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Autore: ilrumoredeipensieri    31/01/2014    3 recensioni
E non c’è bisogno di altro che i loro respiri spezzati dalla cornetta, delle mani che forse tremano, che vorrebbero cercarsi e trovarsi. In quel silenzio pendono domande che Luke non ha il coraggio di fare e risposte in cui Diana non è certa di credere davvero, ma forse è così che cominciano le cose importanti, con piccoli passi.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo



“Sei la mia unica stella”
Diana sorride, la testa incastrata dell’incavo del collo di James.
Sono nella camera di lui e le coperte che li scaldano profumano di buono, di loro.
James le bacia la testa accarezzando i lunghi capelli chiari, lei sospira appena.
Sono le 16.30 di un giorno qualunque. Oggi ha preso una F in biologia ma a casa non c’è alcun padre pronto a sgridarla. Anche questa mattina sua madre non si è alzata dal letto e Diana, come sempre, si sta chiedendo se sia merito del vino o dei nuovi calmanti o di entrambi.
Si stringe a James, quasi per aggrapparsi a lui. Lui ricambia la stretta, non le chiede spiegazioni e di questo gli è grata.
Percepisce gli occhi chiari di lui sulla propria pelle, le sembra che le irradino un tepore piacevole in tutto il corpo e si sente incredibilmente al sicuro. "Sono la sua unica stella" pensa e riprende a sorridere perchè, nonostante tutto, per lei va bene anche così.
Per James è una stella, allora forse qualcosa di buono in lei e in quello che la circonda deve pur esserci.

 
***

La villa alle sue spalle risuona di musica house e risate di adolescenti ubriachi. 
Diana sa che la casa di Ryan Watts è enorme, arredata con gusto e per quella sera piena di una quantità di alcolici e stupefacenti che, se solo suo padre non fosse un noto e rispettabile avvocato, garantirebbe al ragazzo un biglietto di andata per il carcere minorile.
Non conosce Ryan Watts, non ci ha mai parlato e farlo non è nella lista delle sue priorità. A dirla tutta, non voleva nemmeno andarci a quella festa, lei. I quartieri alti di Londra non fanno per lei e quelle case enormi che sembrano custodi di tanto amore misto ad altrettanta felicità in realtà inesistenti le hanno sempre dato il voltastomaco. Però Sunnie, che è la sua migliore amica o anche l’unica, sa essere sempre maledettamente convincente e testarda quando vuole qualcosa, e quel sabato sera voleva andare alla festa di Watts. Così Diana si era vista costretta a coprirsi - o scoprirsi? - con un vestito carino e un giubbotto in denim, aveva indossato un paio di collant e degli scomodissimi tacchi. Aveva accontentato Sunnie, in fondo è questo che fanno le amiche, giusto?
Ora sono le 00.30 e Diana è fuori dalla villa, sola. Sunnie è da qualche parte all’interno della villa con chissà chi a fare chissà cosa, però a Diana non importa. Fa un freddo cane e ha quasi voglia di piangere, ma si trattiene dal farlo un po' perché non ha il mascara waterproof, un po' - o soprattutto - perchè piangere non le piace.
E non le piace perché crede fermamente di essere forte. Probabilmente è per questo che scansa le attenzioni di Sunnie quando prova a comportarsi da amica e quelle di sua madre che le chiede scusa per essere tutto fuorchè un genitore responsabile.  E' forse per questo che sgattaiola via quando qualcuno le tende gentilmente una mano per aiutarla?
Diana è fatta così, non la cambi e probabilmente nemmeno hai le energie per farlo. In diciassette anni ha imparato a cadere e a fare i conti con le difficoltà del rimettersi in piedi con le sole proprie forze; sfoggia ogni cicatrice – visibile o meno che sia – con orgoglio e affronta le sue giornate a denti stretti ringhiando agli estranei con aria minacciosa. 
Diana si sente forte, ma è forte?
Ci sono sere buie e fredde come quella, nelle quali tutte le sue certezze vacillano, proprio come le sue gambe per via del gelo.
Perchè, in queste sere gelide, Diana vorrebbe solo poter tornare indietro per sostituire ogni cicatrice con un bacio del padre che ha preferito un’altra a sua madre, per sapere cosa si prova a svegliarsi la mattina con anche un solo motivo per sorridere al posto di diecimila per voler gridare.
In sere in cui il gelo attanaglia Londra e soprattutto lei stessa, la ragazza vorrebbe soprattutto che fra i suoi diecimila motivi per gridare non ci fosse anche James. James che la stringe fra le coperte; James che la fa sentire un po' più giusta; James che le accarezza i capelli per farla addormentare; James che però poi la ignora e finisce per baciare Brianna Klein in mezzo alla pista da ballo improvvisata nel salotto di casa Watts. James che, alla fine, si accorge di lei e la guarda appena.
James che non fa nulla per raggiungerla, per riprenderla e tentare di ricostruire quello che lui significava per lei.
James che non è lì a scaldarla mentre lei pensa che se ci fosse farebbe molto meno freddo.
“Sei la mia unica stella”
Cazzate.
Non c'è nulla di buono in me?







 
Questa storia era nata come os ma ho deciso di allungarla perchè credo che questi personaggi se lo meritino.
Non ho molto da dirvi, questo è solo il prologo. In ogni caso abbiamo Diana, la nostra protagonista, e James, che per ora mi pare abbiate capito che è lo stronzo della situa ahahah
Che dire? Ah sì! Secondo i miei piani questa storia conterà non più di dieci capitoli (prologo e epilogo inclusi), volevo solo avvisarvi.
Spero che in qualche modo vi abbia incuriosito e se vi va lasciatemi un parere con una recensione :)
A presto,
Sara
   
 
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