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Autore: Antogeta    04/02/2014    4 recensioni
Ryoga: timido, scontroso, ma anche leale e romantico; Ukyo: prepotente, sicura di sè, ma anche dolce e ottima confidente. Entrambi innamorati della persona sbagliata; entrambi incredibilmente bisognosi d'affetto. E se ci si mette di mezzo Ranma, cosa mai potrà scaturire da un simile incontro? Ambientato dopo il Tunnel del Perduto Amore.
Dal cap. 1:
"Obbligo!" esclamò Ryoga, sbattendo una mano sul tavolino per enfatizzare ciò che aveva appena detto.
Il largo sorriso da Stregatto che spuntò sul viso di Ranma gli disse che era caduto dritto dritto nella sua trappola.
"Okay, Ryoga..." Ranma tornò a sedersi sul sedile, stiracchiandosi le braccia dietro la testa "Ti obbligo a baciare Ukyo."
Ukyo sondò nel nero delle sue pupille, perdendosi nei differenti toni del marrone delle sue iridi, e trattenne il fiato quando la vide, la verità che vi era nascosta; una parte di lui voleva davvero farlo. Automaticamente, e fuori da ogni pensiero logico, Ukyo si inumidì le labbra e notò il suo sguardo cadere sulla sua bocca, giusto per un secondo.
Non l'avrebbe mai fatto.
...o forse sì?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Ryoga Hibiki, Ukyo Kuonji
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il bus era affollato esattamente come il treno, e alla fine si ritrovò nuovamente seduta accanto a lui. Lo vide cercare disperatamente qualsiasi altro posto rispetto a quello vicino a lei, e avvertì una fitta nello stomaco; possibile che fosse così orrenda che né Ranma né Ryoga volevano sederle affianco?

Scuotendo la testa, si rimproverò di essersi buttata giù in quel modo. E’ mortificato per quello stupido gioco, ecco perché, chi potrebbe biasimarlo nella sua situazione? Che diavolo pensava Ranma...?

...e perché non ha chiesto a Ryoga di baciare Akane, invece?  Si domandò, quell’infimo pensiero le arrivò di soppiatto, senza che se ne rendesse conto.

Già, perché?

Quando infine Ryoga crollò nel posto affianco a lei, suo malgrado si girò a guardarlo, e catturò i suoi occhi castani, sorpresi, la testa abbassata per evitare il suo sguardo, e si agitò un po’ sul posto, sospirando mentre cercava di mettersi comoda il più possibile.

Ryoga era così diverso dal suo Ranchan – timido, elusivo, nervoso, con la testa tra le nuvole, senza spina dorsale...

...non l’avrebbe mai fatto. Neanche fra un milione di anni.

Lanciò uno sguardo nella sua direzione, ritrovandosi a fissare il cerotto sulla sua guancia, subito sotto l’occhio, notando la pelle leggermente arrossata lì attorno, e risalire fino all’evidente solco di preoccupazione che gli attraversava sempre la fronte, per scendere sulle spalle irrigidite.

Non avrebbe mai, mai avuto le palle per farlo.
...giusto?

Per un momento il suo sguardo si soffermò sulle sue labbra, e si infastidì del fatto che non apparivano né secche né sottili né screpolate – se c’era della giustizia a questo mondo avrebbero dovuto essere schifose. Ma non lo erano. Non sarebbe stato così male se l’avesse fatto davvero, pensò, e questo la fece infuriare ancora di più. Il suo sguardo cominciò a farsi persistente, e si sentì una sorta di pervertita nel continuare a fissarlo.

Sarebbe stato morbido. Caldo, persino.

Non sono mai stata baciata prima, ricordò a se stessa, quindi non è strano che fantastichi sulla prima chance che ho, in effetti –

L’aveva sempre infastidita e intristita quando le altre ragazze ne parlavano a scuola e lei non aveva mai, mai potuto contribuire alla conversazione. Non era mai stata baciata;  e neanche mai palpeggiata, eccetto per quella volta in cui Ranma le aveva toccato per caso il seno – quando ancora credeva che fosse un ragazzo e che quindi non avesse alcun seno, per gli dei! E non era così pateti-

Ukyo strinse i denti, e appoggiò il gomito sul minuscolo davanzale del finestrino, accostando la testa sul finestrino del bus per non pesare completamente sulla spalla ferita. Non parlò né guardò Ryoga per altri dieci minuti.

Ryoga sospirò, sistemandosi nel sedile in cerca di una posizione comoda; i sedili del bus erano decisamente meno comodi di quelli del treno. Era comunque felice di trovarsi fuori dalla stazione di Shinjuku – era uno di quei posti così grandi e pieni di gente che vi si sarebbe potuto perdere per giorni, prima di trovare l’uscita. Il solo pensiero lo fece rabbrividire. Sarebbe stato così bello potersi addormentare...ma non c’era nulla a cui appoggiarsi, visto che Ukyo aveva preso il posto vicino al finestrino.

Guardandola di sottecchi, notò la linea tesa della schiena, quella sottile e serrata della bocca, e sospirò di nuovo. Lo stava completamente ignorando, e forse era meglio così. Non avrebbe saputo cosa dire, in effetti.

Non dopo quello. Non dopo averla guardata dritta negli occhi appena ricevuto l’obbligo di baciarla, e vedere il nervoso nel suo sguardo, vedere la punta della lingua fare capolino dalle labbra, pensare a quello che gli era stato ordinato di –

Come avrebbe reagito se l’avessi davvero fatto? Si domandò pigramente, la testa che sballonzolava su e giù mentre il corpo cercava di cadere nel sonno.

Era strano, davvero – stavano conversando in modo quasi civile prima che Ranma aprisse quella sua stupida bocca, ma adesso era Ryoga il bersaglio della sua rabbia!

Non aveva alcun senso! Avrebbe dovuto arrabbiarsi con Ranma! Era lui che...che...

Ryoga cercava di tenere gli occhi aperti ma le palpebre cadevano per il peso della fatica. Il sedile di fronte si appannò e uscì di vista mentre diventava tutto buio...

Ukyo ansimò quando un peso greve le cadde sulla spalla. Girò la testa di scatto e ciò che vide la spaventò seriamente.
La testa di Ryoga era appoggiata alla spalla, gli occhi chiusi, la bocca leggermente aperta, la frangia spessa  le solleticava la pelle scoperta, la pacata regolarità del suo respiro le fecero intendere che si era addormentato.

Le si smorzò il fiato in gola e tremò per l’indignazione e l’offesa. Che diavolo pensava di – quali diavolo di libertà pensava di poter –

Alzò la mano arrabbiata, pronta a spingerlo via da lei –

Rabbrividì quando le dita raggiunsero la sua nuca.
Tutto intorno alla testa di Ryoga c’erano...c’erano dei bozzi, qualcuno più grande, qualcuno meno, ma nessuno di questi sembrava una cosa piacevole da avere sparpagliato sulla nuca. Saranno al massimo...quattro, no, cinque...no, sei bozzi, constatò col cuore in gola. Sei volte...

Arrivavano tutti dalla sua spatola. Lo notò trasalire nel sonno e ritirò in fretta la mano, senza pensarci.

Forse la testa di Ryoga Hibiki non era così resistente come tutti pensavano.

Ryoga fece un piccolo sospiro e girò leggermente la testa di lato, sfiorandole così il collo con le labbra. Erano davvero soffici, e questo la rese ancora più arrabbiata. Tutto il corpo si irrigidì quando sentì il suo respiro caldo sulla pelle. Anche se era caldo, le fece venire la pelle d’oca ovunque passasse.

Ukyo trattenne il respiro, cercando di non muoversi, mordendosi il labbro per non far rumore. Era come giocare di nuovo a nascondino, come ai vecchi tempi, cercando di rendersi invisibile solo irrigidendosi, in una stanza in cui chi stava cercando poteva accorgersi in ogni momento della punta dei piedi che spuntavano da sotto le tende.

Questa cosa si sarebbe conclusa solo con imbarazzo.

Si preparò facendo un cigolio e si obbligò a prendere un respiro quando improvvisamente lui si mosse di nuovo e una mano gli scivolò nell’incavo del braccio, proprio dove la pelle era così sottile e sensibile sopra le vene.

Non poteva usare di nuovo la forza con lui, non dopo quello che gli aveva combinato in testa, così tentò semplicemente di ignorarlo, concentrandosi invece sulle varie conversazioni sull’autobus.

Ukyo tentò di distrarsi per un minuto o due con una coppia di uomini d’affari di mezza età intenti in un discorso estremamente noioso su qualche progetto di lavoro, quando all’improvviso sentì parlare Ranma e Akane, due file avanti.

“...cavolo stavi pensando?” Akane disse in tono sommesso ma abbastanza agitato, tale da essere sentito.
“Dai, non è così grave, no?” Ranma rispose in un sussurro, o comunque in quello che per lui era un sussurro. “Se quello che hai detto è vero, allora probabilmente si sono già –“
“Ranma” Akane lo interruppe piattamente “solo perché stanno insieme non vuol dire che si sono già baciati. Magari è una cosa recente. Non avresti dovuto obbligare Ryoga a baciare Ukyo davanti ad altre persone...” rimase silenziosa per qualche secondo, prima di aggiungere in un tono più gentile “cioè, noi non ci siamo...ecco...cioè, è davvero imbarazzante se c’è gente attorno...”
La pausa fu più lunga questa volta, e la voce di Ranma era molto seria, quasi triste, quando rispose. “Già. C’è sempre un sacco di gente tra i piedi”. Disse, dimenticandosi completamente di sussurrare. “Sempre.”

Ukyo si ritrovò improvvisamente a stringere i pugni così stretti che le unghie le lasciarono solchi a forma di mezzaluna sui palmi. Deglutendo, cercò di mandar via la sensazione dolorosa, e rabbiosa, che aveva sullo stomaco e in faccia, ma si sentì arrossire ancora di più finchè le lacrime non minacciarono di uscire dagli occhi. Tutto il suo mondo era crollato sotto una terribile, piccola verità.

Ranma pensava che Ryoga fosse il suo ragazzo e non gli importava.
Maledizione, aveva persino obbligato Ryoga a baciarla proprio di fronte a lui.
In verità sembrava perfino felice della presunta coppia, si rese conto, pensando a com’era sembrato allegro laggiù nella caverna tutto all’improvviso, senza un apparente motivo.
L’unica cosa a cui poteva aggrapparsi era che Ranma e Akane non si erano ancora baciati.
Ma questo poteva davvero rendere le cose migliori?
Era Akane quella che gli era seduta vicino in quel momento, e con la quale faceva tutto il riservato, non lei.

Quando Ranma e Akane si alzarono per scendere alla loro fermata, girandosi per salutarla con la mano, sorridendole in modo sospetto perché era seduta lì come una stupida con Ryoga spalmato addosso e la faccia rossa di vergogna, non c’era altro modo in cui avrebbero potuto interpretare quella situazione se non come avevano supposto per tutto il tempo, e si sentì terribilmente, terribilmente, terribilmente –

Si sentì stufa, esausta, ferita in così tanti posti, i lividi, i graffi sulle braccia, ma più di tutto, più di tutto, la testa la martellava con un dolore che non aveva niente a che vedere col dolore fisico.

Un piccolo lato vendicativo tentò di convincerla a lasciare lo stupido imbecille lì e farlo girare in tondo finchè non si fosse perso, ma fu presto ignorato.

Che cosa ne avrebbe tratto? E come poteva essere lui la causa del suo dolore?

Quando infine arrivò la sua fermata, comunque, si ritrovò a scrollare Ryoga dal sonno con un po’ più di forza del necessario.

“Ci siamo! Alzati!” Urlò, e quasi trasalì nel sentire il tono duro della sua stessa voce. Rilassati, rilassati, rilassati...

“Ch-eh?” la fissò con occhi appannati, cosa che la seccò ancora di più.

“Guarda, non so dove tu stia andando, ma questa è la mia fermata, quindi apprezzerei molto se ti spostassi!” disse, premendogli sul braccio.

“Oh, sì...certo...” rispose in tono confuso, scattando per uscire dal bus.

Appena l’autobus andò via, comunque, le sembrò di aver perso tutto il suo slancio. Le altre persone che stavano scendendo dal bus lanciavano loro sguardi curiosi, e tra di loro Ukyo riconobbe uno o due clienti abitudinari del suo locale, che era persino peggio, e poi c’era anche quel bambino che camminava con la testa all’indietro proprio per poterli fissare meglio, e –
Quando un anziano che stava aspettando alla fermata le lanciò l’ennesimo sguardo sopreso, ne ebbe abbastanza. “Siamo caduti dalle scale” disse Ukyo con tono pieno di falsa dolcezza, sbattendo le ciglia verso l’uomo.

“Ukyo?” Ryoga entrò nel suo raggio visivo e aggrottò la fronte in un modo che sembrava dire ‘e-ora-cosa-c’è-che-non-va?’. Ovviamente non era molto felice del brusco risveglio che gli aveva riservato poco prima. “Che ti prende?”

“Sono solo stufa di...” Ukyo non sapeva neanche bene di cosa fosse stufa visto che c’erano così tante cose tra cui scegliere, così lasciò cadere l’argomento e cominciò a camminare in direzione del suo ristorante. Sfortunatamente, lui la seguì.

Se l’aspettava, comunque. Dopotutto, dove altro poteva andare?

Per un momento o due pensò di rivelargli le cattive notizie apprese sul bus in modo da causargli lo stesso suo shock, e subito si domandò perché stava pensando a queste piccole cose insignificanti –

La risposta, comunque, era facile. Era ferita, arrabbiata, si sentiva persa, e questo spesso porta a causare dell’altro dolore a qualcun altro. Tutto era meglio che soffrire da soli.

“Ryoga” iniziò a scatti, soppesando bene le parole “Sul bus, mentre...mentre stavi dormendo...beh, ho sentito Ranma e Akane che parlavano”

“Di cosa?” Ryoga chiese in modo apprensivo. Il tono che aveva usato sembrava portare a qualche notizia orribile.

Ukyo si mosse leggermente, pensando all’improvviso che forse avrebbe dovuto riflettere di più sul cosa dirgli, prima.

“Loro...cioè, Ranma e Akane, sembra che pensino che noi...ehm...”

“Cosa?” Ryoga inclinò la testa verso di lei, in modo da incontrare i suoi occhi bassi.

“Loro pensano...pensano che stiamo insieme” sputò fuori.

“Insieme...?” Ryoga ripetè confuso.

I ragazzi potevano essere così ottusi! “Pensano che siamo fidanzato e fidanzata, capito? Tu ed io?” Ukyo esclamò, la pazienza farsi sempre meno. “E sembrava proprio che non gliele importasse – in verità sembravano perfino felici di questo!” Ora che finalmente le parole erano uscite fuori, doveva solo continuare “Ecco il perché di tutta quella confusione nella caverna quando Ranma all’improvviso ha fatto l’amicone con te e Akane mi diceva di quanto fosse felice per me!”

Come si era aspettata, il volto di Ryoga si era congelato, il corpo irrigidito, lo sguardo aperto e fisso.

“Ebbene?” Ukyo domandò imbronciata.

Le labbra di Ryoga si mossero senza suono per qualche istante mentre cercava di farne uscire qualcosa, quindi le spalle si abbassarono un po’ e chiuse la bocca di scatto. “Capisco” disse infine; ora capiva il perché Ranma aveva cercato di essergli così amico prima.

Ukyo sbattè gli occhi incredula. Si era aspettata qualche grido, qualche minaccia di morte rivolta verso Ranma Saotome e giusto qualche distruzione in generale. Che significava quello?

“Cosa?” le chiese, con tono basso, quando la vide guardarlo intontita.

“Perché non stai prendendo a pugni il primo muro nelle vicinanze, o sradicando il palo del telefono, o cose così?” Ukyo gli domandò prudente.

Ryoga arrossì un po’ nel sentirlo, e Ukyo spalancò entrambi gli occhi dalla sopresa quando notò che Ryoga aveva già afferrato la palina del bus dietro di lui e le aveva dato una di quelle sue buone vecchie strette con una mano sola. Quando la lasciò andare, videro la forma delle dita marchiate nel metallo.

“Scusa” mormorò Ryoga, schiarendosi la voce.
 
“Andiamo prima che qualcun altro lo noti” sussurrò Ukyo e lo portò via da lì.

***
 
Dopo aver camminato per qualche minuto, Ukyo non potè più resistere, doveva chiedere. “Cosa ne pensi?”

Ryoga non aveva bisogno di chiederle di cosa. Trattenne un respiro e chiuse gli occhi per un secondo o due mentre cercava una risposta.

Ho dato. Ho davvero dato.Pensò tra sé e sé, provando più rassegnazione che altro. Non era neanche despresso, non più della sua normale e sempre presente depressione; in verità era solo...esausto.

Questo...è.

Niente di più.

Quel giorno, si rese conto, aveva toccato il fondo. Era stato davvero così patetico da aver considerato l’idea di passare il resto della sua vita in una caverna infestata solo per poter stare con Akane? Era stato così disperato da credere in quella insana fantasia per più di un secondo? Non gli era rimasto neanche un briciolo di rispetto per se stesso?
Forse Ukyo aveva ragione. Forse a volte non sapeva davvero fino a cosa poteva spingersi. Si vergognò nel ricordare come Ukyo e Ranma l’avevano visto trascinarsi dietro Akane tutt’intorno, con una stupida, rincoglionita espressione sulla faccia.

“Ryoga?” Ukyo chiese curiosa.

“Io...io ho dato. Non farò più niente di tutto questo” disse Ryoga alla fine.

“Cosa?”

“E’ senza speranza...”

“Oh, ma dai, se hai sempre detto che - “

“No, non è neanche senza speranza, è solo stupido, non vederli per quello che -, è stupido...!”

Ukyo non poteva credere alle sue orecchie. “E’ così allora? Ti rassegni e basta?”

Ryoga scosse la testa in rifiuto. “No, sono solo realistico. Per una volta” aggiunse cupamente.

La profonda sensazione di terribile, terribile, terribile, che aveva avvertito sul bus tornò indietro coi rinforzi. Cominciò ad andare nel panico. Doveva davvero rassegnarsi ...? No, non voleva saperlo, non voleva neanche pensarci, non voleva ammettere che loro – che Akane e Ranma –

“Ryoga...!” cominciò disperata, pregandolo di non continuare.

“Svegliati, Ukyo.” Disse senza pietà, e la vide cadere in pezzi, pezzo per pezzo. Perché aveva sentito il dovere di dirle così? “Se davvero abbiamo bisogno di un piano, di indurli con l’inganno ad amarci...non è senza speranza? Non è patetico?”

“Patetico” è davvero, davvero  l’ultima parola che avrei voluto sentire in questo momento, pensò Ukyo mente trasaliva.

“Quando sono arrivato qui la prima volta” disse Ryoga con tranquillità “dissi a Ranma che gli avrei ‘rovinato la sua felicità’... ma non sono sicuro di volerlo ancora...”

Ranma nella caverna...sorrideva e rideva allegramente, gli dava un pugno in faccia, ma in modo bonario, incerto, per niente doloroso, come se fosse la versione strana di Ranma di dare un colpo sulla spalla ad un amico o schiaffeggiarlo sulla schiena per congratularsi con lui in modo virile...
La verità era che, se obbligato a scegliere tra la promessa di un’amicizia con Ranma e la quasi inesistente piccola scintilla di speranza di conquistare Akane un giorno, Ryoga era certo di cosa avrebbe scelto.
All’inizio, Ryoga era davvero contento se qualcosa di brutto capitava a Ranma, considerandola come la punizione divina per tutto il dolore, l’umiliazione e la solitudine che aveva sofferto, ma ad un certo punto, non sapeva neanche bene quando, cominciò a preoccuparsi per lui. Magari era stato durante la faccenda del Colpo del Drago, immaginò, ma probabilmente anche prima.
Non gli piaceva ammetterlo, ma Ryoga ci teneva a quello che Ranma pensava di lui. Si preoccupava se Ranma era triste o felice, ferito, vivo o morto. Perché avrebbe rischiato la sua vita per buttarsi in una spaccatura della terra, che gli si stava anche richiudendo sopra, se non per permettere a Ranma di vivere la sua vita senza la maledizione delle sorgenti?
Se avesse davvero odiato Ranma, l’avrebbe intrappolato in un corpo dal sesso sbagliato per sempre, così da impedirgli di sposare Akane, e di non poter dare un erede al dojo Tendo. Forse allora avrebbe avuto una chance con Akane. Ad ogni modo, non gli era mai venuto in mente di farlo; semplicemente non era un’opzione accettabile fargli questo.
Se fosse stato brutalmente onesto con se stesso, aveva il sospetto che Akane lo avrebbe sposato comunque e avrebbero piuttosto adottato un bambino. Quando Ranma era debole come un neonato e quindi assolutamente inutile per ereditare la scuola di arti marziali Tendo, a lei non era importato. Lei voleva ancora Ranma.

Perché è così.

Lei lo ama.

L’aveva confidato a P-chan in più di un’occasione.

Ecco la differenza tra lui e Ukyo ed era per questo che stavano reagendo in due modi differenti. Ryoga l’aveva visto arrivare da miglia di distanza; lei probabilmente no. Aveva assistito a più dimostrazioni di affetto tra Ranma e Akane rispetto a tutti gli altri pretendenti. Ukyo, Shampoo, Kuno, Kodachi...nessuno aveva visto quanto lui.

“Non ho mai voluto rovinare la sua felicità” disse Ukyo miseramente “Volevo solo ritornare da lui e suo padre per quello che mi avevano fatto...ma poi volevo solo renderlo felice.”

“Con te?” chiese Ryoga.

Ukyo ridusse gli occhi a due fessure; non le piaceva il tono che aveva usato e quello che implicava. “Cosa diavolo vorresti dire con questo?”

Ryoga indietreggiò, sbalordito; si era in qualche modo perso nelle proprie riflessioni e l’attacco lo colse di sorpresa “Co-cosa? Ho solo –“

“Intendevi dire che con me non sarebbe stato felice?” Lo sfidò, le mani chiuse in pugni.

Ryoga si irritò. “Sì! Cioè, no –“

“Cosa?” Esclamò Ukyo, oltraggiata, aggrappandosi alla sua maglietta e tirandogliela giù quasi fino ai piedi.

Ryoga gridò. “Ehi! Ho solo – cioè, tu stavi dicendo che lo vuoi vedere felice ma che lo vuoi felice con te, giusto?”

“E?” ringhiò lei.

“Tutto qui.” Promise.

Ukyo lo fissò, per poi afflosciarsi come se tutta la sua energia l’avesse abbandonata. A ripensarci, il suo tono di voce era quasi perfettamente normale, vero? Non suonava davvero come il tipico timbro di voce ti-sto-prendendo-in-giro-in-modo-arrogante. “Mi dispiace” Ukyo borbottò, lasciandosi cadere ai suoi piedi “sono particolarmente nervosa”.

“Sì” Ryoga concordò, guardandola preoccupato “Davvero”.

Quando arrivarono nei pressi del suo locale, lo guardò di traverso “Ancora non posso trattenermi dal pensare che avresti dovuto reagire in modo più...sai, depresso”.

Ryoga scosse la testa lentamente. “Penso...penso solo che io...ecco, mi senta solamente rassegnato, credo, a saperlo con certezza.” L’ultima volta che aveva visto Akane e Ranma a Ryugenzawa, era stato...emozionante, a dir poco. E’ laggiù che aveva più o meno deciso di non andare più dietro ad Akane...finchè Ukyo non era spuntata fuori da chissà dove trascinandolo con trasporto, a sua insaputa convincendolo di fare un altro tentativo e buttandolo di nuovo nell’incertezza.
Ma adesso finalmente sapeva.

“Cosa?” lei si accigliò.

“Prima, era tutto molto confuso. A volte succedeva qualcosa che risollevava le mie speranze, ma adesso so.”  A Ryugenzawa, la verità l’aveva abbattutto, ma allo stesso tempo si era sentito anche sollevato.

“Cosa?” lei tentò di nuovo, impaziente.

Lui deglutì. “Lei non...lei non è interessata a me in quel modo.”

Ukyo lo guardò incredula. “Cos’è, adesso fai l’animo nobile e ti arrendi con lei?”

Ryoga aggrottò maggiormente la fronte. “Non c’entra niente l’animo ‘nobile’! Non sono Kuno, per amor di Dio! C’entra col non fare lo stupido per una volta!”

“E che mi dici di tutto il tempo e lo sforzo che hai speso per lei?” Ukyo lo punzecchiò.

“Che stai cercando di fare, Ukyo?” Chiese Ryoga, sospirando irritato “Farmi star male come te?”

Ukyo divenne molto, molto silenziosa nel sentirglielo dire, e immediatamente lui si pentì delle sue parole. E non perché sembrasse pronta a picchiarlo, ma proprio perché non sembrava pronta a farlo. Fu sconvolto nel vederle gli occhi resi lucidi di lacrime non versate. Non l’aveva mai, mai vista piangere, e sentì crescergli il panico come l’onda di una tempesta.

“U-Ukyo, senti, mi dispiace, io...” annaspò alla ricerca di qualcosa da dire. “Guarda, anche io sto male, okay? Ovvio che ci stia male! Mi sento triste ed arrabbiato sul come mi sono comportato da quando tutto questo casino è cominciato! E ovviamente mi sento triste per tutto il tempo sprecato, ma ti stai comportando in modo assurdo! Stai cercando di farmi sentire ancora peggio?”

Ukyo rimase silenziosa ancora un altro minuto prima di fare un sospiro “Forse” ammise con voce stanca.

“Ecco, grazie” Ryoga biascicò.

“Senti,” Ukyo disse arrabbiata ma con il nodo in gola “Mi dispiace, ma non credo di sentirmi troppo gentile e accorta in questo momento, okay? E mi manda in bestia la tua reazione così calma!”

“Non sono calmo” obbiettò Ryoga.

“Ah, certo, sei un vulcano di rabbia incandescente!” lo derise.

Ryoga prese un altro respiro. “Me la prenderò, va bene? Me la prenderò e mi arrabbierò e deprimerò e tutto il resto un giorno quando mi siederò e ci rifletterò su, ma in questo preciso momento sono solo stufo di sentirmi ripetere le solite lamentele e troppo stanco per lanciare un milione di Shi Shi Hokodan, okay? Non ne ho la forza. Ho camminato e camminato e non ho dormito per almeno due giorni. Voglio solo andare a casa a dormire.”

“Oh.”

“Gia.”

“Okay.” Disse, mentre sembrava ripensare a qualcosa. “Dove abiti?”
 
“Eh?”

***
 
­­­­­­­­­Quando Ukyo lo riaccompagnò a casa – che, tra parentesi, non era molto distante dalla sua, giusto un paio di isolati – per qualche ragione era restata ad aspettare, gironzolandogli attorno sui gradini mentre cercava, sotto il pesante vaso da fiori di ceramica vicino l’ingresso, il mazzo di chiavi di riserva che usava a malapena.

Le vacanze estive, iniziate solo da qualche giorno, le si srotolarono davanti, lunghe e solitarie, e l’assalì un attacco di panico.

Ho bisogno di qualcosa su cui concentrarmi, qualcosa da fare, pensò frenetica, considerò l’assalto al ristorante per pranzo l’indomani con sollievo, ma si rese conto che aveva bisogno di qualcosa di meglio, qualcosa fuori dalla solita routine, qualcosa che le avrebbe fatto dimenticare Ranma e Akane per un po’, almeno finchè non avesse ritrovato il suo equilibrio.

Ho bisogno di disciplina, qualcosa che mi faccia diventare più forte, qualcosa che mi faccia sentire di star facendo davvero qualcosa,  come un cambiamento, qualcosa che faccio solo per me, perché io voglio farlo, e non perché –

Cercò di ricordare qualche hobby o qualcosa per cui provava interesse, una volta, ma ne ricavò solo il vuoto; aveva sempre cucinato okonomiyaki...e praticato arti marziali.

Arti marziali...

“Ryoga?”

“Cosa?” finalmentè guardò su e fu sorpreso di trovarla ancora lì.

Prese un respiro profondo, mentre lo guardava recuperare le chiavi e rialzarsi. “Ricordi quando mi hai detto che non sono capace di combattere senza armi?”

“...sì?” chiese un po’ apprensivo.

Lei si sporse verso di lui, con uno sguardo determinato e aggressivo negli occhi “Insegnami.”

“Oh...” Doveva avere qualche sorta di secondo fine. Perché mai avrebbe –

“Per favore. Ti prometto che ti pagherò.”

Quello attirò la sua attenzione. Hibiki Ryoga non era proprio conosciuto come uno pieno di soldi. E Kuonji Ukyo non gli aveva mai detto per favore. “Stai scherzando?”

“No!” Ukyo scosse anche la testa in risposta.

Lui socchiuse gli occhi in modo scettico. “Quanto?”

“Beh...” Ukyo cominciò pensierosa “per iniziare, potrei dimenticare i soldi che ti ho prestato per i biglietti del treno e dell’autobus...”

Ryoga sospirò sconfitto. Non poteva rifiutare dopo che lei era stata abbastanza gentile da aiutarlo prima, e lei questo lo sapeva. “D’accordo.”

***
 
Quella sera, anche se era così stanco da andare a letto prestissimo, Ryoga rimase sveglio nel letto per circa un’ora perché non riusciva a smettere di pensare a Ranma.

Ranma ancora lo prendeva in giro da matti, usava ancora la sua testa come trampolino di lancio e ancora lo ingannava, ma c’era stato un cambiamento ad un certo punto. Sembrava quasi contento quando Ryoga spuntava fuori, dal momento che non era P-chan e quindi Akane non se lo sarebbe portato in camera sua – ecco dov’era il problema, davvero. Ecco perché Ranma lo infastidiva sempre, o lo colpiva a tradimento appena ne aveva l’occasione.

Ranma non sapeva esprimere i suoi sentimenti, ma i suoi sentimenti in quel caso ce li aveva scritti a chiare lettere sulla fronte. La ragione per cui agiva in quel modo è che era in qualche modo spaventato da Ryoga, timoroso di quel ragazzo che Akane ogni volta descriveva educato, gentile, assennato, mentre dipingeva Ranma come uno scemo maleducato. Ranma aveva sempre cercato di essergli amico, ma dimenticava tutto appena Akane era coinvolta. Sfidare la sua posizione come fidanzato ufficiale di Akane non era per niente accettabile. Era fin troppo semplice.

 Quindi...la conclusione logica è che...finita la competizione per Akane, Ranma sarebbe...

Lo era già. Era quello che stava cercando di fare sul treno, anche se da imbranato come sempre. Era difficile rompere un’abitudine di due anni, ma Ranma stava cercando di essere più carino con Ryoga. Sembrava così contento nella caverna quando si era congratulato con Ryoga per la sua supposta relazione con Ukyo, perché quello lo eliminava come rivale di Akane ed eliminava anche il motivo per cui non sarebbero stati veri amici.

Ranma non era “cattivo”, nonostante le delusioni di Kuno dicessero il contrario. Ranma aveva tenuto nascosto il segreto della maledizione di Ryoga per due anni, non solo trattenendosi dal dirlo in giro, ma anche l’aveva aiutato a mantenerlo ogni qualvolta si era trovato in difficoltà. Ranma l’aveva aiutato a tornare a casa più volte di quante potesse ricordare, inclusa quella in cui pensava che Shirokuro fosse malata, e qualche volta aveva l’impressione che nulla deliziava Ranma più di un suo ritorno a Nerima con una nuova tecnica, sfidandolo e facendolo stare in guardia.

Anche se c’era un sacco di gente più forte di lui che aveva sfidato Ranma, Ryoga rimaneva il suo più grande rivale perché era il più insistente. Lui semplicemente continuava a ricomparire, di volta in volta, e aveva vissuto con Ranma più avventure di chiunque altro.

Più o meno era l’unico che Ranma potesse definire amico. Certo, aveva suo padre, i Tendo, la sua “Ucchan”...ma era diverso. Genma era suo padre, completamente inaffidabile, Soun era già il migliore amico di Genma, poteva contare su Nabiki solo dopo lauto compenso e comunque lo trattava come un fratellino minore molesto,  Kasumi era più una mamma e impegnata con le cose di casa e la famiglia, e Akane era...beh, era molto più di un’amica, chiaro come il sole. Ukyo era la sua amica d’infanzia, ma era entrata nella sifda delle fidanzate, e ogni possibilità di un’amicizia casuale era finita quel giorno. E poi, era una ragazza. Era diverso con le ragazze.

Non puoi fare il compagnone con una ragazza, almeno non come lo faresti con un maschio. Le ragazze, anche se non sono remotamente interessate a te in quel senso, hanno bisogno comunque di un trattamento speciale. Non puoi dare una pacca sulla schiena ad una ragazza. Non puoi fare commenti sulle altre ragazze di fronte ad una ragazza. Non puoi combattere al massimo con una ragazza. E la lista continuava.

Ed era a quelle cose, sembrava, provvedesse Ryoga. Come Ryoga, anche Ranma aveva trascorso gran parte della sua giovinezza vagando di posto in posto, e anche se non era disperso e da solo, doveva essere stato molto distruttivo. Per quanto ne poteva sapere, lui e Ukyo erano gli unici amici del passato che poteva chiamare tali.

Per quel che riguardava Mousse, non aveva mai tentato di essere amico di Ranma. Ryoga considerava il suo comportamento non molto meglio di quello che aveva avuto lui stesso quando era appena arrivato a Nerima dopo Jusenko in cerca di vendetta. Mousse si era calmato un po’, ma non sembrava volesse l’amicizia di Ranma e ancora cercava di vincerlo ogni volta che ne aveva l’occasione. Era comunque comprensibile; aveva cercato di far innamorare Shampoo di sé per tutta la vita e quando era apparso Ranma, quella missione impossibile era diventata ancora più impossibile.

Così...Ranma pensava che lui e Ukyo si stessero frequentando, che faceva diventare automaticamente Ryoga un amico e non un rivale, specialmente da quando usciva con la sua amica di infanzia, cosa che rendeva Ranma ancora più felice. Ryoga sapeva che Ranma non aveva idea di come comportarsi con Ukyo. Se avesse lasciato andare Shampoo, lei avrebbe comunque avuto sua nonna e Mousse e le altre Amazzoni, invece chi aveva Ukyo? Inoltre, Shampoo non era davvero un’amica, non come Ukyo, e la verità era che Ranma prestava più attenzione al non ferire Ukyo che Shampoo.

E adesso, o almeno questo pensava Ranma, i problemi che aveva con Ryoga e Ukyo sembravano essersi risolti da soli senza il suo intervento. Non c’era da meravigliarsi che ne fosse felice. Peccato che tutti i suoi presupposti fossero sbagliati.

Questo non significa nulla, pensò Ryoga. Anche se non sono il ragazzo di Ukyo, posso rimanere amico di Ranma?

Gli ultimi minuti prima di addormentarsi cercò di pensare a cosa insegnare a Ukyo il giorno dopo. Che si aspettava da lui, in fondo? Che cosa poteva insegnarle da valere i suoi soldi? Beh...prima doveva vedere di cosa era capace, e poi avrebbe cominciato da lì.

Quando finalmente si addormentò, sognò di stare su una nuvola grande e soffice caduta dal cielo cercando di addormentarcisi sopra, ma Ranma, Akane e Ukyo gli correvano attorno colpendosi con i sacchetti di plastica del pane, così da farlo rimanere sveglio e seccato. Tutto quello che chiedeva era pace e silenzio! Infine Ukyo aveva tirato fuori un bastone gigante e glielo dava sulla testa in continuazione, colpo su colpo.

Stranamente il pacchetto di biscotti non si era rotto. La sua testa sì, alla fine; come una tazza di porcellana.
Ryoga fece un grugnito e si rigirò nel letto.

***
 
Ukyo non riusciva a dormire. Il momento in cui aveva capito la verità sui sentimenti di Ranma continuava a ripetersi nella testa come un disco rotto.

Il fatto che la sua felicità – o comunque quello che Ranma presupponeva fosse la sua felicità – rendeva Ranma felice significa che lui ci teneva a lei, ma il fatto che lui non volesse lei per la sua felicità la urtava profondamente.

La verità era che non le importava chi amasse, perché non era lei stessa, non in quel modo almeno. Poteva stare con chiunque, Akane, Shampoo, chiunque fosse – più probabilmente Akane, pensò Ukyo con un sorrisetto; vederlo rifiutare quell’oca giuliva era pur sempre una soddisfazione alla fine perché avrebbe significato che non era una questione di chi fosse più femminile – comunque, chiunque fosse, non sarebbe stata lei.

Ovviamente, nel profondo del cuore se lo aspettava. Girava attorno a Ranma da abbastanza tempo per rendersi conto che tutti i suoi tentativi con lui non la portavano da nessuna parte. Ma non faceva meno male solo perché sapevi che prima o poi sarebbe arrivato il momento.

Aveva due scelte adesso. C’è sempre più di una scelta.

Poteva continuare a stargli accanto, cercando di dimenticarlo e lamentandosi del destino crudele e di tutti i giorni sprecati dietro di lui per qualche mese – per inciso sprecando ancora più giorni – finchè non si fosse sentita meglio o avrebbe fatto qualche pazzia...oppure poteva rimettersi in carreggiata e cominciare finalmente a fare qualcosa per se stessa.

Come aveva detto Ryoga, anche se non erano esattamente buone notizie, almeno era una certezza, sapere finalmente come stavano le cose tra lei e Ranma. Adesso continuare a insistere sarebbe stato completamente inutile, come sbattere la testa ripetutamente contro un muro di gomma per riuscire a scalfirlo. Un muro di gomma non ti noterebbe mai neanche dopo un migliaio di testate, una persona certamente potrebbe, ma lui non l’aveva fatto. Era tutta colpa sua.

Quei pensieri che continuavano ad affliggerla non se ne sarebbero andati solo perché lei lo voleva – sapeva che avrebbe ripensato a lei e a lui e alle altre ragazze per mesi, o se era davvero sfortunata, per anni. Era qualcosa che non si poteva semplicemente dimenticare così.

Che succedeva nella testa di Ranma? Cosa aveva o non aveva fatto per non farlo interessare a lei in quel modo? Per molto tempo, sapeva che si sarebbe fatta quel tipo di domande e probabilmente qualche volta avrebbe anche pianto.

Domani non sarebbe stato uno di quei giorni, decise comunque, anche se lo era quella sera. Domani avrebbe iniziato a rimettersi in forma, ed era bello e rassicurante sapere che non sarebbe stato per lui. Per una volta, non sarebbe stato per il bene di nessun altro a parte se stessa.

Se non hai fiducia in te stesso, suo padre ripeteva spesso, non hai nulla.

Ukyo sapeva che doveva dormire per essere in forma per l’allenamento del giorno dopo. Nonostante se lo dicesse, ad ogni modo non riuscì ad addormentarsi prima di altre quattro ore. Sarebbe stata davvero di pessimo umore il giorno dopo.
Verso le quattro o le cinque, quando finalmente il sonno prese il sopravvento, Ukyo si domandò se Ryoga sapesse davvero come insegnarle le arti marziali o no.
 
 
Continua
 
Eccomi qua gente con il secondo capitolo! Cercherò di tradurne almeno uno al mese, sono cinque in tutto, e almeno per ora ci sono riuscita! E’ un capitolo molto di transizione questo, ma necessario per il bello che arriverà dopo, quindi continuate a seguirmi mi raccomando! J Un grazie di cuore a tutti quelli che leggono, a chi segue e a chi recensisce, è grazie a voi se sono spronata a lavorare al seguito di questa storia!
Anto
 
  
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