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Autore: MaraudersRain    03/02/2014    1 recensioni
Nel quarto capitolo del manga di Naruto, Kakashi Hatake chiede al nuovo team 7, composto da Sakura Haruno, Naruto Uzumaki e Sas'ke Uchiha, di presentarsi. Andando avanti con il manga, si capisce come due dei tre componenti della squadra siano particolamente significativi per il maestro. Ho scritto questa OS cercando di immedesimarmi nei pensieri di Kakashi quando vede per la prima volta i suoi tre ragazzi.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Nuovo Personaggio, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie
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Note dell'autrice (se così mi posso definire ^_^): come accennato nell'introduzione, questa OS tratta della presentazione del team 7 dal punto di vista di Kakashi. L'ho scritta a luglio e mi sono resa conto di non averla mai pubblicata. Ho introdotto un Nuovo Personaggio, una ragazza, perché mi piace caratterizzare personaggi nuovi ed inserirli in un contesto conosciuto, è una sfida personale a renderli credibili (piccoli piaceri di una autrice in erba xD). Sottolineo di non aver voluto in alcun modo far pensare ad una possibile ralzione sentimentale di questo personaggio con Kakashi. Ma meglio non spoilerare nulla.
In secondo luogo, nella presentazione del team, ho solo accennato alla descrizione di Sakura. Chiedo scusa ai suoi fan, io stessa sono la prima a non odiarla,  ma nell'economia della storia era superfluo inserirla. Non prendetela male, vi prego. :)
Ok, basta. Buona lettura e fatemi sapere che cosa ne pensate, per favore! :D

 



"Ti piace il ramen?"

Era un’alba un po’ afosa al Villaggio della Foglia. Kakashi si preparò per essere ricevuto dall’Hokage di prima mattina. Sapeva che il giorno precedente c’era stato all’Accademia l’esame di selezione dei genin e che gli sarebbe toccata una squadra da mettere alla prova. Niente di nuovo sotto il sole. Sotto la sua lente di ingrandimento erano passate parecchie squadre di mocciosi senza cervello che venivano rispedite all’Accademia senza troppe cerimonie. Sapeva essere un maestro estremamente severo, Kakashi. Camminando lentamente, per assaporare l’aria calda e i rumori del villaggio che piano piano riprendeva vita, arrivò al palazzo dell’Hokage e, salendo qualche rampa di scale, bussò alla sua porta. Quest’ultima si aprì con un cigolio. Sarutobi sensei era seduto alla scrivania, dietro la sua sfera di cristallo, come al solito. Al suo fianco, c’era una ragazza ninja, una Jounin, che Kakashi aveva conosciuto recentemente e che sapeva fosse la responsabile della creazione delle squadre dei Genin insieme al maestro stesso della classe, Iruka Umino, che però non era presente.
“Salve, Kakashi. Grazie per essere venuto a quest’ora, in realtà ti ho convocato per informarti del fatto che ti abbiamo assegnato un team particolare quest’anno” disse l’Hokage, con sguardo serio. La responsabile dei team, che Kakashi ricordò improvvisamente chiamarsi Ayane, sembrò agitarsi sul posto, pareva un po’ a disagio. Evidentemente non era molto contenta di come si erano risolte le cose.
“Particolare? In che senso?” il ninja non capiva come potesse essere particolare una squadra. In fondo, erano sempre i soliti mocciosi.
“Sasuke Uchiha, Sakura Haruno, Naruto Uzumaki” disse Hiruzen, anticipando Ayane, che aveva aperto la bocca con l’intenzione di rispondere “ti ho convocato per dirtelo semplicemente per premura: so che è una faccenda delicata per te. Vorrei solo sapere se hai qualcosa in contrario: in tutta sincerità penso che sia una buona opportunità quella di poter allenare una squadra con questi elementi, considerando le tue esperienze passate. Ma se pensi di non esserne in grado, posso assegnare il team ad Asuma”.
Kakashi rimase in silenzio per qualche secondo, poi replicò: “Non ho nulla in contrario, Hokage-sama, anzi, sono piuttosto felice di poterli mettere alla prova. Potrebbe essere più interessante del solito”.
“Bene, è tutto” concluse Sarutobi con tono pratico “Ayane, vuoi sottolineare qualcosa?” aggiunse, rivolgendosi alla ragazza. Lei parve piuttosto stupita di essere stata interpellata, ma si riprese in fretta e disse: “No, nulla! Solamente … Kakashi-san, le dispiace se la accompagno per un tratto di strada? Devo andare anch’io al cimitero”.
Incredibile come tutti sapessero che dovesse andare là. “No, certo, ti aspetto”.
Uscirono insieme dal palazzo dell’Hokage e si avviarono verso la porta settentrionale del Villaggio in silenzio. La maggior parte delle case era ancora addormentata sotto una coltre di ombra; le prime donne iniziavano ad uscire con una scopa per ramazzare l’entrata della propria abitazione e solo pochi ninja giravano per le strade. Si sentiva già un vago odore di frittelle di mele, che preannunciava l’inizio di molte colazioni. Tutto era tranquillo.
“Chi vai a trovare tu al cimitero?” domandò Kakashi, osservando di striscio la sua compagna.
“Vado a trovare mio fratello maggiore. È morto nella terza grande guerra ninja” replicò lei, senza scomporsi. Poi alzò gli occhi verso di lui e disse: “Kakashi-san, io non la conosco bene, sono da poco diventata una jounin e non sono ancora abituata ad essere trattata come tale. Eppure, quando ho presentato questo team all’Hokage, mi ha dato dell’irresponsabile. Non poteva credere che io avessi assegnato l’ultimo Uchiha e Naruto Uzumaki proprio a lei. Allora sono andata a documentarmi sul suo passato ed ho capito quello che intendeva Sarutobi-dono. Mi dispiace davvero se la ho messa in una situazione di imbarazzo, se vuole rifiutare un team del genere non si senta obbligato, glielo chiedo per favore”. Aveva una voce limpida e squillante, e pareva davvero preoccupata.
Kakashi sorrise: “Non preoccuparti, Ayane-san. Se avessi voluto rifiutare lo avrei fatto, con o senza imbarazzo. È una squadra molto particolare e non dico che a volte farò fatica a gestire il mio coinvolgimento, ma credo di essere andato incontro a cose ben peggiori in passato, quindi questa questione non mi suscita altro se non un vivo interesse. Voglio proprio vedere se questi tre mocciosi riusciranno a superare la prova che ho in serbo per loro”. La ragazza parve rassicurata e con una mano si portò nervosamente i capelli viola scuro dietro l’orecchio sinistro.
“Allora ecco a lei il foglio di descrizione del team 7. Mi sono dimenticata di darglielo prima, quando eravamo nella stanza dell’Hokage” Ayane gli porse un rotolo sigillato, che il ninja prese e mise in tasca: “Grazie mille”.
 Erano arrivati alle porte del cimitero. “Io vado da questa parte” esclamò lei, indicando un punto a sinistra.
“Mi dispiace, ma io vado a destra. Arrivederci, Ayane”.
“Arrivederla, Kakashi, e buona fortuna”.
Il ninja osservò la ragazza che si allontanava, poi si avviò verso la tomba di Obito. Come sempre, come tutti i giorni. Era più abituato a parlare con i morti che con i vivi, negli ultimi tempi. Passava delle ore intere seduto davanti alla tomba di Obito, oppure davanti a quella dell’altra sua compagna di squadra, Rin Nohara. Era per colpa loro che arrivava sempre tardi a qualsiasi appuntamento: Obito alla fine era riuscito a contagiarlo con quella sua specie di “ritardite” acuta.
Arrivò davanti alla lapide senza nemmeno osservare le lettere incise sulla pietra. Era piuttosto interessato al foglio che gli aveva dato Ayane. Con un sospirò, si sedette davanti alla tomba dell’amico ed aprì il rotolo color porpora.
La prima ad essere descritta era Sakura Haruno. Il nome non gli disse nulla: presunse che fosse figlia di civili e si stupì parecchio nell’osservare che fosse stata promossa all’esame dell’Accademia. Inoltre, la sua scheda presentava degli ottimi voti, numeri che lasciavano presagire un certo talento. Doveva essere una ragazza in gamba.
Il secondo invece era Sas’ke Uchiha. Il suo nome, invece, gli diceva fin troppo. E così gli era capitato l’onere (l’onore?) di allenare l’ultimo sopravvissuto del clan Uchiha. A quel pensiero, sentì un leggero prurito all’occhio sinistro: chissà se il ragazzo aveva già risvegliato lo sharingan. A giudicare dai voti, con o senza sharingan, era un soggetto estremamente in gamba. Guardò finalmente il nome inciso sulla tomba e si chiese se sarebbe riuscito a vedere un po’ di Obito in Sas’ke, anche se qualcosa gli suggeriva che il parallelismo tra i due Uchiha fosse molto improbabile: Obito era indubbiamente vissuto in un’epoca difficile, ma di certo non aveva visto suo fratello uccidere i propri genitori. Doveva essere un trauma davvero difficile da superare e Kakashi non credeva che Sas’ke avesse avuto la possibilità di metabolizzare l’accaduto in maniera consona alla sua età. Sperò ardentemente che il ragazzo non fosse troppo tetro.
Srotolò il foglio fino in fondo. Ed ecco la scheda di Naruto Uzumaki. Percepì il cuore accelerare leggermente. Non c’era la foto del ragazzo, ma la sua identità, almeno per lui, non era un mistero. Non riuscì a non sorridere quando vide i suoi voti: era senza dubbio il peggiore del suo anno. Che ironia, il figlio di Minato, il figlio di un uomo talentuoso come lo Yondaime Hokage, il maestro di Kakashi, era una frana in tutto. Oltretutto, secondo le sue informazioni, questo Naruto era anche il Jinchuriiki della Volpe a Nove Code. Dopo il divertimento, il ninja provò una leggera irritazione: non era accettabile che il figlio di Minato fosse un perdente. Si disse che, se i tre fossero riusciti a superare la prova iniziale, avrebbe lavorato alacremente su di lui, perché non c’era cosa peggiore del pensare sprecata l’eredità del suo maestro. In fondo Naruto era l’ultima cosa che fosse legata al team a cui doveva tutto.
*
Qualche ora più tardi, Kakashi chiese ai tre ragazzi di presentarsi. Osservandoli attentamente, notò che la ragazzina dai capelli rosa, Sakura, guardava l’Uchiha come se fosse la pentola d’oro in fondo all’arcobaleno. A Sas’ke però, pareva non importare minimamente. Non si era sbagliato sul suo conto: era un ragazzo estremamente tetro, genio o non genio che fosse. E poi, beh, Naruto Uzumaki.
Che tipo.
Nell’aspetto era così simile a Minato che Kakashi si stupì che non fosse mai venuto il dubbio  al ragazzo riguardo la sua ascendenza. Aveva conosciuto molto poco la moglie del suo sensei, Kushina, però riuscì ad intuire che le sue espressioni ed il suo tono di voce Naruto le avesse ereditate da lei, perché lo Yondaime non era mai stato di certo così spontaneo ed esuberante. Per le presentazioni, volle parlare per primo.
“Mi chiamo Naruto Uzumaki, e quello che mi piace è il ramen e soprattutto il ramen dell’Ichiraku che mi compra il maestro Iruka! Quello che odio sono i tre minuti che devo aspettare prima che il ramen sia cotto …”
Accidenti, questo pensa solo al ramen! Kakashi era piuttosto allibito, perché la sua prima impressione era piuttosto negativa. Il figlio di Minato uno scemotto che pensa solo a mangiare schifezze? Inconcepibile.
“ … e il mio sogno è quello di diventare Hokage, l’Hokage più forte di tutti i precedenti, per poter essere accettato da tutto il Villaggio!” concluse Naruto, toccandosi fieramente il copri fronte.
La prima reazione di Kakashi a quelle parole fu di dejà-vu. Si ricordò di una volta in cui era da solo insieme al suo sensei. La missione della giornata era stata portata a termine con successo e Minato aveva proposto al suo team di mangiare una ciotola di ramen tutti insieme. Rin ed Obito però erano già occupati con il proprio clan e la propria famiglia che non vedevano da qualche giorno, e non potevano fermarsi. Kakashi, invece, non avendo nessuno che lo aspettasse a casa, aveva accettato volentieri. Mentre mangiavano, Kakashi improvvisamente aveva chiesto: “Sensei, come mai a lei piacerebbe diventare Hokage? Io credo che sia davvero difficile mettere d’accordo tutti. E poi un Hokage deve essere sempre vigile ed attento affinché nessuno possa infrangere le regole …”
Minato lo aveva osservato a lungo, poi aveva sorriso: “Kakashi, credi davvero che il compito più importante di un Hokage sia quello di far rispettare le regole? Quante volte ti devo dire che le regole sono importanti, ma non sono tutto? Secondo me, la prerogativa per diventare Hokage è la capacità di farsi rispettare da tutti. Voglio diventare Hokage per essere accettato da tutto il Villaggio. Mi piacerebbe molto Kakashi, davvero”. Lo sguardo del suo sensei era stato così limpido e pacifico che il ragazzo non era riuscito a pensare ad un modo per ribattere. Infine aveva detto: “Mi piacerebbe molto poter dire che il mio maestro è diventato Hokage”.
“Speriamo che tu possa avere presto questo piacere!” aveva replicato Minato con un sorriso pacato. Dopo aver detto questo, aveva finito con una generosa sorsata di mangiare ciò che era rimasto del suo ramen.
Naruto, inconsapevolmente, aveva ripetuto una frase che era stata di suo padre. In fondo, era come se qualcosa nel suo sangue avesse fatto da guida dentro di lui. Quel ragazzino biondo aveva ereditato in pieno la volontà di Minato. Altro che lavativo! Quei voti ottenuti all’Accademia andavano migliorati alla svelta, se il ragazzo aveva un sogno del genere. Kakashi riusciva a leggere dallo sguardo che aveva negli occhi che non aveva intenzione di abbandonare il suo obiettivo. Se era questo il caso, avrebbe lavorato su di lui con impegno.
Minato … Lo ho appena conosciuto, ma credo che saresti felice di questo ragazzo.
“Bene … Il prossimo” disse Kakashi, osservando Sas’ke.
“Il mio nome è Sasuke Uchiha, odio un sacco di cose e non me ne piace nessuna in particolare”.
Non che Kakashi si aspettasse una presentazione simile a quella del suo compagno, eppure riuscì a trattenere a stento la delusione: di Obito, in Sas’ke, non c’era proprio nulla. Si rese conto che quel ragazzo doveva aver visto l’inferno con i suoi occhi e comprese che doveva essere rimasto scioccato per aver perso tutto quello che aveva. Un tempo, lui stesso era proprio come Sas’ke.
“Non voglio parlare dei miei sogni, ma ho un’ambizione! Riportare agli antichi fasti il mio clan ed uccidere chi so io”.
Prevedibile pensò Kakashi, rabbuiandosi. Chiaramente voleva eliminare Itachi Uchiha, colui che lo aveva gettato nell’inferno, suo fratello maggiore. Il ninja sospirò, un po’ sconsolato. Tutto sommato, Obito assomigliava più a Naruto che a Sas’ke. Questo non fece altro che accrescere la stima che Kakashi provava nei confronti del figlio dello Yondaime.
“Bene. Adesso la ragazza” esclamò Kakashi, rivolgendosi a Sakura.
*
La  sera seguente, Kakashi era di nuovo al cimitero. Era ormai passato da un pezzo il tramonto, ed il crepuscolo ricopriva come un manto tutto il Villaggio, annunciando l’inizio della serata e l’apertura dei chioschi e delle rosticcerie. Il ninja si allontanò da tutto ciò dirigendosi verso l’unico luogo silenzioso ma allo stesso tempo ospitale che conosceva. Stavolta però si andò a sedere davanti alla tomba di Rin. Non aveva mai molto da dire a lei. L’affetto che provava nei suoi confronti era qualcosa che ancora, dopo tanti anni, non riusciva a definire. Sapeva solo che le aveva voluto bene e che sarebbe stato felice di vederla invecchiare assieme a lui. Per mantenere la promessa fatta ad Obito, almeno. Parlava alla sua lapide riportando tutti i fatti della giornata, sia le cose buone che quelle meno buone o meno interessanti, come farebbe un marito con la propria moglie una volta tornato a casa dopo una giornata di lavoro. In quel momento però non gli venne da dire nulla, così rimase a fissare le parole scritte sulla lapide in silenzio, godendosi la brezza calda.
“Anche lei di nuovo qui? Come è andata con il team alla fine?”
La voce di Ayane arrivò quasi ben accetta in tutta quella quiete. Pareva che nel luogo ci fossero solo loro due. Kakashi si girò a guardarla e replicò: “Credo sia andata bene. Sono stati i primi a passare il mio test, anche se sospetto che sia stato solo grazie a Sas’ke Uchiha”.
Ayane fece un sorriso allegro e batté le mani una sola volta: “Fantastico, allora ho accoppiato bene team e sensei! Deve sapere che è la prima volta che lo faccio, ed ero piuttosto nervosa”.
“Sì, penso che alla fin fine abbia fatto un accostamento adatto. Ti chiedo solo di non divulgare le informazioni che hai avuto sul mio passato e sui natali di Naruto Uzumaki. Penso che tu sappia che sono informazioni riservate” replicò Kakashi serio.
“Ma certamente!” rispose subito lei con gli occhi sgranati “prendo molto seriamente il mio lavoro, non commetterei mai la leggerezza di raccontare in giro informazioni di questo genere! L’Hokage mi ha specificato che ho potuto sapere quelle cose solamente per il mio compito e non perché erano informazioni pubbliche”.
Il ninja sorrise: quella ragazza si ostinava a dargli del lei.
“Sei venuta di nuovo a trovare tuo fratello maggiore?” le chiese lui. Ayane fece una faccia strana e a Kakashi parve che stesse arrossendo, anche se non sapeva dirlo con certezza a causa della scarsa luce.
“No” rispose dopo un po’ sorridendo mesta “cioè, sono venuta anche a trovare mio fratello, però stasera avevo in mente di cercare un’altra persona. Si chiamava Kento Yamanaka ed era il mio fidanzato qualche anno fa. Poi però è stato ucciso in un’imboscata durante una missione un paio d’anni fa”.
Kakashi non replicò nulla, perché vedeva sul volto il dolore della kunoichi. Doveva essere ancora molto innamorata. Abbassò lo sguardo, pensieroso.
“Questa Rin … Era la sua fidanzata?”
“No!” forse lo aveva detto con troppo impeto, ma lo shinobi non poteva immaginare una conclusione più sbagliata di quella a cui era arrivata Ayane “era una mia compagna di squadra. Insieme ad Obito Uchiha”.
“Capisco” replicò lei “non volevo essere indiscreta, mi scusi”.
“Figurati, anzi, smettila di darmi del lei, non è proprio il caso”
“Va bene. Allora … sei … contento di aver avuto questo team?”
“Penso di non poter sperare in uno migliore. Ti ringrazio, Ayane”
Lei sorrise, soddisfatta: “Bene, andrò a riferire all’Hokage allora, anche se penso che lo sappia già”.
“Certo, lo sa già”.
Rimasero per qualche minuto in silenzio e Kakashi ritornò ad osservare la lapide di Rin, assorto. Chissà se sarebbe riuscito ad essere un comandante migliore per questo team rispetto all’ultima volta. Si augurò che fosse possibile.
“Io andrei. Hai intenzione di rimanere qui ancora a lungo? Se vuoi ti aspetto e torniamo insieme” disse lei piano. Lui si voltò ad osservarla e si rese conto che la sua richiesta non nascondeva della malizia. Voleva semplicemente avere qualcuno con cui tornare al Villaggio. Si alzò con un sospiro e replicò: “Vengo con te. Se vuoi, mangiamo anche qualcosa insieme”.
Nella sua mente tornarono le parole di Naruto.
“Ti piace il ramen?”
  
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