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Autore: Pandora86    04/02/2014    6 recensioni
Mito raggiunge Hanamichi in clinica durante la riabilitazione con l'assoluta convinzione che sarà un'estate come un'altra.
Una persona che però non aveva mai considerato farà crollare le sue convinzioni riuscendo a sconvolgere i lati più intimi del suo essere.
Come si comporterà Mito quando si troverà ad affrontare sentimenti che non aveva mai preso in considerazione?
Continuazione de "Il tuo vero volto" incentrata però su Mito.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Akira Sendoh, Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa, Yohei Mito
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi con il nuovo capitolo.
Ringrazio chi ha recensito quello precedente e chi continua a inserire la storia tra le preferite, ricordate e seguite!
Ovviamente, grazie anche a tutti i lettori silenziosi.
Ci vediamo a fine capitolo per le note.
Buona lettura.
 
 
Capitolo 24.
 

“Mi dispiace!” esordì Sendoh con voce decisa.

La passione di pochi attimi prima era definitivamente scomparsa e negli occhi del giocatore si poteva leggere solo tanta fermezza mentre guardava l’altro deciso a non abbassare lo sguardo di fronte a colui che amava.

“Eh?” gli chiese Yohei chiaramente perplesso.

“Non volevo che le cose andassero in questo modo!” aggiunse il giocatore spiegandosi meglio.

“Così come?” domandò Yohei, se possibile, ancora più confuso.

“Ti amo!” disse infine Sendoh alzandosi e fronteggiando l’altro in tutto il suo metro e novanta.

“E non è solo il tuo corpo quello che voglio!” gli chiarì ulteriormente.

Mito alzò gli occhi al cielo, sospirando.

“Parla quello che si eccita quando lo minaccio!” disse ironico.

“Appunto!” s’infervorò Sendoh.

“Mi spieghi qual è il problema?” chiese Yohei che faticava a raccapezzarsi.

Quando era uscito dal bagno e aveva guardato l’altro, gli era sembrato che il giocatore fosse preso da pensieri contrastanti, visto il continuo cambio di espressioni che faceva credendo di non essere osservato.

Sembrava un po’ Hanamichi che si perdeva nei suoi filmini mentali, in effetti.

Per questo non era riuscito a trattenersi e aveva palesato la sua presenza con quella frase.

Ma ora, sinceramente, non capiva dove fosse il problema.

“Se non ti spieghi, non pretendere che io capisca!” disse duro.

“Non volevo che accadesse tutto così in fretta. Volevo fosse tutto perfetto!” gli chiarì allora Sendoh e Yohei sembrò capire.

Passò un minuto di silenzio che sembrò eterno dove Sendoh attendeva la risposta dell’altro e Yohei, invece, traeva le sue conclusioni.

“Oh, Kami!” sospirò teatralmente Mito sedendosi sul letto.

“Non mi dire che sei uno di quei tipi!” lo provocò scherzosamente cercando di alleggerire l’atmosfera e facendo in questo modo capire all’altro che si stava facendo troppi problemi.

In fondo, non era bravo con le parole, ma poteva benissimo farsi capire con i fatti.

D’altronde, il giocatore era fin troppo perspicace per non raccogliere i suoi segnali e trarne le conclusioni giuste.

“Cioè?” gli chiese Sendoh, rilassandosi nel vedere l’atteggiamento amichevole dell’altro.

“Uno di quelli che adora le cene a lume di candela mentre sussurra all’altro frasi vomitevoli che fanno salire la glicemia a livelli inauditi” scherzò Yohei con una mezza risata.

Sendoh, a quelle parole, si lasciò andare a una risata allegra.

“Eh, sì!” gli confermò sedendosi sul letto accanto a lui.

“Tendo a essere incredibilmente romantico con la persona che amo” gli sussurrò accarezzandogli brevemente la guancia.

“Disgustoso!” ribadì Yohei a mezza foce con sguardo fintamente sprezzante.

“Non sei arrabbiato?” gli domandò Sendoh con una luce attenta negli occhi.

“Perché dovrei?” gli chiese Yohei scrutandolo con la stessa attenzione.

“Detesti essere toccato!” gli ricordò Sendoh.

“Ma non sono una verginella impaurita” gli appuntò Mito con lo stesso tono.

“Oh, no!” gli confermò Sendoh.

“Sei un diavolo tentatore, incredibilmente sexy” disse con voce sensuale.

“E tu sei in calore” non si scompose Yohei, notando il tono dell’altro.

“Sei tu che mi fai quest’effetto” si difese il giocatore con voce allegra.

“Io sono solo un ragazzo nel pieno della vita”.

Yohei ridacchiò.

“Non ho fatto nulla che non volessi!” sussurrò poi e Sendoh si fece attento.

“E…” incominciò, interrompendosi poco dopo, non sapendo come esporre i pensieri.

Sendoh se ne accorse e non lo forzò, rimanendo in paziente attesa.

“Non mi ha dato fastidio” disse Yohei lentamente, guardando un punto imprecisato della parete.

“Tu…” un’altra pausa.

“Mi fai perdere il controllo” ammise ritornando a guardarlo.

“Anche tu” gli confermò Sendoh sorridendo.

Quella era la prima vera dichiarazione dell’altro.

Anche Yohei, come Sakuragi gli aveva assicurato, era interessato a lui.

E Sendoh, finalmente, si sentì in pace con il mondo.

“Dovrai abituarti presto al mio lato romantico, orsacchiotto mio” lo provocò, decidendo di spezzare quegli istanti così tesi e permettere a Mito di rilassarsi dopo un’ammissione così importante.

Vide il volto dell’altro guardarlo sgomento, indeciso o no sull’aver sentito bene il modo in cui era stato chiamato.

“Come hai detto, scusa?” lo invitò a ripetersi, guardandolo con un sorriso a mezze labbra e un sopracciglio alzato.

“Che ti amo, pasticcino” rispose Sendoh, faticando a trattenere le risa.

A Yohei invece il sorriso si congelò sul volto, pietrificando momentaneamente i muscoli facciali.

“Io – ti – ammazzo!” sibilò lentamente, agghiacciato.

Sendoh fece una finta aria triste.

“Ma come, cuore del mio cuore?” disse teatralmente, congiungendo le mani in segno di preghiera.

Yohei, a quella vista, non seppe trattenere una risata che mascherò con uno sbuffo.

“Va bene! Credo sia giunto il momento di andare, cuoricino!” gli disse, avvicinando il suo volto all’altro, con un sorriso perfido stampato in volto.

“Di già, stellina?” continuò Sendoh con lo stesso tono.

Yohei, a quella vista, non resistette.

Una risata allegra riempì la stanza e Sendoh sorrise teneramente osservando il volto dell’altro così rilassato.

“Hai un quaderno e una matita?” disse Yohei dopo un po’, con ancora in viso le tracce delle risate.

“Come?” gli chiese Sendoh.

“Ti segno il mio numero di telefono e il mio indirizzo!” rispose Yohei portandosi le mani ai fianchi.

“Ma solo se mi prometti che, da domani in poi, pensi esclusivamente al ritiro!” contrattò.

Sendoh capì le sue intenzioni e annuì serio.

“Sono un campione!” gli assicurò con una luce decisa negli occhi.

“Bene!” approvò Yohei.

“E da settembre” continuò Sendoh alzandosi e recuperando quanto l’altro gli aveva chiesto, “giuro che non mi scappi più!” promise.

“Prima dovrai distinguerti al ritiro” gli intimò Yohei afferrando il quaderno e segnando quanto aveva detto.

“Contaci!” gli assicurò il giocatore.

“Non hai bisogno di una doccia?” domandò Yohei, cambiando improvvisamente argomento.

“Eh?” lo guardò allibito Sendoh.

“Una lunga e rilassante doccia!” continuò Yohei guardandolo fisso.

“Con te che mi fai compagnia?” gli chiese allusivo Sendoh.

“Ho detto rilassante!” gli appuntò Yohei.

“Oh, beh! Io ci ho provato” ammise Sendoh ridacchiando.

Guardò il volto dell’altro sicuro che avesse qualcosa in mente.

Comunque, lo accontentò.

“Lunga e rilassante doccia!” confermò guardandolo perplesso ed entrando infine in bagno.

Chissà cos’aveva Mito in mente.
 

***
 

Mito aprì la porta della sua camera.

Come aveva previsto, non aveva avuto problemi nell’andare via dalla pensione.

Aveva preferito uscire dalla porta, sapendo che la reception sarebbe stata molto poco sveglia a quell’ora.

E, infatti, così era stato.

Si era diretto alla sua pensione imponendo a se stesso di non pensare prima di essere giunto a destinazione.

E, anche sotto quel punto di vista, le cose erano andate come aveva previsto.

Si stese sul letto, non curandosi neanche di togliersi le scarpe e incrociando le braccia dietro la testa.

Solo allora permise alla sua testa di analizzare quello che era successo.

Solo allora permise a se stesso di ricordare ciò che aveva provato.

So che detesti essere toccato.

Le parole di Sendoh gli ritornarono alla mente.

Era vero!

Lui detestava profondamente il contatto con altri, trovando ridicole le manifestazioni d’affetto.

Eppure, le mani di Sendoh gli avevano solo saputo dare piacere.

Un piacere diverso rispetto alle volte – molto rare – in cui si masturbava da solo.

In effetti, anche in quei frangenti, considerava il tutto come un atto meccanico, utile a svuotare il suo corpo.

Mai aveva provato una simile eccitazione.

Mai un orgasmo era stato così sconvolgente.

Ripensò ai baci infuocati che c’erano stati e a come avesse pensato di volerne ancora.

Ripensò alle labbra di Sendoh sul suo corpo e all’eccitazione che aveva sentito crescere.

Era stato per questo che si era tolto la maglia in un chiaro invito per l’altro a continuare.

Infine, erano arrivati quasi in contemporanea e Yohei aveva immediatamente ripreso il controllo del suo corpo.

Tuttavia, non avrebbe mai immaginato che il suo atteggiamento avrebbe ferito l’altro.

Perché questo gli era parso chiaro sin da subito, nel momento in cui era uscito dal bagno.

Yohei, ovviamente, non ne aveva capito il motivo.

Insomma, avevano appena fatto quello, e lui trovava Sendoh che si arrovellava su chissà cosa.

Eppure, si era allontanato solo un attimo per darsi una sistemata.

Il tocco dell’altro lo aveva sconvolto ma non era nel suo essere abbandonarsi a scenette isteriche.

Cercava di essere razionale, sempre e comunque.

Oggettivo, in ogni caso.

Era questo che aveva considerato mentre, nel bagno dell’altro, si puliva dalle tracce del piacere appena consumato.

Aveva ceduto agli ormoni, provando sensazioni sconosciute ma molto piacevoli.

Era così che aveva accantonato la faccenda in un angolino della sua mente, riproponendosi di tornare ad analizzarla in un secondo momento.

E, con questa convinzione, era uscito dal bagno.

E cos’aveva trovato?

Sendoh che si arrovellava, perso in chissà cosa.

E poi aveva capito.

Sendoh lo amava.

E aveva frainteso.

Sicuramente, dopo l’atto in sé, una coppia normale sarebbe rimasta teneramente abbracciata.

Lui invece aveva liquidato il tutto con “vado in bagno”.

Analizzando dall’esterno la cosa, sembrava che avesse aggiunto, in maniera sottintesa: grazie per la scopata.

Che poi, una vera e propria scopata non era stata, ma non era questo il punto.

Il punto rimaneva il suo atteggiamento freddo e scostante.

Troppo frettoloso nel cercare di riprendere il controllo.

Per questo il giocatore aveva frainteso.

Lui avrebbe voluto fare le cose con calma.

Avrebbe voluto rendere quegli istanti perfetti.

Per questo forse, a un certo punto, aveva ribaltato le posizioni.

C’era stato un cambio drastico nel loro atto, in effetti.

Dapprima, c’era Sendoh che lo stuzzicava lentamente.

Poi, nell’istante in cui si era tolto la maglia, c’era stato solo un impetuoso toccarsi e baciarsi senza alcuno schema.

Sendoh aveva perso il controllo, proprio come lui.

Eppure, aveva mantenuto una lucidità tale da ribaltare le posizioni.

Forse per non spaventarlo, forse per non fargli credere che il suo corpo lo stesse sovrastando.

Comunque, lo aveva fatto per riguardo nei suoi confronti.

Perché Sendoh lo amava!

Ci aveva tenuto, infatti, a precisarlo senza mezzi termini.

Yohei si era intenerito nel vedere l’altro così dispiaciuto.

Un calore, diverso da quello precedente, eppure non meno importante, gli aveva riscaldato l’animo.

Per questo aveva provato a rassicurarlo.

Forse non erano state le parole ideali ma era certo che il giocatore avesse compreso.

Sendoh lo amava.

Sorrise a quel pensiero.

E lui, invece?

Cos’era l’amore?

Facile!

La parola “amore” poteva essere tradotta come affetto intenso e totalizzante verso qualcosa o qualcuno.

Giusto!

E lui provava questo verso Hanamichi.

Provava questo verso sua madre.

Ma verso Sendoh?

In quel caso, la definizione di amore era un’altra.

Amore, in pratica intensa passione verso qualcosa o qualcuno.

Sì! Anche questa era una buona definizione del termine.

Capì, in quel momento, perché non fosse riuscito a resistere alle mani dell’altro sul suo corpo.

Intensa passione.

Quello che Sendoh provava verso di lui.

Quello che Yohei aveva provato quella sera.

Per questo il giocatore si era poi rammaricato.

Non era stato un atto meccanico, dettato da un’esigenza ormonale.

Era stato amore!

E Sendoh ci teneva a farglielo capire.

E lui, anche se non si era espresso chiaramente a parole, in fondo, aveva fatto lo stesso.

Chiuse gli occhi, ripensando alla faccia di Sendoh nel momento in cui fosse uscito dal bagno.

Sì!

Aveva fatto bene!

E, con questi pensieri, e con il cuore leggero come mai era stato prima d’ora, si addormentò.

Il suo sonno fu solo popolato dal sorriso del giocatore.

I suoi sogni furono popolati dalla sua voce allegra e profonda.

Un sorriso, nel sonno, comparve sul volto di Yohei.

Un sorriso proveniente dal cuore, un cuore che aveva cercato in tutti i modi di sopprimere a favore della razionalità.

Un cuore che però non aveva accettato di essere messo da parte così facilmente.

Un cuore che, dopo tanti anni, aveva ripreso a battere per la felicità.
 

***
 

Sendoh si insaponò i capelli con cura, sorridendo allo scambio di battute che aveva avuto con Mito.

Sapeva che non avrebbe trovato l’altro ad aspettarlo, ma andava bene così.

Tu mi fai perdere il controllo!

Questo gli aveva detto Mito.

E Sendoh sapeva che era una chiara ammissione di quello che provava.

Finalmente, poteva pensare a un noi.

Questo stava a significare l’indirizzo che Mito gli aveva scritto.

Che l’altro non fosse bravo a parole, Sendoh lo aveva già capito da un po’.

Poco importava, pensò uscendo dalla doccia.

I suoi gesti erano stati più che eloquenti.

Ripensò a quando l’altro si era tolto la maglia con decisione e con un luccichio negli occhi che non aveva nulla da invidiare alla malizia più pura.

D’altro canto, sapeva che il carattere forte di Mito non avrebbe permesso all’altro di comportarsi diversamente.

Ripensò alla sua voce, quando gli aveva detto di non essere una verginella impaurita.

Sendoh ridacchiò, asciugandosi con cura.

No, di certo non lo era.

E Sendoh non si aspettava nulla di meno infuocato, visto il carattere così deciso del ragazzo.

Quella sera, non solo Mito aveva perso il controllo.

Anche lui aveva mandato a farsi benedire buona parte della sua lucidità.

Eppure, se qualche istante prima era rammaricato che le cose fossero andate così velocemente, ora non poteva che ritenersi soddisfatto.

In fondo, aveva fatto bene ad assecondare quello che sentiva.

E non solo quello che sentiva il suo corpo, ma soprattutto quello che sentiva dal suo cuore.

Uscì dal bagno non sorprendendosi di non trovare Mito ad attenderlo.

L’occhio gli cadde sul comodino.

C’era il quaderno che aveva prestato a Mito per permettergli di scrivere il suo indirizzo.

Rimase sorpreso quando vide che c’era dell’altro.

Un foglio fuoriusciva dal quaderno.

Sendoh non ricordava che l’altro avesse strappato della carta per segnare i suoi dati.

Sentendo, a pelle, che potesse esserci anche qualcos’altro, prese il foglio.

Sgranò gli occhi quando vide quello che c’era sopra.

Un sorriso tenero, e forse anche commosso, comparve sul suo volto.

Mito non aveva alcun bisogno di essere chiaro a parole se i suoi gesti erano così eloquenti.

Questo era il suo pensiero, mentre si sedeva sul letto continuando a stringere il foglio e sorridere come un imbecille.

Anche Mito lo amava; quello che aveva in mano lo confermava.

Percorse con il dito quello che era raffigurato su quel foglio, avendo quasi paura di sfiorare i tratti riportati.

Mito lo aveva ritratto.

Ma gli aveva anche lasciato un messaggio.

Su quel foglio c’era lui che, con indosso la maglia della squadra, correva verso un’azione.

La palla era poco distante dalla mano.

Si capiva chiaramente che stava correndo in attacco per segnare.

Il suo volto aveva una luce decisa, tipica dei campioni.

Finalmente, ebbe la conferma di quello che gli aveva detto Sakuragi.

Mito era un vero e proprio genio del tratto.

Sorrise, decidendo di riporre il disegno in una plastica trasparente, al sicuro dalla polvere e da qualsiasi altra cosa.

Lo ripose come se fosse un tesoro.

Perché quello era un tesoro.

Proprio come aveva fatto Sakuragi, pensò distrattamente.

Mito lo amava e aveva voluto rassicurarlo sui dubbi che erano sorti quella sera.

In un certo qual modo, si era scusato della sua freddezza, forse!

Ma, con quel particolare disegno, lo ammoniva anche.

Lo invitava, infatti, a ricordarsi di essere un campione.

Solo se avesse ricordato questo, allora Mito lo avrebbe accettato.

Questa era la condizione e Sendoh non aveva dubbi su cosa fare.

Si mise a letto decidendo di essere ben riposato per il giorno successivo.

Aveva fatto una promessa, neanche un’ora prima.

E lui le promesse le manteneva, sempre e comunque.

Chiuse gli occhi, addormentandosi quasi subito.

Il ritiro con la nazionale lo aspettava.

E assieme al ritiro anche… Mito.
 

Continua…
 
Note:

Ecco il penultimo capitolo della fic.
Spero che vi sia piaciuto.
Come sempre, attendo i vostri commenti.
Nel frattempo, ringrazio chi è giunto fin qui.
Ci vediamo martedì prossimo con l’epilogo.
Pandora86
  
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