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Autore: uchihagirl    12/06/2008    5 recensioni
Fiction partecipante al contest Made Abroad indetto da V@le. Dedicata ancora una volta a Ayumi Yoshida e a Tikei_chan
Non c’è niente come una bella sigaretta per nascondersi e salvarsi dalla depressione. Cammino velocemente, come mio solito, giro l’angolo e sento qualcuno affiancarmi e togliermi di mano la sigaretta, per poi buttarla a terra.
“Non sai che ‘sta merda ti ucciderà, un giorno o l’altro?”
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Rosicrucian e Nami, assistenti amministratrici.
Genere: Generale, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Ecco qui la fiction che ho presentato al concorso Made Abroad di V@le e che si è orgogliosamente classificata settima!! Sono veramente contenta, perchè il giudizio è stato positivo e io sono proprio alle prime armi! ^^

Inoltre mi complimento con le podiste e anche con tutte le altre partecipanti.

Dedico questa fiction, in primis alla mia amica Ayumi che mi è stata vicina e che mi ha supportata molto, e poi alla mia compagna di banco, Tikei_chan. Vi voglio bene, ragazze!

Buona lettura!

 

Ps: Ayu-chan, ti dedico pure questa semplicemente perchè mi hai aiutata un sacco, per cui NON TI DEVI SDEBITARE. Grazie!^^’ Ciao!

 

Mercy: Why won’t you release me?

 

Spingo velocemente la porta e esco dal supermercato. Lo odio quel posto, è il simbolo della mia condizione sociale, buio, squallido e senza nemmeno una minima parvenza di rispettabilità. Per non parlare dell’onnipresente sporco, che ne impregna ogni centimetro; le piastrelle azzurre rotte, che ricoprono i muri sottili una spanna e che li rendono simili a quelli di una piscina; il pavimento grigio, piastrellato anch’esso; il bancone di compensato, sul quale talmente tante persone di sono appoggiate sorridendomi maliziosamente, cercando di ottenere il mio numero. Rabbrividisco, cercando di scacciare dalla mente le immagini disgustose dei vari barboni che mi afferrano quasi quotidianamente la manica, sperando in una serata diversa dal solito, e anche quel mal di testa ormai cronico che mi perseguita a causa delle luci al neon che mi rintronano per ben dodici ore consecutive, ogni giorno. Sono già dall’altra parte della strada, quando mi accorgo di avere ancora indosso la divisa verde acqua del supermercato; me la tolgo senza pensarci due volte e la ficco rabbiosamente nell’ampia borsa di pelle marrone che mi ha regalato Ino.

Un’ondata di tristezza mi assale, pensando a Ino, la mia migliore amica. Pensando a quando, quella volta, dopo una serata in discoteca piuttosto scatenata e diversi drink di troppo, Ino si era allontanata in un vicolo, ridendo, mano nella mano con un ragazzo strano, alto, biondo e piuttosto piazzato. Non era più tornata indietro.

 

“Sì, Fronte Spaziosa, torno subito! Vado solo lì dietro a fare due chiacchiere con Hidan, è un ragazzo così simpatico!”

 

Uno sguardo malizioso, denso di sottointesi, complice, che ci eravamo scambiate tante volte. L’avevo lasciata andare, in nome di quell’amicizia che ci legava e che mi intimava di farmi i fatti miei. L’avevo guardata in risposta, vai e divertiti.

Ed ecco adesso il senso di colpa, che si fa sentire ancora una volta, e che mi lacera l’anima con i suoi artigli affilati.

Tiro fuori dalla tasca del golf un pacchetto di sigarette, ne prendo una con i denti e faccio scattare lo zippo di Bob Marley che mi ha comprato Naruto per il mio ultimo compleanno; aspiro una grande boccata, butto giù e mi sento subito meglio.

Non c’è niente come una bella sigaretta per nascondersi e salvarsi dalla depressione. Cammino velocemente, come mio solito, giro l’angolo e sento qualcuno affiancarmi e togliermi di mano la sigaretta, per poi buttarla a terra.

“Non sai che ‘sta merda ti ucciderà, un giorno o l’altro?”

 

I love you
but I gotta stay true
my morals got me on my knees
I'm begging please stop playing games

 

Mi mordo il labbro, sofferente, mentre lui mi prende per un gomito e, senza aggiungere una parola e senza neanche troppo riguardo, mi carica su una macchina. Non mi ritraggo, ho già capito dalla voce, dal tocco, dal posto e dallo stile di chi si tratta, ma al contrario mi sistemo in modo da stare più comoda sul sedile della Mercedes, rassegnata. Sempre in silenzio lui guida fino a uno squallido motel, dove siamo stati più volte.

Entriamo in quella che in un albergo un po’ più serio (ma anche soltanto più pulito), sarebbe detta hall e ci dirigiamo verso il bancone, dove un uomo barbuto e dall’aria volgare sta leggendo il giornale.

“Voglio la stanza 23.”

Il suo tono autoritario e spiccio mi rimbomba nelle orecchie, lasciandomi frastornata: è incredibile quanto io ami quella voce e quanto, allo stesso tempo, la odi.

Con uno sguardo insofferente quello gli porge le chiavi e Sasuke scatta verso il corridoio, tenendomi sempre ben saldamente per il gomito.

Apre la porta della stanza 23 e senza una parola comincia a baciarmi selvaggiamente il collo, quasi avesse paura di perdermi. Sorrido a quel pensiero: come mi è venuto in mente? Sasuke Uchiha non può avere paura, soprattutto non deve interessargli nulla di me, non sono solo il suo giocattolo?

Dal collo si sposta alla pelle dietro l’orecchio e adesso non riesco più a pensare a nulla: rabbrividendo, chiudo gli occhi e mi abbandono a quella meravigliosa sensazione. Le mani si muovono lungo il suo petto, fino ad arrivare al collo, e lo cingono energicamente; ormai il mio corpo è assuefatto da lui, come lo è da tempo la mia anima. Per un secondo smette di baciarmi, per potersi sfilare la maglietta, e in quel secondo riacquisto lucidità: la coscienza del fatto che mi stia usando ancora una volta mi travolge e il mio orgoglio e la mia dignità vengono alla luce, sconfiggendo anche il bisogno che ho di lui e l’amore che provo.

“Non puoi continuare ad usarmi, non te lo permetto. Io ti amo, e questo lo sai, ma devo essere sincera: mi fai male quando mi sfrutti in questo modo. Adesso basta.”

Sento la mia voce risuonare decisa e determinata; lui rimane un attimo a guardarmi, poi si avvicina di più e, nel buio della stanza, intravedo il suo ghigno deridermi. Inizia di nuovo ad accarezzarmi le spalle nude, il collo e il viso: lo respingo con forza, ignorando il desiderio di essere toccata ancora, ancora e ancora da quelle mani. 

“Sei davvero convinta di potermi resistere? Illusa.”

Continua imperterrito a toccarmi lentamente, mentre lo fisso ferocemente negli occhi neri, e, notando la mia espressione, ghigna.

“Basta giocare.”

Lo guardo, ostinata e con i pugni serrati, ma poi sostituisce le sue mani con le labbra e la mia determinazione si incrina.

 

I don't know what this is
but you got me good
just like you knew you would
I don't know what you do
but you do it well
I'm under your spell

 

“Basta giocare, ti prego.”

Questa volta sono meno decisa, e quella che teoricamente doveva risultare un’affermazione, è in realtà una supplica. Senza che io possa fermarla, una lacrima sfugge dalle mie palpebre serrate e va a tracciare una riga sulla mia guancia, Sasuke la nota e il ghigno si allarga, per dirmi come volevasi dimostrare. 

Rassegnata, mi lascio andare e vengo scossa da brividi intensi, perché mi sta spogliando: via la canotta verde, baci sulla pancia, via il reggiseno, baci dovunque.

Ho giusto il tempo di pensare al fatto che lui sapeva che sarei capitolata così velocemente e sapeva anche  dell’effetto che ha su di me, quando all’improvviso mi prende e mi appoggia sul letto. Mi bacia e la mia mente si svuota, come se tutti i pensieri fossero stati spazzati via da una folata di vento. Chiudo gli occhi.

Come al solito, mi abbandono a lui, in ogni modo: non so cosa faccia, come faccia e tanto meno perché lo faccia, ma comunque ci riesce bene. Mi fa perdere la testa, mi inebria, mi stordisce, mi stupisce, mi droga, mi fa paura, mi ferisce, mi fa rinascere, mi uccide, mi rende viva.

 

You got me begging you for mercy
why won't you release me
you got me begging you for mercy
why won't you release me
I said release me

Dopo averlo amato con tutto il mio corpo, tutta la mia anima e tutto il mio cuore, rimango sdraiata, nuda, a fissare il soffitto, mentre lui si riveste, guardandomi, attendendo qualcosa, con un’espressione di pura soddisfazione sul suo volto perfetto. Lui sa che io sono consapevole di cosa sta aspettando, eppure non mi incalza in nessun modo, se non continuando a fissarmi, superiore, compiaciuto. Quell’espressione mi uccide.

“Smettila immediatamente. Lasciami stare.”

“Smettila di fare cosa, scusa?” chiede, ironico.

“Lo sai perfettamente. Piantala e basta, non sono dell’umore adatto.”

“Se tu mi dicessi cosa devo smettere di fare, io la finirei. Il problema è che non ne ho proprio la più pallida idea.”, ghigna malizioso e sadico, continuando a guardarmi in quel modo terribile.

Non ci riesco, questo non lo sopporto, fa troppo male, non ho più forze per lottare, mi arrendo.

“Smettila di guardarmi in quel modo, non sono un tuo giocattolo, sono una persona. Smettila di giocare con me, smettila di obbligarmi a chiederti di smetterla, smettila e basta! Lasciami libera, ti prego.”

Raggiunto il suo scopo, si avvicina di nuovo, ghignando, si china su di me e mi sussurra:

“Sei sicura di voler essere lasciata libera?”

Si rialza velocemente ed esce dalla stanza, sbattendo la porta e lasciando me nello sconforto più totale. Non perché ho paura di essere abbandonata in quella topaia, no, sono sicura che, quando uscirò da qui, troverò Sasuke ad aspettarmi in macchina, composto e bello come sempre. Sono i miei pensieri che mi spaventano.

Adesso non fare la stupida, Sakura, mi dico respirando profondamente.

Certo che è quello che vuoi, non vuoi più vedere il suo sguardo possessivo su di te, non vuoi più sentirti usata, sfruttata e gettata via. Non vuoi più sentire i suoi baci sulla pelle, le sue carezze leggere; non vuoi più accarezzare i suoi capelli neri, non vuoi più abbandonarti al suo tocco, non vuoi più fremere sentendo il suo respiro sulle labbra.

Basta. Deve finire.

Mi rivesto, ancora una volta determinata a chiudere qui questa storia, ancora una volta decisa a far finire questa tortura che continua ormai da troppo tempo. Ancora una volta consapevole del fatto che fallirò. Ma deve cambiare, non è possibile che io rimanga relegata in questi panni di bambola remissiva che non mi si addicono, che vanno in contraddizione con i miei principi e che schiacciano, in modo insopportabilmente umiliante, il mio orgoglio.

Mi accendo la consueta sigaretta post-sesso, poi apro la portiera della Mercedes, mi siedo sul sedile e lo guardo, intensamente: lui ricambia e aspetta di sentire quello che ho da dire, leggermente annoiato.

“Lo sai anche tu che sono sul punto di rottura, che non sopporterò ancora per molto.”

“Sì, lo so.”

“Non era una domanda, era un avvertimento.”

“Sì, lo so”

Sorride sprezzante e poi dice, mettendo in moto il motore:

“Sakura, lo so che mi ami, e lo sai anche tu. Ma quello che per te è difficile da accettare e che non vuoi ammettere, e che invece io so da tanto tempo, è che, ormai, tu sei mia. Il tuo amore non è normale e sereno come quello delle altre persone, ma ti lega a doppio filo a me.

Il tuo orgoglio può protestare quanto vuole, la tua mente può non accettare questa condizione, ma la tua anima e il tuo cuore mi appartengono. È inutile che continui ad avvertirmi, a minacciarmi e a promettermi che un giorno te ne andrai, perché, se anche tu lo facessi, poi torneresti.

Non hai idea di quanto io ti abbia intossicata. Sono la tua droga, la tua eroina. Anzi, hai presente quanto sia potente l’effetto che ho su di te, ma non riesci a dirti la verità, menti a te stessa in continuazione.”

Siamo arrivati davanti a casa mia; prima che io possa fare qualsiasi tipo di movimento, lui si sporge e mi bacia, tranquillamente e senza fretta, quasi in modo dolce.

“E poi, chi ti dice che anche io non sia innamorato?”

Scendo dalla macchina e mi giro a guardarlo: so che si ripresenterà, improvvisamente, come al solito, tra qualche giorno, e so anche che, quando lo farò, non saprò resistergli. Ma a questa consapevolezza ormai nota, se ne aggiunge un’altra: neanche lui saprà resistermi.

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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