usa nessuno.
Poi si ricorda di come tutto le sembrasse più caldo e sensato con lui accanto e di quanto con un solo bacio lui sapesse aggiustare tutto, tranne lei. Questo però non lo dice, perché è una cicatrice troppo grande, troppo recente e altrettanto dolorosa. Perché è troppo presto, fa troppo freddo, fa troppo male.
 Quando termina di raccontare, Diana si rende conto di quanto tutto fosse invece sciocco e vuoto, di quanto l’unica ad amare davvero fosse lei, e improvvisamente scoppia a ridere istericamente, forse di sé stessa o forse di James.
“Sono patetica”
“Sei innamorata”
“Sono doppiamente patetica”
“Forse”
Diana ride ma questa volta è un suono vivo e sincero. Guarda il ragazzo che ancora non le ha svelato il proprio nome e  “Sei simpatico” gli dice.
Adesso è lui a sorriderle e sembra quasi imbarazzato mentre ai lati delle guance appaiono i due solchi delle fossette.
“E tu, che conosci i Nirvana, hai dei buoni gusti musicali” risponde lui.
Diana tace, fra loro scende un silenzio religioso che però non sembra mettere a disagio nessuno dei due, forse perché entrambi sanno che in realtà è solo una maschera per il rumore dei loro pensieri.
Avvolta dal buio della notte e dal loro silenzio, Diana sta ancora pensando a James che è senza dubbio il  suo motivo numero milleuno per voler gridare – e forse anche piangere - , eppure si ritrova anche a credere che magari un giorno tutto  andrà meglio e che forse quel “meglio” può cominciare proprio lì, sui gradini di villa Watts, nel bel mezzo di un sabato sera qualunque anche grazie a quel ragazzo che non la conosce ma l’ascolta.
Così, quando qualche minuto più tardi rompe il silenzio con un “No, non gli somigli.”, si sente un po’ più leggera.

 
***

Un’ora e mezza dopo, precisamente alle 2:00, Diana scopre che il ragazzo si chiama Luke Robert Hemmings e che, proprio come le aveva suggerito il suo istinto, è originario di Sydney, in Australia.
Luke ha diciassette anni e ne va orgoglioso, ha anche due fratelli (lui è quello di mezzo, ha precisato) ed una strana passione per i pinguini. Come siano arrivati a parlare di pinguini, Diana non lo sa eppure la cosa le mette tanta allegria e lui l’ha fatta ridere così tanto in quell’ora e mezza che le fa male lo stomaco tanto da dover  accorciare il respiro per poter resistere. Stando a quanto ha affermato, i Nirvana gli piacciono sul serio anzi, sono uno dei suoi gruppi preferiti ed è più che convinto che “You Know You Are Right” sia un capolavoro. Quando lui, con gli occhi luminosi, le ha confessato questo suo parere, Diana non ha potuto che sorridere perché quella canzone è una delle sue preferite.
La più grande passione di Luke è la musica e infatti fa parte di una band, i 5 Seconds Of Summer, nella quale canta e suona la chitarra. Si trova a Londra assieme ai suoi amici Ashton, Calum e Micheal  per via di un possibile contratto con una casa discografica e la cosa lo entusiasma parecchio, Diana l’ha notato vedendo come gli brillano gli occhi quando ne parla.  Non ha nemmeno faticato a comprendere che il sogno di Luke è fare musica e che vuole con tutto sé stesso che questo si realizzi. Ed è per questa ragione che si tiene alla larga dalle cose che potrebbero ostacolarlo, una su tutte il fumo.
La ragazza lo ha ascoltato parlare senza interromperlo, incantata dalla gioia che permeava ogni sua storia come lo sarebbe un bambino nel vedere un giocattolo che desidera ma che non può avere. Luke ha una vita felice, piena di soddisfazioni che Diana, nonostante lo conosca appena, crede meriti totalmente ed è così palesemente diversa da quella che lei affronta tutti i giorni che ci sono stati momenti in cui avrebbe voluto chiedergli di zittirsi, di smetterla di descrivere cose e sensazioni che nessuno le ha mai fatto conoscere, di smetterla di farle desiderare qualcosa che non ha mai ricevuto.
Ovviamente lui questo non lo sa né può saperlo, Diana non gliene ha dato modo.
Si è presentata come Diana Flaming, ha detto di dover compiere diciassette anni a dicembre, di essere figlia unica e di non avere strane passioni per animali dell’artico o esotici, anche se ha ammesso che i ghepardi l’hanno sempre affascinata. Non ha aggiunto altro e Luke non ha chiesto di più. Niente particolari sulla sua famiglia, niente divertenti aneddoti sulla sua prima volta con una bici senza rotelle, niente storie sul suo primo giorno d’asilo o delle elementari che fossero. Nulla.
E un po’ gli è grata, un po’ ne è risentita. Non ha fatto domande perché non gli importa, proprio come James? Non ha  chiesto nulla perché per lui tutto ciò non è importante o perché lei non é importante?
Diana è spaventata dalla risposta che potrebbe ricevere se mai dovesse chiedergli una cosa simile, ma allo stesso tempo si sente incredibilmente stupida perché Luke resta comunque uno sconosciuto e paranoie del genere verso uno sconosciuto sono sciocche, no?
Perciò è segretamente riconoscente a Sunnie quando la vede uscire dalla porta di casa Watts aggiustandosi l’abito attillato per venirle incontro, blaterando riguardo un certo William Stone che bacia da schifo ma ha un lato b da lode.
Sunnie dà un’occhiata veloce a Luke, poi scuote appena la testa, decidendo che qualunque cosa sia successa in sua assenza non la riguarda. Sistemandosi i capelli scuri, prende Diana sotto braccio facendola alzare dai gradini del portico e con lei si avvia verso il cancello, sculettando sui suoi tacchi dodici.
Diana si lascia trascinare dall’amica, in preda ad una totale confusione della quale vuole incolpare gli alcolici che ha bevuto e le sigarette che ha fumato con foga.
Non saluta Luke né lo sente salutarla.
Eppure poi, quando la villa degli Watts è ormai lontana e la metro dondola sotto i suoi tacchi scomodi, si morde le labbra chiedendosi da chi o meglio da cosa sia fuggita a gambe levate e spera che quel mancato saluto non sia sinonimo di un addio.







 
Ciao a tutte :)
Allora, che ve ne pare? Ecco che Diana viene caratterizzata un po' meglio (anche grazie alla foto che ho usato come """banner"""), mentre finalmente appare il nostro Luke che qui, vi avviso già, corrisponderà con la mia idea di Luke, che scoprirete leggendo i capitoli. C'è anche una descrizione di James come avrete notato, fatta dal punto di vista di Diana prevalentemente. E poi Sunnie che io adoro perchè è una svampita colossale. 
In questo capitolo Luke e Diana si incontrano per caso, in un modo particolare e legano velocemente, ma lei ha appena chiuso (?????) con James e quindi è decisamente confusa riguardo ogni singola parola o gesto.
E niente, ora tocca a voi dirmi che ne pensate, le vostre opinioni in merito alla storia (positive o negative che siano), e soprattutto le supposizioni su ciò che ci sarà in seguito. Spero davvero di poter leggere qualche vostra recensione, mi piacerebbe davvero tanto.
Al prossimo capitolo,
Sara.
   
 
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